Il Sole 24 Ore - 19.10.2019

(Ron) #1

8 Sabato 19 Ottobre 2019 Il Sole 24 Ore


Politica


Leopolda al via, Renzi lancia


il business plan Italia 2029


LA KERMESSE POST PD


Il leader di Italia viva sfida


Conte: «No a una manovra


di micro balzelli»


Il messaggio a Zingaretti:


«Se il piano Pd è il matrimonio


con MS, noi non ci stiamo»


Emilia Patta


Dal nostro inviato


FIRENZE


Semplificazione amministrativa, digi-


talizzazione, fisco e lotta all’evasione, la-


voro, istruzione e formazione profes-


sionale, giustizia civile, famiglia, servizi


sociali più efficienti, politiche per il Sud,


rilancio degli investimenti: sono le rifor-


me che bisogna fare o completare per


uscire dalla fase di stagnazione degli ul-


timi  anni e rilanciare la crescita del Pa-


ese. «Senza queste riforme strutturali


l’Italia non offrirà un vero futuro né ai


giovani né alle nostre eccellenti imprese.


Né attrarrà investimenti stranieri. Le ri-


forme e i provvedimenti di Italia viva del


- dovranno mirare a costruire


un’Italia più moderna ed efficente, so-


prattutto sul lato pubblico».


La decima Leopolda di Matteo Ren-


zi, la prima fuori dal Pd e che vede una


partecipazione pari solo agli anni in cui


Renzi era a Palazzo Chigi, sarà impe-


gnata nel week end a mettere in campo


una sorta di business plan “Italia ”.


Proiettata nel futuro, dunque. Ma che


naturalmente non può ignorare il pre-


sente costituito dall’alleanza con il Ms


che sostiente il governo Conte . E il


battesimo di Italia viva vede in prima


fila l’attacco alla legge di bilancio varata


“salvo intese” e in attesa di conferma


nel prossimo Cdm. «Su Quota  da-


remo battaglia: va cancellata, perché


investe  miliardi in tre anni guardan-


do solo ai pensionati e togliendo risorse


a giovani e famiglie. E ci faremo sentire
anche sui microbalzelli come la sugar

tax o le imposte sulla casa o sul deside-


rio di complicare la vita alle partite Iva».
Il premier Giuseppe Conte e il segreta-

rio del Pd Nicola Zingaretti, che proprio


ieri ha definito «irrespoansabili» i ten-
tativi di riaprire la discussione su una

manovra che è stata approvata  ore


fa, sono avvertiti. E Renzi parla chiaro,
uscendo dai retroscena che gli addebbi-

tano il progetto di far cadere il governo


Conte a breve: «Siamo stati noi a far na-
scere il governo Conte un mese fa, farlo

cadere dopo averlo fatto nascere sareb-


be da schizzofrenici». Insomma, per
l’ex premier la legislatura andrà avanti

fino alla sua scadenza naturale, il .


Diverso è immaginare una sorta di ma-
trimonio con il Ms da riproporre come

patto pre-elettorale anche in futuro.


Soprattutto se, come sembra, Zingaret-
ti potrebbe anche proporre lo stesso

Conte come candidato premier comu-


ne in caso di urne anticipate. «Stiamo
insieme al governo e arriveremo fino al

 - fa sapere Renzi -. Ma nessuno


vuole sposare i  Stelle... Pensino a go-
vernare, non a fare strane alchimie».

Zingaretti è impegnato in questi


giorni, anche ieri mentre si apriva la Le-
opolda, nella campagna elettorale in

Umbria dove Ms e Pd appoggiano il


candidato civico Vincenzo Bianconi: so-
no appunto le regionali umbre del  ot-

tobre il discrimine per capire se l’allean-


za con il Ms potrà trasformarsi in un
fronte anti-sovranista più stabile da ri-

proporre anche alle prossime politiche.


Ecco, se l’alleanza Ms-Pd dovesse tra-
sformarsi in un matrimonio vero e pro-

prio Renzi e la sua Italia viva non ci sa-


ranno. Il nuovo partito renziano guarda
piuttosto a destra, verso i forzisti delusi

dall’alleanza con la Lega di Matteo Salvi-
ni. A partire dalla corteggiatissima Mara

Carfagna. Tutto un altro film.


