la Repubblica - 12.11.2019

(Ron) #1
dal nostro corrispondente

PECHINO — Ancora non è sicuro che
arrivi. Ma la visita in Italia di Jo-
shua Wong, l’attivista 23enne volto
delle proteste pro democrazia di
Hong Kong, ha già provocato una
dura reazione cinese. Ieri Geng
Shuang, portavoce del ministero
degli Esteri di Pechino, ha spiegato
in conferenza stampa che «questa
persona invitata da parte italiana è
un attivista per l’indipendenza di
Hong Kong» e che la Cina «si oppo-
ne al tentativo di fornire piattafor-
me o di creare le condizioni per at-
tività indipendentiste». Un messag-
gio subito ritwittato dall’account

ufficiale dell’Ambasciata della Re-
pubblica Popolare in Italia.
Wong è stato invitato nel nostro
Paese dalla Fondazione Feltrinelli,
per tenere una conferenza a Mila-
no il 27 novembre. Ma come antici-
pato sabato da Repubblica ha in
programma anche incontri con dei
parlamentari di varie forze politi-
che a Roma. Il suo viaggio deve es-
sere autorizzato da un tribunale di
Hong Kong, visto che lo scorso ago-
sto il giovane attivista è stato accu-
sato di aver organizzato una assem-
blea non autorizzata. Al momento
il via libera non è ancora conferma-
to, lo si attende a giorni.
«Non stiamo legittimando una
parte politica, a noi interessa il dia-
logo», ha risposto ieri la Fondazio-
ne Feltrinelli. Ma la presenza di
Wong nella capitale rischia di esse-
re un grande imbarazzo soprattut-
to per il governo. L’Italia infatti è
uno dei pochi Paesi della Ue a non
aver preso posizione sulle proteste
di Hong Kong. — F.Sant.

L’oppositore
Joshua Wong
23 anni
attivista pro
democrazia
a Hong Kong

dal nostro corrispondente
Filippo Santelli

PECHINO — Lunedì: il giorno in cui
Hong Kong si illudeva di tornare nor-
male. Di ripartire, dopo un fine setti-
mana di scontri e in attesa del suc-
cessivo. Ma questo lunedì no, ieri an-
che le illusioni sono finite. La rabbia
dei manifestanti per la morte dello
studente Alex Chow, primo “marti-
re” del movimento, deceduto vener-
dì, e la durissima reazione della poli-
zia lo hanno trasformato in una del-
le giornate più violente dall’inizio
delle proteste per la democrazia.
All’alba, tra i pendolari diretti al la-
voro, i giovani in nero avevano già
eretto barricate in varie zone della
città. Poco dopo le 7 nel quartiere di
Sai Wan Ho la polizia interviene per
sgomberare, un agente in divisa or-
dinaria, non antisommossa, estrae
la pistola e la punta contro un grup-
po di ragazzi mascherati. Non sono
armati, non lo aggrediscono, è lui

che insegue. Ne abbranca uno con
una t-shirt bianca, un secondo con
maglietta nera gli si fa sotto, prova
ad afferrare l’arma, così almeno si
giustificherà la polizia. L’agente in-
fatti spara, colpisce il giovane all’ad-
dome, poi esplode altri due colpi a
vuoto. Il ragazzo 21enne resta a ter-
ra privo di sensi, viene portato in
ospedale. Operato al fegato e al re-
ne, è in condizioni «critiche».
L’agente «non aveva intenzione
di ferire», dirà un portavoce della po-
lizia. Ma le immagini dello sparo che
rimbalzano sui social sono altra ben-
zina sul fuoco. I campus universitari
ribollono, gli atenei sospendono le-
zioni, stazioni della metro e negozi
di aziende legate alla Cina vengono
vandalizzati. All’ora di pranzo tra i
grattacieli di Central, il quartiere de-
gli affari, una folla si riunisce per
protestare, molti sono colletti bian-
chi scesi dall’ufficio. Gridano «assas-
sini» ai poliziotti, che reagiscono
con il pugno duro. Cariche e lacri-
mogeni anche in centro, davanti al-

le vetrine di Louis Vuitton, sotto gli
occhi di turisti e lavoratori stranieri.
È un nuovo salto di livello nella
crisi di Hong Kong: la violenza della
polizia e quella dei manifestanti più
duri si alimentano a vicenda. Arriva-
no altre immagini da Ma On Shan, a
Nord. Un signore di mezza età litiga
con un gruppo di manifestanti, li ac-
cusa di «non essere cinesi». Basta
questo per identificarlo come fi-
lo-Pechino: a un tratto qualcuno gli
getta addosso del liquido e poi dà
fuoco. L’uomo viene avvolto dalle
fiamme, anche lui è in condizioni cri-
tiche. Non è la prima aggressione a
cittadini originari della Cina conti-
nentale. Il video diventa virale sui so-
cial in mandarino, la propaganda di
regime lo usa per etichettare i mani-
festanti come terroristi, agitando lo
spauracchio di un intervento dell’e-
sercito.
Si presenta ai microfoni la Chief
executive Carrie Lam: se i «rivoltosi
pensano di ottenere qualcosa con
l’escalation — scandisce — si illudo-
no». Li chiama «nemici del popolo»,
frase a misura di Xi Jinping, che le
ha appena confermato la fiducia,
più che dei cittadini di Hong Kong,
tra i quali il livello della sua popolari-
tà è ai minimi termini. Nessuna ri-
sposta politica, l’ipotesi più probabi-
le è che ora alla polizia si chieda ulte-
riore durezza, magari con l’ausilio
di qualche legge d’emergenza, spe-
rando che gli arresti e la recessione
sfianchino il movimento. Finora
non è successo, anzi cresce il risenti-
mento verso governo e agenti: molti
considerano la violenza dei ragazzi
una reazione giustificata.

