Il Sole 24 Ore Mercoledì 21 Agosto 2019 3
Primo Piano
La partita sull’autonomia di
Veneto e Lombardia resta in
stand by nonostante il pressing
dei governatori Zaia e Fontana
su Salvini (insieme nella foto).
Frenata dallo scontro su
istruzione e risorse per le
funzioni trasferite e dalle
modalità dell’iter in Parlamento
con i Cinquestelle che chiedono
l’«emendabilità» piena dei testi
AUTONOMIA
Partita sospesa su
emendabilità e risorse
Le infrastrutture e la riapertura
dei cantieri sono stati da subito
terreno di scontro tra Lega e
M5S. Con Salvini in pressing sul
ministro Toninelli (al centro nella
foto) accusato di bloccare le
grandi opere. E non c’è solo la
Tav. Ultimo atto della polemica
interna alla maggioranza giallo-
verde il congelamento a luglio
della Gronda di Genova
GRANDI OPERE
La Lega attacca M5S
sui cantieri bloccati
La Tav da sempre al centro
delle tensioni nella
maggioranza segna di fatto la
fine del governo giallo-verde. Il
7 agosto l’aula del Senato
boccia infatti la mozione con
cui il M5s chiede al Parlamento
di fermare l’alta velocità
Torino-Lione (in foto il
tabellone con i risultati della
votazione)
MOZIONE ANTI-TAV
Ultimo atto, il Senato
boccia lo stop all’opera
DEM DIVISI ALLA TRATTATIVA
Zingaretti frena
sul Conte-bis, ipotesi
Letta commissario Ue
Emilia Patta
ROMA
Rafforzare le tutele sociali, sì all’auto-
nomia delle Regioni del Nord ma in
una cornice di solidarietà e con il rilan-
cio delle politiche per il Sud, priorità
alle politiche industriali per lo svilup-
po sostenibile e l’economia circolare:
a nessuno in casa Pd è sfuggito che il
finale del discorso del premier dimis-
sionario Giuseppe Conte, dopo le bor-
date all’indirizzo di Matteo Salvini,
erano quasi un canovaccio per un pos-
sibile governo giallo-rosso. E a stretto
giro di posta è arrivata - non a caso - la
frenata del segretario Nicola Zingaret-
ti. «Tutto quanto detto sul ministro
Salvini questo pomeriggio da Conte
non può che essere condiviso. Ma at-
tenzione anche ai rischi di autoassolu-
zione. In questi mesi è stato presi-
dente del Consiglio, anche del mini-
stro Salvini, e se tante cose denunciate
sono vere perché ha atteso la sfiducia
per denunciarle?», è il commento di
Zingaretti subito dopo il discorso di
Conte. «Per questo qualsiasi nuova fa-
se politica non può non partire dal ri-
conoscimento di questi limiti struttu-
rali di quanto avvenuto in questi me-
si». Un chiaro stop, proprio nelle ore in
cui anche in casa dem cresceva l’ipote-
si, a un possibile Conte bis con la mag-
gioranza Ms-Pd.
Che Zingaretti avrebbe preferito le
elezioni anticipate e che si accinge a
gestire la trattativa con i pentastellati
senza troppa convinzione non era un
mistero. Sulla linea del segretario an-
che il presidente del partito Paolo Gen-
tiloni e il tesoriere Luigi Zanda: l’anali-
si è che si rischia di tornare comunque
al voto dopo qualche mese dall’avvio
del governo, dopo aver approvato una
difficile manovra economica, regalan-
do così a Salvini un successo elettorale
ancora più grande. Ma il vero ostacolo
sulla strada della trattativa con il Ms
è per il Pd tutto politico: la non fiducia
dell’attuale gruppo dirigente del parti-
to nei confronti dell’ex premier Matteo
Renzi, che per primo ha proposto un
governo “istituzionale” anti-Salvini
per mettere in sicurezza i conti pubbli-
ci. E in effetti il Pd appare davvero divi-
so in due: se Zingaretti ha in mano il
partito, Renzi ha il controllo dei gruppi
parlamentari. E sulla strada del possi-
bile governo con il Ms l’ex premier ha
incrociato anche dirigenti della mag-
gioranza del partito come Dario Fran-
ceschini e Andrea Orlando: senza di lo-
ro i numeri del segretario sono a ri-
schio anche in direzione.
