Blindato dieci giorni fa il piano per Torino area di crisi
- con la conferma di un investimento da 50 milioni del
governo arrivata dal premier Conte - che dovrebbe ave-
re nell’automotive il suo cardine, Chiara Appendino
accoglie la notizia della fusione tra Fca e Psa con un
prudente ottimismo. La sindaca ha chiesto un incontro con i vertici di Fca «per
conoscere quali effetti avrà il progetto di fusione per i siti produttivi e per assi-
curarmi che vengano tutelati gli investimenti, i livelli occupazionali e che si pro-
segua nella realizzazione di progetti innovativi». Il cuore di quest’accordo, vi-
sto dalla prospettiva di Appendino è questo: Fca ha deciso di puntare 2 miliardi
sul polo elettrico di Torino, la Regione investirà quasi 100 milioni. In quest’otti-
ca, «l’hub torinese della mobilità elettrica è fondamentali per garantire, nel pre-
sente e nel futuro del nascente gruppo un ruolo centrale agli stabilimenti citta-
dini e del torinese». Ma a far da contraltare alle aperture, seppure condiziona-
te, di Appendino c’è la sua maggioranza in Consiglio comunale. Il Movimento 5
Stelle esprime preoccupazione: «La città ha appena avviato un progetto di ri-
lancio della filiera dell’automotive attraverso ingenti finanziamenti statali», di-
ce la capogruppo Valentina Sganga. «Sindaca e governo non restino inerti.
Hanno il dovere di vigilare. Il patrimonio di lavoro e competenze dei dipenden-
ti italiani di Fiat non può essere svenduto sull’altare di grandi accordi tra multi-
nazionali e Torino non può subire l’ennesima delocalizzazione». —
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CLAUDIA LUISE
Ottimismo, speranza, ma an-
che la convinzione che l’aggre-
gazione sia l’unica possibilità
per continuare a essere compe-
titivi. I timori per gli equilibri
dopo le nozze tra Fca e Psa ci so-
no, sia tra i sindacati sia tra gli
imprenditori, ma prevale la po-
sitività e la voglia di affrontare
la sfida del futuro con impe-
gno. Basta ascoltare le parole
del presidente dell’Amma,
Giorgio Marsiaj: «È un’occasio-
ne importante, che si vada ver-
so una progressiva concentra-
zione del settore dell’auto è ine-
vitabile. Si apre una sfida, co-
me sempre nei processi di con-
centrazione potrebbe esserci
qualcuno che ci rimette ma
non ci sono alternative. Lo svi-
luppo di nuovi modelli oggi ha
costi così elevati che è impossi-
bile sostenerli per un gruppo
solo. A Torino partiamo da una
situazione di vantaggio per le
elevatissime competenze e gli
investimenti annunciati, spe-
riamo che le nostre aziende col-
gano l’occasione per lavorare
in filiera».
La sensazione di non potersi
sottrarre a questa sfida è la stes-
sa del presidente di Federmec-
canica, Alberto Dal Poz: «Un’o-
perazione di questa caratura
per Fca era indispensabile. Bi-
sogna sfruttare le potenzialità
di questo accordo anche per-
ché c’era il rischio di avere un
player francese troppo grande
vicino a noi». Il rettore del Poli-
tecnico, Guido Saracco, che
dieci giorni fa ha illustrato al
premier Conte il progetto
sull’area di crisi complessa,
punta l’attenzione sulla ricerca
e sulla formazione con compe-
tenze che «possono essere mes-
se a sistema a Tne dove è previ-
sto che si ospitino alcuni degli
asset fondamentali richiamati
nelle ragioni dell’accordo. Que-
sto deve darci fiducia perché il
polo che stiamo costituendo
può convincere Fca a non di-
smettere i suoi asset qui ma so-
prattutto spingere l’insedia-
mento di altri attori del mondo
della componentistica».
