ANTONIO RAPISARDA
■Se il rischio, concreto, è
che qualcuno «per interessi
personali» finisca col riportare
il Pd a palazzo Chigi e che que-
sto clima possa animare l’idea
di un «governo dei porti aper-
ti», Matteo Salvini si è detto
pronto a tutto, persino a un
nuovo “santo contratto”: «Pur
di evitare questo, le porte e le
vie del Signore e della Lega so-
no infinite».
Nel giorno in cui il forno “uf-
ficiale” del M5s – quello attiva-
to con i dem – ha cucinato i
primi dossier, l’obiettivo “mili-
tare” del Capitano è scongiura-
re «una riedizione di Renzi, Bo-
schi, Lotti, Boldrini. C’è un mi-
nimo di dignità da preservare».
In una lunga diretta Face-
book dal suo studio al Vimina-
le, nella quale ha rivendicato lo
stop allo sbarco della nave
Ocean Viking, il leader della Le-
ga si è rivolto proprio agli «ami-
ci» a 5 Stelle, impegnati nella
trattativa giallo-rossa, chieden-
do se davvero intendono perse-
guire un «esecutivo col Pd che
sta facendo rabbrividire i citta-
dini di mezza Italia».
Ossia se Di Maio & co fanno
sul serio nel voler «riportare al
potere quelli che voi definivate
il partito di Bibbiano, di Banca
Etruria, della spartizione del
Csm e delle Procure». Ecco, «io
una roba del genere non avrei
il fegato di farla e di imporla ai
cittadini italiani».
NUOVA OFFERTA
Siccome però da quel forno
si inizia a sentire odore di pa-
ne, il ministro dell’Interno è tor-
nato a battere sull’offerta che
già l’altroieri aveva aperto la
breccia nei pensieri di Gigino.
Quella del treno speciale che
passa, a maggior ragione per
lui, una sola volta nella vita: la
tentazione della premiership.
«Adesso o c’è un accordo con
una squadra, un progetto e
un'idea di Italia per lavorare be-
ne nei prossimi anni – ha riba-
dito Salvini reduce dai copiosi
peana recitati a Di Maio in que-
sti giorni -, a prescindere dalle
poltrone, che sono l'ultima co-
sa che interessa alla Lega, op-
pure c’è la via del voto».
Invocazione fuori tempo
massimo? Come indica la vul-
gata ufficiale grillina del «non
abbiamo tavoli con altre forze
politiche»? Probabile, e in casa
Lega – in attesa di comunica-
zioni del leader – c’è infatti chi
si prepara alla traversata
dell’opposizione. Di certo, pe-
rò, il canto della sirena “leghi-
sta” ha raggiunto l’obiettivo di
giornata: incunearsi nelle divi-
sioni pentastellate. «Ho visto
nuove aperture della Lega al
MoVimento e mi sembra una
buona cosa. Soprattutto per-
ché non mi dispiacerebbe un
Presidente del Consiglio del
M5S». Con queste parole Ales-
sandro Di Battista non solo è
tornato sulla scena ma ha dato
corpo alla quota numerosa di
filo-leghisti a 5 Stelle che vedo-
no come il fumo negli occhi
l’abbraccio con il «partito di
Bibbiano». Tant’è che da am-
bienti vicini al Carroccio invita-
no a leggere in controluce quel
«o si fa come diciamo noi o sal-
ta tutto» attribuito a Luigi Di
Maio in riferimento alle ecces-
sive perifrasi dei dem sul taglio
dei parlamentari. Un modo
per esasperare il tavolo delle
trattative.
Insomma, se è vero che la
via della riedizione giallo-ver-
de è stretta la fiammella del for-
no leghista non è del tutto
spenta. Certo, per il capogrup-
po alla Camera Riccardo Moli-
nari l’ipotesi principale resta
«il voto», anche se, nel caso
«quei problemi politici, quei
no, quelle persone inadegua-
te» venissero rimosse «ci si può
rimettere a parlare».
