la Repubblica - 09.11.2019

(Brent) #1

Le pressioni del Movimento sull’ad


Salini rinvia le nomine


Non c’è l’accordo politico


su tg e super direzioni Rai


di Annalisa Cuzzocrea

Roma — A mani nude. Solo nella bat-
taglia. Il Partito democratico sarà
probabilmente l’unica forza politica
della maggioranza a presentarsi col
suo simbolo alle prossime elezioni
regionali in Emilia Romagna. Avrà
di fronte una destra compatta: Lega,
Forza Italia, Fratelli d’Italia. E quin-
di Matteo Salvini, Silvio Berlusconi,
Giorgia Meloni tutti insieme a soste-
gno della leghista Lucia Borgonzo-
ni. Candidata considerata debole, ri-
spetto all’attuale governatore pd
Stefano Bonaccini. Ma forte del ven-
to che arriva dall’Umbria e dell’uni-
tà di intenti dei suoi sostenitori:
espugnare l’Emilia rossa, conquista-
re la regione che per anni è stata il
simbolo del buon governo del cen-
trosinistra, umiliare i dem nella ter-
ra a loro più vicina. E infine, grazie a
tutto questo, far cadere il governo
Conte e chiedere lo scioglimento
delle Camere.
Così, il prossimo 26 gennaio in
Emilia, la sinistra di Leu-Articolo 1
correrà sì a sostegno di Bonaccini,
ma in una generica lista civica che
avrà al suo interno l’ex governatore
Vasco Errani, l’ex europarlamenta-
re Elly Schlein, Silvia Prodi. La pre-
senteranno oggi con un’assemblea
a Bologna. Italia Viva non ci sarà, si
metterà alla prova - probabilmente -
solo la prossima primavera in Tosca-
na, dove Matteo Renzi punta a otte-
nere un buon risultato. Mentre i 5
stelle, che non hanno ancora deciso
e i cui attivisti locali incontreranno
di nuovo Luigi Di Maio a metà setti-
mana, non sanno ancora cosa fare.
Ai vertici del Movimento in molti si
sono convinti che sia meglio non
correre affatto. Lo ha spiegato ieri a
Repubblica Stefano Patuanelli, seb-
bene non abbia voluto dire dove ha
senso esserci e dove no. Lo ha detto
a Piazzapulita il socio di Davide Ca-
saleggio nell’associazione Rous-
seau, consigliere comunale bologne-
se e plenipotenziario grillino in Emi-
lia Romagna, Max Bugani. Il ragiona-

mento è che correre in questa fase
già in Emilia significherebbe pren-
dere il 5-6 per cento, un risultato ca-
tastrofico per il Movimento a livello
di immagine. Altra cosa sarebbe per-
mettere la nascita di una lista civica
affiliata al centrosinistra, con den-
tro magari anche qualche bravo atti-
vista, che porti avanti temi cari ai 5
stelle. E per la quale il M5S sul terri-
torio potrebbe perfino tifare aperta-

mente. Stessa idea in Calabria, dove
però ancora un candidato non c’è.
Sia Leu che i 5 stelle pensano a una
civica. Anche lì, il Pd dovrebbe esse-
re da solo. E in una condizione di
partenza molto peggiore di quella
emiliana. Il governatore uscente Ma-
rio Oliverio vorrebbe ricandidarsi, il
Pd gli ha già detto no.
«Se i 5 stelle non corrono affatto
fanno meno danni che se corrono

da soli», spiegano dal Nazareno.
«Ma non è detto che basti — dice un
ministro della delegazione dem —
non si rendono conto che se perdia-
mo l’Emilia salta tutto». Il problema
è che il Movimento è sempre più in-
governabile. Di Maio ieri ha visto pri-
ma i direttivi di Camera e Senato
(quello di Montecitorio è ancora
provvisorio perché, a causa delle di-
visioni interne, non si riesce a eleg-

gere il nuovo capogruppo). Poi il “ca-
minetto” nella casa di Pietro Dettori
sul Lungotevere: il sottosegretario
alla presidenza del Consiglio Fracca-
ro, i ministri Bonafede, Patuanelli,
Spadafora, la senatrice Taverna, il
capogruppo a Palazzo Madama Pe-
rilli, il reggente alla Camera Silve-
stri, il senatore Paragone. Tutti d’ac-
cordo sul fatto che correre col pro-
prio simbolo in Emilia e Calabria sa-
rebbe follia. Ci si può pensare in
Campania o Puglia, ma è ancora pre-
sto. Di Maio ha condiviso il ragiona-
mento, sebbene non sia partito da
lui. Ma a remare contro ci sono già i
senatori, ed ex ministri, Danilo Toni-
nelli e Barbara Lezzi. I big scommet-
tono sul fatto che la loro opinione
non conterà più di tanto. Bisognerà
però convincere i territori, dove in
molti scalpitano per il simbolo. E so-
prattutto, bisognerà capire se man-
dare il Pd solo alla guerra contro la
destra, non rischia di diventare una
mossa suicida per il governo.