Il presidente di Confindu-
stra Piemonte, Fabio Ravanel-
li, parla di «una nuova occasio-
ne per supportare i territori in
una fase cruciale». Sulla stessa
lunghezza d’onda i sindacati,
a partire dalla Fim Cisl. «Senza
un’alleanza la strada di Fca
avrebbe avuto molte incogni-
te», dice il segretario Claudio
Chiarle. La conferma che non
ci sarà nessuna chiusura di siti
produttivi e del posizionamen-
to degli stabilimenti torinesi
nell’alta gamma e nell’elettri-
co «ci dà la prospettiva affin-
ché, a Torino, si riprenda l’atti-
vità lavorativa a pieno ritmo»,
aggiunge. Si guarda alle nozze
come a una forza propulsiva
per affrontare prima e meglio
il salto tecnologico in quanto,
per il segretario generale Fi-
smic, Roberto Di Maulo, «con-
sentirà delle ottimizzazioni so-
prattutto riguardo le piattafor-
me, affrontando la sfida tecno-
logica con un notevole rispar-
mio sui costi». Anche per il
neo segretario della Uilm Tori-
no, Luigi Paone, «la fusione è
un’opportunità se mantiene li-
velli occupazionali». Più scetti-
co il segretario torinese della
Fiom, Edi Lazzi, che la defini-
sce «una fusione rischiosa» per-
ché «è chiaro che il pacchetto
di controllo è in mano alla
sponda francese». —
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L
a novità più impor-
tante, soprattutto
per una Torino che
non può fare a meno
di puntare sulla manifattura,
è, ovviamente, l’accordo tra
Fca e Peugeot. In un momen-
to di gravi difficoltà per l’au-
to in Europa, la fusione è sicu-
ramente un bene per l’indu-
stria del nostro continente.
Lo sarà anche per Torino?
E’ comprensibile che, da
parte sindacale, ci sia speran-
za, ma anche attenzione per
le ricadute occupazionali in
città e in Piemonte. Ma i van-
taggi, per lo sviluppo di un
importante polo elettrico sul
nostro territorio, per un in-
dotto, riconvertito sì, ma che
ha bisogno di nuove opportu-
nità, in generale, per la so-
pravvivenza in un mondo
dell’automobile alla vigilia
di una radicale trasformazio-
ne sono indubbiamente mag-
giori dei timori.
Ci sono, però, altre notizie
che possono motivare l’im-
pressione che a Torino, final-
mente, si muova qualcosa.
La finanziaria, innanzi tut-
to, ha confermato la promes-
sa del premier Conte sullo
stanziamento governativo
di 828 milioni per la costru-
zione della seconda linea
della metropolitana. Una ne-
cessità che la congestione
del traffico cittadino, con i
conseguenti problemi di in-
quinamento dell’aria, rende
assoluta e urgente.
Se manifattura e trasporti
sono i settori trainanti per l’e-
conomia sul nostro territo-
rio, altri “corollari” di svilup-
po manifestano segnali inco-
raggianti. Siamo alla vigilia
di un fine settimana, dedica-
to ad “Artissima”, di grande
successo culturale e turisti-
co, con una occupazione al-
berghiera che annuncia il tut-
to esaurito. La desolazione
di tanti negozi abbandonati,
persino nel centro cittadino,
sembra compensata, inoltre,
da importanti aperture di
esercizi commerciali di gran-
de richiamo per i torinesi, so-
prattutto per i più giovani.
Sulle capacità di attrazio-
ne del territorio per l’insedia-
mento di nuovi investimenti,
anche di imprese straniere, è
in corso una revisione del pia-
no regolatore che potrebbe
agevolare la riconversione
dei grandi spazi urbani libe-
rati da molte aziende a Tori-
no e in cintura. Finalmente ci
si è accorti che le rigidezze
delle norme per nuove occu-
pazioni di tali spazi scorag-
giavano qualsiasi imprendi-
tore ad avviare un percorso
ad ostacoli senza fine e quasi
senza speranza. Insomma,
flessibilità e semplificazione
devono diventare le parole
d’ordine di una amministra-
zione pubblica che non può
perdere anche l’ultimo tram
che si annuncia alle porte di
Torino.