Se dunque Zingaretti pone la con-
dizione della discontinuità (no a Conte
bis e no a Luigi Di Maio nel governo),
Renzi non pone alcun veto. Non a caso
ieri il suo discorso in Senato, duro con
Salvini e molto cauto con Conte («il
suo governo ha fallito ma lascia con
stile»), è stato apprezzato in casa pen-
tastellata. I pontieri del dialogo per un
governo giallo-rosso danno dunque
ancora possibile un Conte bis, soprat-
tutto se questa soluzione dovesse in-
contrare il favore del Capo dello Stato
Sergio Mattarella. E c’è anche l’ipotesi
di uno “scambio” con la nomina del-
l’ex premier dem Enrico Letta a com-
missario Ue a fine mese. Ma sullo
sfondo, in caso di disaccordo su un no-
me politico, restano il presidente
uscente dell’Anac Raffaele Cantone e
l’ex presidente dell’Istat Enrico Gio-
vannini. La divisione del Pd è in ogni
caso un macigno sulla strada della
trattativa. Il segretario potrà garantire
la compattezza dei gruppi parlamen-
tari? Intanto oggi Zingaretti chiederà
alla direzione del Pd un mandato a ve-
rificare se esistono le condizioni per la
formazione di un governo di ampio
respiro. Niente di più. Solo dopo le
consultazioni si capirà se la strada è
davvero percorribile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo scambio con la poltrona a
Bruxelles faciliterebbe
la soluzione su Palazzo Chigi
Nicola Zingaretti.
Le parole di Conte
sono «da
apprezzare» ma
c’è il «rischio di una
autoassoluzione»
. Per questo, ha
detto il segretario
Dem «qualsiasi
nuova fase
politica non può
non partire dal
riconoscimento di
questi limiti
strutturali di
quanto avvenuto
in questi mesi».
LE MOSSE DEL QUIRINALE
Da Mattarella tempi stretti per la crisi:
incarico per governo politico o voto
Lina Palmerini
Saranno consultazioni lampo. Co-
minciano oggi pomeriggio e giove-
dì si chiuderanno con la sfilata dei
big. Il calendario del Quirinale con-
ferma l’intenzione del capo dello
Stato di non allungare i tempi di una
crisi che ieri ha trovato il suo epilo-
go con il dibattito in Senato e le di-
missioni di Giuseppe Conte date ieri
in Aula e poi consegnate a Sergio
Mattarella in serata. Nel colloquio
con il capo dello Stato, il premier lo
ha più volte ringraziato per il suo
supporto ma senza entrare in valu-
tazioni politiche relative soprattut-
to alle trattative in corso tra Stelle
e Pd. Finisce, così, il Governo giallo-
verde e che il Colle consideri l’espe-
rienza del tutto consumata si legge
in controluce dal secco comunicato
diffuso ieri: Mattarella «prende at-
to» delle dimissioni, non si riserva
neanche di decidere (come pure ap-
pariva nelle formule precedenti) e
invita al disbrigo degli affari cor-
renti evitando pure l’espressione
del «Governo in carica».
Certo è che con quel calendario
serrato, Mattarella vuole dire ai lea-
der e ai partiti che questa volta non
concederà dilazioni a meno che
non vi sia una chiara e pubblica in-
tenzione di impegnarsi in un nuovo
governo politico e in una nuova
maggioranza. Solo davanti a
un’esplicita richiesta, darà lo spa-
zio di perseguire questo tentativo
invitando - magari - a non cadere
nella riedizione di tavoli per con-
tratti di programma come è acca-
duto lo scorso anno. Ed è probabile
che se il tentativo andrà a buon fine
ci sarà subito l’incarico al premier
indicato dalle forze politiche. A dif-
ferenza di un anno fa, non c’è in
ballo la nascita di un Esecutivo do-
po elezioni politiche, ma la gestione
di una crisi - a tratti molto ambigua
e contrassegnata da giochi tattici -
che se tirata per le lunghe rischie-
rebbe di far scivolare il Paese nel-
l’incertezza (quando ci aspettano
appuntamenti economici impor-
tanti) e nel rischio di speculazioni
d’estate. Dunque, sia pure da arbi-
tro, si applicherà per non concedere
tempo per ulteriori furbizie politi-
che, come tenere aperti due forni –
dei Stelle con la Lega oltre che con
il Pd – che sotto traccia ci sono stati
anche nella giornata di ieri. Occor-
rerà, insomma, che Zingaretti, Di
Maio, Salvini si espongano aperta-
mente sulle soluzioni da dare e se i
tentativi di formare una nuova
maggioranza dovessero naufraga-
re, Mattarella sceglierà la strada
dello scioglimento delle Camere e
delle elezioni che, però, saranno
gestire da un Governo di garanzia
elettorale e non da Conte premier e
Salvini ministro dell’Interno.
