Focus Storia - 09.2019

(Brent) #1
Scalata
Quando nacque
Eleanor, la
famiglia Marx
occupava
due stanze di
questo edificio
londinese. A
destra, uno
dei palazzi
più signorili
in cui poi si
trasferirono.

politici di tutta Europa. La famiglia, che spesso
di quegli esuli ne ospitava parecchi, abitava in
due misere stanzette in Dean Street, nell’allora
malfamato quartiere di Soho, con gli ufficiali
giudiziari alla porta, in coda insieme a creditori
ed esattori.
Il banco dei pegni e la mancanza di cibo erano
delle costanti in casa Marx, ma Tussy, come
venne soprannominata la piccola Eleanor, per
rima con pussy, dato che amava i gatti, ebbe la
fortuna di sfuggire a quella cupa atmosfera di
miseria e disperazione. Due anni dopo la sua
nascita, infatti, grazie all’arrivo di un’eredità, la
famiglia poté trasferirsi in una casetta borghese
e rispettabile a Grafton Terrace, nel sobborgo
londinese di Kentish Town. Qui, nonostante gli
inesauribili problemi economici, le tre sorelle
Marx vissero i loro momenti più belli, con “il
più allegro e giocondo di tutti gli uomini”, come
Eleanor descriveva l’adorato padre. I due erano
inseparabili, al punto che Eleanor e il primo
libro del Capitale crebbero praticamente insieme,
nello studio del filosofo: la prima giocando sotto
la scrivania, il secondo ammucchiandosi foglio
dopo foglio sopra di essa. Per lei Karl inventava
favole, faceva il “cavallo da sella” e scorrazzava
per la brughiera.

Eleanor crebbe nello studio del padre


durante la stesura del Capitale: e fin da


giovane lottò per i diritti delle donne


GOMITO A GOMITO CON PAPÀ. Durante
i pomeriggi piovosi, le leggeva invece le favole
dei fratelli Grimm in lingua originale, per farle
apprendere il tedesco oltre che l’inglese, Omero,
le saghe nordiche, Don Chisciotte, le Mille e una
notte. E, naturalmente, l’amato Shakespeare, che
la bambina a tre anni non esitava a declamare
a pappagallo davanti a sua madre. Come ogni
grande amore infantile, quello di Eleanor per la
letteratura e il teatro non si spense mai: tornò
prepotentemente negli anni Ottanta e Novanta,
quando la ragazza decise di usare queste passioni
come arma per le sue battaglie femministe.
Portò allora sulla scena i drammi di Henrik
Ibsen, recitando la parte della protagonista
nella prima londinese di Casa di bambola
(un cazzotto nello stomaco alla borghesia
maschilista d’epoca vittoriana) e tradusse in
inglese il romanzo di Gustave Flaubert, Madame
Bovary (1892). Brillante, colta, politicamente
impegnata: non sarebbe potuta crescere
altrimenti, la figlia di Marx, mettendo in pratica
quanto aveva sentito predicare dal padre e
dallo “zio” Engels durante la sua infanzia e
adolescenza.
Come il suo stesso padre ebbe ad ammettere,
“Jenny (la primogenita, ndr) è la più simile a

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