la Repubblica - 01.11.2019

(Michael S) #1
Torino -Di prima mattina il comuni-
cato congiunto Fca-Psa conferma le
indiscrezioni. Il matrimonio si farà. I
consigli di amministrazione di Tori-
no e Parigi hanno dato il via libera
all’unanimità. Il testo dell’annuncio
è ancora pieno di ipotetiche fin dal
titolo: «Psa e Fca progettano di uni-
re le forze per creare un leader mon-
diale in una nuova era della mobili-
tà sostenibile». Ma le indiscrezioni
confermano che prima di Natale le
due società firmeranno il memoran-
dum che darà il via alla fusione. Non
è ancora stato deciso il nome della
nuova entità che nascerà e che avrà
sede ad Amsterdam. Probabilmente
non avrà nulla a che vedere con le
due sigle attuali che, peraltro, han-
no una vita relativamente breve
(Fca è del 2014, il Groupe Psa del
2016). La fusione creerebbe sinergie
per 3,7 miliardi «senza chiusure di
stabilimenti». Il piano di risparmi
raggiungerà l’80 per cento dei van-
taggi in quattro anni. Il consiglio di
amministrazione del nuovo gruppo
sarà composto da 11 membri: 5 indi-
cati da Fca, 5 dai francesi. L’undicesi-
mo sarà Carlos Tavares, l’uomo for-
te, l’amministratore delegato che è
stato considerato super partes an-
che se oggi guida Peugeot. Ma il suo
potere sarà bilanciato da John El-
kann, il presidente che, si lascia ca-
pire a Torino, avrà un ruolo operati-
vo e non certo di rappresentanza.

Tutto risolto dunque? Nel pome-
riggio è proprio Elkann a stempera-
re gli entusiasmi: «C’è ancora molto
da fare per formalizzare il proget-
to», scrive il presidente in una lette-
ra ai dipendenti. Poi aggiunge: «So-
no già positivamente colpito dallo
spirito e dall’energia che ho visto
nei team di entrambe le aziende
mentre lavoravano per raggiungere
quella che diventerebbe un’unione
di trasformazione profonda».
Il nuovo gruppo avrà Exor, la fi-
nanziaria degli Agnelli, come azioni-
sta principale con una quota del 14,
per cento. Seguiranno la famiglia
Peugeot, i cinesi di Duongfeng e la
Banca di Stato francese con il 5,
per cento ciascuno. Il restante 68
per cento sarà flottante. In occasio-
ne della fusione Fca pagherà ai suoi
soci un extradividendo di 5,5 miliar-
di di euro mentre Peugeot distribui-
rà ai suoi azionisti il 46 per cento del-
la partecipata Faurecia. Dalle dichia-
razioni dei manager che completa-
no il comunicato di ieri si capisce
che l’attuale amministratore delega-
to di Fca, l’americano Mike Manley,
farà parte del gruppo di lavoro intor-
no a Tavares. È lo stesso Tavares in-
fatti a ringraziare «Mike per il lavoro
fatto finora insieme» dicendosi
«molto felice di continuare a lavora-
re con lui per costruire insieme un
grande gruppo». Un sistema che El-
kann ha definito ieri equo: «Abbia-

mo lavorato molto per garantire un
reale equilibrio nella governance e
nella gestione del gruppo che stia-
mo progettando, cercando di identi-
ficare e riconoscere in maniera ade-
guata i punti di forza di entrambi i
partner».
Il comunicato ufficiale lascia in-
tendere che nella nuova società lo
Stato francese non avrà particolari
privilegi: «Non ci sarà alcun trasferi-
mento dei diritti di doppio voto oggi
esistenti». In Francia infatti le azioni
dello Stato nelle società hanno il di-
ritto di doppio voto. Nella società di
fusione invece il voto doppio sarà ga-
rantito a tutti i soci dopo tre anni di
permanenza nel gruppo con la limi-
tazione che nessun azionista potrà
avere in assemblea più del 30 per
cento dei voti espessi. Questo per-
ché anche quando scatteranno i tre
anni il socio oggi con il pacchetto
più grande, Exor, dovrebbe conti-
nuare ad avere il 14,2 per cento che
in caso di voto doppio non supere-
rebbe comunque il 30.
Il sistema «equilibrato», sembra
insomma pensato per evitare i veti
incrociati che fecero saltare l’intesa
con Renault. Tutti sembrano entra-
re nella vicenda in punta dei piedi. E
ieri sera a Torino si faceva notare
che le società in cui Exor ha il ruolo
di azionista di riferimento hanno
sempre aumentato il loro valore.
— p.g. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

