La Stampa - 08.09.2019

(lily) #1
.

Pad
c.so Vittorio Emanuele II, 32c
Tel. 011.0260229

LA RECENSIONE

Al fast food del raviolo

c’è un buon calice di vino

A TAVOLA

Raviolhause
Via Maria Vittoria, 32/d
Telefono: 340 405 7043

Porto Ribeca
Via Tarino 2
Telefono: 011 814 1426

Tortuga Poke
Via S. Massimo 5
Telefono: 011 8178268

il voto

6,5

La Cantina del Ponte Cocconato
Piazza Cavour 25.Cocconato
Telefono:0141.90 70 03

CHE
PIZZA

LADY V IL POSTO
DEL CUORE

AL GIUSTO
PREZZO

Il Porto in Vanchiglia

dove approda la curiosità

La ciotola hawaiana


si compone a proprio gusto


Se al giorno d’oggi decidi di aprire
un locale interamente dedicato a
un prodotto, quel prodotto deve es-
sere perfetto altrimenti disattendi
le aspettative del tuo pubblico. È quello che
mi è successo quando, carica di curiosità, so-
no entrata da Pad, la pizzeria vocata a padelli-
no e farinata aperta pochi mesi fa in corso Vit-
torio Emanuele. In un locale anonimo, una
ventina di pizze compongono un menù che
strizza l’occhio alla cucina con proposte origi-
nali come la Cacio e Pepe o la Torino che
omaggia acciughe, peperoni e bagnetto ver-
de. Ma questo non basta: l’impasto, prepara-
to con una miscela di cui in sala non sono in
grado di rivelare da che farina sia composta,
purtroppo fatica a trovare un’identità e l’as-
saggio delude molto più della vista.
SARAH SCAPARONE

Il sapore dell’impasto

delude più dell’aspetto

Un buon bicchiere di vino dovreb-
be essere un piacere che si ci conce-
de anche quando la cena è veloce.
In alcuni posti è possibile, in molti
altri no sia per la scelta limitata al "rosso della
casa" sia per la sensazione che con i piatti rapi-
di sia preferibile la birra. Da "Raviolhause"
non è così. Il menu propone, come si intuisce
dal nome, un’ampia scelta di ravioli molto gu-
stosi da accompagnare con sughi a scelta. Ma
oltre alle birre artigianali c’è anche una carta
dei calici. Vista la caratteristica del locale,
una sorta di fast food dell’agnolotto, si può
puntare sulla garanzia di una cantina come
Scagliola. La barbera d’Asti Docg "Frem" è
una conferma piacevole: non troppo com-
plessa, ma comunque armonica con aromi af-
finati per oltre un anno in botte di rovere.
CLAUDIA LUISE

I Vermouth e le birre. Il vino e i gin.
Ma anche i rhum, gli amari. Per chi
non cede alle tentazioni dell’alcool,
cedrate, gazzose, la “Brasiliana” be-
vanda al caffè prodotta in Calabria. Il Porto Ri-
beca è una tana del bere insolito, un locale dove
il piacere di ritrovarsi a fare chiacchiere nel de-
hors o sugli sgabelli tra pezzi di modernariato,
in Vanchiglia fuori dal baccano delle vie più traf-
ficate, va a braccetto con la soddisfazione di as-
saporare l’Inedit, la birra di Ferran Adrià, un ca-
lice di bollicine rosè, un vermouth non comune,
oppure un gin tonic con il “Gino” il gin biologico
di Alessandria. La marcia in più di uno dei più
piccoli locali della città, però, è anche nella ge-
stione spumeggiante e serena di Fabrizio, che
raccoglie attorno a sé le storie di una comunità
alla costante ricerca di nuovi orizzonti.
SILVIA GARBARINO

