20 Giovedì 12 Settembre 2019 Il Sole 24 Ore
Mondo
Dai giudici scozzesi
schiaffo a Johnson
BREXIT
L’Alta corte di Edimburgo
ritiene illegittima
la chiusura del Parlamento
Ma il premier insiste:
Londra è in grado di gestire
un’uscita senza accordo
Gianluca Di Donfrancesco
La sospensione del Parlamento bri-
tannico, decisa il agosto dal pre-
mier britannico Boris Johnson, è un
atto illegittimo: lo ha stabilito ieri la
sezione d’appello dell’Alta corte del-
la Scozia, con un verdetto che, se da
un lato non detta l’ultima parola sul-
la questione, dall’altro rappresenta
un ulteriore schiaffo per il leader
conservatore, che ieri, in una diretta
Facebook, ha ribadito l’intenzione
di portare il Paese fuori dalla Ue en-
tro il ottobre e ha sfidato l’opposi-
zione a sottoporsi al giudizio degli
elettori con un voto anticipato.
La sentenza dei giudici scozzesi
è arrivata il giorno successivo alla
chiusura del Parlamento di We-
stminster, che resterà in ferie forza-
te fino al ottobre. Le opposizioni,
dai laburisti agli indipendentisti
scozzesi, hanno immediatamente
colto l’occasione per tornare a chie-
dere la riapertura, così da poter vi-
gilare sulla fase finale del divorzio
da Bruxelles. La chiusura di We-
stminster per cinque settimane
avrebbe appunto lo scopo di libera-
re l’azione dell’Esecutivo dal con-
trollo del Parlamento, secondo
quanto sostengono i suoi opposito-
ri, anche all’interno del partito del
premier (sono gli ormai ex Tory
che sono stati espulsi per essersi
schierati contro la sospensione del-
le Camere). Ieri, alcuni parlamenta-
ri si sono presentati a Westminster
per prendere posto nei loro scranni.
I giudici scozzesi si sono schierati
dalla loro parte: l’unica spiegazione
che si possa trovare per la chiusura
del Parlamento è che «il Governo
britannico e il primo ministro vole-
vano limitarlo», ha affermato il giu-
dice James Drummond Young.
Il Governo Johnson ha formaliz-
zato il ricorso alla Corte Suprema del
Regno, dove spera di ribaltare il ver-
detto scozzese. Dalla sua ha il parere
di un altro tribunale, l’Alta corte di
Londra, che ha invece decretato la
legittimità del suo operato. Lo scon-
tro sulla Brexit diventa così anche
uno scontro tra giudici, che dovrà
essere risolto dalla Corte Suprema,
già chiamata in causa contro la deci-
sione dell’Alta corte di Londra. Il
verdetto è atteso per martedì.
Ieri, Johnson ha assicurato che la-
vorerà per raggiungere un accordo
con la Ue, ma che questo non potrà
contenere la clausola backstop per
l’Irlanda del Nord e che in ogni caso
il Regno Unito ha le carte in regola
per gestire un’uscita senza intesa.
Downing Street ha anche respinto
l’offerta del leader del Brexit Party,
Nigel Farage, che sempre ieri aveva
proposto un patto per sconfiggere il
Labour alle prossime elezioni.
Nel caos della Brexit, tutte le op-
zioni restano sul tavolo, compresa
quella di un nuovo referendum.
Prima di rassegnarsi a chiudere i
battenti, il Parlamento ha approva-
to una legge che vincola l’Esecutivo
a rinviare l’uscita fino al , se
non raggiungerà un accordo entro
il ottobre. Per i mercati, i rischi di
un no-deal si sono ridotti: la sterli-
na è così risalita da quota , sul
dollaro dell’inizio della scorsa set-
timana (minimo da tre anni) a
, di lunedì.
Il Governo irlandese ha però de-
ciso di arrivare preparato a ogni eve-
nienza e ha redatto la propria legge
di bilancio per il tenendo conto
di due possibili scenari, quello del
divorzio concordato e quello del no-
deal. E di conseguenza ha accanto-
nato risorse in deficit per poter soc-
correre i settori che risentirebbero
in modo più marcato della seconda
ipotesi. Senza accordo, secondo il
ministro delle Finanze, Paschal Do-
nohoe, l’Irlanda registrerà un anda-
mento economico piatto, contro la
crescita del ,% prevista in caso di
uscita ordinata. Per assorbire lo
shock, Dublino è pronta ad autoriz-
zare un disavanzo pubblico com-
preso tra lo , e l’,%.
Anche Londra mette le mani
avanti e ieri ha raggiunto un’intesa
con sei Paesi africani (Sudafrica,
Botswana, Lesotho, Namibia, Eswa-
tini e Mozambico) per assicurare la
continuità delle relazioni commer-
ciali esistenti nel caso di uscita no-
deal. Il vero nodo sono però i rap-
porti commerciali con gli eventuali
futuri ex partner della Ue.
