2 Giovedì 12 Settembre 2019 Il Sole 24 Ore
Primo Piano
Golden rule, debito e tetti di spesa:
così parte la riforma del Patto Ue
La proposta dell’European fiscal board. Documento di pagine, sabato all’esame dell’Ecofin
Obiettivi triennali (e non più annuali) sulla spesa, bonus solo per investimenti considerati prioritari
Gianni Trovati
ROMA
Una regola della spesa aggiornata,
calibrata sulle prospettive di crescita
di ogni Paese e soprattutto accompa-
gnata da una limited golden rule per
liberare linee di investimento colle-
gate alle priorità europee. E obiettivi
di debito su misura dei diversi bilanci
pubblici, da aggiornare ogni sette an-
ni sulla base della cadenza classica
della programmazione europea e da
raggiungere con ritmi di avvicina-
mento diversificati, decisi in un ac-
cordo complessivo che chieda ai Pae-
si più in salute di allargare la propria
spesa con politiche espansive. Sono
i due assi della riforma delle regole
fiscali Ue proposta dallo European
Fiscal Board (Efb), che farebbe uscire
di scena Pil potenziale, output gap,
deficit strutturale, regola del % e le
altre parole chiave che dominano og-
gi il mercato autunnale del deficit
nell’era del Fiscal Compact.
La proposta è tecnica, com’è nella
natura dell’organismo indipendente
della commissione che per mandato
è chiamato a valutare l’attuazione del
quadro di bilancio comunitario e
l’adeguatezza della fiscal stance alle
condizioni macroeconomiche. Ma le
pagine del documento, elaborato
su mandato del presidente uscente
della commissione Jean Claude Junc-
ker e arrivato ieri sui tavoli dell’ese-
cutivo comunitario, intrecciano gli
argomenti più caldi nel dibattito sulla
riforma delle regole fiscali, che pro-
mette di essere uno dei temi centrali
nell’agenda della nuova commissio-
ne. Il documento sarà presentato sa-
bato all’Ecofin informale di Helsinki
dove avverrà il debutto di Roberto
Gualtieri nel board dei ministri fi-
nanziari dell’Eurozona; nell’agenda
finlandese del nuovo titolare dei con-
ti italiani, che ieri pomeriggio ha avu-
to un primo colloquio telefonico con
il presidente dell’Eurogruppo Mario
Centeno, c’è anche un trittico di bila-
terali, con il collega francese Bruno
Le Maire, il vicepresidente della com-
missione Valdis Dombrovskis, appe-
na riconfermato, e il commissario
uscente agli Affari economici Pierre
Moscovici. La proposta ha quindi il
compito di accendere davvero la ridi-
scussione delle regole fiscali Ue che
entrerà nel vivo nei prossimi mesi se-
condo le previsioni del neo commis-
sario all’Economia Paolo Gentiloni.
Sul piano tecnico, offre un’impalca-
tura a quella «necessaria revisione
del Patto» che anche secondo il Capo
dello Stato Sergio Mattarella dovrà
essere un compito strategico per la
commissione von der Leyen.
La premessa è la pagella decisa-
mente negativa assegnata dai tecnici
al Fiscal compact, che ha mancato
l’obiettivo di riduzione del debito e
ha contribuito alla stabilizzazione
dei conti in misura assai modesta se
messa in rapporto al complicatissi-
mo armamentario di regole che lo in-
nervano. Nei Paesi ad alto debito l’ef-
fetto è stato prociclico, anche per il
calendario sbagliato della flessibili-
tà: gli obiettivi più stringenti negli
anni difficili hanno aumentato il rap-
porto debito/Pil, e le deroghe nelle
fasi più favorevoli hanno nei fatti fi-
nito spesso per aprire spazi a politi-
che di deficit spending a scarso im-
patto sulla crescita. Anche perché la
commissione, decisiva nel negoziato
sui livelli di deficit, può solo tentare
la strada della moral suasion quando
si parla invece di qualità e obiettivi
della spesa pubblica.