di Silvio Buzzanca

roma — L’accordo politico non c’è e
dunque slittano le nomine Rai atte-
se per lunedì. In ballo c’erano le no-
ve poltrone delle super direzioni
previste dal piano industriale
dell’amministratore delegato Fabri-
zio Salini. Ma a Viale Mazzini si vuo-
le allargare il discorso anche alle di-
rezioni delle reti e dei tg: serve più
tempo per far quadrare il puzzle. Di
sicuro serve al Movimento Cinque
Stelle, che ha fatto sapere a Salini di
preferire un rinvio delle decisioni.
Tutto era pronto per varare le no-
mine nel cda di lunedì. Tutti gli am-
ministrativi erano stati precettati
per il week-end affinché si occupas-
sero di istruire le pratiche: docu-
menti, curricula e scartoffie. Ieri, im-
provviso, il contrordine: tutti liberi.
Si rimanda a nuova data. La motiva-
zione ufficiosa è che l’azienda vuole
allargare il pacchetto di nomine alle
testate giornalistiche, anche se in
realtà questa intenzione era già in
campo da giorni. Un’altra valutazio-
ne alla base della decisione di far slit-

tare tutto sarebbe legata alle critici-
tà espresse ieri dalla Commissione
di Vigilanza Rai nell’atto di indiriz-
zo sul piano industriale. Criticità
che avrebbero fatto ritenere oppor-
tuno attendere anche l’audizione
dell’ad Rai Salini in Vigilanza, che
dovrebbe essere fissata dopo la me-
tà del mese di novembre.
In realtà, molto pesa il parere de-
gli azionisti di riferimento di vial
Mazzini: i partiti. Dal Movimento fil-
tra insoddisfazione per la scarsa pre-
senza di figure gradite al Movimen-
to nel lotto dei nuovi super direttori
di divisione, destinati a contare più

dei direttori di rete. Per le tre caselle
principali - Distribuzione, Marke-
ting e Contenuti - sono in pole rispet-
tivamente Marcello Ciannamea
(quota centrodestra), Roberto Nepo-
te (quota Lega) e Angelo Teodoli
(quota Pd).
C’è poi il nodo Tg1, la vera grande
casella al centro della trattativa. Il di-
rettore Giuseppe Carboni è stato no-
minato in quota M5S, sulla sua even-
tuale sostituzione è scontro sia in
azienda che in Parlamento. Ieri Mas-
similiano Capitanio, membro della
Vigilanza, ha accusato il Tg1 di avere
censurato l’incontro fra fra Sergio

Mattarella e Giuseppe Conte sull’Il-
va. Circolano da giorni i nomi dei
possibili successori: in testa Franco
Di Mare e Franco Di Bella. A Nel frat-
tempo, il 28 novembre Carlo Frecce-
ro lascerà la carica di direttore di
Rai 2. E su questa poltrona si litiga a
destra: Fratelli d’Italia la vuole per
Ludovico Di Meo, i leghisti chiedo-
no il ritorno di Antonio Marano.
Comunque il grande calderone di
Viale Mazzini è in ebollizione. Ieri,
per esempio, Primo Di Nicola, sena-
tore grillino, ha chiamato a raccolta
molti addetti ai lavori per parlare di
un futuro assetto dell’azienda che
tenga alla larga i partiti. Al conve-
gno grillino, Marcello Barachini, pre-
sidente della Vigilanza ha resso no-
to un sondaggio: il 57,3% degli inter-
vistati assegna all’informazione Rai,
un punteggio tra il 6 e il 7, il 17,6% tra
l’8 e il 10, mentre solo il 23,1% le attri-
buisce un punteggio insufficiente.
Barachini non si accontenta della
semplice sufficienza e vorrebbe di
più. Anche Michele Anzaldi, Italia
Viva, considera scadenti i program-
mi Rai e lancia una petizione online
per un taglio del canone Rai.

La strana coalizione

Regionali, la rinuncia di M5S e Renzi


I Dem da soli allo scontro decisivo


ANSA

La scheda
Dove si vota da gennaio 2020

hEmilia-Romagna
Il 26 gennaio 2020
l’Emilia-Romagna dovrà
rinnovare presidente e
Consiglio regionale.
Il governatore uscente
Stefano Bonaccini (Pd) si
ripresenta, il centrodestra
candida la leghista Lucia
Bergonzoni. Italia Viva non si
presenterà, i 5s vorrebbero far
lo stesso.

hCalabria
Il 26 gennaio potrebbe
essere anche il giorno delle
elezioni in Calabria.
Il governatore uscente
Mario Oliverio non ha più il
sostegno del Pd, ma vuole
ripresentarsi.
Da decidere i candidati di
centrodestra e dem, Iv non ci
sarà, i 5S non vorebbero
esserci.

hToscana
In primavera si voterà anche in
Toscana. Il governatore
uscente Enrico Rossi (Pd) non si
ripresenterà, ma qui le
candidature non sono ancora
definite. Iv avrà una sua lista.

hLe altre Regioni
Nel 2020 si voterà anche in
Puglia, Campania, Veneto,
Liguria e Marche

In Emilia-Romagna


e in Calabria


si vota a gennaio:


anche i grillini sono


orientati a non


presentare il simbolo


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Era tutto pronto per


varare il pacchetto nel


cda di lunedì. Il nodo


Tg1 e i malumori dei


grillini che si sentono


sottorappresentati


Nicola Zingaretti, segretario del Pd

Nel Movimento c’è chi


accarezza l’idea


di liste civiche con


attivisti locali nelle


due elezioni per


sostenere i candidati


degli alleati


pagina. (^8) Politica Sabato,9 novembre 2019

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