22 Venerdì 25 Ottobre 2019 Il Sole 24 Ore
Mondo
La primavera araba ora è in autunno
Proteste contro le diseguaglianze
NON SOLO LIBANO
Rivendicazioni economiche
estese anche a Egitto,
Iraq, Algeria e Sudan
Le manifestazioni hanno
un carattere trasversale
Assente l’Islam politico
Roberto Bongiorni
I mali comuni si chiamano debito
pubblico (incontrollato), corruzione,
assenza di riforme democratiche. I
sintomi della malattia si sono presto
manifestati; sono la disoccupazione,
la mancanza dei servizi di base, le
sperequazioni della ricchezza, più in
generale le diseguaglianze. Eppure
le cure offerte dai Governi arabi per
migliorare le rispettive economie ed
arginare il malcontento popolare so-
no finora state insufficienti, se non
del tutto assenti. Lo stesso vale sul
fronte della politica.
Esasperati, disillusi, frustrati per
una situazione non più sostenibile,
i manifestanti hanno riempito in
febbraio le strade e le piazze di Alge-
ri. Le proteste sono poi dilagate in
Sudan,con conseguenze inimmagi-
nabili, hanno toccato l’Egitto, per poi
estendersi fino al Libano e all’Iraq.
Cosa sta accadendo nel tormentato
mondo arabo? A prima vista sem-
brerebbe sia nata una nuova prima-
vera, in cui le rivendicazioni econo-
miche sono il fattore trainante. La
verità, probabilmente, è un’altra:
l’onda lunga delle primavere arabe,
o del lungo inverno che ne è seguito,
non si è ancora esaurita. Per una
semplice ragione; perché non sono
state risolte le cause alla base del
malcontento e perché questo pro-
cesso di trasformazione richiederà
ancora molti anni.
Rispetto al terremoto che nel
aveva scosso il mondo arabo, le nuo-
ve proteste, pur presentando diversipunti in comune, hanno anche nu-
merose differenze. Che sia il Libano,
l’Iraq , l’Algeria o il Sudan, non puònon passare inosservata l’assenza
dell’Islam politico. Certo, anche nel
, la rivolta partì dai giovani,spesso laici. Ma presto gli organizza-
ti movimenti islamisti cavalcarono
la protesta assumendone le redini.Un’altra differenza è la durata delle
nuove manifestazioni. Nel  ci
volle meno di un mese per rovesciareil regime di ben Ali in Tunisia, e tre
settimane per quello di Hosni Muba-
rak in Egitto. In Libia e in Siria la ri-volta è invece degenerata presto in
guerra civile. Quasi avessero preso
coscienza che una paziente e perse-verante presenza è il solo modo per
centrare gli ambiziosi obiettivi (che
la guerra rischia di vanificare) i nuo-vi manifestanti arabi hanno finora
dato il via a forme di protesta decisa-
mente meno violente (tranne che inIraq) ma molto più lunghe. È un
braccio di ferro in cui i due sfidantievitano iniziative drastiche: i regimi
paiono disposti a fare più concessio-
ni. E, al di là di quanto accaduto inSudan e in parte in Iraq, non hanno
scatenato sanguinose repressioni,
come fecero invece nel . Da parteloro i manifestanti hanno imparato
a contenere la rabbia.
Che accada in Nord Africa o nellontano Iraq c’è qualcosa di profon-
damente diverso rispetto al passato.
È il disinteresse mostrato dalle po-tenze regionali e l’apatia da parte di
quelle occidentali, che tanto si erano
sbilanciate nel . Considerando isuoi legami storici, il silenzio della
Francia per quanto sta accadendo in
Libano, ma anche in Algeria, è assor-dante. Sono silenziosi anche gli Stati
Uniti, che nel  avevano ritirato il
sostegno al loro grande alleato ara-bo, Hosni Mubarak. Tacciono perfi-
no la Turchia e il ricchissimo Qa-
tar,che nel  e negli anni seguentidivenirono sponsor delle rivolte,so-
prattutto in Libia, finanziando i mo-
vimenti islamici legati alla Fratellan-
za Musulmana. Doha oggi apparetroppo impegnata ad affrontare le
conseguenze dell’embargo decreta-
to da Riad e nel giugno del .Quanto alla Turchia,l’offensiva mili-
tare lanciata nel nord della Siria con-
tro le milizie curde sembra lasciarpoco spazio ad altre iniziative. Re-
stano in silenzio, quasi dessero un
tacito assenso al mantenimento del-lo status quo,anche la Russia, la po-
tenza mondiale più influente in Me-
dio Oriente e l’Iran, che in Iraq stadalla parte del Governo. Il tutto con
grande sollievo delle monarchie
sunnite, in prima linea Riad, terro-rizzate che il vento della protesta
possa travolgere i loro regni.
