la Repubblica - 31.10.2019

(Ann) #1

Sul “Venerdì” l’intervista alla capitana Rackete


Le confessioni di Carola


e perché ci ha chiesto


di raggiungerla in treno


di Federica Angeli

«Mamma, che andiamo a fare al
mare?». «A guardare la mafia». «E
cos’è, un pesce?». Nel mio nuovo
libro “Il gioco di Lollo” ho prestato la
penna a mio figlio Lorenzo, che
quando mi assegnarono la scorta
aveva 8 anni. È lui a raccontare
come, in famiglia, abbiamo cercato
di trasformare in un gioco la lotta
quotidiana con le minacce dei clan.
Eccone un estratto.

Fu così che arrivò il giorno magico.
Quello che ti cambia la vita quando
meno te lo aspetti senza neanche
chiedere il permesso. Era il 17 luglio
del 2013 (...).
«Bambini, tutti in sala che la
mamma e papà devono darvi una
notizia fantasmagorica». Fantasma-
gorica: fu scandito e divenne anco-
ra più lungo ed eccitante quel suo-
no. Saltando e gridando di gioia an-
dammo tutti in salotto. «Allora, sie-
te pronti?». «Sì!». «Bene. Signori e si-
gnorine, voglio comunicarvi che la
mamma ha scritto un articolo bello,
ma talmente bello che il giornale,
per premiarmi e ricompensarmi di
tutta la fatica, mi ha regalato quat-
tro autisti.» Mise mille «i» per allun-
gare la parola. «Quattro autisti?».
«Sì, due a turno!». L’avrebbero chia-
mata dottoressa, ci spiegò. «Ma,
mamma, perché dottoressa? Sai fa-
re le punture?», domandò Viola.
«Sì, amore, ho imparato a farle!»,
sorrise. E l’avrebbero attesa sul pia-
nerottolo tutti i giorni quando dove-
va uscire.
«Pensate che meraviglia», disse
la mamma, «non posso aprire la por-
ta di casa se fuori non ci sono i miei
autisti ad aspettarmi!». Ci raccontò
tutti i vantaggi che comportava
aver vinto quel premio: gli autisti le
avrebbero aperto lo sportello della
macchina lussuosa e “blindata” per
farla salire e l’avrebbero accompa-
gnata ovunque. Doveva stare con lo-
ro sempre sempre quando usciva di
casa. Al lavoro, al mare, al cinema,
al supermercato, nei negozi, quan-

do ci portava a scuola o a fare sport.
Sempre e ovunque. Non si doveva
più arrabbiare nel traffico, anche se
a lei piaceva molto guidare con la
musica a tutto volume. Da oggi c’e-
ra uno che guidava per lei. Insom-
ma, la mamma era diventata un po’
come una cantante famosa. Era feli-
cissima mentre ce lo diceva e noi
tre eravamo altrettanto contenti. Io
avevo solo 8 anni, i miei fratelli 6 e 4
ed eravamo figli di una mamma im-
portante, così importante che ave-

va gli autisti! Aveva un sorriso stu-
pendo e allegro (la mamma in verità
è sempre allegra), però con lo sguar-
do non rideva. Né lei né il mio papà,
che era in salotto con noi (...).
Cenammo in allegria e dopo an-
dammo tutti nel lettone. Le giorna-
te memorabili non potevano che fi-
nire così. Di quella serata ricordo il
volto della mamma, sdraiata verso
di noi con un braccio a sorreggersi
la testa e con l’altro che ci accarezza-
va. Abbiamo chiuso gli occhi e ci sia-

mo addormentati con lei che ci face-
va le coccole e ci cantava una canzo-
ne dolcissima. Ci disse che si chia-
mava La vita è bella ed era in un film
che un giorno ci avrebbe fatto vede-
re. Raccontava la storia di un papà e
di suo figlio che entrano in un cam-
po di concentramento e che inizia-
no a fare un gioco in cui si accumu-
lano punti per arrivare a un premio,
che è un carrarmato. Per fortuna,
noi non eravamo in un campo di
concentramento. No. Alla mia fami-
glia stava capitando una cosa bellis-
sima che comincia con l’assegnazio-
ne degli autisti e poi...
(...). Arrivarono puntualissimi.
Mamma aprì la porta. «Buongiorno,
dottoressa». «Buongiorno a lei».Ave-
va ragione allora, la chiamavano
davvero dottoressa! «Ciao, ragazzi,
tu devi essere Lorenzo». Quello che
doveva essere il capo mi riconobbe
subito. Scendemmo le scale, lui da-
vanti a noi con una radiolina ricetra-
smittente in mano, tipo quelle della
polizia. Un autista vero, insomma,
attrezzato come nei film. Uscimmo
dal cancello e stavamo per salire sul-
la macchina lussuosa e lucida della
mamma, a cui avevano aperto lo
sportello dietro, ma papà ci disse:
«No, voi venite in macchina con me,
sulla nostra». Gli autisti erano solo
per la mamma quindi! Che delusio-
ne! Ma papà spazzò via tutto e fece
tornare il sereno. «Ragazzi, oggi è
Santa Federica, l’onomastico di
mamma, dobbiamo andare a com-
prarle un regalino», ci disse piano.
Salimmo in macchina, lui riscese, si
avvicinò alla mamma, la strinse for-
te a sé, le diede un bacio sulle lab-
bra e poi uno sulla fronte. Ecco per-
ché non eravamo potuti salire con
lei. Rimontò con noi e cominciò la
nostra nuova vita con gli autisti al
seguito. Peccato solo che i vetri del-
la mamma dietro erano scuri e non
ci potevamo salutare da una mac-
china all’altra. Ma per quelli famosi
funziona così: non dovevano ricono-
scerla, altrimenti doveva firmare gli
autografi. Ormai dovevamo abituar-
ci a questa nuova vita importante.

