Panorama - 30.10.2019

(coco) #1

88 Panorama | 30 ottobre 2019


A noi, durante l’intervista, rivela
di come il film, che sembra una
metafora femminista sull’importanza
delle donne, sia in realtà nato nella
sua testa già diversi anni prima
dell’epoca del #MeToo.
«Come si può essere contro un
movimento del genere o contro l’idea
che ogni luogo di lavoro debba essere
un posto dove chiunque si possa
sentire a proprio agio? Per me non
sono novità. Da bambini mia madre,
sia prima che dopo il divorzio, ci
vietava la visione di tutto ciò che
riteneva sessista, come il telefilm
Hazard. Io e mio fratello siamo
cresciuti con questi valori. Il film
comunque è nato tempo fa, quando
il mio primo figlio aveva cinque anni.
Solo in un secondo momento ho
deciso di virare il tutto al femminile,
adattando dialoghi e contesto».
Considerando Io sono qui un
documentario, questo è il suo
debutto da regista di un film
di finzione: cosa l’ha convinta
a portare avanti questo progetto
invece che altri?
Erano diversi anni che volevo
rimettermi dietro la macchina
da presa ma, o perché il budget
necessario era troppo alto o perché
dovevamo aspettare che l’attore
protagonista si liberasse da alcuni
impegni, continuavo a rinviare.
Così ho deciso per una sceneggiatura
che avevo scritto anni prima, una
storia che potevo interpretare io
stesso e fosse allo stesso tempo unica
e essenziale.
Quali sono stati i suoi punti di
riferimento durante le riprese?
Da una parte sono un fan di pellicole
con ambientazioni apocalittiche
come World War Z, Mad Max e I Figli
degli uomini, dall’altra però il tono
qui è più drammatico. E per questo
ho tenuto in mente il bellissimo Ida di
Paweł Pawlikowski, premio Oscar per


migliore film straniero nel 2015.
Molto però è semplicemente frutto
della mia fantasia.
I primi minuti di Light of My Life
sono dedicati a una favola
che il suo personaggio racconta
alla figlia. E che sembra un film
a parte...
Si può dire che un po’ lo sia: è una
favola della buonanotte che ho
raccontato, migliorandola di volta in
volta, ai miei figli quando erano più
piccoli (ora hanno 15 e 11 anni,
ndr) e alla fine mi sono convinto
a metterla per iscritto. Per una serie

Ho cercato


di creare


un contesto


originale


per indagare


sul rapporto


tra genitori


e figli


di coincidenze è arrivata anche
alla Warner Bros che voleva farne
un cartone animato. Alla fine
ho preferito inserirla nel film
per mantenerne la sua forza legata
alla voce. Le immagini che evocano
devono essere solo il frutto di chi
la ascolta.
Qual è il tema che più le interessa
mostrare in questo film?
Ho cercato di creare un contesto
originale per indagare sul rapporto
tra un genitore e un figlio. È una
relazione unica in ogni famiglia,
tanto intensa quanto ricca di
dinamiche interne, spesso anche
contraddittorie, che non si finisce
mai di osservare o studiare.
Da quando sono diventato un genitore
divorziato, che quindi vive
i propri figli solo in giorni specifici
o al telefono, sento tutto in modo
ancora più viscerale.
Che tipo di genitore è?
Credo di essere un padre che lascia
crescere i propri figli stimolandoli a
lottare e a farsi valere. Da una parte
cerco di guidarli e proteggerli,
dall’altra li invito a dialogare il più
possibile, a essere equilibrati

Free download pdf