Nessuno può prevedere cosa saràil Medio Oriente da qui a  anni. È
un processo di trasformazione chedarà i risultati, se mai li darà, solo sul
lungo periodo. Occorrerà vedere se
in Libano il Governo saprà dare una
risposta concreta, e se la protesta,
per la prima volta trasversale (sonoscesi in piazza sunniti, sciiti, cristia-
ni e drusi), si accontenterà delle ri-
forme e delle promesse dell’élite alpotere. I mali del Libano sono croni-
ci. I servizi pubblici sono allo sfascio,
il debito si è gonfiato al % del Pil.Se in Libano le proteste sono ap-
pena iniziate in Algeria durano or-
mai da otto mesi. Dal  febbraio,ogni martedì, puntuali, gli algerini si
ritrovano nelle strade per chiedereall’esercito, la vera forza al potere, di
farsi da parte e avviare una nuova e
credibile transizione democratica. Aprima vista le loro rivendicazioni ap-
paiono politiche, ma dietro alla per-
severanza degli algerini c’è anche larabbia dei giovani e meno giovani
per le promesse mancate e per la cri-
si economica in corso. Dal , an-che a causa della caduta dei prezzi
del greggio, l’economia ha iniziato a
mostrare segni di sofferenza ed ora
la situazione è quasi insostenibile.
Nel  il debito pubblico è salito al% del Pil (nel  era al %).La
disoccupazione è ormai una piaga, ilcarovita motivo di rabbia.
Da un manipolo di giovani laure-
ati disoccupati e venditori di strada,in Iraq le proteste hanno assunto
una dimensione nazionale metten-
do a rischio un Governo nato dopoestenuanti negoziati. Al cuore della
protesta, non di rado violenta, ci so-
no ancora una volta le rivendicazionieconomiche contro un elite accusata
di corruzione, rea di aver dissipato le
grandi entrate petrolifere. « Non c’èuna soluzione magica», ha spiegato
il premier Abdul Mahdi. Una dichia-
razione che non prelude a nulla dibuono. La primavera contro le dise-
guglianze pare appena iniziata. E i
manifestanti sanno di essere soli.© RIPRODUZIONE RISERVATASenza tregua. A Beirut proseguono le proteste nonostante l’appello del presidente Michel Aoun
EPASulla Turchia
Parigi e Berlino
sono divisi
RIUNIONE NATO
I tedeschi propongono
di mettere la Siria del Nord
sotto l’egida dell’Onu
Beda Romano
Dal nostro corrispondente
BRUXELLESÈ con imbarazzo che i Paesi membri
della Nato si stanno incontrandoquesta settimana a Bruxelles per
una consueta riunione dei ministri
della Difesa. La decisione turca di in-vadere il Nord-Est della Siria e di at-
taccare presunte basi terroristiche
curde sta mettendo a dura prova ilrapporto tra Ankara e i suoi alleati
nell’organizzazione militare. Ieri
non sono mancate le critiche al go-verno turco, ma nulla di più. Molti
governi temono un riavvicinamento
di Ankara a Mosca.Parlando alla stampa ieri sera do-
po il primo incontro di una due-
giorni di riunioni, tra ieri e oggi, il se-gretario generale Jens Stoltenberg è
stato diplomatico. Non ha voluto
condannare il governo turco, e haparlato di «legittime preoccupazioni
per la sua sicurezza». Ha ammesso
però che «la discussione tra gli allea-ti è stata franca e aperta». Interpella-
to sui rischi di una spaccatura della
Nato, il segretario generale ha dettoche «questi di oggi non sono i primi
disaccordi in seno alla Nato».