Su questa base, i tecnici Ue costrui-
scono una cura che mette a sistema
alcuni ingredienti elaborati nell’ulti-
mo rapporto annuale dell’Efb e li ar-
ricchisce per accentuarne l’effetto
pro-crescita. Il primo è una dose mas-
siccia di semplificazione. Per superare
la «dipendenza eccessiva da indicato-
ri non osservabili» che caratterizza il
Fiscal Compact la proposta ripensa la
regola della spesa, e prospetta tetti alla
spesa primaria, calcolati al netto di
aumenti discrezionali delle entrate e
misurati sulla crescita potenziale del
Paese, a sua volta misurata in base alla
dinamica effettiva del Pil degli ultimi
cinque anni; il tutto in un’ottica trien-
nale, per aiutare la programmazione
e consentire compensazioni fra un
anno e l’altro. Qui si inserisce la gol-
den rule, che non può essere genera-
lizzata ma va ancorata alle priorità
concordate in sede comunitaria, per
esempio l’agenda digitale o i piani in-
frastrutturali. L’obiettivo di debito an-
drebbe poi cucito in modo sartoriale,
in un accordo complessivo che chieda
ai Paesi a basso debito di far crescere
la spesa pubblica espansiva, soprat-
tutto quando ai bilanci solidi si ac-
compagna un surplus commerciale.
La partita politica è tutta da gioca-
re, nello scenario di visioni e interessi
contrapposti che complica la ricerca di
un accordo e in una governance Ue
anch’essa da rivedere secondo il do-
cumento: perché il meccanismo della
maggioranza qualificata alimenta i
poteri di veto, e l’assenza di un presi-
dente a tempo pieno dell’Eurogruppo,
che «non sia né ministro delle Finanze
né membro della commissione», non
aiuta l’equilibrio dei poteri con l’ese-
cutivo comunitario.
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L’INCONTRO CON VON DER LEYEN
Conte: flessibilità
per gli investimenti
e regole di favore al Sud
Beda Romano
Dal nostro corrispondente
BRUXELLES
Incassata la fiducia in Parlamento il
premier Giuseppe Conte ha incontrato
ieri le principali cariche europee. Il viag-
gio qui a Bruxelles ha segnato una svol-
ta politica con l’arrivo al potere di un go-
verno più europeista. L’ipotesi di una
riforma del Patto di Stabilità, cavalcata
in queste settimane in Italia, è stata ac-
cantonata, almeno per ora. Il presidente
Conte si è voluto più prudente, difen-
dendo una politica economica che ri-
spetti le regole esistenti ma promuova
gli investimenti, soprattutto nel Sud.
«Vogliamo ridurre il debito attraver-
so la crescita economica, il nostro obiet-
tivo è la riduzione del debito e l'ho detto
chiaramente, abbiamo bisogno di fare
investimenti che ci consentano di
orientare il paese verso lo sviluppo so-
stenibile e per una maggiore occupa-
zione», ha detto il premier dopo aver in-
contrato la presidente eletta della Com-
missione europea Ursula von der
Leyen. «Non stiamo dicendo che non
vogliamo tenere i conti in ordine». L'uo-
mo politico è sembrato mettere l’accen-
to su una necessaria gradualità nel ri-
durre il debito.
Per quanto riguarda il Mezzogiorno,
lo stesso presidente del Consiglio ha in-
dicato che «occorre un regime agevola-
to, ma non voglio essere frainteso: ci so-
no aree disagiate sul piano economico
e sociale che richiedono una cintura di
protezione e misure straordinarie» (per
esempio agevolazioni per quanto ri-
guarda le regole sugli aiuti di Stato). Il
premier ha incontrato ieri anche il pre-
sidente del Consiglio europeo Donald
Tusk, il suo successore Charles Michel,
l'attuale presidente della Commissione
Ue Jean-Claude Juncker così come il
presidente del Parlamento europeo Da-
vid Sassoli. «Ho spiegato a Ursula von
der Leyen – ha aggiunto il premier par-
lando alla stampa - il progetto politico
italiano per un’Italia digitalizzata e ver-
de, proiettata verso l’economia circola-
re e sono le priorità della sua Commis-
sione, mi sembra molto importante la
consonanza che abbiamo raggiunto».
Si può presumere che il governo Conte
veda nel digitale e nell’ambiente, due
priorità comunitarie, la possibilità di
approfittare di nuova flessibilità di bi-
lancio, secondo le regole europee. Spa-
zio di manovra sul fronte del bilancio
esiste, ed è anche facilitato dalle difficol-
tà economiche di molti paesi, a iniziare
dalla Germania.