Si chiamano “pokè” e sono la mania
del momento sul web, nei ristoranti
e a casa: un piatto di origine hawaiia-
na a base di pesce fresco componibi-
le a seconda dei gusti.Si crea la propria bowl, la
ciotola, nel formato che si preferisce: regular o
large, ottima da asporto. Alcune sono già pensa-
te come l’Ipanema con riso bianco, salmone ma-
rinato alla soia e sesamo, alghe wakame, cavo-
lo viola, cipollotto, pomodorini ed edamame o
la Devil’s Bay con riso, tonno marinato, alghe
wakame, cereali misti, peperoncini verdi fre-
schi, avocado, salsa spicy ma si può inventare la
ricetta che piace di più, anche in versione vega-
na. Noi abbiamo assaggiato una regular con ri-
so rosso, alghe wakame, verdure saltate ed eda-
mame. Tutto fresco. La regular costa 9.50 euro,
la large 11, 12 o 13 a seconda del tipo.
FRANCESCA ROSSO

ROCCO MOLITERNI

C


onfesso che ignora-
vo l’esistenza della
“schiciola”, una
sorta di pizza fritta
che si faceva un tempo nel
Monferrato con la stessa pa-
sta degli agnolotti, oggi tra-
sformata in una più o meno
tradizionale pizza al tega-
mino. L’ho scoperta e assag-
giata nella versione con il
lardo (può diventare una
droga quindi non esagera-
te perché altrimenti rischia-
te di non finire i piatti suc-
cessivi) alcune settimane
fa alla Cantina del Ponte di
Cocconato. La cantina è
un’osteria di piazzetta Ca-
vour, con un bel dehors e
salette interne dove forse
un’aria condizionata un
pizzico più intensa (erano i
giorni del grande caldo)
non avrebbe guastato.
La Cantina è un piccolo
tempio della cucina mon-
ferrina (molte materie pri-
me vengono da un’azienda
biologica e biodinamica
della zona) dove si posso-
no scegliere tanto gli agno-
lotti tradizionali alle tre
carni di vitello, maiale e co-
niglio quanto i “cocconati”
che sono agnolotti ripieni
di prosciutto crudo e robio-
la di Cocconato. Entrambi
si possono condire a piaci-
mento ad esempio con bur-
ro ed erbe aromatiche, bur-
ro e nocciole, pesto senz’a-
glio, ristretto di barbera e
ragù di salsiccia o gustare
semplicemente al tovaglio-
lo. Azzeccati si sono rivela-
ti i cocconati al ristretto di

barbera, mentre gli agno-
lotti al burro e erbe aroma-
tiche erano poco legati. Ci
sono anche i tajarin, ma fa-
te attenzione perché in que-
sto caso non sono i classici
tagliolini piemontesi ma
vere e proprie tagliatelle.
Interessanti all’antipa-
sto tanto il vitello tonnato
di fassone con salsa senza
maionese quanto la tarta-
re di baccalà con pomodo-
rini e olio al basilico. Piace-
vole fra i secondi la spalla
di maialino glassata al bar-
bera vecchio. Su ogni tavo-
lo c’è il menu del dolci che
spazia dalla torta di noc-
ciola al salame di cioccola-
to passando per un’intri-
gante panna cotta agli
amaretti con coulis di albi-
cocche. Io sono sempre ti-
tubante a prendere la pan-
na cotta perché sovente
vanno giù pesante con gli
addensanti, ma in questo
caso i miei timori si sono ri-
velati infondati.
Siamo in una cantina
quindi la carta dei vini of-
fre un’ampia scelta di eti-
chette non solo piemonte-
si. Il nebbiolo dei fratelli
Alessandria di Verduno si è
rivelato all’altezza e il con-
to (eravamo in tre) si è asse-
stato sui 120 euro. A far na-
scere la voglia di tornare
anche la scoperta che nelle
sale interne si può mangia-
re giocando a dama, come
ha fatto una coppia nel ta-
volo accanto al nostro. Pec-
cato che le pedine non fos-
sero commestibili. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Una trattoria dove il piatto principe piemontese


è preparato con ripieni diversi di prodotti locali


Agnolotti al barbera,


“schiciola” al lardo


Gioie del Monferrato


Alcuni piatti della cucina monferrina tradizionale: gli agnolotti serviti al ristretto di Barbera, la «pizza fritta» ricoperta di fettine di lardo e
come dolce la panna cotta agli amaretti con coulis di albicocche.

50 LASTAMPA DOMENICA 8 SETTEMBRE 2019

ATAVOLA

T1 PR
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