Lo stesso segretario alla Difesaamericano Mark Esper ha spiegato
che «la Turchia va in una cattiva di-
rezione su numerose questioni» e«ci ha messo in una situazione terri-
bile con la sua operazione ingiustifi-cata in Siria». Ciò detto, ha aggiunto
che «certo non inizieremo una guer-
ra contro un alleato». Washingtonteme che il Paese possa «entrare nel-
l’orbita russa, distanziandosi da
quella della Nato». L’operazioneturca è scattata dopo un accordo con
la Casa Bianca che ha evacuato sol-dati americani dalla regione.
Secondo le informazioni raccolte
qui a Bruxelles, i toni del dibattito trai ministri si sono rivelati ieri più mo-
derati rispetto alla recente riunione
a livello di ambasciatori alla presen-za di Mike Pompeo, il segretario di
Stato americano. C’è il desiderio di
mantenere la coesione dell’organiz-zazione militare. Alcuni Paesi resta-
no più duri di altri, in primis la Fran-
cia. Sul terreno, intanto, l’agenzia distampa siriana ha accusato le truppe
turche di avere attaccato soldati si-
riani, provocando anche morti.Ormai Ankara è diventata un al-
leato imprevedibile per la Nato. Ha
acquistato di recente materiale mili-tare dalla Russia, un Paese con il
quale l’alleanza militare ha rapporti
sempre più freddi, e ha siglato un ac-cordo con Mosca per meglio con-
trollare il territorio siriano abitato
prevalentemente da curdi. La vicen-da turca non solo sta mettendo in
dubbio il ruolo della Turchia nell’al-leanza militare, sta anche provocan-
do malumori tra gli alleati.
La ministra della Difesa tedescaAnnegret Kramp-Karrenbauer ha
proposto di trasformare la parte
settentrionale della Siria in una re-gione sotto l’egida delle Nazioni
Unite. «Accolgo con piacere tutte le
idee», ha detto Jens Stoltenberg.L’iniziativa invece non è piaciuta a
Parigi che ha rimproverato a Berli-
no di non esserne stata informata.Altri Paesi notano che qualsiasi
scelta di questo tipo richiederebbe
comunque una intesa con la Russia,che ormai ha messo, o meglio ri-
messo, radici nella regione.
I Ventotto hanno deciso lunedì dicongelare le vendite di armi ad
Ankara, facendo trapelare i dubbi di
alcuni e l’apparente contraddizionedella doppia partecipazione di molti
governi alla Nato e alla Ue.
© RIPRODUZIONE RISERVATALo Studio Legale Scozia,
fondato a Torino nel 1970
dall’Avv. Francesco Scozia,collabora da sempre con pri-
marie compagnie assicurati-
ve. L’Avv. Riccardo Scozia si
occupa della tutela giudizia-
ria di Enti Ospedalieri e per-
sonale medico. Ha acquisitoesperienza pluriennale nella
Responsabilità Sanitaria e
civile, che costituiscono, in-
sieme al Diritto Assicurativo,
le specializzazioni principalidello Studio. L’Avv. Angeli-
ca Scozia gestisce il settore
delle rivalse assicurative, è
specializzata in Contrattuali-
stica e si occupa di Diritto diFamiglia e delle Successioni,
in cui vanta esperienza mul-
tilivello. È mediatrice e autri-
ce di articoli in materia as-
sicurativa e sanitaria. L’Avv.Cristina Milione ha maturato
una particolare competenza
in tema di diritto di Famiglia
e delle Persone, acquisendo
una specifica conoscen-za in tema di Disposizioni
Anticipate di Trattamento
e Pianificazione Condivisa
delle Cure, in collaborazione
con medici e psicologi. Info:
http://www.studiolegalescozia.itDomenico Fioretti è fonda-
tore dello Studio Legale
Fioretti & Partners con sedein Avellino. Esperto in mate-
ria bancaria finanziaria, legal
compliance, GDPR, privacy,
antiriciclaggio, commerciale
e civile, è arbitro e conci-
liatore bancario e finanzia-rio, nonché docente per la
formazione professionale
specialistica anche in me-
diazione ex D.Lgs.28/2010,
crisi da sovraindebitamen-to, etc. L’Avv. Fioretti è
inoltre consulente legale
dell’Ambasciata degli USA
— Consolato di Napoli —
di Confindustria Avellino,di Cabel Holding spa, etc.