«Dal punto di vista degli azionisti è sicuramente un’o-
perazione interessante. Per quanto riguarda il terri-
torio bisogna capire quali saranno le competenze
che rimarranno qui, capire, a livello di enti centrali,
come saranno divise le responsabilità. E anche la po-
litica deve fare la sua parte». Il presidente della Camera di Commercio, Vincen-
zo Ilotte, è attento a non sottovalutare i rischi della fusione tra Fca e Psa ma otti-
mista. «Trasformiamo in opportunità questa sfida. Abbiamo due fattori fonda-
mentale: a Torino ci sono più competenze specializzate di quante ce ne siano a
Parigi e poi a nostro favore gioca la qualità della vita, che è ottima e costa un ter-
zo rispetto alla capitale francese», dice. Ilotte, però, usa una battuta per chiede-
re di mantenere alta l’attenzione: «Il diavolo sta nei dettagli» , suggerisce e rac-
comanda prudenza per evitare di incorrere in rischi sul territorio per l’occupa-
zione. «Serve un governo forte, che aiuti John Elkann a difendere la centralità
del Piemonte offrendogli motivazioni valide. Il presidente di Fca – spiega Ilotte
- non può portare avanti da solo gli interessi della città. Deve intervenire il pre-
mier, anche perché è vero che lo Stato non è azionista, come succede per la Fran-
cia, ma ha da garantire il futuro lavorativo di circa 30mila persone solo nel tori-
nese. Ci sono tanti aspetti che vale la pena di analizzare, non è solo la piena oc-
cupazione nelle fabbriche ma sono da preservare anche tutti coloro che lavora-
no nei servizi centrali, nello sviluppo, nel finanziario». Per il presidente della
Camera di commercio, quindi, non basta delegare tutto al mercato. «Se si riu-
scisse ad avere una testa del triumvirato qui a Torino, insieme a Detroit e Parigi,
sarebbe perfetto. La sfida riguarderà anche la componentistica, che potrà am-
pliare il proprio spazio sul mercato». C. LUI. —
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Nelle fusioni può
esserci qualcuno
che ci rimette ma non
ci sono alternative
«Da soli non si va da nessuna parte». È una delle lezioni che
il presidente del Piemonte racconta di aver appreso duran-
te l’esperienza da eurodeputato a Bruxelles. «Un principio
che vale tanto nella vita privata quanto nelle relazioni eco-
nomiche internazionali». Per questo Alberto Cirio plaude
alla neonata fusione tra Fiat Chrysler Automobiles e Peugeot Citroen: «L’operazione raf-
forza Fca creando un colosso mondiale e una delle sue due gambe rimane ben ancorata
in Piemonte». Che, assicura, trarrà solo benefici dal matrimonio suggellato a pochi me-
si dal tentativo naufragato con Renault. «Ho avuto una lunga telefonata con Piero Gor-
lier, responsabile Emea di Fca, perché ciò che mi stava più a cuore era che i posti di lavo-
ro e gli investimenti venissero garantiti». E proprio in tal senso sono arrivate rassicura-
zioni: «L'accordo conferma la piena occupazione e gli stanziamenti per l’elettrico e la
produzione Maserati». Non solo. «Il fatto che a Torino stia nascendo il polo green apre
straordinarie opportunità alla produzione di modelli anche a marchio Peugeot o Opel,
che fa capo allo stesso gruppo. Proprio in questa direzione la Regione si è impegnata
con Fca per promuovere una ricerca sull’elettrico da finanziare con fondi Ue». Rispetto
alle responsabilità del governo sul buon esito dell’operazione, Cirio, pur rimarcando la
sua posizione liberista, secondo cui «le aziende vanno lasciate libere di muoversi sul
mercato», chiarisce che «è dovere dell’esecutivo creare le condizioni per chi vuole lavo-
