Il Sole 24 Ore Martedì 12 Novembre 2019 19
Finanza & Mercati
Vittorio Carlini
B
orse che sfidano Bloom-
berg o FacSet. Società-li-
stino contro altre socie-
tà-listino. È la corsa al-
l’oro del business dei dati
finanziari. Una competi-
zione con in palio un mercato da
miliardi di dollari. La mossa più ecla-
tante, indubbiamente, l’ha fatta il
London stock exchange (Lse) che, in
estate, ha avviato lo shopping di Refi-
nitiv. E però la contesa, di cui poco si
parla, è più profonda e parte da lonta-
no. La prova? La fornisce Be Consul-
ting. La società di consulenza ha ana-
lizzato i bilanci dei gruppi che gesti-
scono i principali listini mondiali:
dallo stesso Lse a Wall Street (Nyse e
Nasdaq) fino ad Euronext, Deutsche
Borse e Hong Kong.
Le voci contabili
Ebbene dai vari conti economici risul-
ta che sia l’Ice (Nyse) che Lse, nell’ulti-
mo esercizio, hanno generato dall’at-
tività di “info provider” il % dei loro
ricavi. Il Nasdaq, dal canto suo, è riu-
scito a realizzare attraverso dati ed in-
dici il % del giro d’affari. Seguono,
poi, il listino paneuropeo Euronext e
Deutsche Borse: i due gestori di mer-
cato si sono rispettivamente assestati
a quota e %. Infine Hong Kong. La
Borsa dell’ex colonia britannica, a ben
vedere, costituisce l’eccezione: le ven-
dite appannaggio dei dati pesano il
% del totale. Di là da quest’ultima
percentuale, però, la dinamica di fon-
do è chiara: le società-mercato vo-
gliono giocare le loro carte nella parti-
ta di dati e informazioni.
Certo: il business tradizionale re-
sta rilevante. Così ad esempio il post
trading, cioè la finalizzazione della
negoziazione dei titoli con il passag-
gio di proprietà degli stessi, per la City
di Londra vale il % del fatturato.
Inoltre anche le commissioni da ne-
goziazione mantengono un discreto
rilievo. Ciò detto, tuttavia, il ruolo da
“info provider” è sempre più centrale.
L’Ice, nel corso degli anni, ha incre-
mentato quest’area di business: nel
valeva il ,% dei ricavi per pas-
sare al ,% nel e arrivare, per
l’appunto, al % nel . Non solo.
Il trend al rialzo è confermato nello
stesso terzo trimestre del : il
mondo dei dati è salito del %. La sto-
ria, peraltro, è replicata sulle rive del
Tamigi: da un lato il peso del settore
dell’ “info provider” è cresciuto nel
corso degli esercizi (tre anni fa era al
,%); e dall’altro, nel momento in cui
l’operazione con il fornitore di dati
Refinitiv dovesse essere conclusa, è
ovvio che quest’area diverrà ancora
più centrale.
La tecnologia
Fin qui percentuali e trend. Quali, pe-
rò, le cause che spingono li gestori
delle Borse alla corsa all’oro dei dati?
La risposta è articolata. In primis c’è
l’innovazione tecnologica. «I mercati
- spiega Anna Kunkl, director di Be
consulting - sono complessi. Sia sul
fronte della molteplicità delle piatta-
forme di scambio che delle strategie
d’investimento. I dati, soprattutto
nella loro più sofisticata formulazio-
ne, sono essenziali agli operatori».
«Gli investitori - fa da eco Raimondo
Marcialis, ceo di McAdvisory - hanno
bisogno non solo del numero grezzo
di una quotazione. Bensì anche della
sua elaborazione che è alla base, ad
esempio, delle strategie quantitative
o di quelle che sfruttano l’intelligenza
artificiale». A fronte di ciò è chiaro
perchè le Borse, da una parte, «vo-
gliano - afferma Tullio Grilli, respon-
sabile del brokerage elettronico di
Banca Akros - dire la loro in un busi-
ness così ricco, facendo concorrenza
ai tradizionali “info provider” come
Bloomberg»; e, dall’altra, competano
«anche tra di loro stesse per attrarre
nuova clientela». Magari, «presen-
tandosi quali soggetti in grado di sod-
disfare tutte le esigenze in un’unica
soluzione».
Il fronte dei costi
Ma non è solo una questione di tecno-
logia. Altro tema è costituito dai costi.
«Sotto questo aspetto - riprende
Kunkl - può ricordarsi che, ad esem-
pio per gli istituti finanziari, gli oneri
legati ai dati possono arrivare fino al
% di quelli associati al business del-
l’investment banking». La percentua-
le non è da poco. In tal senso i listini,
fonte “primaria” dei numeri, puntano
ad attirare gli operatori con i loro pac-
chetti di dati ed informazioni.
Tutto rose e fiori, quindi? La realtà
è più complicata. Il fronte dei costi è
surriscaldato. Da una parte i trader,
sia negli Usa che in Europa, contesta-
no agli stessi listini prezzi troppo ele-
vati per i numeri. Dall’altra la Mifid
ha previsto il cosiddetto “consolida-
ted tape”. Vale a dire: la possibilità che
un soggetto faccia da aggregatore dei
dati per, poi, offrirli a prezzi contenuti
e in maniera trasparente.