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La Diada in Catalogna
rinnova la sfida a Madrid
VOGLIA DI INDIPENDENZA
Seicentomila persone sono scese in piazza ieri a Barcellona per la
Diada, la festa nazionale della Catalogna, per chiedere
l’indipendenza. Come ogni anno (in ricordo della caduta della città
nella guerra contro i Borbone del 1714), le bandiere giallo-rosse con
la stella simbolo dell’indipendenza hanno invaso la città. Nonostante
la partecipazione sia stata tra le più basse degli ultimi anni (l’anno
scorso, sempre secondo la polizia, si era superato il milione di
manifestanti), la Diada ha nuovamente fatto salire le tensioni tra la
Catalogna e la Spagna: in ottobre dovrebbe arrivare la sentenza sui
leader catalani accusati di ribellione per avere organizzato il
referendum sull’indipendenza due anni fa. «Stiamo manifestando
per un motivo molto semplice: l’indipendenza», ha detto il
governatore catalano, tentando di ricompattare il fronte dei partiti
nazionalisti sempre più divisi.
REUTERS Russia e Ucraina
riaprono la partita
delle forniture di gas
LA MEDIAZIONE UE
Alla fine dell’anno scade
il contratto con Gazprom
sul transito verso l’Europa
Antonella Scott
Dopo lo scambio dei prigionieri di
sabato scorso, la prossima tappa
della distensione tra Mosca e Kiev
potrebbe passare dal fronte del gas.
O, al contrario, il fallimento dei ne-
goziati tra russi e ucraini che ripren-
dono il settembre prossimo a Bru-
xelles, sotto la mediazione europea,
potrebbe spalancare una nuova crisi
come nell’inverno e : a fi-
ne anno scade il contratto decennale
che regola il transito di gas russo at-
traverso l’Ucraina e l’Unione Euro-
pea - ha commentato ieri il commis-
sario per l’Energia, lo slovacco Ma-
ros Sefcovic - farà tutto il possibile
per rendere possibile un’intesa.
Rispetto al gli ostacoli si so-
no moltiplicati enormemente a cau-
sa della guerra nel Donbass e della
perdita della Crimea, riannessa alla
Federazione Russa nel . Nel no-
vembre Gazprom ha bloccato le
esportazioni dirette di gas naturale
all’Ucraina, che da allora si appoggia
principalmente su gas russo riac-
quistato da Paesi membri dell’Unio-
ne Europea. Anche se nel la
Corte d’arbitrato di Stoccolma è tor-
nata sulle intese del imponen-
do a Naftogaz, la compagnia ener-
getica ucraina, di importare un
quantitativo minimo annuo di mi-
liardi di metri cubi di gas.
Ma oltre a questo, la partita ri-
guarda soprattutto gli accordi di
transito verso i consumatori euro-
pei: un passaggio che garantisce an-
cora il % del Pil ucraino e che Kiev
teme sia messo in pericolo dal com-
pletamento di Nord Stream , il ga-
sdotto russo-tedesco che raddop-
pierà i volumi esportati verso la Ger-
mania, rendendo sempre meno in-
fluente il transito dall’Ucraina che
oggi equivale a un terzo delle espor-
tazioni russe di gas alla Ue. Per il
proprio fabbisogno Kiev attinge al
gas che entra da Est, e rimanda verso
la Ue i volumi stoccati nei depositi
delle regioni occidentali.
Per arrivare ai negoziati in una
posizione meno vulnerabile,
l’Ucraina ha aumentato le scorte
sotterranee di gas che oggi arrivano
a miliardi di metri cubi, sufficienti
ad affrontare il prossimo inverno. La
stagione del riscaldamento inizia a
metà ottobre. «Perché così tanto
gas? - ha spiegato in televisione il
premier Oleksiy Goncharuk, appena
nominato dal nuovo presidente Vo-
lodymyr Zelenskiy -. Perché i nego-
ziati con i russi sul transito sono pie-
ni di rischi». Le riserve, ha detto
Goncharuk, consentiranno ai nego-
ziatori di non essere vulnerabili alle
pressioni degli interlocutori. Nel
l’Ucraina ha consumato ,
miliardi di metri cubi, di cui , im-
portati da Paesi europei.
A complicare ulteriormente l’at-
mosfera, rafforzando però la posi-
zione negoziale ucraina, martedì la
Corte europea di Giustizia si è pro-
nunciata contro una decisione Ue
che apriva a Gazprom l’accesso a
Opal, il gasdotto che collega Nord
Stream al resto della Germania. A
parole, in ogni caso, il presidente
Vladimir Putin ha assicurato più di
una volta agli interlocutori occiden-
tali - Emmanuel Macron e Angela
Merkel - che anche con l’ingresso in
scena di Nord Stream il Cremlino
non intende escludere l’Ucraina dal-
le rotte del gas. E ora che si parla di
un prossimo incontro tra Putin e Ze-
lenskiy, e che lo scambio dei prigio-
nieri ha riacceso la speranza di una
schiarita, i contratti sul gas saranno
uno degli elementi cruciali di questa
nuova partita.
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LE TAPPE
31
Ottobre
Il giorno dell’uscita del Regno Unito
dall’Unione Europea, se non ci
saranno nuovi rinvii.
14
Ottobre
La data stabilita dal Governo
Johnson per la riapertura del
Parlamento britannico, chiuso da
martedì scorso.
17
Settembre
La Corte Suprema britannica è
chiamata a pronunciarsi sulla
legittimità della sospensione del
Parlamento.