La Stampa - 09.09.2019

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  1. Silvia Marchionini, sindaca di Verbania dal 2014, nel suo ufficio in piazza Garibaldi a Verbania. 2. Marchionini con Marinella Franzetti, vicesin-
    daca già nel primo mandato: «Non la seguo solo quando corre le maratone», dice. 3. La sindaca impegnata in una mezz maratona


GUIDO TIBERGA
VERBANIA

O

gni tanto viene su
qualche matto, ma
un Comune che ti
ferma sul portone
è triste...». Silvia Marchioni-
ni, per la seconda volta sin-
daca di Verbania, unica don-
na e unica dem sopravvissu-
ta alla mattanza delle ultime
amministrative, non vuole
sentir parlare di presìdi e
portinerie. Al suo ufficio –
niente sfarzo ma vista pazze-
sca sul lago Maggiore – si ar-
riva senza incontrare filtri. Si
sale, si cerca la porta giusta e
ci si affaccia. «Lo so che ci so-
no posti più rigidi – dice – A
Locarno bisogna suonare il
campanello solo per entrare
in municipio, si figuri per par-
lare con il sindaco. Ecco, quel-
la non è roba per me».
Quindi qui possono entrare
tutti? Così, senza annunci?
«Non mi va di ricevere su ap-
puntamento: non mi piace l’i-
dea di uno che telefona per far-
si dire quando sono disponibi-
le e quando no: il sindaco deve
esserci sempre. Non farei mai
tenere a qualcuno la mia agen-
da: sono io la responsabile di
dove vado e di cosa faccio».
Sindaca donna e sindaca del
Pd. Una mosca bianca?
«Non sono la sola, c’è anche
Elena Piastra a Settimo. Però è
vero: qualche anno fa si parla-
va molto della questione fem-
minile, delle quote rosa. Ades-
so non si sente più niente: pro-
blema dimenticato. E pensare
che una donna capace è me-
glio di un uomo capace».
Posso chiederle perché?
«Perché ha fatto più fatica, per-
ché deve dimostrare ogni vol-
ta quello che vale. D’altra par-
te una donna incapace è peg-
gio di un uomo incapace: fa ca-
sino, rompe le balle. Ma forse è
soltanto un’impressione: di uo-
mini incapaci ce ne sono tanti,
sei abituato a vederli in giro.
Le donne le noti di più».
Avrà visto gli attacchi alla mi-
nistra Bellanova. Lei si è mai
sentita nel mirino?
«Quando l’ho vista vestita co-
sì ho pensato: la attaccheran-
no di sicuro. In Italia denigra-
re l’aspetto delle donne è tipi-
co, oltre che vergognoso. Ma
non c’è solo quello: io ho rice-
vuto insulti di ogni genere.
Cose pesanti, invenzioni: di-
cevano che i carabinieri era-
no venuti a prendermi a casa,
che stavo per essere arresta-
ta. In una vignetta mi hanno
disegnato come una strega,
cose disgustose: quando il Gi-
ro è arrivato a Verbania han-
no detto che avevo dato un
milione di euro a un’associa-
zione dove facevo i festini».
Questo perché lei è donna?
«Anche. Volevano farmi senti-
re inadeguata. E con una don-
na pensano che sia più facile».
E lei?
«Reagivo, mi sono presa un av-
vocato e ho presentato qual-

che querela. Poi ho capito che
volevano solo condizionarmi
e me ne sono fregata».
Non si è mai chiesta: ma chi
me lo ha fatto fare?
«No. Però quando ci ripenso
mi dico: mamma mia, in che
guaio ero finita... Venivamo
da un commissariamento: il
Comune era mortificato e
anarchico, non si capiva più
niente. C’erano problemi di
rapporti, tante richieste di cit-
tadini finite nel nulla. Il Consi-
glio era frammentato, c’era
gente cattiva. Nel Pd erano tut-
ti nuovi, e non mi aveva neppu-
re sostenuto alle primarie».
Ha fatto come Renzi alla Pro-
vincia di Firenze: il Pd voleva
un altro, ma lei lo ha battuto.
Cerca le sfide impossibili?
«Ma guardi che io pensavo di
vincere. Per tutta la campagna
elettorale ho sempre pensato
che avrei vinto io».
Ce l’ha fatta per 74 voti. Non
proprio una vittoria sconta-
ta: è una persona ottimista?
«Di carattere sì, ma vedevo
anche i limiti dell’altra candi-
datura. Ci ho messo freschez-
za e coraggio, ma anche con-
sapevolezza: ero il sindaco di
Cossogno, un paese qui vici-

no, e prima ancora ero la vice
di Mino Ramoni, che anni pri-
ma era stato sindaco a Verba-
nia. Ho imparato da lui, sape-
vo di essere all’altezza».
Lei è una maratoneta, ma in
politica sembra una velocista
da photofinish. All’ultimo bal-
lottaggio ha vinto per 160 vo-
ti. Era ottimista anche qui?
«Mi davano tutti per spaccia-
ta, ma il mio rivale ha puntato
tutto sul partito. La Lega vince-
va ovunque e lui si è fidato: sui
poster ha messo solo il faccio-
ne e il simbolo, senza neppure
il suo nome. Io ho mantenuto
il mio profilo: ho parlato con le
persone, le ho convinte».
Non è che il Pd fosse un brand
vincente, o no?
«Io prima sono il sindaco, poi
sono del Pd. Il partito ha una ri-
conosciuta tradizione di buon
governo in città, ma se avessi
corso come Pd e basta mi sarei
fermata al 25 per cento».
E se avesse perso?
«Mi sarebbe dispiaciuto, ov-
vio. Il voto per il sindaco è così:
se vinci hai tutto, se perdi sei
fuori: i vincitori non sono mai
generosi».
In che senso?
«Ad esempio non avrei potu-

