La Stampa - 26.10.2019

(ff) #1

D


a qualche giorno il
Libano è percorso
da un’ondata di
contestazioni che
non si ferma a Beirut ma si
è estesa nel Nord del Paese,
a Tripoli, e nel Sud a Tiro.
Queste manifestazioni anti-
sistema sono guidate da
giovani che non hanno vis-
suto gli anni della guerra ci-
vile. È la generazione post
Taëf, dove nel 1989, le di-
verse formazioni libanesi
hanno messo fine al conflit-
to iniziato nel 1975. Sono
ragazzi liberi, pieni d’inven-
tiva e determinati a porre fi-
ne a un sistema politico
completamente corrotto.
Non è la prima volta che
tutte le confessioni scendo-
no in piazza. Nel 2005 il po-
polo libanese si è mobilita-
to per chiedere che se ne an-
dassero i siriani, poi nel
2015 c’è stata la crisi della
raccolta dei rifiuti, quando
a Beirut ci sono state dimo-
strazioni multi-confessio-
nali. Oggi la protesta dila-
ga in tutto il Paese tanto tra
i sunniti quanto tra gli sciti
e tra i cristiani, come tra i
drusi. E il tutto è tenuto in-
sieme dai giovani al grido
di «Il Libano è uno».
Con una sola voce chiedo-
no un Libano civile, che fun-
zioni, fuori dai giochi di po-
tere e dalle consorterie.
Questo movimento è soste-
nuto sia dalle Forze libanesi
(destra cristiana), i cui quat-
tro ministri hanno dato le di-
missioni dal governo, sia
dal partito socialista del dru-
so Walid Jumblatt. Rappre-
senta la società civile che
nessun partito è più in gra-
do di convincere.

Debito pubblico il 9% del Pil
Persino il segretario genera-
le di Hezbollah, Hassan Nas-

srallah, ha riconosciuto che
queste manifestazioni sono
legittime e ha ammesso che
nascono dalla «frustrazione
e dalle sofferenze della po-
polazione».
Il Libano è sull’orlo del di-
sastro. Secondo il rapporto
Mckinsey il debito pubblico
è il 9% del Pil, la crescita ap-
pena dello 0,2% e il tasso di
disoccupazione va dal 15 al
25%. A questo bisogna ag-
giungere che un quarto dei li-
banesi vive sotto la soglia di
povertà. Tutto è bloccato: le
scuole, le banche, le fabbri-
che sono chiuse. La lira liba-
nese è in pericolo. Rischia la
totale svalutazione.

Il risveglio delle coscienze
Non è una nuova guerra civi-
le, è il risveglio delle coscien-
ze di un Libano unito che
vuole vivere dignitosamente
e nel rispetto dell’individuo.
La goccia che ha fatto traboc-
care il vaso è stata la decisio-
ne di istituire una tassa di 18
centesimi di euro su ogni
messaggio Whatsapp, un
mezzo utilizzato in tutto il
mondo, e fin qui gratuito.
Lunedí 21 ottobre, una
manifestazione oceanica
davanti alla grande Mo-
schea di Beirut, proprio a
fianco della sede del gover-
no, ha riunito decine di mi-
gliaia di libanesi di tutte le
etnie e fedi. Gli slogan de-
nunciavano «l’irresponsabi-
lità dei politici» che non
hanno saputo gestire la ca-
tastrofe degli incendi e del-
le piogge torrenziali che ne-
gli ultimi tempi si sono ab-
battute sul Libano.

Manifestanti senza leader
Anche se il governo ha rinun-
ciato a tassare Whatsapp, e
ha dimezzato la diaria dei mi-
nistri, le manifestazioni so-
no proseguite contro «l’inca-
pacità dei politici» e «il falli-
mento dell’economia». Sono
manifestanti senza leader,
senza capi, come avviene da
molti mesi in Algeria.
Si sta assistendo alla fine
della sacralità di una parte
della classe dirigente. La Pri-
mavera araba non è finita,
anche se nella vicina Siria ha
provocato una grande trage-
dia. Il Libano è ancora uffi-
cialmente in guerra contro
Israele che nel luglio 2006
aveva scatenato un conflitto
contro Hezbollah.
L’attuale governo intende
creare un’Autorità naziona-
le contro la corruzione. Il pri-
mo ministro, Saad Hariri, ha
illustrato una serie di rifor-
me, ma i libanesi non si pla-
cano. Sanno che sono solo
promesse e che il sistema è
viziato alla base. Non basta
promettere qualche cambia-

mento per tacitare centinaia
di migliaia di libanesi anima-
ti da un’unica volontà, deter-
minati e disciplinati. Rara-
mente la classe politica liba-
nese ha vissuto un tale scac-
co, un rifiuto contro cui non
si vede rimedio. —
Traduzione di Carla Reschia
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

dopo 10 giorni

Il capo di Hezbollah
“Qualcuno vuole
la guerra civile”

Libanesi in piazza a Beirut contro il governo

«Temo che ci sia qualcuno
che voglia portare il Libano
alla guerra civile». Il segreta-
rio generale di Hezbollah,
Hassan Nasrallah, ha com-
mentato così le proteste an-
tigovernative che da dieci
giorni non accennano a pla-
carsi nel Paese dei cedri. Do-
po che l’esercito è dovuto in-
tervenire per liberare le stra-
de, il premier Hariri ha pro-
posto un «pacchetto di rifor-
me economiche», risultate
però del tutto insufficienti
per la piazza.

TAHAR BEN JELLOUN


EPA/WAEL HAMZEH


La rabbia dei poveri

che investe il Libano

unisce tutte le etnie

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