Di modifica del Patto, però il premier
ieri non ha parlato pubblicamente. D’al-
tro canto, riformare le regole di bilancio
è complicato e la stessa signora von der
Leyen è apparsa cauta nei giorni scorsi.
La nuova strategia italiana è più realisti-
ca e non è nuova: aumentare gli investi-
menti, attraverso nuova flessibilità di
bilancio, per rilanciare la crescita e così
ridurre il debito. A Helsinki tra venerdì
e sabato il nuovo ministro dell’Econo-
mia Roberto Gualtieri incontrerà il vice
presidente dell’esecutivo comunitario
Valdis Dombrovskis per un primo con-
tatto in vista della presentazione entro
metà ottobre della Finanziaria .
Il clima tra Roma e Bruxelles è stato
ieri esplicitamente buono. Ha riferito
Jens-Alexander Flosdorff, portavoce
della signora von der Leyen a proposito
dell’incontro: «Vi è stato un buono
scambio relativo alla nuova situazione
politica in Italia, alla migrazione e al-
l’economia. Nessun risultato concreto.
D’altro canto non era atteso». Secondo
Preben Aaman, portavoce di Donald
Tusk, con l’ex premier polacco «l’atmo-
sfera dell'incontro è stata buona».
Infine, a proposito di migrazione, la
presidente von der Leyen ha ribadito
martedì la volontà di riformare il diritto
d'asilo (si veda Il Sole Ore di ieri). Il
tema è in discussione da anni ormai tra
i governi nazionali. A questo proposito,
in visita a Bruxelles il premier ha spiega-
to: «Chi non parteciperà» alla riparti-
zione dei migranti a livello europeo «ne
risentirà molto, in misura consistente,
sul piano finanziario».
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Sui migranti: «Conseguenze
finanziarie per chi non
partecipa alle ripartizioni»
Per il debi-
to saltereb-
be la regola
generale
del 60% e si
passerebbe
a obiettivi
specifici
Paese per
Paese
LA NUOVA COMMISSIONE
Parigi esporta il dirigismo in Europa
Per Sylvie Goulard deleghe
su mercato unico con difesa,
industria e aerospazio
Beda Romano
Dal nostro corrispondente
BRUXELLES
Tra le deleghe che la presidente del-
la Commissione europea Ursula
von der Leyen ha distribuito questa
settimana ai suoi commissari
spicca quella affidata alla francese
Sylvie Goulard. La nuova commis-
saria sarà responsabile del mercato
unico, con competenze su indu-
stria, difesa, spazio e digitale. Il suo
portafoglio sarà ricco di risorse fi-
nanziarie e influente. L’obiettivo è
di dare finalmente all’Unione euro-
pea una strategia industriale. Il me-
todo ricorda per certi versi il dirigi-
smo alla francese.
Nella sua lettera di incarico, la
signora von der Leyen ha spiegato
che il compito della signora Gou-
lard sarà di mettere a punto una po-
litica industriale per l’Europa, ca-
valcando la grande rivoluzione di-
gitale, garantendo il buon funzio-
namento del mercato unico,
incassando gli effetti positivi per
l’economia provocati da una mag-
giore cooperazione nella spesa per
la difesa e lo spazio. Mai finora il
portafoglio del mercato unico è sta-
to così importante.
Spiega con ammirevole sincerità
Elzbieta Bienkowska, la commissa-
ria uscente: «Il nuovo portafoglio
sarà più importante del mio. Si affi-
derà al lavoro di tre direzioni gene-
rali, non più di una sola. L’obiettivo
è chiaro. Permettere all’Europa di
essere strategicamente autonoma
e superare la frammentazione na-
zionale, in particolare nella spesa
militare, perché l’Unione diventi un
volano economico e industriale di
cui tutti possono beneficiare».
I dettagli operativi non sono ba-
nali. Le tre direzioni generali sono
quelle dedicate alla crescita, al digi-
tale e allo spazio-difesa. Quest’ulti-
ma nascerà da una costola della
prima. Il dossier difesa è nuovo in
ambito comunitario (finora il tema
è stato prettamente nazionale). I
Ventisette hanno creato nel prossi-
mo bilancio comunitario -
un Fondo europeo per la Dife-
sa che sarà dotato di miliardi di
euro e sarà dedicato a comuni pro-
getti militari.
