Il Sole 24 Ore Sabato 9 Novembre 2019 21
Mondo
SPAGNA DOMANI AL VOTO
Rebus governo. Il leader socialista, favorito, spera in un esecutivo
di minoranza ma rischia di essere indebolito dai litigi interni
Sanchez al bivio:
modello Portogallo
o deriva all’italiana
Luca Veronese
Dal nostro inviato
MADRID
A
l Palazzo della Moncloa
sembra tutto fermo, co-
me nella politica spa-
gnola: con i partiti inca-
paci di trovare le allean-
ze per formare un go-
verno. E gli elettori costretti a votare
per la quarta volta in quattro anni, con
la quasi certezza che poco cambierà e
che il Parlamento rimarrà frammen-
tato e bloccato, domani come ieri.
Qualche auto blu attraversa i cancelli,
nei vialetti interni non c’è nessuno,
normale amministrazione: la sede del
governo spagnolo, nella periferia set-
tentrionale di Madrid, con le sue co-
lonne bianche e gli alberi che la cir-
condano, sembra vivere un giorno co-
me tanti, forse anche meno movi-
mentato del solito.
Ma dentro, nei corridoi, in queste ore
finali della campagna elettorale, il pre-
mier in carica, il socialista Pedro San-
chez, e i suoi collaboratori si muovono
con frenesia, sempre con il cellulare in
mano e il tempo che non basta per com-
pletare la lista delle cose da fare.
«Dobbiamo tutti – ha ripetuto ieri
Sanchez – partecipare alle elezioni,
ma non per esprimere il nostro orien-
tamento politico, gli spagnoli questo
lo hanno già fatto, dicendo chiara-
mente che vogliono il Partito sociali-
sta alla guida del Paese, che vogliono
una risposta progressista ai loro pro-
blemi. Domani dobbiamo votare per
dare un governo alla Spagna».
Non si parla di programmi, perfino
le questioni economiche passano in
secondo piano. Ci si scontra con vio-
lenza sulla Catalogna. Ma ciò che con-
ta è arrivare alla Moncloa. «Credo che
si arriverà a un nuovo governo San-
chez, debole e costretto a molti com-
promessi», dice Pedro Videla econo-
mista della Iese Business School. «La
Spagna - continua Videla - ha bisogno
di un governo in carica: fino a qui ha
sfruttato in pieno alcuni fattori favo-
revoli alla sua economia (la crescita
globale, il costo contenuto delle mate-
rie prime, la protezione della Bce di
Mario Draghi) ma è ancora troppo
vulnerabile ad eventuali shock ester-
ni. Certo il Pil continua a correre più
della media europea, ma sta rallen-
tando. E deve riprendere il controllo
del bilancio pubblico con il debito vi-
cino al % del Pil, ha bisogno di ri-
forme che migliorino la produttività
complessiva e sostengano la svolta
tecnologica delle imprese».
Sanchez ha sfidato tutti scegliendo
le elezioni anticipate. E tutti, alla vigi-
lia delle elezioni, sono contro di lui: le
opposizioni di destra, la sinistra radi-
cale, i partiti nazionalisti, anche una
parte della vecchia guardia del suo
stesso schieramento.
L’appello agli elettori è chiaro, il ri-
sultato delle urne tanto scontato in
apparenza quanto incerto nei dettagli
che si traducono in seggi in Parla-
mento e quindi negli equilibri del go-
verno che, forse, verrà.
Il leader socialista (e l’intero Paese)
sono al bivio tra il Portogallo e l’Italia.
Sanchez aspira ad essere il prossimo
premier in un governo di minoranza
socialista, con l’appoggio di tutte le
forze progressiste, come Antonio Co-
sta appena confermato a Lisbona. Ri-
schia però di cadere nella trappola ita-
liana, di essere cioè costretto a tirare
a campare alla testa di un governo in-
debolito dai litigi interni e frenato dal-
la contrapposizione con i movimenti
populisti e anti-sistema.
I sondaggi non sembrano sostene-
re i progetti del premier, perché a
niente servirebbe ai Socialisti confer-
marsi in testa ai consensi senza poter
contare sulla maggioranza in Parla-
mento o almeno su una forza contrat-
tuale più solida nei negoziati post-vo-
to. Secondo le ultime rilevazioni, il
Partito socialista potrebbe ottenere il
,% dei voti, in leggero calo rispetto
alle elezioni di aprile, che gli garanti-
rebbero seggi alla Camera bassa,
decisiva per la fiducia al nuovo gover-
no. I Popolari di Pablo Casado sareb-
bero invece in crescita al ,% e
deputati. Subito dopo salirebbero –
questa sì sarebbe una novità allar-
mante – i neo-franchisti di Vox con il
,% dei consensi e rappresentan-
ti. Più indietro Unidas Podemos (con
il ,% e seggi) il movimento di Pa-
blo Iglesias nato dalla protesta degli
indignados, cresciuto a sinistra nella
crisi economica e ora in calo di popo-
larità, anche per non avere trovato
l’intesa con i Socialisti. A seguire Ciu-
dadanos (% e seggi) il partito cen-
trista e unionista di Albert Rivera.
Mentre tra i partiti nazionalisti regio-
nali destinati a raggranellare qualche
seggio (comunque importantissimo
per formare un governo a Madrid), si
sta facendo spazio Mas Pais, il partito
ecologista di sinistra messo in piedi da
Inigo Errejon e da altri ex di Podemos:
potrebbe raggiungere il ,% che gli
varrebbe cinque deputati.
