Focus - 09.2019

(Darren Dugan) #1

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Avete
introdotto il
gene LAV-BPIFB4
in topi che, a causa
di alcune loro
caratteristiche,
erano destinati
ad ammalarsi
di aterosclerosi
e malattie
cardiovascolari.
Con quale effetto?
Il gene ha impedito la
formazione delle placche
tipiche dell’aterosclerosi e
ha ridotto l’infiammazione,
che è il primo passo verso lo
sviluppo della malattia. Ogni gene
produce una proteina, e i nostri dati
dimostrano che quella generata da
LAV-BPIFB4 ha il compito di regolare
l’infiammazione, spegnendola quando
diventa patologica e attivandola
quando invece serve.

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Può funzionare
nell’uomo?
I test che abbiamo condotto in
laboratorio ci dicono di sì. Abbiamo
fatto un prelievo di sangue a pazienti
con aterosclerosi e abbiamo messo le
loro cellule a contatto con la proteina
del gene LAV-BPIFB4. Volevamo
verificare se la sua presenza potesse
influenzare il comportamento dei
macrofagi M1, che sono molto

domande sul


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GENE DI LUNGA VITA


Un primo passo verso il farmaco “della giovinezza” grazie
a uno studio condotto da un team di ricercatori italiani.

F


ermare l’invecchiamento? Uno studio tutto italiano, pubblicato su European Heart Journal,
dice che un giorno il sogno potrebbe avverarsi, almeno per il sistema cardiocircolatorio. Il
segreto sta in un gene dal nome complicato (LAV-BPIFB4), che si ritrova con una frequenza
maggiore nei centenari in buona salute. I ricercatori hanno dimostrato che, nei topi, questo gene
può letteralmente ringiovanire le arterie. Funzionerà anche sull’uomo? Lo abbiamo chiesto ad
Annibale Puca, dell’Università di Salerno e dell’IRCCS Multimedica di Sesto San Giovanni (Mi),
che ha coordinato lo studio con Carmine Vecchione, dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli (Is).

abbondanti nel sangue dei malati,
proprio perché determinano
l’infiammazione patologica. Ebbene: la
proteina di LAV-BPIFB4 faceva in modo
che i macrofagi di tipo M1 cambiassero
veste, diventando altre cellule (i
macrofagi M2) che invece favoriscono il
corretto funzionamento del sistema
immunitario.

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Allora non è un caso
che questa variante sia
comune fra gli anziani in
buona salute...
Non è affatto un caso. Del resto, il gene
LAV-BPIFB4 è stato identificato dal
nostro gruppo proprio analizzando il
Dna di persone che hanno superato il
secolo di vita senza particolari problemi

di Margherita Fronte

Getty Images

medici. Nello studio appena pubblicato
abbiamo anche verificato che cosa
accade agli anziani che non sono così
avanti con l’età. Ci siamo avvalsi di un
gruppo di persone la cui salute è
monitorata da anni per scopi di ricerca.
E abbiamo trovato che effettivamente
chi ha segnali di aterosclerosi ha nel
sangue poca proteina LAV-BPIFB4.
Stiamo andando avanti. Un’altra nostra
analisi, non ancora pubblicata, mostra
che nei centenari la concentrazione nel
sangue della proteina in questione è
persino più elevata che nei giovani. È
un fatto genetico; non dipende dall’età.
Nel corso dell’evoluzione, la natura ha
selezionato questa variante genetica
che mantiene in forma il cuore e i vasi.
E che, secondo i risultati preliminari di
altri studi che stiamo conducendo,
potrebbe proteggere anche dalle
malattie neurodegenerative e
contribuire alla cura dei tumori.

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Come si potrà
applicare questa
scoperta?
La proteina potrebbe essere usata
come farmaco; stiamo lavorando anche
su questo. Per la prima volta, un
progetto partito dallo studio dei segreti
della longevità dei centenari potrebbe
diventare qualcosa di davvero utile alla
medicina. Abbiamo già brevettato
alcune applicazioni; tuttavia per lo
sviluppo di un medicinale occorrono
finanziamenti di cui purtroppo al
momento non disponiamo.

26 | Focus

PRISMA

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