L’obiettivo è di promuovere la
ricerca in campo militare per otte-
nere ricadute positive anche in
campo civile, come avviene rego-
larmente negli Stati Uniti. A questa
specifica posta finanziaria, secon-
do il progetto di bilancio, se ne ag-
giungeranno altre a capo del porta-
foglio seguito dalla signora Gou-
lard: miliardi per lo spazio (ri-
spetto agli , miliardi del bilancio
-), altri , miliardi di eu-
ro per il digitale, e ancora miliardi
di euro per il sostegno alle piccole
e medie imprese.
Come non vedere nel nuovo por-
tafoglio il tentativo di iniettare nella
politica europea una dose di dirigi-
smo alla francese? In alcuni paesi
quest’ultima espressione fa alzare
le sopracciglia, provoca sospetti,
mette ansia. Eppure, la politica in-
dustriale francese, segnata dalla
mano pubblica e da un approccio
centralizzato, ha permesso in anni
recenti la creazione di alcune note-
voli invenzioni: il Minitel, il TGV, il
Concorde o la carte à puce (in italia-
no smartcard).
Analizza Eric Maurice, direttore
dell’ufficio bruxellese della Fon-
dation Schuman: «A Washington,
la politica industriale si fa anche
attraverso la spesa del Pentagono
in ricerca e sviluppo. A Pechino, il
governo guida un paese comuni-
sta-capitalista dove lo Stato è sem-
pre dominante. Mentre l’Europa
tenta di contrastare la concorren-
za di Stati Uniti e di Cina, il model-
lo francese può essere fonte di
ispirazione. La pianificazione di-
venta un modo per contrastare la
frammentazione».
Nel suo discorso alla Sorbona,
nel settembre del , il presidente
francese Emmanuel Macron aveva
detto che «la sovranità europea di-
pende dalla potenza economica, in-
dustriale e monetaria». In buona
sostanza, tra le priorità della Com-
missione presieduta dalla signora
von der Leyen vi è il desiderio di fe-
deralizzare per così dire la politica
industriale in Europa, in particolare
con una maggiore collaborazione
nazionale in campo militare. Tra i
Ventisette, non tutti saranno d’ac-
cordo, ma la sfida è sul tavolo.
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A Bruxelles.
Sylvie Goulard, da
vicepresidente
della Banca di
Francia a
commissario
europeo: parla
perfettamente,
oltre a inglese e
tedesco, anche
l’italiano
AFP
Un portafo-
glio che
gestirà 30
miliardi per
i settori
strategici
della ricer-
ca e della
cooperazio-
ne militare
NUOVO VERTICE CON I SUOI ALLA FARNESINA
Di Maio: fuori dal deficit
gli investimenti verdi
tiva. Una scelta che aveva già fatto di-
scutere: nel suo intervento al Senato il
giorno del voto di fiducia al Governo, la
senatrice di +Europa Emma Bonino
aveva sostenuto come la Farnesina non
possa «diventare il quartier generale di
un partito o la sede di un Governo om-
bra». Modello Salvini col Viminale in
epoca gialloverde.
Di Maio non se ne cura, e prosegue
sulla sua strada, convinto che non si
tratti di una delle «sgrammaticature
istituzionali» che Conte ha invitato a
evitare accuratamente. «Il MS vuole
incidere sull’agenda economica in Eu-
ropa», ha spiegato ieri il capo politico
del Movimento ai suoi. «Abbiamo idee
chiare e tante proposte da fare. Per noi
è necessario costituire un tavolo politi-
co permanente a livello di Governo con
il presidente del Consiglio, i capi delega-
zione dei partiti di maggioranza e il mi-
nistro dell’Economia per concordare la
linea con chi andrà in Europa a rappre-
sentare l’Italia sui temi economici».
Non solo. Come spiegano dai vertici
del Movimento, l’intenzione è anche
quella di lottare per rivedere «in manie-
ra consistente» i criteri di trasparenza
dell’Eurogruppo e delle riunioni in sede
comunitaria, un tema che sarà all’ordi-
ne del giorno di domani. Perché, ricor-
dano i Cinque Stelle, «l’Eurogruppo non
redige verbali». «Il MS come sempre
vuole rendere trasparenti i processi de-
cisionali della politica», è stata la linea
dettata da Di Maio. «Dobbiamo fare lo
stesso in Europa: milioni di cittadini eu-
ropei devono avere evidenza di come si
prendono le decisioni che impattano
sulle loro vite». Parole che suonano an-
che come un avvertimento al Pd, di cui
è espressione non solo Gualtieri, ma an-
che il neocommissario agli Affari eco-
nomici Paolo Gentiloni. E che rivelano
la grande paura di Cinque Stelle: restare
esclusi dalle scelte in campo economico.
