Vanity Fair Italy - 28.08.2019

(Dana P.) #1

VA N IT Y FA I R


VISIONI

28 AGOSTO 2019

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Illustrazione Dewie Drolenga

VanityVisioni

GEOGRAFIA DELLE EMOZIONI — di ESHKOL NEVO

Sono stato in Cina per una settimana senza capirci nul-
la. Ogni volta che avevo l’impressione di giungere a qualche
conclusione riguardo alla Cina, succedeva qualcosa che mi
destabilizzava completamente. Il primo giorno della mia vi-
sita, l’ambasciatore mi ha invitato a pranzo nella sua dimo-
ra. Prima che cominciassimo a parlare ha spiegato: tenga in
considerazione che la stanza è piena di microspie. All’ango-
lo di ogni via della città stava un poliziotto triste.
In cielo, il sole non ha fatto capolino nemmeno una volta
in tutta la settimana. Lo smog domina la città come il
partito domina il Paese. C’erano costantemente ingor-
ghi. Anche all’una di notte. Ma un taxista improvvisamente
si è messo a cantare mentre guidava, con una voce limpi-
da, toccante. La gente giocava a volano al parco. E ballava
danze popolari su musica proveniente da stereo portatili. In
albergo c’era un bar di lusso, dove sedevano da sole donne
cinesi con indosso minigonne cortissime. Non sono certo che
fossero escort. Ma la sola idea che lo fossero m’impediva di
avvicinarmi al bar. Però il festival mi aveva offerto un vou-
cher per un massaggio gratuito. Così dopo uno degli eventi
ho preso un taxi per l’indirizzo scritto sul voucher. Ho aspet-
tato alcuni minuti poi mi hanno detto di entrare nella stanza
numero tre.
C’era un lettino di quelli con il buco, dove infila-
re il mento. Un attimo dopo di me, è entrata la massaggia-
trice. E ha cominciato a premermi le scapole con una forza
incredibile. Ho alzato un braccio, avvisato che mi faceva
male e chiesto di premere un pochino meno forte. Ha ri-
sposto «Yes, mister» e ha premuto più forte. Ho anche tenu-
to una conferenza per un gruppo di studenti. Non avevano
idea di chi io fossi. Ho cominciato a parlare di viaggi come
ispirazione per la scrittura, e quando ho visto che mi fissa-
vano disinteressati, mi sono interrotto e ho chiesto chi dei

presenti aveva varcato i confini della Cina. Uno soltanto,
dei duecento ragazzi nell’aula, ha alzato la mano. Allora ho
provato da un’altra direzione: di sicuro avrete fratelli mag-
giori che sono stati fuori dalla Cina. È calato un silenzio
di tomba. Il loro insegnante si è chinato verso di me e mi
ha sussurrato «Non hanno fratelli». Dopo la conferenza mi
hanno portato, insieme a una scrittrice canadese, alla Mu-
raglia cinese. Eravamo entrambi leggermente sotto shock
dopo l’incontro con gli studenti, e per tutto il viaggio non
abbiamo scambiato una parola. Una volta arrivati, l’autista
ha comunicato che sarebbe tornato a prenderci due ore più
tardi. Siamo saliti sulla Muraglia con la funivia. Dall’alto,
abbiamo osservato gli spazi aperti, liberi, e in quel momen-
to ha iniziato a nevicare. I fiocchi si posavano sui capelli
neri, ricci, dell’autrice canadese. Nel giro di qualche minuto
la neve è aumentata, trasformandosi in tormenta, sulla Mu-
raglia non c’era anima viva al di fuori di noi, e non trovava-
mo la funivia per scendere. I capelli neri della scrittrice
canadese erano ormai completamente bianchi. A
entrambi è balenato il pensiero che rischiavamo di morire
assiderati. Alla fine abbiamo comprato un tè fumante da
un’ambulante rugosa che è comparsa da chissà dove e ci ha
spiegato a gesti dov’era la funicolare. Il tè sapeva di latte
di soia. Siamo scesi e abbiamo trovato l’autista in attesa al
parcheggio, immerso in un libro con un drago in coperti-
na. Una volta partiti le ho confidato: sai, sono in Cina da
una settimana ormai, e non ci capisco niente. Ed è finita,
stanotte torno a casa. Lei ha giocherellato con un ricciolo
nero, sovrappensiero, poi ha ribattuto: io sono in Canada
da trent’anni e ancora non ho capito. Abbiamo proseguito
in silenzio verso la città, in un ingorgo infinito, lei guardava
fuori dal suo finestrino, e io dal mio.

Cina


ESHKOL NEVO è nato a Gerusalemme nel 1971. Laureato in
Psicologia a Tel Aviv, allievo di Amos Oz, insegna scrittura creativa
nella scuola da lui fondata. Tra i suoi romanzi più amati dai lettori
italiani: Nostalgia, La simmetria dei desideri e Tre piani (quest’ultimo

sarà presto un film per la regia di Nanni Moretti).
Tra gli altri romanzi dell’autore, si ricordano Neuland e Soli
e perduti, tutti pubblicati da Neri Pozza.
La sua traduttrice dall’ebraico è Raffaella Scardi.
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