rare in Italia di continuare a farlo. La salute del mercato del lavoro - conclude - si garanti-
sce con operazioni come questa e non con sussidi come il reddito di cittadinanza». —
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La fusione è «un’operazione fondamentale per il ri-
lancio dell’automotive in Europa, in Italia e a Tori-
no, in grado di fronteggiare e competere con i gran-
di player mondiali, secondo la logica già tracciata a
suo tempo da Sergio Marchionne». Il presidente
dell’Unione industriale, Dario Gallina, ritiene che ci siano tutte le premes-
se per «integrare in un nuovo assetto d’impresa, grazie alle sinergie, sia il
patrimonio di competenze sviluppato dalla ricerca e dall’innovazione
continentali, sia la capacità di penetrazione e di presidio dei mercati glo-
bali». Guardando a Torino, secondo Gallina la nuova stagione produttiva
all’insegna della mobilità elettrica è «un’opportunità, ma anche una sfida
di crescita determinante. Le aziende del nostro sistema potranno trovare
una grande opportunità sia nel rapporto con il nuovo gruppo, sia nel po-
tenziamento dei legami di filiera con il mondo produttivo francese, già og-
gi particolarmente solidi e articolati». Ma per cogliere le chance che si
aprono diventa indispensabile «agire con la massima tempestività possibi-
le. Alle istituzioni, quindi, gli industriali chiedono di rendere quanto pri-
ma esecutive le misure per il rilancio dell’industria automotive sia con il
Tavolo dell’auto sia con il progetto dell’area di crisi complessa conferma-
to dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a Torino dieci giorni fa.
«Ogni operatore, privato e pubblico, deve tenere a mente che mai come
ora il fattore tempo è decisivo per il successo delle strategie e delle politi-
che di sviluppo industriale. Le capacità di cui siamo in possesso potranno
essere messe a frutto soltanto se le sapremo far confluire in un progetto
unitario e condiviso, di pronta realizzazione». C. LUI. —
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CARA TORINO LUIGI LASPINA
Ora la politica porti flessibilità e semplificazione
GIORGIO MARSIAJ
PRESIDENTE AMMA
CLAUDIO CHIARLE
SEGRETARIO FIM CISL
GUIDO SARACCO
RETTORE DEL POLITECNICO
ilotte, camera di commercio
“Importante che una testa della società
faccia base a Torino, altrimenti
rischiamo di perdere gli enti centrali”
Il presidente del Con-
siglio Giuseppe Con-
te con la sindaca du-
rante la visita a Mira-
fiori dieci giorni fa
la fusione tra fca e psa e le ricadute sul territorio
Imprese e sindacati
“Le competenze
di Torino decisive
per il nuovo polo”
La strategia è puntare su ricerca, innovazione, filiera
La Fiom: operazione rischiosa, il controllo è francese”
IL FUTURO DELL’ECONOMIA IL FUTURO DELL’ECONOMIA
il presidente della regione
“La fusione tra aziende è positiva
da soli non si va mai lontano
Nessun timore per i posti di lavoro”
il leader degli industriali gallina
“La direzione è quella giusta
Ora le istituzioni rendano esecutive
le misure per rilanciare il distretto”
la sindaca
Appendino tra ottimismo e cautela
“L’hub della mobilità elettrica resti
centrale nelle strategie del gruppo”
LE OPINIONI LE OPINIONI
Senza un’alleanza
la strada di Fca
avrebbe avuto
molte incognite
Il polo che stiamo
costituendo può
convincere Fca a non
dismettere gli asset
La metropolitana di Torino
SEGUE DA PAG. 39
40 LASTAMPAVENERDÌ 1 NOVEMBRE 2019
CRONACA DI TORINO
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