Il Sole 24 Ore - 12.09.2019

(Joyce) #1

Il Sole 24 Ore Giovedì 12 Settembre 2019 15


Finanza & Mercati


Sospensione di giudizio. Il titolo


Mediaset ieri ha chiuso in fles-


sione dello ,% in zona reces-


so: quei , euro che rappresen-


tano il premio da pagare agli


azionisti che volessero chiamarsi


fuori dall’operazione MediaFo-


rEurope (Mfe). Seduta con chiu-


sura fiacca nonostante una


partenza in marcato ribasso e


titolo sceso fino a , euro, in


reazione a indiscrezioni dell’al-


troieri (proposta di Vivendi a


Silvio Berlusconi per rilevare la


quota Fininvest) e smentite di


Vivendi come di Fininvest.


Nelle sale operative quello


degli investitori è visto come un


atteggiamento di attesa. Il vero


nodo è legato alle scelte di Viven-


di sul tema recesso. La media


company francese che fa capo a


Vincent Bolloré lo eserciterà


entro il  settembre sul suo


,% (di cui una parte superiore


al % alienata nel trust Simon
Fiduciaria) e sulla sua quota

attorno all’% in Mediaset


España (il cui titolo ieri è salito
dell’,% a , euro, con soglia

di recesso a , e concambio a
, con le azioni Mfe)?

In fondo il game changer sta lì,


considerando che Mediaset ha
stabilito un tetto di  milioni al

suo esborso, ampiamente supe-


rabile se Vivendi decidesse di
uscire, anche se poi c’è da verifi-

care tutta la fase di riacquisto di


quelle quote da parte di investi-


tori interessati. Per i francesi ci
sarebbe inoltre da fare i conti con

perdite sui  milioni e c’è il


tema del calo, o possibile crollo,
del titolo del Biscione se l’opera-

zione saltasse. Dall’altra parte
resta l’opzione del ricorso legale

per i francesi, che nei fatti do-


vrebbe essere alternativa.
Il mercato è guardingo, con

occhio anche alle intenzioni del


governo MS-Pd su autorizza-
zioni e frequenze del gruppo di

Cologno. C’è comunque da con-


siderare un aspetto non banale.
Le azioni al voto maggiorato non

sono scambiabili sul mercato, a


meno che non si “cancellino” dal
registro. Oggi sono iscritte al

voto maggiorato italiano e al


voto speciale olandese le quote di
Fininvest, di Vivendi e di Simon.

Ci sono poi le quote legate a


Ennio Doris e azioni proprie. Il
flottante effettivo di Mediaset è

meno del %. Per questo i volu-


mi sono ridotti all’osso. Però
poco flottante significa anche

titolo facilmente manovrabile.


—Andrea Biondi
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DENARO&LETTERA


MEDIASET-0,36%


Investitori attendisti sul Biscione:


il titolo balla sulla quota di recesso


Andamento del titolo a Milano


12/


2,88 2,


11/


2,

2,

2,

3,

3,

Tamburi investment partners
chiude il semestre con un utile

consolidato pro forma di oltre 


milioni. Un risultato influenzato
per circa , milioni dalla plusva-

lenza sulla vendite di iGuzzini, ma


anche dalle plusvalenze di circa ,
milioni realizzate sui disinvesti-

menti delle partecipazioni in Fca,


Ferrari e Nice. Tra le altre partecipa-
te Ipgh ha contribuito con una

quota di risultato di circa , milioni


mentre Alpitour ha inciso negativa-
mente per circa , milioni per

effetto della stagionalità
Il primo semestre si chiude con

un patrimonio netto di circa 


milioni, oltre  milioni in più
rispetto alla fine dell’anno scorso. I

ricavi per attività di advisory nel


periodo sono stati di circa , milio-
ni, rispetto agli , milioni nel primo

semestre  mentre i proventi


finanziari – prevalentemente
dividendi da partecipate e interessi

attivi – sono stati di circa  milio-
ni.Nel corso del semestre è prose-

guita, oltre all’acquisto di azioni


proprie per circa  milioni, l’attività
di investimento: è stata acquistato

da Coin il ,% di Ovs (raggiun-
gendo così una quota del ,%), è

stata sottoscritta una quota di 


milioni dell’aumento di capitale di
Talent Garden, è stato incrementa-

to l’investimento in Buzzoole.


