Corriere della Sera La Lettura - 15.09.2019

(backadmin) #1

DOMENICA15SETTEMBRE2019 CORRIEREDELLASERALALETTURA 21


Sonotranoi


Sono acasaloro


Universi.


Scienze,astronomia, matematica, nuovi linguaggi


diTELMOPIEVANI


Animalid’ItaliaIlnostroPaeseèinEuropaquelloconlamaggiorebiodiversità.Ilritornodispecierareoquasiestinte


(ilcastorosulTarvisiomancavada5secoli)nondevespaventare:l’intrusoèl’uomo,checonlafaunasapevaconvivere


Unfuturoprossimoincuilademocrazia
annaspaelemultinazionaliregnano:
potrebbesembrareunastoriagiàsentita,ma
nelcasodeL’invenzionedeglianimalidi
PaoloZardi(Chiarelettere,pp.256,€16)la
distopiasifondecolthrillereilrisultatoè
un’avvincenteelucidariflessioneeticae
filosoficasull’essereumanoelasua
coscienza.LoscattoèpostatosuInstagram
dalcollettivo@rifugio_ircocervo.

{


i(n)stantanee
diNathasciaSevergnini

Moraledistopica

SCOPER


TE
diALESSANDRO MINELLI

N


ell’adulto del Caenorhabditis
elegans vi sono solo 959cellule:
numero fisso,come è fissa la
loro ripartizione fra i diversi organi, ad
esempio 302 nel sistema nervoso, 95
nei muscoli. Mezzo secolofail
minuscolo verme è entrato nei
laboratori, diventando uno dei
principali «organismi modello»: suo fu
il primogenoma di un organismo
multicellulare a essere sequenziato.

Era il 1998 e 15 anni prima, John
Sulston (Nobel nel 2002) e
collaboratoriavevano ricostruito la
serie di divisioni che in tre giorni
portano dall’uovofecondato all’adulto.
Ci siaspettava che la sequenzafosse
associata a una progressivarestrizione
del destino finale dellecellule. Invece,
lecellule cheformano i singoli organi
non sono sempre strettamente
imparentate e, alcontrario, duecellule
sorelle possono benissimo trovarsi in
organi diversi. Uno studio pubblicato
su «Science» da ricercatori di Seattle e
di Philadelphia loconferma e precisa a
livello molecolare, scoprendo quali
geni siano espressi in ciascuna delle
cellule dell’adulto e nei loro precursori.

Fino a che punto, dunque, le differenze
nell’espressione deigeni
corrispondono al grado di parentela tra
lecellule? Lacorrispondenza è
apprezzabile solo nellefasi iniziali dello
sviluppo, poi lecarte siconfondono:
cellule sorelle possono esprimeregeni
diversi e finire in organi differenti;
cellule imparentate alla lontana
possono esprimere gli stessigeni e
contribuire alformarsi di uno stesso
organo. Lacostruzione del verme non
segue dunque la via più semplice ma i
suoi «capricci» sono «congelati» in
misura impressionante, perché ogni
individuo della specie sicostruisce
nello stesso modo di tutti i suoi simili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Sorellemacongenidiversi


Lecapricciosecelluledelvermicello


S


onotornati. Si aggirano di notte,
come fantasmi a quattro zampe.
Diffidentieterritoriali, scendo-
no dai boschiverso le nostre pe-
riferie. Citemono ma sono an-
che attratti dalla nostra abbondanza di
cibo. Sonoottoanimali selvatici raccon-
tati da uno scienziatoforestale che li stu-
dia da decenni, Daniele Zovi. Otto storie
di natura libera: orsi, lupi, cinghiali, gatti
selvatici, lontre, sciacalli dorati, linci e
castori. Ce ne sono più nelle nostre favole
che là fuori nel mondo.Tale ormaièil
grado di antropizzazione che, se mettia-
mo su una grande bilancia tuttiimam-
miferi dellaTerra, scopriamo che quasi
dueterzi sono animali da allevamento,
unterzo siamo noi, e solo il 3% è ilresto,
cioè la fauna selvatica.Un3% peraltro mi-
nacciato ancora acausa dellacaccia indi-
scriminata, della frammentazione degli
habitat, di barriereestrade senza attra-
versamenti per gli animali, dicoltivazioni
econurbazioni infinitecome nella Pia-
nura padana.


Nonostantetuttociò l’Italia—grazie
allaconformazione irregolare del suoter-
ritorio, alla diversità degli ambienti e alla
sua posizione dicorridoio mediterraneo
—resta miracolosamente la nazionecon
la più alta biodiversità di piante e animali
in Europa. Non solo: questa diversità bio-
logica trova uncorrispettivo nella diversi-
tà culturale, linguisticaegastronomica
del nostroPaese. Siamo da millenni un
laboratorio di diversità. Così l’Italia selva-
ticanonèancora scomparsa del tutto,
anzi rispunta. Complici la protezione le-
gislativa (la fauna selvatica è «patrimonio
indisponibile delloStato»),iripopola-
menti selettivi (come nelcaso dell’orso
bruno in TrentinoeinAltoAdige) e
l’espansione dei boschi dovuta allo spo-
polamento delle montagne italiane, i sel-
vatici immigrati sono in aumento, inte-
ressaticome sono ai nostricaprioli,cervi
ecamosci. Di quantosiano abili gli ani-
mali a spostarsi, ignari deiconfini nazio-
nali, tratta ancheL’atlantedellavitasel-
vaggiadel geografoJames Cheshire, ar-
ricchitodalle pregevoli mappe di Oliver
Uberti sulle migrazioni animali.
Così, piccoli branchi di lupi si sono or-
mai insediati lungo tutta la penisola, dal-
l’arcoalpino agli Appennini, passando
per la Maremmaegiù fino alle Murge.
Sono scesi anche sulle spiagge tirreniche


