quindici giorni il barattolo era pieno di fi-
gli, e andavo a vedere com’erano. Ci sono
migliaia di caratteristiche differenti,
espresse nel corpo e trasmesse genetica-
mente: non ha idea anche solo di quanti
rossi diversi esistano.
Per quanti anni è andato avanti?
Circa dieci. Mi sono affezionato. Ma
come ricerca mi stava stretta, e ho ini-
ziato a guardarmi intorno. Un problema
che mi è subito piaciuto è stato: che cosa
regola la crescita degli embrioni? Per
esempio, come fa la drosofila a svilup-
pare le antenne sulla testa, come mai si
formano due ali anziché quattro, come si
formano tre paia di zampe anziché due...
Così, appena negli Stati Uniti hanno sco-
perto una famiglia di geni detti “omeoti-
ci” (v. riquadro a destra), che controllano
lo sviluppo delle caratteristiche del cor-
po, mi sono subito buttato su quell’argo-
mento. Ho usato le informazioni raccolte
osservando i moscerini per trovare i geni
corrispondenti nel topo e nell’uomo e,
con grande sorpresa, i geni erano prati-
camente gli stessi.
Proprio gli stessi?
Dalle meduse in su, tutti gli animali han-
no quei geni: li chiamiamo “omeobox”
o “omeogeni”. Sono otto nel moscerino,
circa quaranta in noi. E in tutti – nel topo,
nel rospo, nel pulcino – controllano la
formazione del corpo. Ho dimostrato che
anche l’uomo li ha. Ho usato la drosofila
come trampolino per studiare ciò che mi
interessava, i mammiferi, e dal 1985 in
poi ho legato la mia carriera allo studio
degli omeogeni, in molte specie.
Che cosa fanno?
Se uno è guasto, una parte del corpo non
si forma, oppure non si forma corretta-
mente. Sono geni regolatori, interrut-
tori che accendono e spengono un gran
numero di altri geni, al momento oppor-
tuno, in determinate parti del corpo. E
questi geni li hanno tutti. Fa impressio-
ne... È stata una vera scoperta anche se,
Tutti hanno questi
omeogeni: dai
topi a noi umani.
Se uno è “guasto”,
una parte del corpo
non si forma, o non
si forma bene
UN UOMO DA LABORATORIO
Laurea in fisica, carriera da genetista, doppia vita da scrittore e divulgatore.
Scienziato dalle molteplici competenze, Edoardo Boncinelli è stato professore
di biologia e genetica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e
direttore della Sissa, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di
Trieste. Ha esteso all’uomo ciò che si era scoperto sul controllo genetico dello
sviluppo nella drosofila (Drosophila melanogaster), il moscerino della frutta: nel
1983 due team in Usa e Svizzera avevano infatti individuato gli “omeobox”,
sequenze di Dna presenti in geni che regolano lo sviluppo del corpo. Questi,
detti “omeogeni”, dirigono appunto la formazione delle strutture anatomiche;
per esempio una mutazione in essi fa sì che ai moscerini crescano zampe,
invece di antenne, sulla testa. E nel 1985 Boncinelli, allora ricercatore al Cnr,
ha scoperto gli omeogeni che guidano lo sviluppo del corpo nell’uomo.
ovviamente, all’inizio in Italia non mi
hanno creduto.
E poi?
C’era la documentazione, e abbiamo
pubblicato sulla rivista Nature. Ma è
stata dura.
Dopo di che cosa si è occupato?
Questi geni sono importantissimi, ma
controllano lo sviluppo del corpo dal col-
lo in giù. Io ero curioso di sapere di più
sul cervello. Così ho studiato altri geni,
che controllano lo sviluppo cerebrale,
sempre a partire dalla drosofila.
Vuole dire che anche il cervello della
drosofila...
Un moscerino ha un cervello piccolo,
diviso in tre parti, regolate da geni. Ma
i geni regolatori sono similissimi ai no-
stri. Ho scoperto anche questo, quando
da Napoli sono venuto a Milano, al San
Raffaele, nel ’91.
Come funzionano questi geni?
Accendono e spengono altri geni, che poi
creano il cervello. Noi poi abbiamo cen-
to miliardi di neuroni, il moscerino circa
135.000, però è così. È difficile da cre-
dere. E la gioia che provi quando scopri
queste cose... È un mestiere bellissimo.
I geni quindi sono... uguali per tutti?
Alcuni, una piccola parte. Gli altri sono
specifici. Ma i geni gerarchicamente fon-
damentali sono gli stessi: se tocchi uno di
questi geni, l’organismo muore.
Che aspetto hanno i geni?
Immaginiamo la doppia elica, il simbo-
lo del Dna, come una scala a chiocciola:
i gradini che la costituiscono sono i nu-
cleotidi. Una sequenza di queste “unità
di base” – noi ne abbiamo un po’ più di tre
miliardi, in tutto – costituisce un gene.
E nell’uomo ci sono solo circa 40mila
geni (tra quelli che contengono le istru-
zioni per formare le proteine, che sono
19-20mila, e quelli regolatori, con varie
funzioni, ndr). Un’altra sorpresa, perché
si pensava fossero molti di più. Qualcuno
ha detto che allora un singolo gene è an-
cora più importante. Ma non è vero: un
gene è quello che è.
Nei geni c’è scritto tutto?
Dipende da che cosa significa tutto. C’è
scritta la struttura di tutte le proteine del
nostro corpo: noi siamo fatti di proteine
strutturali o enzimatiche, e tutte le pro-
teine sono costruite sui geni.
Anche il cervello dipende dai geni?
Certamente. Tutto il nostro corpo viene
dai geni, e anche la coscienza, ma a pla-
Fotogramma/Ipa
142 | Focus