—M.Me.


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TAMBURI INVESTMENT PARTNERS +0,52%


Le vendite su iGuzzini, Fca, Ferrari


spingono l’utile a oltre 41 milioni


Andamento del titolo a Milano


12/


5,95 5,


11/


5,

5,

5,

5,

6,

PARTERRE




Aramco accelera sull’Ipo


Scelte nove banche


La quotazione in borsa di Saudi Aramco è in rampa di lancio.


Dopo numerosi rinvii e ripensamenti, Riad avrebbe ora scelto
il pool di banche alle quali affidare l’operazione: nove istituti,

dicono fonti delle maggiori agenzie di stampa, tra cui molti


big internazionali. Circolano i nomi di JpMorgan Chase e
Morgan Stanley (già coinvolte nelle fasi preliminari, prima

che l’iter per l’Ipo fosse interrotto l’anno scorso), affiancati da


BofA Merrill Lynch, Goldman Sachs, Credit Suisse, Citigroup,
Hsbc. Con loro anche i sauditi di National Commerce Bank

e Samba Financial Group. Le operazioni per lo sbarco in borsa
del colosso petrolifero statale hanno subito di recente un’im-

provvisa accelerazione, tanto che già a novembre una quota


iniziale dell’% potrebbe finire sul listino saudita Tadawul.
Sarebbe solo l’avvio di quella che è stata definita l’«Ipo del

secolo», con cui Riad spera (in modo poco realistico, secondo


molti analisti) di strappare una valutazione di mila miliardi
di dollari per la società. Un altro % verrebbe collocato nel

, per consentire alla borsa saudita di assorbire il colpo.


Secondo i piani sul mercato dovrebbe finire in tutto il %, con
una quotazione anche su una grande borsa internazionale.

Ma sui prossimi passi tutto resta molto fumoso. (S.Bel.)


I debiti finanziari netti della Juventus hanno raggiunto i


 milioni di euro al  giugno . Lo dice la relazione
sui conti semestrali di Exor, la holding che possiede il

,% della società di calcio. Il bilancio chiuso a giugno


 dalla Juventus sarà ufficializzato dal cda il  settem-
bre, ma alcuni dati sono anticipati dalla semestrale di Exor,

salvo lievi scostamenti nel bilancio definitivo. Secondo i


dati di Exor la Juventus ha chiuso in perdita il bilancio
- per circa  milioni (-, milioni l’anno prece-

dente). Nella scorsa stagione sportiva, la prima con Cristia-


no Ronaldo, i costi sono saliti e i debiti finanziari netti _
stando ai dati di Exor _ sono aumentati di , milioni in

 mesi (a giugno  erano , milioni), mentre il pa-


trimonio netto è diminuito da  a  milioni. Dunque i
debiti finanziari netti sono , volte il patrimonio netto

e sono a un livello vicino ai ricavi operativi (non ancora
noti), un rapporto che indica un forte appesantimento della

situazione finanziaria. Sulla stagione in corso Exor osserva


che «l’esito della Champions League influenzerà in manie-
ra significativa il risultato economico dell’esercizio -

, che al momento è previsto si chiuda in perdita». (G.D.)