La lacerazione è stata talmente
dirompente, come è emerso in tutta
la sua drammaticità ieri a Palazzo
Madama, che si rende necessario –
a giudizio del Colle – un nuovo Ese-
cutivo, a tempo, che nel giro di due
mesi porti alle urne con una squa-
dra composta da figure di tipo tec-
nico, istituzionale, prese dal mondo
della pubblica amministrazione e
dello Stato. Anche se forse potrebbe
essere chiamato a disinnescare la
mina vagante dell’Iva preparando
un decreto legge che ne faccia slitta-
re in avanti l’aumento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
EUROPA E MERCATI
Spread e Ue, il premier ha evitato costi più alti
Dino Pesole
Lo spread e i rapporti con l’Europa so-
no i metri fondamentali con cui valu-
tare il governo gialloverde, un anno
vissuto pericolosamente in un’altale-
na dove il premier - insieme al mini-
stro dell’Economia Giovanni Tria - ha
sempre giocato il ruolo del pompiere
delle ansie dei mercati e del tessitore
delle intese con Bruxelles.
Tre i passaggi più critici: nell’apri-
le-maggio , quando vennero dif-
fuse le bozze del contratto di governo
con annessa l’ipotesi B, vale a dire
l’uscita dall’euro; nel novembre-di-
cembre quando il braccio di ferro con
la Commissione europea giunse a un
passo dalla rottura; infine nel maggio-
giugno scorsi prima che fosse forma-
lizzata la decisione da parte di Bruxel-
les di non avviare la procedura d’infra-
zione per violazione della regola del
debito. La conseguenza è in quanto lo
stesso governo ha previsto nel Def del-
lo scorso aprile: la spesa per interessi
passerà dai miliardi del al ,
del . Un aggravio di miliardi in
tre anni, da attribuire per gran parte
alle incertezze di ordine politico e pro-
grammatico che hanno accompagna-
to la vita del governo.
All’indomani delle elezioni del
marzo lo spread viaggiava attor-
no ai punti base, che lambirono e
superarono i punti nell’autunno,
per poi scendere e risalire sopra i
punti alla fine della scorsa primavera,
e attestarsi ora attorno ai punti ba-
se. Stiamo meglio rispetto alla fine
dello scorso anno, ma comunque lo
spread continua a viaggiare punti
al di sopra del livello del marzo/aprile
dello scorso anno. Fondamentale per
evitare conseguenze peggiori è stata
l’operazione di mediazione svolta dal
presidente del Consiglio e dal ministro
dell’Economia, Giovanni Tria. Lo ha
ricordato lo stesso presidente del Con-
siglio nel corso delle sue comunicazio-
ni al Senato: «Il nostro europeismo
critico ma costruttivo ha consentito
per ben due volte di evitare la procedu-
ra di infrazione». E ora incombe la de-
cisione sul commissario europeo da
indicare a Bruxelles.
L’ombrello della Bce ha fatto il re-
sto, tanto che l’Ufficio parlamentare di
Bilancio nell’audizione dello scorso
luglio presso le commissioni Bilancio
di Camera e Senato ha previsto che va-
lutando gli effetti del differenziale «tra
le stime della simulazione con i tassi
forward attuali e quelle della simula-
zione base di riferimento, costituita
dalle previsioni della spesa per inte-
ressi con le ipotesi programmatiche
del Def per il periodo -»
che lo spread si mantenesse attorno ai
punti base, vi sarebbe un evidente
beneficio in termini di minore spesa
per interessi per le nuove emissioni.