L’aritmetica rende quasi impossi-
bile ogni maggioranza stabile. «Lo
scenario più probabile è un governo di
coalizione guidato dal Partito sociali-
sta, con Podemos e Mas Pais, realizza-
to con la partecipazione attiva o
l’astensione delle forze nazionaliste
regionali. Sebbene questo risultato
non sia una grande sorpresa, potreb-
be portare a una performance limitata
degli asset spagnoli, a causa del con-
dizionamento di Podemos», afferma
Fabio Fois di Barclays, aggiungendo
di ritenere «molto improbabile, ma
non da escludere del tutto, il rischio
che la Spagna torni a votare per la
quinta volta in cinque anni».
Nella campagna elettorale i partiti
si sono scontrati duramente solo sulla
Catalogna. «Ma – dice il costituzionali-
sta basco Alberto Lopez Basaguren - in
modo sterile, senza proposte realizza-
bili, solo per accusare l’avvrersario e
avere il favore degli elettori. Dal cen-
tro-destra propongono il pugno di fer-
ro contro gli indipendentisti, seguen-
do le follie di Vox. I Socialisti sono nel
panico e hanno nascosto anche i timidi
tentativi di mediazione politica e rifor-
ma in senso federale dello Stato».
È senza dubbio la Catalogna la più
pressante preoccupazione di San-
chez, in questa vigilia nei corridoi del
Palazzo della Moncloa. Se riuscirà a
formare un governo, dovrà per forza
uscire allo scoperto e cercare, almeno,
di avviare un percorso politico verso
la soluzione della questione catalana.
La più complessa ma anche la più ur-
gente nell’agenda della Spagna.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ultimo rally.
Il comizio
conclusivo
del premier
uscente e leader
socialista Pedro
Sanchez, ieri
a Madrid
EPA
Variazione % annua del Pil reale. Dal 2019 previsioni
Fonte: Commissione Ue
-5
-4
-3
-2
-1
0
1
2
3
4
5
2007‘08‘09‘10‘11‘12‘13‘14‘15‘16‘17‘18‘19202 0
3,8
3,0
Spagna 1,5
Area euro 1,2
La crescita
I partiti
si scontra-
no sulla
Catalogna
che rimane
la questio-
ne più
complessa
e urgente
da risolvere
È attraverso progettualità e speci che compe-
tenze che Nino Adriano Scalabrini , fondatore
e presidente della Geo Tecno Tessile , ha dato
vita a un’azienda moderna ed e ciente, atten-
ta a tutti i processi di sviluppo e trasformazione
del lato tecnico. “Da sempre focalizzo l’attenzio-
ne su costi e pro tto, al ne di elaborare le giuste
strategie di investimento, elaborazione di obiettivi
a breve periodo, periodica misurazione dei risulta-
ti conseguiti, confronto tra quanto programmato
e i risultati ottenuti e predisposizione di eventuali
azioni correttive - a erma Scalabrini - Nella mia
gestione aziendale non può mancare l’attenzione
alla sostenibilità che si traduce nella certi cazione
ambientale dei processi produttivi e nell’impiego
di tecnologie a ridotto impatto ambientale”.
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utilizzo in campo annulli la loro carbon footprint:
la produzione di ciascun m^2 di agrotessile gene-
ra un’immissione di CO 2 nell’ambiente, tuttavia,
nei 10 anni in cui svolge la propria funzione di
protezione, favorisce la crescita di decine di
chili di ortaggi sani e a maggior resa e un più
alto numero di cicli colturali all’anno. Protette
dagli agrotessili, le piante e i loro frutti sapranno
“ ssare” una maggior quantità di carbonio, sot-
traendolo all’atmosfera nel processo di fotosin-
tesi cloro lliana, apportando un reale vantaggio
all’ambiente. - http://www.arrigoni.it
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ganizzative che aiutino a ottimizzare i processi,
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mana si pone per il futuro sono due: da un lato
sensibilizzare sempre più imprese sui bene ci
dell’outsourcing, dall’altro aprirsi al mondo dei
trasporti green insieme a realtà in grado di capi-
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tale scelta. Parte del denaro risparmiato può es-
sere infatti investito in trasporti sostenibili, una
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tenzione a ogni fase della sua realizzazione. In occasione di Expo 2015, con il progetto “Etichetta
Etica”, pone l’accento sui propri valori etici: attenta alla
sostenibilità ambientale, sociale ed economica, dal 2013
elabora un report che stima i traguardi raggiunti e de ni-
sce gli obiettivi futuri, un piano di e cientamento energe-
tico, una politica animal welfare d’avanguardia e strumenti
di tutela degli allevatori al ne di creare solidi rapporti di
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vorare per un “modello economico rivolto al meglio e non al
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paradigmi di mercato. Il cliente 4.0 è evoluto e informato, la nostra mission quindi non può limitarsi alla
sola vendita ma deve fornire soluzioni cucite su misura. Ed è per questa capacità che sempre più clienti ci
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con soluzioni “su misura” per il cliente
In un mondo dove l’innovazione è spesso legata solo alla tecnologia, per ETA SPA , fondata nel 1978
dalla famiglia Turati , l’innovazione è nelle persone che mettono la creatività al centro del proprio
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Mario Landriscina,
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