Presso l’Ordine degli Avvo-
cati di Avellino riveste il ruolo
di Data Protection Officer
(DPO). Lo Studio che offrealla clientela esperienza e
competenze anche in Di-
ritto Civile, Commerciale e
Tributario, è composto da
valenti professionisti, tracui la figlia Avv. Alessan-
dra Fioretti, ed intrattiene
partnership professionali
con primari studi legali e
commerciali. Info: http://www.
avvdomenicofioretti.comSpecialista in Diritto Am-
ministrativo e Scienza
dell’Amministrazione, cas-
sazionista, l’Avv. Martino
Margiotta opera anche nel
diritto immobiliare, in ur-banistica, espropriazioni,
lavoro nelle P.A. e concorsi
pubblici, contratti della P.A.
per lavori e servizi pubblici.
«Assisto privati, enti pubbli-ci economici e P.A. dinanzi
al Giudice Amministrativo
e Ordinario – afferma l’Av-
vocato – e assisto privati
dinanzi al Giudice Con-tabile. Presto consulenza
ad enti locali, enti pubbli-
ci economici e privati. Ho
sempre favorito l’incontro
tra più esperienze profes-
sionali e il coordinamentotra più discipline del Dirit-
to». Di conseguenza, l’Avv.
Margiotta opera in Puglia, a
Martina Franca (m.margiot-
ta@margiottastudiolegale.com); a Roma dove è Of
Counsel dello Studio Delli
Santi (m.margiotta@sdslaw.
com); in Bologna a capo
del Settore di Diritto Ammi-nistrativo ed Urbanistico di
IURA Network di Avvocati
Avv. Martino Margiotta
L’Avv. Maria Pia Bozzo
svolge la sua professionedal 2004, nascendo come
penalista e poi occupandosi
sempre più di aspetti come
l’Infortunistica collegata
all’ambito civile, il risarci-mento danni, l’infortunio sul
lavoro, quello stradale, gui-
da in stato di ebbrezza ecc.
Diritto Civile, Infortunistica,
Diritto di Famiglia: sonoquesti dunque gli ambiti di
specializzazione dello Stu-
dio Legale dell’Avv. Bozzo,
sito a Mondovì (CN). L’Av-
vocato si sofferma in parti-
colare sulla tematica dellasicurezza dei macchinari sui
luoghi di lavoro spiegando
che: «In caso di infortunio, la
dichiarazione di conformità
CE e la marcatura non ga-rantiscono il datore di lavoro
liberandolo da responsabili-
tà. Ciò che si dovrebbe ac-
certare sono i RES (Requi-
siti Essenziali di Sicurezza).Infatti, se si verifichi un infor-
tunio causato da una non
conformità ab origine della
macchina per una carenza
sicuristica non occulta rela-tiva alle fasi di progettazio-
ne e/o realizzazione della
stessa, la responsabilità per
l’evento di danno potreb-
be essere addebitata, oltreche al fabbricante, anche
al datore di lavoro utilizza-
tore, responsabile per quei
difetti sicuristici che doves-
sero manifestarsi durantel’uso della macchina. Im-
prescindibile quindi, prima
di mettere a disposizione
dei lavoratori una macchina
marcata CE, sottoporla alla
procedura di “valutazionedei rischi” per verificare se
sono stati rispettati i RES
ad essa applicabili». Con
l’Avv. Bozzo collaborano gli
Avv.ti Franco Bosio e Pao-lo Zaccone: quest’ultimo,
di madrelingua polacca,
è esperto in Diritto Inter-
nazionale e referente del
Console onorario Polaccoa Torino per le questioni
con la Polonia. Info: avv.
I soci dello Studio Scozia Avv. Domenico Fioretti [email protected]
L’Avvocato Maria Pia Bozzo e i suoi collaboratori