to vedere i lavori del porto,
un progetto cui tengo molto.
Trovo insopportabile che si
affossi qualcosa solo perché
viene dagli “altri”. Prenda il
lungolago: era un’idea che il
centrodestra non era riuscito
a far partire. L’abbiamo fatto
noi, e per tutta la campagna
lo hanno attaccato. Ma non
era vostro? Ma prendetevi i
meriti, no? Per fortuna noi
non siamo fatti così...».
E il teatro, allora? Il centrode-
stra lo aveva affidato all’archi-
star Perez Arroyo. Il Pd non lo
voleva più fare...
«È la prima lite che ho avuto
in Consiglio. I miei volevano
un referendum, ma ti pare
che lascio in riva al lago una
costruzione incompiuta? Il
mio lavoro è far funzionare
le cose. Non fare, disfare e
perdersi in chiacchiere».
Dicono che lei sopporti poco
la burocrazia, è vero?
«Amministrare vuole dire deci-
dere, fare, mettere in atto. In-
vece a volte i funzionari tendo-
no a rifugiarsi nel no a priori.
La mia idea è un’altra: bisogne-
rebbe trovare il modo di dire
sempre di sì ai cittadini».
Li incontra spesso?

«Scrivono mail, usano face-
book e whatsapp. Vengono
qui, mi fermano per strada...».
Anche quando si allena?
«Abito nella zona montana, va-
do a correre lì. Non c’è mai
troppa gente, però succede».
Fastidioso?
«Se ti dà fastidio la gente non
puoi fare il sindaco».
Però dicono che lei sfugge gli
incontri pubblici. È vero?
«Accetto pochissimi inviti, e
da persone fidate. Non ho mai
potuto vedere quelle tavolate
di politici che mangiano e be-
vono per ore. Non ci vado, ma
non è un sacrificio».
Le rimproverano di fare poco
per i giovani. Cosa risponde?
«Il problema è che qui i giovani
non ci sono: a Verbania 8800
persone hanno più di 65 anni,
solo 3300 meno di 14».
Quei pochi, però, non hanno
molto da fare. Ci sono stati
vandalismi, casi di ubriachez-
za. Che cosa fa il Comune?
«Mi arrivano esposti contro la
musica dei locali, ma non ho
mai fatto ordinanze contro il
rumore: è da questi particolari
che si giudica la visione di un
sindaco. E poi finanziamo un
festival nel parco della bibliote-
ca che chiamiamo Voobstock,
tre giorni di musica giovane or-
ganizzata dai giovani. Quanti
altri lo fanno? ».
Però mancano i locali per ra-
gazzi. È così?
«A Verbania si vive bene, ma
dire che è piena di diverti-
mento, no. Anche se 30 anni
fa era peggio. Però se nessu-
no apre una discoteca qui, e
quelle dei dintorni hanno
chiuso tutte, una ragione ci
sarà: i ragazzi non vanno più
in discoteca. Fanno altre co-
se, magari escono alle 11 per
girare per le piazze».
E non è questo il punto? Van-
no in giro perché non hanno
un posto dove andare...
«Quindi il Comune dovrebbe
aprire un locale e dire: se avete
meno di 20 anni andate tutti lì
dentro... Non funziona: non
posso essere io a dire a un gio-
vane come si deve divertire.
Chi ha deciso di essere fuori di
testa continuerà a farlo. Gli
adolescenti sono così».
Giovani a parte, come sono i
rapporti con l’opposizione?
«Buoni. Non c’è più astio e ci si
rispetta: ma c’è chi governa e
chi fa opposizione. Niente in-
ciuci: decido io. Non posso pas-
so il tempo a chiacchierare con
tutti i consiglieri. Se lo faccio
la città si blocca, e un sindaco
le cose le deve fare». –
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Una donna capace
è meglio di un uomo
capace perché
ha dovuto lottare
per dimostrarlo

Chi è

Silvia Marchionini è nata a Cos-
sogno (Verbano Cusio Ossola) il
16 luglio 1975. Laureata in So-
ciologia all’Università di Trento,
dopo aver studiato anche a Urbi-
no, è stata consigliera comuna-
le, vicesindaco e poi sindaco di
Cossogno. Nel 2014 diventa sin-
daco di Verbania con il Pd, e nel
marzo scorso è stata riconfer-
mata dopo aver vinto il ballottag-
gio con Giandomenico Albertel-
la (centrodestra). Dal 2018 pre-
siede l'Ente giardini botanici di
Villa Taranto. E’ Insegnante in
aspettativa di Educazione alla
cittadinanza al Consorzio forma-
zione professionale a Verbania.

Continua il nostro viag-
gio alla scoperta dei sinda-
ci piemontesi. Le intervi-
ste saranno pubblicate
ogni lunedì.

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FOTO DANILO DONADIO

I NOSTRI SINDACI - 3. VERBANIA

Marchionini, la donna che va di corsa

“Il mio lavoro è far funzionare le cose”

In Comune non c’è e
ci si rispetta, ma c’è
chi governa e chi fa
opposizione. Niente
inciuci: decido io.

LUNEDÌ 9 SETTEMBRE 2019LASTAMPA 47
CRONACA DI TORINO

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