Lo scenario


Elettrica e a guida autonoma


Ecco l’automobile del 2030


che sarà anche riciclabile


di Valerio Berruti

Roma — Meno certezze, più capo-
volgimenti improvvisi. Il Risiko
delle alleanze accelera il cambia-
mento dell’industria dell’auto.
Tutti vorrebbero vedere cosa c’è
davanti. Essere pronti a scrivere il
futuro o almeno cercare di antici-
parlo. Una corsa sfrenata perché
almeno su questo sono tutti d’ac-
cordo: i protagonisti saranno sem-
pre meno. «Cinque o sei costrutto-
ri al massimo», diceva Sergio Mar-
chionne nel 2008.
Dunque, meno aziende ma più
grandi. Per produrre che tipo di
automobile e in quali fabbriche?
Una delle carte vincenti di chi vuo-
le entrare in questo gruppo ristret-
to è l’elettrificazione. Necessaria
per compiere il primo grande pas-
saggio verso la nuova mobilità. Do-
podiché occorrerà affrontare
un’altra grande rivoluzione, quel-
la che metterà da parte il guidato-
re per far salire a bordo il compu-

ter. Ovvero la guida autonoma.
Partiamo dalla svolta elettrica.
Occorreranno investimenti colos-
sali, nuove piattaforme produtti-
ve in grado di realizzare vetture
più semplici e con meno compo-
nenti. Dunque, più automazione e
meno occupazione. Che è poi l’al-
tro punto cruciale della trasforma-
zione dell’industria. AlixPartners,
una delle principali società di con-
sulenza e analisi del mondo, so-
stiene che il pianeta auto è appe-
na entrato in un “deserto del pro-

fitto” a causa del doppio effetto
della massiccia spesa per i pro-
grammi di nuova mobilità e del ral-
lentamento dei mercati chiave a li-
vello globale: «Da qui al 2023 – scri-
vono gli analisti americani – i pro-
fitti lordi dei produttori di auto po-
trebbero ridursi di 60 miliardi di
dollari». Sempre secondo lo stu-
dio, la spesa destinata dalle case
automobilistiche per l’elettrifica-
zione raggiungerà 225 miliardi di
dollari nel 2023. Il tutto in un mer-
cato globale che crescerà a un tas-

so annuo di appena l’1,6% fino al
2026.
Di qui la necessità di stringere
alleanze. Di dividere i costi di ricer-
ca e sviluppo e anticipare gli effet-
ti dell’automazione e dell’auto
condivisa. Questo significa che
l’industria non potrà più fermarsi
semplicemente ai concetti di pro-
duzione e vendita ma dovrà esten-
dersi a tutti i possibili modi di uti-
lizzo del veicolo, fino al suo even-
tuale riciclo.
La sharing mobility e la guida

autonoma rivoluzioneranno an-
che i modelli di business delle ca-
se automobilistiche. A cominciare
da una riduzione della forza lavo-
ro di almeno il 50%. È quanto
emerge da una ricerca di PriceWa-
terhouseCooper che immagina
qui al 2030, due diversi tipi di sta-
bilimenti. Uno per la produzione
di auto acquistate dalle aziende di
noleggio il più possibile standar-
dizzate e facili da assemblare per
abbassarne il costo. L’altro per vet-
ture personalizzate ma tutte pro-
dotte su una stessa catena di mon-
taggio altamente automatizzata.
Secondo PWC nell’impianto di
produzione di questi veicoli “sarà
necessario solo il 40% dei lavorato-
ri con le competenze di oggi, men-
tre per le vetture personalizzate
sarà necessario il 50% in meno de-
gli attuali addetti. Entro il 2030
raddoppierà, invece, il numero di
ingegneri e in generale di tutta la
nuova forza lavoro specializzata.
Luci e ombre del futuro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Tra Fca e Peugeot


fusione a dicembre


Elkann: “C’è ancora


molto da fare”


kIl colosso italiano. Da dieci anni, il gruppo torinese lavora alle
sue alleanze internazionali. Nel 2014, Sergio Marchionne pone
il tema in termini ultimativi: “Dobbiamo crescere”

Primo piano Cambio automatico


La nuova società


avrà la sede


ad Amsterdam


Dal Lingotto, che fa


+8,22% in Borsa,


un extradividendo


pagina. 10 Venerdì, 1 novembre 2019

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