Internazionale - 01.11.2019

(Ron) #1

America Latina


sponsabile degli affari dell’emisfero occi-
dentale presso il consiglio per la sicurezza
nazionale statunitense, è rimasto al suo
posto. Claver-Carone è un avvocato cuba-
no-statunitense che prima di occupare la
posizione attuale faceva parte della lobby
a favore dell’embargo commerciale verso
l’isola.
Il 26 settembre il dipartimento di stato
ha annunciato sanzioni contro l’ex presi-
dente cubano Raúl Castro e i suoi quattro
figli, compreso Alejandro Castro-Espín,
che era stato l’emissario di Raúl nei collo-
qui segreti con l’amministrazione Oba-
ma, conclusi nel 2014 con lo storico an-
nuncio del disgelo diplomatico tra i due
paesi. In una dichiarazione il dipartimen-
to di stato ha accusato i Castro di aver
“sostenuto l’ex regime di Maduro in Ve-
nezuela con la violenza, le intimidazioni
e la repressione”. Maduro, ovviamente, è
ancora in carica ma da gennaio del 2019,
quando Trump ha riconosciuto ufficial-
mente il leader dell’opposizione Juan
Guaidó come legittimo presidente ad in-
terim del Venezuela, il governo degli Sta-
ti Uniti considera il successore di Chávez
“un ex presidente”. Il dipartimento ha
inoltre accusato i Castro “di essere coin-
volti nell’indebolimento della democra-
zia venezuelana e di aver scatenato la più
grave crisi umanitaria dell’emisfero”, an-
che se non ha portato prove a sostegno di
queste tesi.
Ben Rhodes, un ex consulente di Oba-
ma che contribuì a portare avanti i nego-
ziati con Castro-Espín, ha scritto in
un’email: “Avendo effettivamente tratta-
to con i cubani invece di limitarmi ad ap-
plicare sanzioni, posso dire che Raúl e la
sua famiglia sanno essere pragmatici, e
qualsiasi sincero sforzo diplomatico per
risolvere la crisi del Venezuela dovrebbe
coinvolgerli. Invece, dato che si stanno
avvicinando le elezioni, Trump preferi-

sce blandire gli elettori della Florida favo-
revoli alla linea dura, e così sta peggio-
rando le cose per i cubani e i venezue-
lani”.
Philip Gunson, un esperto di Vene-
zuela dell’International crisis group che
vive a Caracas, è d’accordo con Rhodes:
“L’amministrazione Trump interpreta al
contrario il rapporto tra la politica vene-
zuelana e quella cubana”, mi dice. “Di-
chiarando esplicitamente che una volta
eliminato Maduro il suo prossimo obiet-
tivo sarà L’Avana, toglie ai cubani qual-
siasi incentivo a collaborare perché ci sia
una transizione sostenibile in Venezuela.
E definendo come suo obiettivo non la
promozione della democrazia ma l’elimi-
nazione del socialismo si aliena molti al-
tri alleati potenzialmente utili”.

Richiesta di risarcimento
All’inizio di ottobre un ex alto funziona-
rio del dipartimento di stato mi ha detto
che non solo le sanzioni si rive-
leranno un fallimento, ma po-
trebbero perfino spingere Cuba
di nuovo tra le braccia della
Russia e della Cina. “L’ammini-
strazione statunitense è rimasta
ancorata a una strategia di massima pres-
sione nei confronti dell’isola che non fun-
ziona da sessant’anni. È convinta che,
una volta caduto il Venezuela, Cuba farà
lo stesso”, mi spiega. “Ma sono deduzioni
sbagliate. Forse per Mauricio Claver-Ca-
rone le crescenti difficoltà dell’isola sono
la prova che il suo sistema funziona e che
alla fine piegherà i cubani. Io non lo cre-
do. Semplicemente avvicinerà di più
l’isola alla Russia e alla Cina, e non solo”.
Poi ha aggiunto: “Certo Fidel, l’imboni-
tore in capo, non c’è più, ma l’orgoglio
nazionale è ancora forte”.
Durante la crisi petrolifera di settem-
bre il presidente Díaz-Canel ha parlato in

tv per rassicurare i cubani. Nonostante i
rifornimenti insufficienti, ha detto che
sperava di evitare lunghe interruzioni di
corrente, come succedeva durante il co-
siddetto periodo speciale, cioè gli anni
seguiti alla caduta dell’Unione Sovietica,
il principale finanziatore di Cuba nella
guerra fredda. In ogni caso, ha continua-
to Díaz-Canel, non sarebbero stati né
prolungati né frequenti, e la popolazione
sarebbe stata avvisata con largo anticipo.
“Vi assicuro che abbiamo una strategia
per resistere”, ha detto il presidente.
“L’amministrazione yankee non riuscirà a
scoraggiare il popolo cubano, e meno che
mai a piegarlo”.
Queste rassicurazioni, e le nuove mi-
sure di austerità, risvegliano brutti ricordi
nei cubani che hanno vissuto il periodo
speciale. In quegli anni, dato che quasi
nessun veicolo a motore poteva circolare,
per arrivare in un posto bisognava pren-
dere la bicicletta o fare l’autostop. I generi
alimentari scarseggiavano e la
gente cominciò a perdere peso.
I cubani non erano denutriti, ma
erano più deboli ed esposti alle
malattie. Le tensioni sociali au-
mentarono e alla fine dell’estate
del 1994 migliaia di persone insorsero
all’Avana, scatenando la crisi dei balseros:
in più di 35mila presero il largo su imbar-
cazioni improvvisate per raggiungere gli
Stati Uniti. Si pensa che centinaia di loro
morirono durante il tragitto.
La stagnazione economica e la man-
canza di opportunità continuano a spin-
gere molti cubani, in gran parte giovani, a
lasciare l’isola per cercare una vita mi-
gliore altrove. Qualcuno prova ancora a
partire con imbarcazioni di fortuna, ma
la maggior parte affronta viaggi forse an-
cora più pericolosi attraverso l’America
Latina, in direzione del Messico. E lì, in
zone isolate a sud del confine con gli Stati
Uniti, migliaia di cubani sono rimasti
bloccati a causa dell’abrogazione delle
leggi che prima del disgelo diplomatico
con Washington e della stretta dell’am-
ministrazione Trump sull’immigrazione
garantivano l’asilo automatico.
Inoltre dal 2017 l’ambasciata degli
Stati Uniti all’Avana ha smesso di rilascia-
re il visto d’ingresso ai cubani, obbligan-
do chi vuole richiederlo a fare tremila
chilometri per raggiungere l’ex colonia
britannica della Guyana. A marzo di
quest’anno il dipartimento di stato ha so-
speso il rilascio dei visti turistici che pri-
ma assicuravano, a chi poteva permetter-
selo, l’ingresso e l’uscita dagli Stati Uniti

Da sapere Il petrolio venezuelano


FONTE: REUTERS


FONTE: BBC

Esportazioni venezuelane di petrolio
verso Cuba, i paesi dell’Alleanza
bolivariana per le Americhe e
dell’accordo Petrocaribe

2015

191

2016

123

2017

103

Produzione di petrolio in Venezuela,
milioni di barili al giorno

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