CorrieredellaSera Giovedì17Ottobre2019 15
IL REPORTAGE DALLA CITTÀ SIMBOLO
Ritorno aKobane,
dove c’era l’Isis
si attende la furia turca
Icurdisiritirano,entranoletruppediAssad.Erdoganaspetta
●
L
acittàèsilenziosa,
vuota,come addor-
mentata di fronteai
nostri occhi.Resta so-
prattuttoilsimbolo
dellaresilienza curdacontro
Isis. Ma,come tuttiiluoghi
pregni di memorie pesanti,
quel passatocol trascorrere
deltempo si fa semprepiù
controverso, ognuno lo legge
a modo suo. «Oltre 1.500 no-
stri giovani combattenti sono
morti tra quelle macerie.Po-
chi intendono davverotorna-
re alle lorocase»,confessano
unanimi ivecchi abitanti sfol-
lati nella vicinissima cittadina
turca di Suruç. Erdogan la de-
testa, oravorrebbecancellar-
la,come delrestodistrugge-
rebbe tutto ciò che ha che fare
con l’identità curda.Tanti nel
mondo occidentale lacele-
brano invecequasifosse sa-
cra, senza peròsaperebene
che ne sia stato dei suoi palaz-
zi abbattuti, le strade vuote, il
mercato semichiuso, le piazze
devastatedallecannonate, il
fango d’inverno, la polvere
d’estatesulla strade ancora
non asfaltate.
Trafruttetiecampi
Kobane, odiata, amata, di-
menticata. Vi ricordate lecan-
zoni dai ritmi marziali e le no-
te gutturali del popolo «il cui
unicoautenticoalleatosono
le montagne», che inneggia-
vano quantofosse «dolce mo-
rire perKobane»? Ci siamo ar-
rivati ieri mattina accompa-
gnati dalla notizia per cui i
russi starebberodispiegando
le loro unità speciali nelle pe-
riferie.Unviaggiocomplica-
to, fatto di gincane nellacam-
pagna per evitareiposti di
bloccodell’esercitoturco.
L’unico modo per arrivare alla
zona della frontiera nei pressi
dell’area urbana senza essere
cacciati indietroofermati è
seguireitrattori agricoli tra
fruttetiecampicoltivati. In-
tantoicurdi si trincerano,
protetti alle spalle da alcuni
contingenti di soldatiregolari
siriani: i nemici di ieri appena
diventati alleati per necessità.
In mattinata si diceva chefos-
seroancora fuori città. Più
tardil’Osservatorio Siriano
periDirittiUmani riportava
peròlaloropresenza incen-
tro. Mentreleunità turche,
posizionatedietroaquattro
alture disposte quasi parallele
lungo il muro, icampi minati
e i fili spinati dalla loro parte
della frontiera, sono pronte
all’attacco. Tengono icarri ar-
mati chiusi in un paio dica-
sermecostruitedirecente.
Stesso luogo, stessicampico-
lor fango, spoglicome allora
dopo i raccolti dell’estate. I si-
los dicemento grigio e letorri
alte per le cisterne dell’acqua
sono ancora ben visibilicome
cinque anni fa, quandofecero
capolino lugubrieminaccio-
se le bandiereneredelle bri-
gatedel Califfatoubriache
dellerecenti vittorie econvin-
te che battereicurdi intrap-
polati aKobane sarebbe stata
poco più che una passeggiata.
Furono poi gli oltre700 raid
americani a salvare i curdi. La
battaglia diKobane avrebbe
marcato l’inizio della fine per
la dimensioneterritoriale del
Califfato. Entroilgennaio
2015 oltre 10.000 jihadisti per-
sero la vita sotto le bombe ad
alta precisione tirate da droni
e caccia Usa sui 100 chilometri
di strada tra Raqqa eKobane.
Cambiavaluteespie
Oggi Isis non è sulterreno in
forze, almeno per ora. Gli
americani se ne sono andati.
Quattrogiorni faiproiettili
delle artiglierie turche li han-
no spinti ad evacuarelaloro
base sulconfine. Anche se i
curdi sfollatiaSiruç dicono
che, inverità, alcunetestedi
cuoioUsaogni tantoriappa-
ionoaKobane. Lorocomun-
quenon intendono andarea
verificare. «Sono pochi i curdi
siriani che accetteranno dive-
nirechiusi nellacosiddetta
zona sicura ideata da Erdogan
per ricacciare in Siria noi pro-
fughi», spiega un gruppetto. I
motivi? «I siriani sunniti scap-
pati in Turchia sono stati radi-
calizzati dallarepressione di
Bashar Assad. Oggi tra loro
serpeggiano l’idea per cui i
curdivanno scacciatiomas-
sacrati»,replicano. Quasi nes-
sunoèdispostoarivelarela
propria identità. «Ilregime di
Erdogan si fa sempre più dit-
tatoriale.Possono estradarci
in Siria anche solo per una
frase non gradita ai giornali-
sti. Qui ci sono spie a ogni an-
golo», aggiungono.Percon-
trosono anche abbastanza
certi che Erdogancerchi di
evitareviolenzecontrolacit-
tà. «Il suo esercito non inten-
de attirare l’attenzione suKo-
bane. È troppoconosciuta nel
mondo, preferiscono non se
ne parli», spiegano. Confer-
mano che la cittàèvuota: di
80.000residenti nelcentro,
molti sarebberoscappati al-
l’esterosin dal periodo delle
rivoltecontroilregime nel-
l’estatedel 2011. Chiresta ha
scelto di vivere nei villaggi li-
mitrofi. Eattende. DiceMah-
mud Azizcambiavaluta
36enne: «La lira turca è inca-
duta libera. Chi puòcompra
oroedollari, non sprecade-
naroper ricostruireunacasa
chepotrebbevenirespazzata
via alla prossima crisi».