Ottimista il ministro
dell’Agricoltura Gian Marco
Centinaio secondo il quale
«c’è ancora possibilità di recu-
perare il rapporto coi 5Stelle
perché, oltre a Di Maio, ci sono
diversi esponenti che si ricorda-
no bene del lavoro positivo che
è stato fatto».
ASSIST A GIGINO
E forse non è un caso che dal
Meeting di Cl proprio Giancar-
lo Giorgetti, ribadendo che do-
po «l’impasse» nella maggio-
ranza «continuare così non
aveva senso», ha lanciato un in-
terrogativo interpretato come
un assist al vicepremier grilli-
no: «Dico soltanto una cosa,
molto onestamente io ho senti-
to i dieci punti di Di Maio e so-
no quasi tutti o tutti parte inte-
grante del contratto con la Le-
ga: cosa voglia dire questo non
lo so, però è un dato di fatto».
In ogni caso il numero due
del Carroccio non si straccia di
certo le vesti in caso di ritorno
all’opposizione. Del resto «chi
ci sta non è un minorato men-
tale» e anche da lì la Lega «può
svolgere un ruolo utile». Alla
domanda, infine, se è ancora
possibile una reunion gial-
lo-verde Giorgetti ha chiarito
come «noi abbiamo un capo,
si consulta con tutti, sente tutti
e poi decide». E a proposito di
ciò il "capo" non ha ancora pro-
nunciato la parola fine.
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segue dalla prima
PAOLO BECCHI
(...) Ma - contrariamente al comu-
ne sentire - non credo che queste
trattative andranno in porto. Pro-
vo a spiegare perché. Di Maio ha
capito che si troverebbe ad avere a
che fare non con Zingaretti ma
con Renzi che controlla i gruppi
parlamentari, e che alla fine diven-
terà il vero vincitore di questo ac-
cordo, un accordo tutt’altro che
stabile: resisterà fino a che a Renzi
farà piacere. E questo Di Maio non
lo può sopportare.
Certo, la trattativa è iniziata ma
non è detto che si concluda in mo-
do positivo. Già aver posto come
condizione il taglio dei parlamen-
tari fa capire che il negoziato parte
in salita. E poi si è tanto parlato di
Grillo, che sarebbe favorevole ad
un dialogo col Pd, poco di Davide
Casaleggio, che sa benissimo co-
me la pensava il padre. Davide
non può tradire la memoria di un
padre, con il quale aveva un lega-
me fortissimo e che mai avrebbe
fatto una coalizione con Renzi o
col Pd. Gianroberto era un uomo
di principi, con una visione preci-
sa della natura delle cose e del futu-
ro. E in questa visione non c’era
posto né per la destra né per la sini-
stra. Tanto più di questa sinistra.
Insomma, a mio avviso, è ancora
troppo presto per ritenere conclu-
so l’accordo.
Dunque che cosa resta? Resta
soltanto la minaccia di elezioni del
Presidente della Repubblica? Par-
rebbe di sì, anche se il voto subito
risulta piuttosto difficile, se si pen-
sa ad esempio al tempo necessa-
rio per preparare il voto all’estero
e al fatto che il voto avverrebbe in
piena sessione di bilancio. Insom-
ma, la creazione di un nuovo “go-
verno del Presidente”, sia pure so-
lo per guidare le elezioni, sarebbe
indispensabile. E le elezioni do-
vrebbero comunque venir rinviate
oltre il mese di ottobre.
Però vorrei osservare una cosa.
Compito del Presidente della Re-
pubblica dovrebbe essere quello
di verificare se esiste una maggio-
ranza e non necessariamente
una nuova maggioranza. Il Presi-
dente pare escludere dal tono
del suo discorso che possa verifi-
carsi un nuovo accordo tra Lega
e M5S dopo la rottura. La motiva-
zione? Non sarebbe una maggio-
ranza stabile.Prima faciedopo
quello che è successo gli si po-
trebbe anche dare ragione.