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Centrodestra in piazza


ma il simbolo è


solo quello della Lega


LA MANIFESTAZIONE


Sul palco «Salvini premier».


Berlusconi rassegnato,


Meloni furiosa


Barbara Fiammeri


ROMA

L’allestimento del palco dice già


tutto: il simbolo della Lega con la
scritta «Salvini premier» campeg-

gia in bella mostra circondato dal


tricolore. Così ha voluto il leader
del Carroccio. Il messaggio non è

certo subliminale. L’alternativa a


questo Governo è Matteo Salvini e
il leader del Carroccio lo rivendica

tanto di fronte agli avversari della


maggioranza Ms-Pd che agli alle-
ati del centrodestra. Silvio Berlu-

sconi l’aveva messo già in conto


tanto che riconosce: «Il leader è
Salvini». Giorgia Meloni invece è

furiosa. «Doveva essere la manife-


stazione di tutti» e invece sarà co-
me sentirsi «ospiti a casa d’altri in

una piazza che abbiamo contribui-


to a riempire».
A confermare la tensione anche

l’assenza di comunicazioni tra i 


leader del centrodestra. Nessuna
telefonata neppure per comunica-

re la scaletta degli interventi anche


se è scontato che a chiudere sarà
Salvini con un discorso che punte-

rà tutto sul confronto tra la sua


piazza e i giochi di Palazzo orditi
dalla maggioranza per impedire il

ritorno alle urne. «San Giovanni


sarà la piazza di chi non vuole esse-
re spennato dalle nuove tasse del

governo. Chiediamo trasparenza,
onestà, meno tasse, più sviluppo.

Una marea umana bella, pacifica


ma determinata, con un’idea di fu-
turo, opposta a quella di un gover-

no di poltronari», anticipa il nume-


ro uno del Carroccio che guarda già


a domenica prossima, alle elezioni
in Umbria.

Salvini è certo della vittoria e


confida nelle ripercussioni su Ms
e Pd che hanno deciso di presen-

tarsi assieme. Una sonora sconfitta


dei giallorossi sarebbe difficilmen-
te derubricabile a test locale e ine-

vitabilmente si trasformerebbe in


un freno a possibili nuovi accordi
in Emilia Romagna e Calabria dove

a breve si tornerà alle urne.


Questo l’obiettivo di Salvini.
Che punta a fare il pieno per con-

fermare la sua supremazia anche a


danno degli alleati. Fdi continua a
crescere ma resta lontana. La scelta

di mettere solo il simbolo della Le-


ga va letta anche in questa chiave.
Così come la disponibilità ad accet-

tare la partecipazione in piazza di


Casa pound: «La sinistra sta met-


tendo le mani avanti dicendo che
domani ci saranno fascisti, razzisti,

venusiani...No, ci saranno solo ita-


liani, mamme e papà, artigiani,
contro il governo delle tasse e delle

manette», ironizza Salvini. Ma la


disponibilità a includere anche
l’estrema destra spacca Forza Ita-

lia. Mara Carfagna ha preso le di-


stanze: «Non possiamo ritrovarci
nella stessa piazza di Casapound».

Ma Berlusconi stavolta tira dritto e


a chi gli chiede se è soddisfatto del-
la presa di posizione della vicepre-

sidente della Camera risponde:


«Ovviamente non lo sono, non so
se la sentirò. Noi siamo per il cen-

trodestra unito».


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EXPORT


Per i sistemi militari


contratti all’estero


con firma del governo


La Difesa potrà svolgere


«attività contrattuale»


a supporto delle imprese


Marco Ludovico


ROMA

Per gli addetti ai lavori la sintesi è


chiara: arriva in Italia il GG. Fuori


dal gergo, è la firma del governo sul
contratto di un’azienda nazionale

di sicurezza e difesa con una nazio-


ne estera - GG = government to go-
vernment - introdotta con l’articolo

 del Dl fiscale. Una disposizione


sostenuta dal ministero della Dife-
sa guidato da Lorenzo Guerini e

frutto del lavoro del tavolo tecnico


a palazzo Chigi partito a giugno e
coordinato dall’ammiraglio Carlo

Massagli, consigliere militare del


premier Giuseppe Conte. La Dife-
sa, dunque, d’intesa con Esteri e

Mef può svolgere «attività contrat-


tuale» - dice la norma - a sostegno
di un’intesa commerciale tra

un’azienda italiana del settore e


una all’estero. Spesso, quest’ulti-
ma, presentatasi con l’appoggio

operativo del proprio Stato.