MASSIMO PERCOSSI/ANSA

di Fabio Tonacci

roma — «Certo che possiamo fare
un’intervista», ci aveva detto Caro-
la Rackete appena conclusa la stesu-
ra del suo libro. Era metà ottobre.
«Vediamoci a Vienna, avrò qualche
ora libera. A una condizione però:
dovete venire in treno, l’aereo inqui-
na troppo». Già questa richiesta la-
sciava intuire su quali argomenti si
sarebbe concentrata la chiacchiera-
ta con il Venerdì di “Repubblica”. La
lettura, poi, di Il mondo che voglia-
mo (scritto a quattro mani con la
giornalista tedesca Anne Weiss e in
uscita il 4 novembre, pubblicato in
Italia da Garzanti) ne è stata solo la
conferma.
Quindi, dopo tredici ore e quaran-
totto minuti di viaggio su rotaia —
tredici fermate tra Roma Termini e
Vienna Hauptbahnhof — l’appunta-
mento è alle 15, sotto alla statua di
Mozart nel Burggarten. Carola si
presenta da sola: puntuale, spettina-

ta, sorridente, con uno zaino enor-
me sulle spalle e una felpa blu trop-
po larga per essere sua. «Me l’ha pre-
stata un amico di Berlino, la mia
l’ho persa. Due giorni fa ero lì a par-
lare all’Humanitarian Congress in-
sieme all’avvocata ecologista kenia-
na Phyllis Omido». Ci sono voluti
meno di trenta secondi per capire
che la Capitana della Sea Watch,
quattro mesi dopo Lampedusa e no-

nostante la grande attenzione dei
media (e degli hater sovranisti), non
è cambiata di una virgola. Segue la
sua rotta, non circumnaviga gli osta-
coli e, se serve, attracca.
Nella capitale viennese è arrivata
per ritirare un premio per l’impe-
gno umanitario. Nelle otto ore in
cui è rimasta in città non si è ferma-
ta mai: ha mangiato una mezza zup-
pa di verdure e bevuto due cappuc-

cini e un bicchiere di vino rosso; ha
controllato il telefono una volta so-
la; non ha scritto messaggi nelle
chat né post sul suo profilo Twitter
(28.000 follower). Ha camminato,
tanto. Ha parlato, tantissimo.
Il suo libro non è solo il racconto
dettagliato di cosa è successo a Lam-
pedusa, quando con la Sea Watch 3
ha violato il divieto dell’allora mini-
stro Salvini. È molto altro. Carola
espone la sua anima di ambientali-
sta radicale e di studiosa di Scienze
naturali, cita dati e pamphlet come
Deep Adaptation, nel quale il profes-
sor Jem Bendell spiega perché, a
causa del riscaldamento globale, l’e-
stinzione dell’umanità sia diventa-
ta possibile. Nella lunga intervista
sul Venerdì di domani, la 31 enne te-
desca ricorda quando raggiunse il
Polo Nord e, nel ghiaccio troppo sot-
tile, vide la fine del mondo. «È il mo-
mento di agire», ripete ossessiva-
mente. Invita tutti alla riduzione
dei consumi (a cominciare dagli ae-
rei) e alla disobbedienza civile con-
tro una politica «che non fa abba-
stanza per l’ecosistema». Dopo aver
regalato il premio a un ragazzo afga-
no in platea, è corsa alla stazione
per prendere il treno notturno per
Bratislava. Di nuovo lo zaino in spal-
la, a passeggiare nel mondo.

“Abbiamo vinto 4 autisti


Così mamma mi spiegò


la nostra vita sotto scorta”


Nel nuovo libro di Federica Angeli il coraggio di una cronista minacciata


e il “gioco” della lotta alla mafia visto dal figlio Lorenzo, oggi 14enne


©RIPRODUZIONE RISERVATA

©RIPRODUZIONE RISERVATA

La versione di Lollo


Oggi in libreria
“Il gioco di
Lollo” (Baldini
e Castoldi) esce
oggi. La prima
presentazione
lunedì alle 18
a Roma presso
“Il libraccio”, via
Nazionale 254

jIn viaggio
Carola Rackete, 31 anni.
Il suo libro “Il mondo che
vogliamo” esce lunedì
in Italia, edito da Garzanti

kInsieme Federica Angeli con il figlio maggiore Lorenzo, all’inizio della loro vita sotto scorta


Domani in edicola


kIl colloquio in esclusiva
Sul “Venerdì” in edicola domani
con Repubblica l’intervista di
Fabio Tonacci a Carola Rackete,
la capitana della Sea Watch 3

. Giovedì,^31 ottobre^2019 Cronaca pagina^21

Free download pdf