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FEDERICO CAPURSO
FRANCESCA SFORZA
ROMA
«Eccellente cooperazione»,
così il Dipartimento di Stato
americano ha commentato
lo stato dei rapporti tra Ita-
lia e Stati Uniti al termine
della prima giornata di in-
contri tra il segretario di Sta-
to Mike Pompeo e le massi-
me autorità italiane, il presi-
dente della Repubblica Ser-
gio Mattarella e il premier
Giuseppe Conte. Al centro
dei colloqui, nel rispetto del-
le priorità dell’agenda glo-
bale, la questione libica: gli
americani hanno rassicura-
to l’Italia sul fatto che soster-
ranno il processo di stabiliz-
zazione, e saranno al fianco
del nostro Paese per la cessa-
zione delle violenze. Ma si è
parlato anche di Cina, e a
proposito delle preoccupa-
zioni dell’amministrazione
Usa per la tecnologia targa-
ta Huawei e Zte, il presiden-
te del Consiglio Conte ha ri-
cordato l’impegno dell’Ita-
lia sul fronte delle normati-
ve, tese a difendere con fer-
mezza il «perimetro ciberne-
tico» nazionale, a garanzia
della nostra sicurezza e, di
conseguenza, di quella dei
Paesi alleati.
Il blitz a Genova
Non è certo una coinciden-
za la visita del premier nella
tarda mattinata di ieri, a Ge-
nova, del più grande centro
di ricerca italiano sulla tec-
nologia 5G dell’azienda sve-
dese Ericsson. Un filo evi-
dente unisce la sortita del
premier in Liguria alla ri-
chiesta di Washington di im-
brigliare la diffusione delle
antenne di Huawei e Zte sul
territorio dei Paesi alleati.
«Io sono anche il responsabi-
le dei servizi di sicurezza del-
lo Stato e la tutela delle no-
stre infrastrutture strategi-
che è una cosa che non mi fa
dormire la notte», ha detto
Conte a margine dei collo-
qui riservati avuti con il pre-
sidente di Ericsson Italia e il
presidente di Ericsson Eu-
ropa. Il premier è al lavoro
da tempo per cercare di me-
diare tra le preoccupazioni
americane – legate alla
condivisione di informa-
zioni su reti cinesi – e le ne-
cessità per le aziende italia-
ne di poter sfruttare la com-
petitività qualitativa e di
prezzo della tecnologia of-
ferta da Pechino. E Erics-
son rappresenta per l’Ita-
lia, in questo senso, una
delle più importanti alter-
native a Huawei e Zte.
Il vertice a Roma
Nel corso dell’incontro a Pa-
lazzo Chigi sono poi stati of-
ferti al segretario di Stato
americano e ai suoi collabo-
ratori i dettagli del decreto
legge sul «perimetro di sicu-
rezza nazionale ciberneti-
ca» che proprio ieri ha ini-
ziato il suo iter alla Camera
e che ha come perno centra-
le l’introduzione di misure
di sicurezza per le infra-
strutture 5G. Un provvedi-
mento di fondamentale im-
portanza agli occhi di Wa-
shington dopo la decaden-
za del decreto sul Golden
Power e, in un certo senso,
ancora più incisivo. Entro
quattro mesi verranno defi-
niti i «soggetti a rischio» da
monitorare e sarà lo Stato
ad avere potere di sostituire
quelle parti dell’infrastrut-
tura «che risultano grave-
mente inadeguate sul pia-
no della sicurezza», anche
nel caso in cui sul tavolo ci
siano contratti già firmati.
Ad essere coinvolto nei te-
st sulla sicurezza degli hard-
ware e dei software ci sarà il
Comitato interministeriale
per la sicurezza della Repub-
blica e, su esplicita richiesta
di Conte, la responsabilità
delle ispezioni e dei test da
effettuare sulle infrastruttu-
re delle aziende pubbliche
spetterà direttamente a Pa-
lazzo Chigi (e non più all’A-
genzia per l’Italia digitale,
come era inizialmente previ-
sto), mentre quella sui priva-
ti resterà al ministero dello
Sviluppo economico.
