20 Giovedì 19 Settembre 2019 Il Sole 24 Ore
Mondo
Germania, un bond dei cittadini
finanzierà gli investimenti verdi
IL PACCHETTO CLIMATICO
Domani il piano di Berlino
per mobilitare
risorse fino a miliardi
Una fondazione emetterà
titoli almeno decennali
e con un rendimento del %
Isabella Bufacchi
Dal nostro corrispondente
FRANCOFORTE
Sarà un maxi piano per proteggere in
realtà un po’ di tutto: non solo il clima
ma anche l’economia che rischia di
entrare in recessione tecnica, la mas-
sa di risparmiatori e pensionati inva-
no a caccia di rendimenti a basso ri-
schio. Andrà persino a protezione del
futuro dei partiti Cdu/Csu e Spd della
GroKo, dilaniati dalla disaffezione
degli elettori. Sono questi i molteplici
ambiziosi obiettivi, alcuni dichiarati
altri sottintesi, del grande annuncio
previsto per domani a Berlino: un
pacchetto di provvedimenti e nuovi
investimenti per consentire alla Ger-
mania di ridurre le emissioni di gas
serra del % entro il , rispetto ai
livelli del ,riportandosi in linea
con traguardi interni, europei e con
l’accordo di Parigi.
Per centrare tutti questi bersagli in
un colpo solo, dal riscaldamento glo-
bale al raffreddamento dell’economia
e degli elettori, il ministro dell’Econo-
mia Peter Altmaier propone di istitui-
re una “Fondazione dei Cittadini per
Proteggere il Clima”, strumento «sen-
za precedenti» : un Bürger-Stiftung
Klimaschutz capace di iniettare nel si-
stema fino a miliardi, «mobilitan-
do soprattutto i capitali privati».
Come funziona la Fondazione ar-
chitettata da Altmaier, il ministro Cdu
più vicino ad Angela Merkel che deve
riuscire entro domani a convincere
tutto il governo ad appoggiarlo in
questa impresa erculea? Gli “azioni-
sti” o membri di questa sorta di spv
(special purpose vehicle o trust) po-
tranno essere persone fisiche e giuri-
diche, cittadini, associazioni, azien-
de, sindacati: la sottoscrizione di ca-
pitale dovrebbe spaziare da un mini-
mo simbolico di euro a un massimo
di milioni ma il peso sarà uguale
per tutti, nel senso che chi investirà di
più non dovrebbe acquisire più diritti
di voto. Lo Stato federale parteciperà,
una tantum, al capitale, per miliardi.
Questa struttura dovrebbe evitare che
Eurostat un giorno si svegli (come è
accaduto per le spv italiane) e consoli-
di il veicolo, che avrà pochi dipenden-
ti fissi e conterà molto sul volontaria-
to, portandolo dentro il perimetro
della pubblica amministrazione e
dunque conteggiando come debito
pubblico i suoi Green bond.
La Fondazione dovrebbe avere co-
me scopo primario l’erogazione di
prestiti senza interessi a cittadini e
imprese per finanziare progetti e in-
terventi mirati esclusivamente alla ri-
duzione delle emissioni di CO. Un
singolo prestito, con piano di ammor-
tamento fino a anni, potrebbe ave-
re un importo massimo di milioni
di euro: il totale dei finanziamenti
non potrà superare la soglia dei
miliardi. Dove reperirà la Fondazione
le risorse per erogare i prestiti? Emet-
terà Citizens bond, titoli di debito del
cittadino (con chissà quale rating):
obbligazioni con durata minima di
dieci anni e un rendimento fisso del
%, stellare rispetto al -,% circa dei
Bund decennali. La sottoscrizione sa-
rà circoscritta: da un minimo di
euro a un massimo per singolo citta-
dino, forse molto basso, per esempio
. euro. La Fondazione dovrebbe
inoltre mirare a raccogliere fondi tra-
mite donazioni, che fino a un certo
importo saranno agevolate fiscal-
mente e deducibili. Dal secondo anno
in poi, lo Stato darà miliardo l’anno
in sussidi: resta da capire se questo si
renderà necessario per pagare la ce-
dola del %, dal momento che la Fon-
dazione concede prestiti a tasso zero.
Invece di investire di più, in aiuti e
agevolazioni, i Verdi sostengono che
l’azione più efficace per proteggere il
clima è tassare le emissioni di gas ser-
ra e aumentare il prezzo del combu-
stibile fossile. Ma la GroKo oltre al cli-
ma vuole proteggere l’economia sul-
l’orlo della recessione, mente i suoi
partiti puntano a riconquistare quel-
l’elettorato che popolerà i cortei a
Berlino in questo Vederdì per il futu-
ro. Un bond che rende il %, risk free
o quasi, tutto sommato è una forma di
helicopter money.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
AFP
Spinta sulle rinnovabili. Un parco eolico a Sieversdorf, nello Stato del Brandeburgo
L’India, seconda al mondo per
fumatori, ha vietato le sigarette
elettroniche. La decisione - ha
detto il Governo - è stata presa
in nome della salute e della
lotta contro le dipendenze
Alt dal Governo
Sigarette
elettroniche
vietate
in India
Il presidente americano
Donald Trump ha revocato
i poteri che permettevano
alla California di fissare limiti
più severi alle emissioni
inquinanti delle auto
Auto
Trump revoca
alla California
i poteri sui limiti
alle emissioni
+Lo strappo con la California
ilsole24ore.com
Più emissioni.