nellaTenuta di SanRossore. Rarissimi
orsi marsicani, curiosiegolosi, passeg-
giano di notte nei vicoli dei borghi abruz-
zesi attratti da arnie e pollai.Restano solo
cinquefemmine adulte in grado di ripro-
dursi. Dalla Slovenia trent’anni fa è entra-
to in Friuli lo sciacallo dorato, diffuso nei
Balcani, furtivo e opportunista.Una cin-
quantina di questi raricanidi adesso si
aggira tra nord-est, Lombardia ed Emilia,
e sicominciano a risentire i loro malinco-
nici ululati serali.Poche lontreresistono
neitorrenti del Meridione, ma altre sono
tornateapescareinquelli alpini.Perla
regolazione degli ecosistemièunfatto
molto positivo e noi umani, anziché spa-
ventarci, dovremmoreimparare unacon-
vivenza antica.
In altricasi l’equilibrioèpiù difficile:
voraci cinghiali (introdotti da noi) dilaga-
no su tutta la penisola, si ibridanocon i
maiali al pascolo, fanno danni all’agricol-
tura e seminano scompiglio anche in cit-
tà. I gatti selvatici invece sono i più schivi
di tutti e almeno un migliaio di loro si na-
scondono nei nostri boschi. Molto meno
numerose (una decina) sono purtroppo
le linci italiane, splendidi ed elusivifelini
maculati checacciano dalTarvisio alla
Va lle d’Aosta. Ma la storia più bella è
quella delcastoro europeo, che dopo 500
anni di assenza ètornato in Italia, per la
precisione nei boschi diTarvisio. Non se
nevedevano dal 1541. Dall’Austria è arri-
vatoun singolo esemplare,forse un gio-
vane maschio incercadi unacompagna.

Sonotornati gli animali delle nostre
saghe, dei bassorilievi medioevali, dei
conflitti tra innocentistiecolpevolisti
non appena uno di lorominaccia il no-
stro quieto vivere. Ma non è la storia di un
trionfo, perché l’antropizzazione in Italia
resta schiacciante:icorsi d’acqua sono
ingabbiati, lecostecementificate. Piutto-
sto è una storia diresistenza della vita sel-
vatica, che appenacessate le persecuzio-
ni torna a ripopolare gli interstizi che noi
lasciamo liberi. L’orso bruno alpino sta
tornando nellevallate che ha abitato fino
alla metà dell’Ottocento: statornando a
casa sua, non sta invadendocasa nostra.
Il selvatico èretaggio del nostro passa-
toevolutivo, non ancora sopito, scrive
Zovi. Ci ricorda «il timore di essere pre-
dati e l’euforia dellacaccia». Il suo libro è
impreziosito da bellissimefotoe dai di-
segni delle orme degli animali. La narra-
zione, intrisa di emozioneerispetto, è
ricca di informazioni sul monitoraggio di
questi animali e sul lavoro appassionato
dei ricercatori italiani impegnati sulcam-
po. Si percepisce l’esperienza dell’autore,
che tra gli altri incarichi hacomandato il
CorpoForestale delloStato per ilVe neto,
il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino-Alto
Adige. Le sue non sono mai vicende di
animali generici ma di individuicon per-
sonalità uniche e diverse. Infondo queste
storie di animalimigranti ci dicono che
noi non siamo indispensabili. Se un gior-
no gli umani sparisseroper qualche mi-
steriosa ragione dalla penisola, in poco
tempo la biodiversità della fauna selvati-
ca si riprenderebbe i suoi spazi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

DANIELEZOVI


Italia selvatica.
Storie di orsi, lupi, gatti
selvatici, cinghiali, lontre,
sciacalli dorati, linci
e uncastoro
UTET
Pagine304,e 20

JAMES CHESHIRE
OLIVER UBERTI
L’atlante della vita
selvaggia. 50 grafici
per scoprire i movimenti
e le migrazioni
degli animali
TraduzionediDarioFerrari
MONDADORI
Pagine172,e 26

Gli autori
Da40anninelCorpo
forestaledelloStato,
DanieleZovidal2017è
generaledibrigatadel
ComandoCarabinieri-
forestaledelVeneto.James
Cheshireègeografo
dell’UniversityCollegedi
LondramentreOliver Uberti
ègraphicdesignere
giornalistafotografico

i


Caenorhabditiselegans,lungocirca1mm

Tremostre


L’orso,ilcane


ealtrecreature


Eccoiprotagonisti


diunnuovo


bestiario


S


ono elementi per un nuovo
bestiario d’artista. Miyazaki
Manabu (1949)conA Black Bear
Plays With aCamera(2006, sopra) al
Lacma Los Angeles perEvery Living
Thing: Animals inJapanese Art(dal 22
settembre all’8 dicembre) sceglie l’orso.
WilliamWegman (1943) preferisce i
caniWeimaraner (a destra, in alto) fino
al 6gennaio al Masi di Lugano per
WilliamWegman. Being Human. Jimmie
Durham (1940,Leone d’Oro alla
carriera della 58ª Biennale, fino al 24
novembre) perWildBoar(a fianco)
contamina il suoteschio di cinghiale a
colpi di vetro, acciaio, legno e vernice.
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