Ma da cosa era rappresentata
l’instabilità? L’instabilità è stata
rappresenta da Conte che a un
certo punto ha deciso di giocare
la sua partita contro la Lega. Per-
ché ridotto all’osso questo è il
senso della crisi, come bene si è
capito dal discorso di Conte
esclusivamente teso a screditare
Salvini.
Bene, Conte non c’è più, ma
l’esperienza del governo potreb-
be continuare più forte di prima
con una nuova squadra di gover-
no all’altezza dei compiti da svol-
gere. Se Mattarella pur di evitare
questo accordo scioglierà le Ca-
mere non si comporterà in modo
corretto perché suo compito è an-
zitutto quello di verificare se ci
sia una maggioranza e non neces-
sariamente una nuova maggio-
ranza. E un governo giallo verde
- piaccia o meno - è ancora possi-
bile.
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Dove andrà l’Italia
Lega e pentastellati
torneranno insieme
Può succedere di tutto
ma sarebbe assurdo
GIORGETTI
«I dieci punti indicati da
Luigi Di Maio sono tutti
parte integrante del
contratto di governo con
la Lega: è un dato di
fatto»
SALVINI
«Io non mollo. Le porte e
le vie del Signore e della
Lega sono infinite.
Rivedere al governo
Renzi e la Boschi proprio
no. Agli amici dei 5
stelle dico: ma
veramente volete
riportarli al potere?»
Il leader della Lega e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, con
Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Giorgetti, pure critico con M5S, ieri ha sottolineato come i 10 punti
grillini siano presenti del Contratto di governo attuale(LaPresse)
SALVINI NON MOLLA
«Non posso credere ai grillini
fidanzati col Pd degli scandali»
Il leader del Carroccio: «Pronto per una nuova squadra. L’alleanza tra i 5Stelle e i dem
perdenti fa rabbrividire». E Giorgetti rilancia il Contratto: «I 10 punti di Di Maio sono lì»
segue dalla prima
VITTORIO FELTRI
(...) aver sbagliato di grosso a sfa-
sciare il giocattolo giallo verde. Mi
sembra improbabile che ciò possa
accadere senza suscitare ilarità ne-
gli italiani. Quando un matrimonio
si guasta nel fracasso di piatti e bic-
chieri rotti nella lite è bene evitare
una riconciliazione. È evidente che
la soluzione meno comica di quella
prospettata da te consisterebbe nel-
lo scioglimento delle Camere e nel-
la mobilitazione delle urne, ciono-
nostante bisogna riconoscere che
Mattarella, dovendo rispettare la
Costituzione, sia costretto a verifica-
re che in Parlamento vi sia una mag-
gioranza alternativa alla preceden-
te. Ecco perché aspetta di sapere se
i grillini e i progressisti riescano o
no a stilare un programma comu-
ne.
In teoria mi pare difficile che i
due gruppi siano in grado di inten-
dersi e di iniziare una nuova colla-
borazione, essendo essi divisi da vi-
sioni politiche diverse o addirittura
contrastanti. Però bisogna tenere
conto del terrore che hanno i penta-
stellati del voto anticipato il cui risul-
tato minaccia di decimarli e di ridurli
ai minimi termini. Costoro pertanto
faranno il diavolo a quattro per rima-
nere seduti sulle loro poltrone onde
conservare i privilegi di cui godono
ora, scansando il pericolo di essere
esautorati e obbligati ad andarsene a
casa, dove li aspetta una vita grama.
Secondo me di conseguenza un
patto tra dem e Movimento, essendo
conveniente, sarà stipulato alla fac-
cia dei cittadini, i quali, stando ai son-
daggi, anelano a recarsi ai seggi per
esprimere la propria opinione. Si di-
ce che Zingaretti sia perplesso
all’idea di congiungersi ai grillini, ma
non credo che il Pd lo segua sulla
strada delle consultazioni che com-
porterebbero rischi incalcolabili per
vari partiti, incluso quello cosiddetto
democratico. In conclusione, la fritta-
ta fatta da Salvini e servita da Conte
sul piatto del M5S è immangiabile e
non può essere riproposta come sei
o sette uova fresche.
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6
sabato
24 agosto
2019
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