©RIPRODUZIONERISERVATA
dalnostroinviatoaKobane
LorenzoCremonesi
Raqqa
Aleppo
Homs
Palmira
Idlib
AFRIN
Afrin
Dashisha
Al Roj
SIRIA Euf
ra
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TURCHIA
IRAQ
Ras Al Ayn
Qamishli
Tel Abyad
Qamishli
Derek
Kobane
Tal Tamr
Manbij
Territoriocontrollato
dai curdi
Safezone obiettivo di Erdogan
Centri curdi presi dalleforze siriane
Centri curdi sotto attacco dellaTurchia
Oltrelemacerie
Ilpresidenteturco
vorrebbecancellare
tuttociòchehaache
fareconl’identitàcurda
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dellaSiria
IritrattiLedonnecombattenti
Ivolti (e il fuoco) delle guerrigliere
«Dal fuoco siamovenuti e al fuocotorneremo»,recita un proverbio curdo. E
a questo detto si ispira «We Came From Fire», quattro viaggi delfotografo
statunitenseJoey Lawrence incastonati nelcaos della guerra in Iraq e in
Siria, ospite il 26 e 27ottobre de ilFestival dellaFotografia Etica di Lodi.
SilavaeBerivanDue miliziane curde ( Joey Lawrence/Festival della Fotografia Etica di Lodi )
Letappe
●Il 9 ottobre
dopo che il
presidente Usa
Donald Trump
ha dato via
libera e
annunciato il
ritiro delle
truppe, Ankara
lancia
l’operazione
«Pace di
primavera»
contro il
Rojava, la
federazione
autonoma
curda nel Nord
Est della Siria
●Le Sdf le
milizie siriane
già impegnate
nella guerra
all’Isis,
stringono un
accordo con
Damasco per
contenere
l’avanzata
turca e per
evitare il
massacro
●Il presidente
turco Recep
Tayyip Erdogan
intanto
minaccia
l’Europa di
lasciar passare
milioni di
migranti
●Diversi Paesi
europei
annunciano
l’interruzione di
esportazione di
armi verso la
Turchia. Gli
Stati Uniti,
dopo il ritiro dei
militari
annunciano
sanzioni
●L’avamposto
di Manbij passa
sotto il
controllo russo
Lavisita
Missione Usa
ad Ankara
per tentare
la mediazione
D
opo gli insulti di
Donald Trump ai
curdi («non sono
degli angeli» e «sono
peggio del Pkk», ha
dichiarato il presidente
statunitense a proposito
dell’alleato principale
nella guerra all’Isis), il
vicepresidenteUsa Mike
Pence e il segretario di
Stato MikePompeo sono
attesi oggi ad Ankara per
cercareuna treguacon il
presidente turcoRecep
Tayyip Erdogan.Un
incontroteso ancor prima
di cominciare, dopo che il
leader turcoli ha
pubblicamente snobbati
(«Quandoverrà Trump,
vedrò lui»), salvo poi fare
una bruscaretromarcia.
«Il nostro obiettivo — ha
spiegatoPompeo — non è
rompere lerelazionicon la
Turchia, che è un membro
Natocon cui
condividiamo importanti
interessi, ma negare ad
Ankara lacapacità di
continuare la suaoffensiva
in Siria».
Iforeignfighters
Parigipropone
untribunale
insiemeall’Iraq
perlejihadiste
I
l ministro degli Esteri
franceseJean-Yves Le
Drian ha annunciato in
vista della sua imminente
visita in Iraq che a Bagdad
discuterà della creazione
di un «dispositivo»
internazionale per
processare le donne
jihadiste dell’Isis, incluse
quellecon passaporto
occidentale. «Bisogna fare
in modo,con le autorità
irachene, che si possano
trovare i mezzi diottenere
un dispositivo giudiziario
in grado di giudicare
l’insieme di questi
combattenti, incluse, in
teoria, lecombattenti
francesi», ha dichiarato
ieri ilcapo del Quai
d’Orsay durante
un’intervista alla Bfm Tv.
Intanto dal Nord Est
siriano è giunta la notizia
che 9 jihadiste francesi
sono scappate nei giorni
scorsi dalcampo di Ain
Issa, probabilmente
prelevate dai miliziani
dell’Isis dopo i raid turchi.
SottoattaccoKobane vista dal
confine turco, fu devastata da Isis
nel 2014 ( foto L.Cremonesi )
Esteri