La previsione, però, non sembra
avere seguito. L’oro dei dati, eviden-
temente, fa troppo gola alle Borse e
agli “info provider”.
In cerca di redditività
Fin qui alcune considerazioni su tec-
nologia e costi. Ci sono, tuttavia, altri
elementi che spingono le società-li-
stino nell’ “agone” dei numeri. Quali?
«Tra gli altri - risponde Rony Hamaui,
docente di economia monetaria al-
l’Università Cattolica di Milano - i tas-
si di mercato negativi. È un contesto
che produce molteplici effetti». Ad
esempio, essendo rimasti pochi asset
con buoni rendimenti, «le aziende
quotate utilizzano la loro cassa per i
buy back. Il che diminuisce le azioni
in circolazione e quindi i ricavi da tra-
ding per le Borse». «Un contesto di
volumi ridotti - aggiunge Grilli - che
caratterizza anche le obbligazioni».
Non solo. I bassi oneri finanziari
spingono le imprese, nel momento in
cui devono raccogliere risorse, a
sfruttare canali di finanziamento pri-
vati (ad esempio il private equity). Di
conseguenza, come mostra il calo del
controvalore globale dei collocamen-
ti, scende il numero delle Ipo. «Di
nuovo- sottolinea Hamaui - un’altra
fonte di ricavi per i listini che si re-
stringe». Dal che i gestori dei mercati
cercano nuovo reddito tra i dati.
Minori margini
Infine la pressione sui margini di
parti del loro business. Gli esperti ri-
cordano la concorrenza sulle com-
missioni di trading da parte dei listi-
ni alternativi. In Europa il fenomeno
è riconducibile al quando è en-
trata in vigore la Mifid. La direttiva,
tra le altre cose, ha stabilito il supera-
mento della cosiddetta “concentra-
zione degli scambi”. Cioè: la regola
secondo cui, essenzialmente, il titolo
collocato sulla Borsa (tradizionale)
può essere scambiato con i massimi
requisiti di trasparenza ed efficienza
solo su quel listino. Cancellata la nor-
ma, le piattaforme elettroniche alter-
native hanno avuto il campo libero.
Le “Multilateral trading facilities” via
via, sfruttando anche i minori oneri
commissionali, hanno messo sotto
pressione i mercati tradizionali.I
quali, da un lato, hanno spinto sulla
maggiore verticalizzazione di parti
del loro business (ad esempio nel
post trading); e, dall’altro, hanno per
l’appunto cercato forme di ricavi
complementari. «Il fenomeno -con-
clude Kunkl -ha prodotto degli effetti
di cui, oggi, vediamo l’onda lunga. E,
tuttavia, il suo impatto è alle spalle».
Ciò che invece è in pieno svolgimen-
to è la corsa all’oro dei dati.
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EUROPA EXTRA EUROPA
Euronext (1) Lse
Londra
Nasdaq Hong Kong
Exchanges
Deutsche
Börse
Ice - Nyse
e altri listini
(1) Belgio, Francia, Irlanda, Olanda, Portogallo. (2) Il dato include i ricavi da trading, Ipo e post trading. (3) Il dato include ricavi da derivati, azioni, Ficc trading e post trading.
(4) Ricavi meno spese per transaction based. Fonte: Be Consulting su dati bilancio 2018
Rischio
e compliance
Reportistica
Sorveglianza
di mercato
0 5% 2% 0 0 0
Info Provider
Dati, analisi
e indici
19% 34% 11% 34% 28% 6%
Ricavi totali
in miliardi(4)
0,615 2,135 2,780 4,979 2,526 15,
in euro in sterline in euro in dollari in dollari in dollari Hk
Attività
tradizionali
POST TRADE POST TRADE POST TRADE POST TRADE
13% 38% 36% 35%
SERVIZI PER SCAMBI SERVIZI PER SCAMBI SERVIZI PER SCAMBI SERVIZI PER SCAMBI
62% 19% 52% 51%
58%(2) 47%(3)
Tecnologie
Infrastrutture
e piattaforme
Server
e connessione 6% 3%^0 8% 22% 4%
Il peso delle diverse attività sui ricavi dei gruppi che gestiscono i principali mercati
I tassi sot-
tozero fre-
nano le Ipo
e riducono
il flottante,
facendo
calare
i ricavi
legati
agli scambi
Evoluzione tecnologica
e pressione sui margini
spingono i listini globali
ad ampliare sempre più
il loro raggio d’azione
IL TESORO IN PALIO
30 miliardi
Il mercato di dati e informazioni
Secondo Burton-Taylor
International Consulting la spesa
in finanza per i dati, le analisi e le
notizie ha superato il 30 miliardi
di dollari. Si tratta dell’ultimo dato
disponibile e riguarda il 2018. Una
dinamica che, da una parte,
implica la crescita del 5,9% ( a
cambi costanti); e, dall’altra,
rappresenta il migliore singolo
esercizio del settore dal 2008
Wall Street. Una trader al lavoro al New York Stock Exchange
REUTERS
LA TRASFORMAZIONE DEI MERCATI
Le società listino. Lse e Nyse generano da analisi e numeri il %
dei ricavi, il Nasdaq il %, Euronext il % e Deutsche Börse l’%
La sfida delle Borse
nella corsa all’oro
del business dei dati