Deloitte è pronta a cambiare casa. E inizia il trasloco da


Roma. La società di consulenza trasferirà, infatti, gli uffici
che ha nella Capitale in un edificio di circa mila metri

quadrati di proprietà del gruppo francese Ardian, che verrà


appositamente ristrutturato tenendo conto delle esigenze
del tenant. L’edificio si trova nella prestigiosa zona di via

Veneto, che al momento vede una forte concentrazione di


investimenti immobiliari, anche in hotel.
A Milano, invece, secondo le indiscrezioni che circolano

insistenti sul mercato, Deloitte sarebbe in trattativa avan-


zata con Allianz per andare a occupare nel giro di qualche
anno (lasciando l’attuale sede di via Tortona) l’ex imponente

sede del colosso assicurativo tedesco in corso Italia , ango-


lo via Santa Sofia. Si tratta di un edificio progettato da Gio
Ponti negli anni  che verrà ristrutturato dallo studio di

architettura a stelle e strisce Skidmore, Owings and Merrill.


Allianz dovrebbe fare partire a breve il cantiere per la
ristrutturazione della ex sede per terminare i lavori nel

. In un piccolo edificio, di circa mila mq, sempre di


proprietà e situato nelle immediate vicinanze Allianz ospi-
terà invece l’hotel Radisson. (P. De.)



Juve, con CR7 aumento


dei debiti a 464 milioni




Deloitte cambia casa


a Roma e (forse) a Milano


Carige ora vale 55 milioni di euro


I piccoli soci guardano al bonus fedeltà


BANCHE


Il meccanismo previsto


di incentivazione premia


gli investitori retail


Il beneficio tende a scendere


per le partecipazioni


superiori a mila azioni


Luca Davi


Quanto può valere il bonus per i pic-


coli azionisti di Carige? È questa la


domanda che si stanno facendo


molti dei piccoli soci della banca li-


gure, la cui assemblea è fissata per il


prossimo  settembre. Il meccani-


smo d’incentivazione messo a punto


dai Commissari straordinari preve-


de l’assegnazione da parte dello


Schema volontario di  milioni di


euro di azioni gratuite agli attuali


piccoli azionisti della banca, a patto


che partecipino all’assemblea (an-


che per delega), indipendentemente


dal loro voto. Briciole, se si pensa che


la banca è al quarto aumento di capi-


tale in sette anni, e l’operazione che


si profila all’orizzonte è iper-diluiti-


va. Moltissimo, invece, se si conside-


ra che tutta Carige è valutata, come


segnala la relazione dei Commissari


appena depositata, circa  milioni


di euro. Il prezzo di emissione delle


nuove azioni - anche a valle del con-


fronto con le controparti garanti


dell’operazione di rafforzamento
patrimoniale -, è stato infatti defini-

to dai Commissari straordinari in un


prezzo tecnico pari a , euro per
azione, corrispondente ad una valu-

tazione implicita pre money pari a


circa , milioni di euro.
Il bonus rappresenta peraltro un

modo per ristorare gli azionisti di una


minima parte delle perdite subite ne-
gli anni, almeno nelle intenzioni di

chi ha proposto la misura. E di chi


punta così anche ad agevolare la par-
tecipazione all’assise. Anche perchè,

senza quorum costitutivo del % (e


quindi senza il rafforzamento patri-
moniale da  milioni chiesto da

Bce), per Carige si aprirebbero le por-


te a un avvitamento della crisi, con il
rischio di finire in liquidazione (o in

una nuova assemblea). Di fatto, se si


considera la valutazione di Carige pa-
ri a  milioni di euro, una tranche

gratuita e riservata pari a  milioni al


retail, che vale il % circa di tutto il
capitale, si traduce in un bonus pari a

circa il % dell’intera quota.