Il presidente Usa
Donald Trump
Milioni di tonnellate equivalenti di Co
Fonte: Agenzia federale tedesca per l’Ambiente
907
866
0
200
400
600
800
1.
1.
1.
1990 1995 2000 2005 2010 2015 2018
INDUSTRIA ENERGETICA INDUSTRIA TRASPORTI FAMIGLIE COMMERCIO-ISTITUZIONI AGRICOLTURA
GESTIONE DEI RIFIUTI E DELLE ACQUE ALTRI
Le emissioni di gas a effetto serra in Germania
Beda Romano
Dal nostro corrispondente
BRUXELLES
A un mese e mezzo dalla scadenza del ottobre, quando
il Regno Unito dovrebbe lasciare l’Unione europea, la si-
tuazione rimane drammaticamente incerta. Dopo aver
incontrato lunedì il premier Boris Johnson, ieri a Strasbur-
go dinanzi al Parlamento europeo il presidente della Com-
missione europea Jean-Claude Juncker ha definito «pal-
pabile» il rischio di una uscita del Paese senza accordo,
nonostante una recente legge approvata da Westminster
dovrebbe escludere tale ipotesi.
«Non è sicuro che riusciremo a raggiungere un accor-
do», ha ammesso l’ex premier lussemburghese. «I tempi
sono strettissimi». L’uomo politico ha però definito «ami-
chevole, costruttivo e in parte positivo» il suo recente in-
contro con il premier britannico. Jean-Claude Juncker ha
quindi chiesto che Londra faccia proposte, «operative e
per iscritto», in modo da ovviare alla questione che ha in-
dotto il governo Johnson a rifiutare finora l’accordo di re-
cesso negoziato dal precedente esecutivo di Theresa May.
Il problema è il backstop, ossia la rete di si-
curezza temporanea che dopo Brexit dovrebbe
evitare il ritorno di una frontiera fisica tra Ir-
landa del Nord e Repubblica d’Irlanda. Poiché
il backstop prevede la permanenza del Regno
Unito nell’unione doganale in attesa di una in-
tesa di partenariato, il governo Johnson ha de-
ciso respingere tale soluzione. Trovare alter-
native altrettanto efficaci appare tuttavia diffi-
cile, anche se la speranza è di raggiungere un
compromesso entro metà ottobre.
Definendo palpabile il rischio di una uscita
senza accordo, Jean-Claude Juncker ha lasciato intendere
che la legge votata da Westminster a inizio mese può essere
aggirata. Giuristi la pensano nello stesso modo. Steve Peers,
docente dell’Università di Essex, nota che l’obiettivo del
Benn Act è di aprire la porta a una eventuale proroga. Per
evitare una uscita senza intesa è necessario o approvare un
accordo o abrogare la notifica di voler uscire. Quest’ultima
ipotesi però non è contemplata dalla legge. Altri giuristi bri-
tannici hanno spiegato in questi giorni che il premier ha
varie possibilità per aggirare il Benn Act e che quindi una
uscita disordinata rimane possibile. Sempre ieri il Parla-
mento europeo ha votato una risoluzione non vincolante in
cui si è detto favorevole a una nuova proroga «alla luce di
valide ragioni». L’assemblea, che sarà chiamata ad approva-
re l’accordo di recesso, ha anche sottolineato che respingerà
una intesa che non preveda una rete di sicurezza irlandese.
Sempre a Strasburgo il capo-negoziatore Michel Bar-
nier ha ricordato che l’intesa di recesso sul tavolo prevede
anche un periodo di transizione utile per negoziare un
(difficile) partenariato: «Il livello di ambizione del futuro
accordo di libero scambio dipenderà da garanzie (...) in
campo sociale, ambientale, della concorrenza o degli aiuti
di stato». L’Unione ha così avvertito Londra di voler evitare
alle porte di casa un concorrente sleale. Anche su questo
fronte si preannuncia un negoziato arduo.
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NEGOZIATI SUL DIVORZIO
TEMPI STRETTI PER UNA INTESA
Europarlamento pronto
alla proroga su Brexit
ma sale il rischio no-deal
Per il presi-
dente della
Commissio-
ne Juncker
il pericolo di
uscita senza
accordo è
«palpabile»