L’efficacia di queste misu-
re deve ancora essere verifi-
cata, ma sono soluzioni utili
a Conte per cercare di argi-
nare le pressioni Usa. Il pre-
mier scommette sulla possi-
bilità che un negoziato tra
Pechino e Washington pos-
sa a breve risolvere alcune
partite in cui siamo coinvol-
ti, ma al termine dell’incon-
tro ha fatto comunque pre-
sente l’allarme del settore
agroalimentare italiano per
la vicenda dei dazi legata al-
la sentenza del WTO sulla di-
sputa Airbus. Mike Pom-
peo, nel ricordare che il dos-
sier non è di sua stretta com-
petenza, ha preso atto della
preoccupazione lasciando
intendere che porterà il mes-
saggio ai diretti responsabi-
li dell’amministrazione de-
gli Stati Uniti. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
N
on poteva mancare
anche un pizzico di
spionaggio, nella vi-
sita italiana del se-
gretario di Stato Mike Pom-
peo. L’uomo del presidente
Trump arriva a Roma per par-
lare di diverse questioni, ma
è stato preceduto dal mini-
stro della Giustizia, William
P. Barr, che è stato a Roma ve-
nerdì scorso in missione se-
greta. Barr aveva un obietti-
vo delicatissimo, su cui
Trump in persona si è speso
nelle settimane scorse: rico-
struire i diversi aspetti miste-
riosi del Russiagate che ha te-
nuto il presidente sulla grati-
cola per mesi. A Roma, ha in-
contrato diversi esponenti
dell’intelligence, sia in funzio-
ne, sia in pensione. Tra gli al-
tri, avrebbe incontrato anche
il direttore del Dis, Gennaro
Vecchione.
Secondo quanto apprende
l'Adnkronos, gli incontri di
Barr sarebbero avvenuti an-
che con alti funzionari dei ser-
vizi segreti «non operativi»
del Dis - cosa ritenuta anoma-
la nel mondo dell'intelligen-
ce - richiesti dallo stesso At-
torney general, e non espo-
nenti del governo.
C’è da ritenere ovviamente
che siano stati incontri auto-
rizzati dal governo italiano,
al punto che Barr è stato visto
entrare nel palazzone che fa
da quartier generale dei no-
stri 007, a piazza Verdi di Ro-
ma. E Barr è stato visto anche
a Ferragosto in Italia. Un’al-
tra visita non pubblicizzata.
Barr sarebbe stato però an-
che in Australia e Gran Breta-
gna. A rivelare i suoi viaggi se-
greti sono stati il New York Ti-
mes e il Washington Post, im-
pegnatissimi nel demolire
l’attuale amministrazione. I
due giornali raccontano che
Barr, e operativamente il pro-
curatore John Durham, stan-
no visitando diversi Paesi
esteri cercando informazioni
sul lavoro degli investigatori
americani. Sostengono, le
due testate, che la telefonata
con il premier dell’Ucraina fa-
rebbe parte di un disegno più
ampio per riscrivere la storia
delle elezioni 2016, smonta-
re il Russiagate e screditare
non solo il procuratore spe-
ciale Robert Mueller ma an-
che Cia e Fbi, «colpevoli» di
avere complottato contro il
tycoon.
A Roma, mai chiarito, c’è
stato in effetti un passaggio
chiave del Russiagate: un mi-
sterioso professore maltese,
Joseph Mifsud, con contratto
di docenza presso l’universi-
tà Link Campus, avrebbe da-
to il via all’operazione spiffe-
rando all’allora capo dello
staff elettorale di Trump,
George Papadopoulos, la no-
tizia (falsa) che i russi aveva-
no le mail riservate di Hillary
Clinton e di fare buon uso di
questa informazione per la
campagna elettorale di
Trump.