C’è ovviamente chi guarda al valo-
re nominale della banca, valore vir-

tuale che è destinato inevitabilmente


a ridursi viste le perdite in arrivo. Il
valore nominale dell’azione Carige

pre-aumento, che si ricava dividendo
il capitale sociale al  dicembre 

(, miliardi di euro) per il numero di


azioni sul mercato pre aumento, (ov-
vero  miliardi circa), corrisponde a

, euro circa. Se si seguisse que-


sto criterio, il piccolo azionista che,
per ipotesi, avesse in mano oggi circa

mila azioni Carige si ritroverebbe
con investimento nominale pari a

mila euro circa. In caso di una par-


tecipazione del pubblico retail all’as-
semblea pari al %, la banca riasse-

gna al piccolo azionista in questione


mila azioni gratuite che, al valore
di , ciascuna, si traducono in un

bonus di  euro. Ovvero il % del-


l’investimento nominale. Un valore
che può salire qualora la partecipa-

zione dei piccoli azionisti in assem-


blea scandesse a quote inferiori.
Per definire esattamente il van-

taggio economico potenziale, la ban-


ca ha messo a disposizione un calco-
latore apposito sul sito internet del-

l’istituto. Va detto che l’incidenza ri-
mane intatta per gli azionisti fino a

mila azioni, posto che la parteci-


pazione assembleare del retail com-
presa oscilli tra il  e il  per cento.

Il beneficio invece tende ad assotti-


gliarsi per chi possiede più di mila
azioni. Esempio: chi ha in portafoglio

un milione di azioni Carige, si ve-


drebbe assegnate mila azioni cir-
ca, pari a  euro circa qualora si

presentasse in assemblea il % del


capitale. Ma la quota scenderebbe a
mila azioni circa (pari a  euro),

se all’assise partecipasse il % del


capitale della banca. Il motivo di que-
sto décalage sta nel particolare mec-

canismo d’incentivazione, che tende


a premiare i soci più piccoli, a fronte
di una “torta” - quella dei  milioni di

euro - che rimane invece fissa.


á@lucaaldodavi


© RIPRODUZIONE RISERVATA

AGF

Una banca al bivio. Il destino di Carige si deciderà nell’assemblea dei soci


Unipol, aria di ribaltone ma i soci blindano il vertice


Laura Galvagni


La voce è iniziata a circolare nelle


scorse settimane, al punto da diventa-


re tema di confronto anche tra i diri-


genti dei più grandi gruppi assicurati-


vi del paese: il vertice di Unipol è in bi-


lico perché all’interno delle Coop si


sarebbe aperto un fronte di oppositori


allo status quo. Il fronte, ha poi rico-


struito Il Sole  Ore, sarebbe in realtà


composto da un solo socio, peraltro di


minoranza, di Holmo, a sua volta


azionista con appena il ,% della hol-


ding di Bologna. L’azionista in que-


stione è Manutencoop, presieduta da


Claudio Levorato che apertamente ha


ammesso: «Io sono ipercritico con


questo vertice e con la permanenza


delle Coop nel capitale di Unipol». Po-


sizione, quest’ultima, già più volte


sbandierata in passato ma rimarcata


in più sedi proprio recentemente. E


questo avrebbe dunque dato adito alle


voci che volevano il presidente Pier-


luigi Stefanini e il ceo Carlo Cimbri nel
mirino degli azionisti. Con quale ri-

sultato? Compattare l’intera altra pla-
tea di soci sul mantenimento dell’at-

tuale governance. Lo stesso Levorato


ha dovuto prendere atto del fatto «di
essere totalmente isolato». Lui, sulla

carta, ha ribadito di «essere pronto al-


la battaglia» ma ha poi dovuto ricono-
scere «di non avere soldati al seguito».

Chi tira le fila in casa Unipol, Coop


Alleanza . in primis, ha piena fidu-
cia nel management. D’altra parte,

spiegano fonti vicine al mondo della


Coop, il tema del vertice è stato affron-
tato in sede di patto di sindacato, ac-