Per quest’anno non vi sarebbero ef-
fetti, mentre si potrebbe realizzare un
risparmio di , miliardi nel . Il
compromesso sulla manovra rag-
giunto in extremis a pochi giorni dallo
scorso Natale è stato frutto dell’attività
diplomatica e della ricerca di compro-
messi possibili, condotta da Conte e
Tria. Il risultato ha portato a un ridi-
mensionamento della manovra di ,
miliardi rispetto alle stime di partenza
e al nuovo target per il deficit del
%, contro il ,% contenuto nella pri-
ma versione della manovra. In extre-
mis è stato possibile evitare la proce-
dura di infrazione, che la Commissio-
ne europea aveva proposto (e sulla
quale aveva ottenuto consenso unani-
me dagli altri partner europei) quando
giudicò «particolarmente grave» la
violazione delle regole di bilancio eu-
ropee. Tra maggio e giugno replica
dello stesso copione. Qui è stata la de-
cisione assunta da Conte e Tria di va-
rare di fatto con l’assestamento di bi-
lancio una correzione da miliardi a
indurre Bruxelles a non aprire la pro-
cedura per disavanzo eccessivo. Il tut-
to corredato da impegni sulla riduzio-
ne del debito e del deficit strutturale
che comunque dovranno essere ono-
rati dal governo cui spetterà la messa
a punto della prossima manovra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
150
200
250
300
350
Differenziale di rendimento fra BTp
e Bund a 10 anni in punti base
325,
18 ottobre 2018.
Scontro M5S-Lega sulla pace scale
inserito nel testo della manovra.
Di Maio parla di una “manina”
che ha manipolato il testo
284,
15 maggio 2019. Spread verso
quota 300 il giorno dopo le
dichiarazioni di Salvini disposto
a superare il 3% del decit/Pil
«se servirà»
327,
20 novembre 2018.
Fiammata dello spread
alla vigilia della bocciatura
della manovra da parte
di Bruxelles
307,
12 ottobre 2018.
Il parlamento approva la Nadef
con un decit/Pil al 2,4%, scritto
nel Dpb 2019 trasmesso alla Ue
il 15 ottobre
203,
164,
28/08/
18/05/
2018 GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC 2019 FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO
L’andamento nell’era giallo-verde
Aggravi per interessi -
di miliardi. Risparmi
di , se si torna a quota
Dopo il comizio a Sabaudia la sera
dello strappo sulla Tav, l’8 agosto
Salvini in un nota evoca le elezioni
aprendo la crisi. «Andiamo subito
in Parlamento per prendere atto
che non c’è più una maggioranza, e
restituiamo velocemente la parola
agli elettori». Il premier Conte
decide di far arrivare la crisi in
Parlamento. Ieri le comunicazioni
e la conferma delle dimissioni
IL PREMIER IN SENATO
Dopo lo strappo
la crisi in Parlamento
Il discorso al
Senato. Il premier
Giuseppe
Conte tra i due
vicepremier
Matteo Salvini e
Luigi Di Maio
ANSA
L’ex premier.
L’intervento di
Matteo Renzi in
aula al Senato
dopo le
dichiarazioni del
ministro
dell’Interno
ANSA
Nel gover-
no giallo-
verde posi-
tiva la me-
diazione di
Conte e Tria
per evitare
la procedu-
ra di infra-
zione
AL QUIRINALE
Consultazioni
in soli due giorni
IL CALENDARIO
Si parte oggi alle 16
Le prime consultazioni partono
oggi alle 16. Si svolgeranno in due
giorni con i big chiamati a salire al
Colle nella giornata di giovedì. Ieri
Sergio Mattarella ha ricevuto
Giuseppe Conte ed ha accettato
le sue dimissioni
Affari correnti
Il capo dello Stato ha chiesto a
Conte di curare il disbrigo degli
affari correnti. Mattarella
verificherà in fretta se tra le forze
parlamentari è maggioritario il
partito del ritorno al voto o del
non voto. Subito dopo chiederà
alle principali forze politiche se
sono disponibili a tentare un
nuovo governo
I ringrazia-
menti
di Conte
al Colle
Giovedì
tocca ai
leader dire
se vogliono
tentare un
nuovo
Esecutivo