Per trattative dove sono in ballo
contratti pluriennali spesso mi-

liardari la garanzia della firma go-
vernativa e il supporto di strutture

come il Segretariato generale della


Difesa cambiano lo scenario. Il no-
stro export di sistemi militari e di

sicurezza può crescere: eravamo


rimasti gli ultimi, tra i principali
paesi d’Europa, a non avere il GG.

E la sua assenza non è stata affatto


irrilevante. All’Italia in questi anni
sono arrivate proposte di contratti

con la nostra industria da Austria,


Slovacchia, Svezia, Olanda, Norve-
gia, Uk, Repubblica Ceca. Forniture

potenziali da circa un miliardo e


mezzo in media ciascuna. Chiede-
vano il GG, non c’era e si sono ri-

volti a Germania e Usa. Ma c’è di


peggio. Con un’analisi interna la


Difesa ha scoperto «un effetto pa-
radossale e non voluto di inerzia

amministrativa dovuta a dubbi in-


terpretativi» sulla normativa. La
burocrazia ha soffocato la crescita

d’impresa. Perse altre occasioni.


Con questo pregresso la norma
invece è arrivata con un’intesa

molto ampia. Il tavolo tecnico a pa-


lazzo Chigi ha coinvolto oltre la Di-
fesa i ministeri degli Esteri, Svilup-

po Economico, Interno, Economia


e Finanze, il Dis e l’Aise. Il testo è


stato condiviso con le imprese, da
Leonardo a Fincantieri e MbdaIta-

lia, e le loro associazioni, come


Aiad e Confindustria. A luglio c’è
stata una risoluzione sul GG della

commissione Difesa del Senato


mentre un report della Fondazione
Icsa, guidata dal generale Dino Tri-

carico, ha confermato come «l’im-


possibilità di firma governativa
avrebbe spostato commesse».

La relazione illustrativa dell’art.


 sottolinea la terzietà della Difesa
«rispetto alle trattative commer-

ciali». La partecipazione governa-


tiva può avvenire solo «senza as-
sunzione di garanzie di natura fi-

nanziaria» da parte dello Stato.


Anche per non sovrapporsi «con
eventuali operazioni di export cre-

dit (a cura di Sace) o di lending (a


cura di Cdp)». Com’è accaduto con
il coinvolgimento del Mef «per

operazioni di importo significativo


con Leonardo e Fincantieri».
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MATTEO
SALVINI
Il leader della
Lega ha
organizzato la
manifestazione
di oggi a Roma

NOMINE DI PATUANELLI


Fiorentino alla


Politica industriale


Si sbloccano dopo un lungo stallo le


nomine per il riassetto Mise. Mario


Fiorentino, che ne aveva assunto
l’interim, è confermato alla Dg Politica

industriale, innovazione e Pmi, che
gestisce oltre il % del bilancio del

ministero. Amedeo Teti va alla Dg


Commercio internazionale (che dal
 dovrebbe essere soppressa per il

passaggio delle competenze alla


Farnesina). Tra le posizioni che
cambiano, Loredana Gulino va alla Dg

mercato, Antonio Lirosi ai marchi-


brevetti, Pietro Celi alle tlc.
—C.Fo.

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Chiara Gribaudo


Tommaso Nannicini


M


entre il mondo corre


incontro alla tecnologia
G, l’Italia è bloccata dalle

G delle sue disuguaglian-
ze: di genere, generazionali e geogra-

fiche. Aree interne che si spopolano,


giovani che inseguono i loro sogni
all’estero, donne che lasciano il

lavoro dopo la nascita di un figlio per


non farvi rientro. Sono problemi
legati a diritti e opportunità: quelli dei

giovani italiani, e in particolare delle


giovani donne, di poter mettere su
famiglia, scegliere se diventare

genitori. Dal  al , nella classe


di età tra  e  anni, la quota di chi
ha un lavoro stabile si è ridotta quasi

del %, mentre aumentava tra chi ha


più di  anni. I giovani italiani lavo-
rano sempre meno e, soprattutto,

guadagnano meno rispetto alle altre


generazioni. Solo il % della spesa per
politiche sociali, però, va a persone e

famiglie con meno di  anni. La


differenza fra le giovani coppie
italiane e quelle europee sta nelle

opportunità di lavoro, nei diritti


garantiti a chi vuole diventare genito-
re e nelle condizioni delle aziende di

fronte alla genitorialità.