cordo che governa poco più del %


della holding e nato quando è stata
sciolta la storica scatola Finsoe, una

sola volta, ossia la primavera scorsa


quando l’assise degli azionisti è stata
chiamata a votare il nuovo assetto di

vertice. In quell’occasione, le Coop


hanno confermato la fiducia a Stefa-
nini e Cimbri e da allora nulla è cam-

biato. Anzi, nelle settimane successive


Unipol ha presentato il nuovo piano
industriale, e le linee strategiche han-

no incontrato il supporto della com-


pagine azionaria. Nessuna ipotesi di
ribaltone è dunque all’ordine del gior-

no. Tanto più perché si scontrerebbe
anche con dieci anni di crescita, per

ricavi e redditività: l’ultimo bilancio


firmato da Carlo Salvatori, a causa
certo della crisi post-Lehman, chiu-

deva con un risultato consolidato ne-


gativo per  milioni ma la redditivi-
tà storica era da media impresa men-

tre oggi la società registra profitti in


aumento:  milioni di risultato con-
solidato solo nel primo semestre .

Possibile, invece, che nel  mu-


ti l’assetto azionario. L’accordo vinco-
lante è in scadenza e Holmo potrebbe

abbandonare l’alleanza. L’intesa,


dunque, in caso andrebbe ridisegna-
ta. Levorato ha ricordato infatti che la

holding, gravata da una mole impor-


tanti di debiti, ha in scadenza i finan-
ziamenti ricevuti da Carige e Morgan

Stanley per  milioni. Se il titolo


Unipol dovesse raggiungere livelli in
grado di ripagare l’esposizione Hol-

mo dovrebbe vendere le azioni per
chiudere le posizioni con le banche.

«Una sorta di vendita coatta dei tito-


li», ha sottolineato Levorato. L’opera-
zione porterebbe evidentemente la

storica scatola fuori dall’orbita del


gruppo assicurativo, obiettivo finale
del presidente di Manutencoop.

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ASSICURAZIONI


I


l petrolio ha interrotto il recupero, affondando di


oltre il % dopo le indiscrezioni secondo cui Donald
Trump starebbe valutando di attenuare la morsa

delle sanzioni contro l’Iran. Il Brent ha chiuso a ,


dollari al barile, il Wti a , dollari. A provocare un
tonfo delle quotazioni è stato un retroscena rivelato

dalla Bloomberg, secondo cui Trump


avrebbe considerato un gesto pacificatorio
per agevolare un incontro a fine mese a

New York con il presidente iraniano


Hassan Rouhani. Ne sarebbe nata
un’accesa discussione con il consigliere per

la sicurezza nazionale John Bolton, che ha


portato al licenziamento di quest’ultimo.
L’Opec intanto ha tagliato le stime sulle

domanda di petrolio, a causa della frenata
dell’economia globale. Secondo il ministro

iracheno Thamer Ghadhaban il comitato di


monitoraggio dell’Opec Plus, che si riunirà
oggi ad Abu Dhabi, potrebbe discutere della

necessità un taglio più drastico della produzione di


greggio. I dati settimanali dagli Usa hanno
evidenziato un forte e inatteso accumulo delle scorte

di distillati (+, milioni di barili), ma quelle di greggio


sono calate di ben , mb, ai minimi da ottobre .
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di Sissi Bellomo


TONFO DEL PETROLIO


TRUMP APRE ALL’IRAN


IL RIBASSO
Il Brent ha chiuso
la seduta di ieri
a 60,81 dollari al
barile

-2,5%


Coop Alleanza . guida


la compagine per la stabilità


Le critiche di Levorato


MERCATI


I membri del board eletto all’assemblea di aprile 2019


Consiglieri

Pierluigi Stefanini


Presidente


Ernesto Dalle Rive


Vice presidente


Carlo Cimbri


Group Ceo


Gianmaria


Balducci


Massimo
Desiderio

Antonietta


Mundo


Adriano
Turrini

Paolo
Alemagna

Patrizia
De Luise

Pier Luigi
Morara

Annamaria
Trovò

Roberta


Datteri


Giuseppina
Gualtieri

Maria


Antonietta
Pasquariello

Carlo
Zini

Francesco


Berardini


Daniele
Ferré

Milo


Pacchioni


Rossana
Zambelli

Il consiglio della compagnia

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