Successivamente, Papado-
poulos incontrò un alto diplo-
matico australiano a Londra
e lì sarebbe caduto in un tra-
nello, facendo ammissioni
imbarazzanti - che potevano
far ritenere che lo staff di
Trump avesse contatti impro-
pri e diretti con i russi - e l’au-
straliano, a questo punto,
avrebbe informato ufficial-
mente l’Fbi.
Ebbene, Mifsud da mesi è
scomparso nel nulla. Pare
che Barr e Duhram siano in
Italia per investigare in pri-
ma persona, per capire se il
professore scomparso nel
nulla è un agente dei nostri
servizi segreti, come molti
sostengono sulla base di de-
duzioni o teorie cospirazio-
nistiche, e se i nostri sappia-
no dove sia finito. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
GIUSEPPE CONTE
PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
PAOLO MASTROLILLI
INVIATO A NEW YORK
S
e l’Italia affiderà alla
compagnia cinese Hua-
wei la costruzione del-
la sua rete per le teleco-
municazioni 5G, «minerà la pro-
pria sicurezza nazionale e quel-
la della Nato». A dirlo è un alto
funzionario dell’amministrazio-
ne americana, che ha condiviso
con La Stampa le preoccupazio-
ni della Casa Bianca. Washing-
ton non si spinge fino a prospet-
tare la necessità di interrompe-
re le comunicazioni di intelli-
gence con Roma, ma il messag-
gio non lascia spazio ad equivo-
ci: «Un sistema 5G basato su for-
nitori non affidabili come Hua-
wei o Zte metterebbe a rischio
la sicurezza delle informazioni
che ci scambiamo, ed è qualco-
sa che dovremmo decidere co-
me gestire. Non pensiamo si ar-
riverà a questo punto, ma è chia-
ramente un rischio». Quindi
l’appello viene girato diretta-
mente a Palazzo Chigi: «Siamo
fiduciosi che un alleato come l’I-
talia e il suo governo faranno la
scelta giusta, il presidente
Trump ha un’alta opinione del
suo amico e premier Conte».
Questo colloquio nasce dallo
“Smart City Tour” che la compa-
gnia cinese sta conducendo in
sei città italiane, e arriva pro-
prio in corrispondenza con la vi-
sita del segretario di Stato Pom-
peo a Roma. «È ironico - com-
menta l’alto funzionario Usa -
che Huawei faccia un road-
show per promuovere le città in-
telligenti, quando in realtà sta
solo cercando di penetrare il vo-
stro mercato con le sue tecnolo-
gie per la sorveglianza delle cit-
tà. Se avete letto George Or-
well, questo è lo scenario di
“1984” elevato alla massima po-
tenza. Stiamo parlando dei 200
milioni di telecamere che già
controllano ogni mossa di tutti i
cinesi, usate per determinare il
loro social credit score in base
all’assoluta fedeltà all’appara-
to, impedire che possano lascia-
re le proprie case, sopprimere
milioni di cittadini musulmani.
Se questo è il modo in cui il Parti-
to comunista di Pechino tratta i
suoi cittadini, come possiamo
aspettarci che si interessi al dirit-
to degli italiani alla privacy?».
