Ritratti
prio lì vicino”. Cengiz ha chiesto a
Khashoggi di concederle una breve inter-
vista, e ancora oggi ribadisce che il suo
interesse era esclusivamente accademi-
co. “Lo trovavo intelligente, ma non c’era
niente di sentimentale tra di noi”. Hanno
parlato per ventisette minuti, e Cengiz
era così riservata che non gli ha chiesto
nemmeno il biglietto da visita. Poche ore
dopo però ha ricevuto un messaggio:
“Presto tornerò in Turchia e mi piacereb-
be rivederla”.
La proposta
Quello scambio di messaggi si è trasfor-
mato in un’amicizia. Presto Jamal e Hati-
ce si sono ritrovati a parlare al telefono
ogni sera. Lui la chiamava appena rien-
trato a casa dal lavoro. Cengiz aveva 36
anni, Khashoggi quasi sessanta. “Era un
vecchio! Ho pensato che non avrei mai
potuto dirlo ai miei genitori”. Tra loro pe-
rò è nata subito un’intesa, nonostante la
differenza d’età. Cengiz da ragazza aveva
letto Tolstoj e Dostoevskij, amava i libri e
si interessava molto di politica interna-
zionale. Khashoggi, dal canto suo, cerca-
va una compagna che gli somigliasse. “Se
gli fosse interessata solo la mia età avreb-
be trovato una donna diversa”, spiega
Cengiz.
All’inizio di agosto, Khashoggi ha chie-
sto a Cengiz di sposarlo. “Quando l’ho
detto a mio padre mi ha guardata senza
dire niente. Non era favorevole al matri-
monio, ma non voleva nemmeno ostaco-
larmi”, racconta. L’unica condizione posta
dai genitori era che la figlia non si trasfe-
risse negli Stati Uniti.
Mentre parla delle prime settimane
della sua vita con Khashoggi, Cengiz di-
venta più calma, sorride come un’adole-
scente innamorata e mostra le foto di Ja-
mal, che ha conservato sul telefono. Poi
però, all’improvviso, la sua espressione
cambia. Si ferma, smette di parlare. “Per
favore possiamo andare dentro?”, chiede.
Due uomini si sono appena seduti nel ta-
volo a fianco. “Sono sauditi”, sussurra. Poi
scappa dentro il bar.
Dopo la morte di Khashoggi i mezzi
d’informazione filosauditi hanno diffuso
la notizia che Cengiz era una spia turca e
aveva legami con gli islamisti. Hanno insi-
nuato che avesse anche una relazione con
un iraniano. L’Iran è considerato il princi-
pale nemico dell’Arabia Saudita. Cengiz è
stata messa in un programma di protezio-
ne. “Un tempo studiavo il conflitto in Me-
dio Oriente. Ora ci sono finita dentro”.
La sera del 20 ottobre 2018, più di tre
settimane dopo la scomparsa di Khashog-
gi, Riyadh ha ammesso che il giornalista
era stato ucciso all’interno del consolato
“durante una colluttazione”. Cengiz ha
letto la notizia la mattina seguente. Si era
appena alzata per la preghiera. Ricorda di
aver fissato il telefono per un po’ e poi di
essersi lasciata cadere sul letto, travolta
dal dolore. Ha cominciato ad andare da
uno psichiatra, che le ha prescritto alcuni
antidepressivi.
Quando il peso della tragedia si è fatto
un po’ più leggero, ha cercato di ricordare
com’era prima della morte di Khashoggi.
“Ero una ragazza che voleva continuare a
studiare”. Così si è iscritta all’università di
Istanbul, ma non ha resistito più di una
settimana. “Sentivo che i muri si stringe-
vano attorno a me”, racconta. In realtà era
l’intera città a stringersi attorno a lei, la
soffocava. Istanbul era piena di ricordi: il
lungomare dove passeggiava con Jamal, i
ristoranti in cui cenavano insieme, l’alber-
go dove programmavano di sposarsi. Cen-
giz non poteva andare avanti. Ad aprile del
2019 si è trasferita a Londra.
Oggi la sua vita è racchiusa nella di-
stanza che separa il suo appartamento di
tre stanze, la sua scuola di lingue e il risto-
rante palestino-libanese dove qualche
volta va a pranzo e chiacchiera in arabo
con i camerieri.
Potrebbe decidere che per lei questa
vita a Londra è sufficiente, la vita della
studente Hatice, che si è trasferita nel Re-
gno Unito e nessuno sa perché. Potrebbe
rifiutare le richieste dei giornalisti e sosti-
tuire la foto di Khashoggi che usa ancora
come sfondo del suo telefono. “Ma stare
insieme a qualcuno significa anche stare
dalla sua parte”, spiega.
È un mercoledì di settembre e Cengiz
sta per concedere un’intervista all’emit-
tente britannica Channel 4. È così stanca
che stamattina ha saltato la lezione d’in-
glese. Eppure, poche ore dopo, è seduta
di fronte a tre telecamere e risponde alle
domande sulla morte del suo fidanzato.
Ha già incontrato diverse volte il giorna-
lista che la sta intervistando. “Non saprei
dire se la stiamo aiutando o la stiamo tor-
mentando”, ammette l’uomo.
Se fosse in corso un’indagine seria
sulla morte di Khashoggi, Cengiz non si
esporrebbe così tanto all’attenzione dei
mezzi d’informazione. Le autorità saudi-
te hanno processato undici uomini per
l’omicidio del giornalista e ne hanno con-
dannati cinque a morte. “Ma i veri re-
sponsabili la passeranno liscia”, aggiunge
Cengiz. Anche le Nazioni Unite hanno
condotto un’indagine sul caso. Il rappor-
to conclusivo, pubblicato a giugno del
2019, non indica esplicitamente i man-
danti dell’omicidio di Khashoggi, ma rac-
comanda un’ulteriore indagine su alcuni
funzionari sauditi d’alto rango, compreso
il principe ereditario. Mbs è famoso per il
suo carattere irascibile, ed è possibile che
abbia voluto punire Khashoggi per le cri-
tiche che gli aveva rivolto. “Certo, gli ar-
ticoli di Jamal erano dannosi per la repu-
tazione dell’Arabia Saudita. Ma la sua
morte è stata ancora peggio”, sottolinea
la donna.
All’ambasciata, un anno dopo
Alla fine, però, le proteste si sono affievo-
lite. L’Arabia Saudita ha troppo petrolio
perché qualcuno possa permettersi di
isolarla a lungo.
Per attirare l’attenzione su questa in-
giustizia, il 2 ottobre Cengiz è tornata da-
vanti al consolato saudita di Istanbul. Ha
pronunciato un discorso nello stesso pun-
to in cui nel 2018 era rimasta ad aspettare
invano il suo fidanzato. “Ho raccontato
che l’anno scorso ero una donna che vole-
va sposarsi, mentre oggi sono una donna
che fa parte di un mondo incapace di pu-
nire i responsabili della morte di Jamal.
Voglio sapere cos’è successo al suo corpo,
voglio che i suoi amici siano rilasciati dal
carcere e che i veri responsabili siano
condannati”.
Di recente Hatice Cengiz ha fatto un
piccolo passo verso il ritorno a una vita
normale. Per la prima volta dalla morte di
Khashoggi ha ordinato un nuovo paio di
scarpe da tennis, rosa e arancioni. Si è an-
che scritta un biglietto. “Buon complean-
no, Hatice”. u as
“Gli articoli di Jamal
erano dannosi
per la reputazione
dell’Arabia Saudita.
Ma la sua morte
è stata ancora peggio”,
dice Cengiz