La parola
ILARIA CUCCHI
FABIO ANSELMO
coerenza
Parola pesante. La si pretende dal
prossimo ma spesso non si riesce ad ofrirla
quando ci viene chiesta. La si invoca,
talvolta, a sproposito. La si inligge sempre e
comunque ai più deboli. Vi si deroga, troppo
spesso, in favore dei più forti.
Il 16 ottobre di dieci anni fa, iniziava a
morire Stefano Cucchi.
Mercoledì scorso, 16 ottobre, abbiamo
appreso dalla stampa che l’imputato
principale del processo per i gravissimi
depistaggi che ci hanno sottoposto a dieci
anni di processi, il Generale Alessandro
Casarsa, è stato promosso ed assegnato ad
un nuovo prestigioso incarico: Capo di Stato
Maggiore del Comando unità e specializzate
“Palidoro” dell’Arma dei Carabinieri.
Ciò accade a pochi giorni dall’inizio del
processo contro di lui issato per il 12
novembre prossimo, avanti il Tribunale di
Roma.
Un processo importante per la qualiica di
tutti i suoi imputati.
Un processo importante perché tratta dei
depistaggi che hanno deviato indagini e
processi sull’uccisione di un ragazzo di 31
anni mentre si trovava aidato alle mani
dello Stato.
Un processo importante perché, proprio per
tutto questo, l’Arma dei Carabinieri, insieme
ai Ministeri di Interno e Difesa, nonchè la
Presidenza del Consiglio dei Ministri, si è
costituita parte civile a ianco a noi.
Si è costituita parte civile per chiedere la
condanna del Generale Alessandro Casarsa.
Non vogliamo certo noi dare lezioni di
coerenza ad alcuno. Tantomeno ad una
Istituzione così importante e meritevole
di assoluto rispetto come l’Arma dei
Carabinieri.
Coerenza, nella sua etimologia, deriverebbe
dal latino “cohaerentia-cohaere-stare unito
insieme”.
Ecco noi non riusciamo a comprendere, in
tutto ciò, il signiicato di questo “stare unito
insieme”.