“Attenti a Pechino”
La fonte dell’amministrazione
non ha dubbi sull’origine del
progetto: «Huawei è intera-
mente sostenuta dai finanzia-
menti del Partito comunista, e
il suo stesso fondatore lavora-
va per gli apparati della sicurez-
za. La loro tecnologia è costrui-
ta per avere un collegamento
diretto con Pechino, attraverso
backdoor e falle». Perciò rap-
presenta una minaccia: «Noi
pensiamo che se l’Italia si affi-
dasse Huawei commetterebbe
un grave errore, che minereb-
be la vostra sicurezza e quella
della Nato. Se l’Alleanza, a cau-
sa dei suoi Stati membri, non
avesse un sistema di comunica-
zioni affidabile in tempi di con-
flitto, come potrebbe svolgere
la sua missione di proteggere
la sicurezza dei cittadini? Se
l’interruttore fosse localizzato
a Pechino, mettendola in condi-
zione di spegnere a piacimento
il sistema delle telecomunica-
zioni europee, ciò diventereb-
be una minaccia non solo per la
sicurezza dell’Italia, ma dell’in-
tera Nato». L’alto funzionario
Usa dice che le rassicurazioni
dei cinesi non sono attendibili:
«Se la teoria è che uno Stato
cliente di Huawei possa proteg-
gere il proprio network dallo
spionaggio, ciò è categorica-
mente falso, e noi lo abbiamo
dimostrato. Con il 3G e 4G si po-
teva difendere il core, ma con il
5G non è possibile mitigare i ri-
schi per la sicurezza, anche del-
le infrastrutture». In passato
Roma ha chiesto a Washington
di fornire le prove di questi peri-
coli, e la fonte dell’amministra-
zione assicura che ciò è avvenu-
to: «Stiamo avendo conversa-
zioni col governo italiano al
massimo livello. Abbiamo con-
diviso le nostre informazioni,
anche la settimana scorsa».
Quanto alla motivazione di
scegliere la compagnia cinese
perché è più economica, secon-
do la Casa Bianca in realtà non
ci conviene: «Huawei offre
prezzi bassi perché è sovvenzio-
nata dallo stato sul mercato in-
terno e su quello internaziona-
le, ma i suoi prodotti non sono
affidabili come dice. L’analisi
dei costi e dei benefici è chiara:
al principio la loro offerta può
essere più economica, ma alla
lunga il prezzo per la sicurezza
e la privacy dei cittadini italiani
e della Nato non vale questo ri-
sparmio iniziale». L’alternati-
va tecnologica esiste: «Huawei
promette di costruire il sistema
5G, ma non l’ha mai realizzato
davvero all’estero. Negli Usa in-
vece stiamo già costruendo la
nostra rete, con affidabili com-
pagnie europee come Ericsson
e Nokia, e americane». L’alto
funzionario non conferma se
Trump e Conte hanno discusso
il tema, e non commenta l’effi-
cacia delle regole per il golden
power, ma aggiunge: «Siamo fi-
duciosi l’Italia farà la scelta giu-
sta». — c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
MIKE POMPEO
SEGRETARIO DI STATO USA
Il ministro della Giustizia statunitense, William Barr, con il presidente Donald Trump
IL CASO
LE SFIDE GLOBALI
L'Italia è un alleato
chiave, un garante
della sicurezza
nella comunità
internazionale
Il premier visita
la Ericsson per
studiare l’alternativa
al colosso di Pechino
Sulla Libia gli Usa
saranno al fianco
del nostro Paese per
far cessare le violenze
Il ministro della Giustizia Usa ha visto alti esponenti dell’intelligence
Giallo sulle sorti del docente della Link che rivelò le mail della Clinton
L’intrigo del Russiagate
dietro la visita di Barr
ai servizi segreti italiani
AFP
Un funzionario dell’amministrazione Trump:
“Se l’Italia si affida a Pechino è un grave errore”
Il monito Usa:
“Col 5G cinese
è in pericolo
tutta la Nato”
La Casa Bianca, attraverso un funzionario che ha parlato con La Stampa, ha condiviso le preoccupazioni sulla tecnologia cinese del 5G
RETROSCENA
AP
LE SFIDE GLOBALI
“Sulla sicurezza digitale non ci dormo”
Ma Conte rassicura Pompeo su Huawei
Il capo dell’esecutivo al segretario di Stato Usa: “Roma difende le sue infrastrutture strategiche”
Il fuori programma
Fuori programma durante
la visita ufficiale a Roma di Mike
Pompeo. Un’inviata de Le Iene,
Alice Martinelli, ha dato un par-
migiano al segretario di Stato
Usa: una provocazione per ricor-
dare i possibili danni che potreb-
bero derivare dai dazi di Trump
REUTERS
La tutela delle
nostre infrastrutture
strategiche è una
cosa che non mi fa
dormire la notte
MERCOLEDÌ 2 OTTOBRE 2019 LASTAMPA 11
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