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Il piano per la green rule
da proporre all’Europa:
esenzione fino al ,% del Pil
Primo colloquio
Il premier:
ridurre il debito
con la crescita
Il portavoce della
Von der Leyen:
«Vi è stato un
buono scambio
relativo alla nuova
situazione
politica in Italia,
alla migrazione e
all’economia. Ma
nessun risultato
concreto, che
peraltro non era
atteso»
Sul Sud: «Ci
sono aree
disagiate
sul piano
economico
e sociale
che richie-
dono prote-
zione e mi-
sure straor-
dinarie»
Manuela Perrone
ROMA
Nel giorno in cui il premier Giuseppe
Conte vola a Bruxelles per perorare la
causa dell’Italia e spazi di manovra più
ampi per il Sud, Luigi Di Maio riunisce
alla Farnesina un gruppo ristretto di
tecnici dello staff economico del MS. E
definisce la proposta che vuole intestare
al Movimento, in vista degli incontri con
il ministro dell’Economia, il dem Ro-
berto Gualtieri, per l’Eurogruppo e
l’Ecofin di domani e dopodomani a Hel-
sinki: una green rule per l’Europa. In sin-
tesi: una regola “verde” affinché una
parte della spesa per investimenti a fa-
vore della sostenibilità e per contrastare
i cambiamenti climatici venga esclusa
dal calcolo del deficit. L’idea prevede
che la quota da scomputare sia pari al
,% del Pil per ogni Stato membro, in
linea con le stime degli Accordi di Parigi
del dicembre . E contempla l’intro-
duzione di green bond emessi dai Paesi
europei, ovvero obbligazioni per finan-
ziare le spese legate allo sviluppo ecoso-
stenibile e alla lotta contro i cambia-
menti del clima.
La mossa di Di Maio ha una doppia
valenza politica. Da un lato il leader
pentastellato vuole rivendicare al parti-
to che guida un ruolo nella partita eco-
nomica che l’Italia giocherà con la Com-
missione Ue, sventolando la bandiera
ambientalista che il MS impugna an-
che contro le trivellazioni petrolifere.
Dall’altro lato, però, lancia un messag-
gio allo stesso premier, trasformando
il ministero degli Esteri - dove aveva già
radunato i neoministri MS subito do-
po il giuramento - nella sua base opera-
Il leader
M5S chiede
un tavolo
permanente
con Conte e
i capidele-
gazione per
concordare
la linea
con l’Ue
sull’economia
PROGRAMMAZIONE
Regola della spesa su crescita potenziale
LE PRIORITÀ DELLA RIFORMA
Si punta a ripensare la regola della spesa con tetti calcolati al
netto di aumenti discrezionali delle entrate e misurati sulla
crescita potenziale del Paese, a sua volta misurata in base alla
dinamica effettiva del Pil degli ultimi 5 anni. Così sarà più facile
programmare e consentire compensazioni fra un anno e l’altro.
INVESTIMENTI
Golden rule per spingere le priorità Ue
Ci sarà Occhio di riguardo per la spesa sulle urgenze
comunitarie. Nella proposta dell’Efb trova spazio una golden
rule che propone di svincolare dai tetti di spesa quote di
investmenti in programmi prioritari a livello comunitario, per
esempio per l’agenda digitale o lo sviluppo infrastrutturale
RIDUZIONE DEL DEBITO
Stop regole generali, target su misura
L’Efb propone ilsuperamento della regola generalizzata della
riduzione del debito al 60%. L’obiettivo andrebbe fissato Paese
per Paese ogni sette anni: gli stati ad alto debito dovranno
rispettare il target di riduzione e simmetricamente quelli a
basso debito di far crescere la spesa pubblica espansiva
L’EQUILIBRIO DEI POTERI
Governance Ue da rivedere, stop ai veti
Si propone di rivedere la governance Ue: il meccanismo
della maggioranza qualificata alimenta i poteri di veto, e
l’assenza di un presidente a tempo pieno dell’Eurogruppo
non aiuta l’equilibrio dei ruoli con la commissione