Le tappe
L’ex colonia
in piazza

È esplosa
la rabbia
per la morte
dello
studente
Alex Chow,
primo
“martire”
del
movimento,
deceduto
venerdì

LAURENT FIEVET/AFP

Il caso


La Cina protesta


per la visita


di Wong in Italia


kIl video/
Un uomo pro-Pechino viene dato alle fiamme dagli attivisti di Hong Kong

di Daniele Mastrogiacomo

La Bolivia adesso è nel caos. Co-
mandano tutti e nessuno. L’eserci-
to, che è stato determinante nel co-
stringere Evo Morales alle dimissio-
ni, resta a guardare. Per alcuni Pae-
si, da Cuba al Messico - quest’ulti-
mo ha ieri concesso l’asilo politico
al leader boliviano -, la nazione su-
damericana è teatro di un «golpe»
contro il presidente, fuggito da La
Paz dopo le pesanti contestazioni
di piazza da parte di chi lo ha accu-
sato di avere manipolato a proprio
vantaggio l’ultima consultazione
elettorale. Per altri, in cima gli Usa
di Trump, le dimissioni di Morales
rappresentano un «momento im-

portante per la democrazia, un
esempio da seguire per Venezuela
e Nicaragua».
In Italia il M5s, con una nota fir-
mata dai senatori pentastellati del-
la Commissione Esteri, condanna
«con forza il golpe in Bolivia orga-
nizzato dall’opposizione di destra
e dai militari».
La vicepresidente del Senato bo-
liviano, Jeanine Anez, a cui spetta
la presidenza ad interim dopo le di-
missioni di tutti quelli che la prece-
devano nella linea di successione a
Morales, ha detto che le elezioni si
terranno «il 22 gennaio, così la Boli-
via avrà un nuovo presidente».
L’esercito vigila per le strade ma
attende che ci sia una “risposta po-
litica” alla crisi come ha esortato

domenica pomeriggio prima di
chiedere all’ex presidente di molla-
re il potere. Morales si è rintanato
nella regione di Cochabamba, la zo-
na cocalera, quella in cui è nato po-
liticamente e che gli è rimasta fede-
le. Resta nascosto perché teme di
essere arrestato. O peggio. È stata
assaltata e bruciata la casa della so-
rella e saccheggiato anche la sua.
Molte altre abitazioni di leader e
rappresentanti governativi sono
state devastate. «Ci sono quattro
agenti che hanno un ordine di cat-
tura in mano», ha sostenuto Mora-
les su twitter. Il comandante della
polizia, Yuri Calderón, smentisce.
Morales insiste, racconta che nella
zona indigena è in corso una cac-
cia all’uomo: «Nella città di El Alto

stanno reprimendo la popolazione
a colpi di arma da fuoco». Difficile
accertarlo. Perfino la polizia appa-
re divisa. C’è una parte che insiste
con lo sciopero e chiede le dimissio-
ni del comandante Calderón. Un
gruppo di ufficiali ha sostenuto
che si è già dimesso.
Il caos e l’incertezza hanno favo-
rito anche la nascita di gruppi ar-
mati. Ronde e pattuglie che presi-
diano vaste aree del Paese con po-
sti di blocco e barriere improvvisa-
te. Controllano tutti e tutto. Con il
sorriso, fermano le auto in viaggio,
ispezionano i bagagli, i documenti.
Ci tengono a spiegare: “Vigiliamo
sul Paese”. Sostituiscono i poliziot-
ti in rivolta, in attesa che qualcuno
costruisca la Bolivia di domani.

La protesta
II 9 giugno gli
attivisti di Hong
Kong scendono
in piazza contro
il progetto
di legge per
estradare in Cina
i sospetti di
crimini gravi

La repressione
Il progetto
di legge è ritirato
ma la protesta
continua
Gli arresti sono
più di 3 mila
L’economia
di Hong Kong
è in recessione

La prima vittima
L’8 novembre lo
studente 22enne
Chow Tsz-lok
muore cadendo
dal terzo piano
di un parcheggio
Per molti è la
prima vittima
della repressione

kIl video/
Un agente della polizia spara e ferisce un attivista a Hong Kong

le dimissioni del presidente contestato

Ronde e polizia divisa, Bolivia nel caos


Morales in fuga: “Vogliono catturarmi”


Dato alle fiamme un attivista pro Pechino


Hong Kong, torna la violenza


Gli agenti sparano


ferito un manifestante


Dal Messico asilo


politico al leader


scappato da La Paz


Anche il M5s parla


di “golpe di destra”


Ma per Trump è una


svolta democratica


pagina. (^16) Mondo Martedì, 12 novembre 2019

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