Ecco le priorità su cui si dovrebbe
concentrare la legge di bilancio,

invece di disperdere risorse in troppi


rivoli: occupazione femminile,
giovanile e natalità. C’è qualcosa

nella manovra appena approvata dal
governo, che stanzia risorse per le

famiglie e per il taglio del cuneo, ma


non basta per dare uno shock.
Perché, allora, non usiamo il passag-

gio parlamentare per far emergere


che sono questi i chiodi fissi della
nuova maggioranza? Servono tre

mosse: ) congedo di maternità al


% dello stipendio e congedo di
paternità di  giorni; ) assegno

unico per le famiglie con figli e carta


universale per i servizi all’infanzia;
) taglio selettivo, ma massiccio, del

cuneo fiscale per giovani e donne.


Dirottiamo lì il maggior numero di
risorse, anche con una fuoriuscita

accelerata da Quota .


Oggi, una lavoratrice in materni-
tà obbligatoria riceve l’% dello

stipendio. I genitori devono rinun-


ciare a una parte del reddito quando
le spese mediche si moltiplicano e

poco prima di affrontare l’esplosio-


ne delle spese per l'infanzia. Ecco
allora la prima mossa: usiamo la

fiscalità generale per coprire al


% la maternità e introduciamo
 giorni di paternità obbligatoria,

così da accompagnare un cambia-


mento nella divisione dei ruoli
all'interno della famiglia.

Rispetto ad altri paesi, il nostro
fisco aiuta poco le famiglie con figli e

contiene disuguaglianze inaccettabi-


li: gli incapienti non hanno detrazio-
ni, gli autonomi non ricevono l’asse-

gno al nucleo familiare. Ecco allora la


seconda mossa: un assegno unico
per i figli a carico che aiuti tutte le

famiglie e una carta universale da


spendere per rette dell'asilo, babysit-
ter e beni per l’infanzia (una “carta

bimbi” che razionalizzi ed estenda i


bonus esistenti). Fare figli non può
essere una scelta che non si può

sostenere economicamente.


In attesa che queste misure su
congedi, fisco e servizi producano un

cambiamento nelle scelte di lavora-


tori e aziende, però, si può fare di più.
Non ce lo chiede solo la demografia,

ma l’economia. Per tornare a crescere


il nostro Paese deve allargare le
opportunità delle donne e dei giova-

ni. Ecco allora la terza mossa: tutte le


risorse individuate in manovra per il
taglio del cuneo fiscale non siano

disperse in una misura che rischia di


non produrre risultati se spalmata su
una platea troppo ampia; si proceda

subito con un taglio selettivo, ma


massiccio, solo sui giovani sotto i 
anni e sulle donne. È il tempo delle

scelte, non dei rimpalli di responsa-
bilità tra alleati. Servono misure che

facciano percepire nel quotidiano il


cambiamento portato da questo
governo. Altrimenti, sul biglietto da

visita di questa manovra apparirà


una scritta già vista tante volte in
passato: occasione mancata.

Chiara Gribaudo è vicepresidente
del gruppo Pd alla Camera

Tommaso Nannicini è senatore Pd
© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’INTERVENTO


Taglio al cuneo,


bisogna puntare


tutto su donne


e giovani


LORENZO
GUERINI
Il ministro
della Difesa
(Partito
democratico)

Mattarella: il sistema Italia aiuti le start up


IL PRESIDENTE NELLA SILICON VALLEY


«Fa riflettere la dissociazione tra la grande


inventiva e la capacità degli italiani e


l’incapacità del sistema di capire e
accompagnare queste iniziative, questo va

riallineato nel nostro Paese». Lo ha


sottolineato il presidente Sergio Mattarella


(foto) visitando una start up italiana, la Kong,


nella Silicon Valley a San Francisco, seconda
tappa dopo Washington della sua visita negli

Stati Uniti.


ANSA
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