Magari non diventerà la commedia dell’anno, ma per i te-
mi che stringe, la prima scena sa graffiare il cuore e l’intelli-
genza. C’è Anna Foglietta che simula le doglie del parto, un
parto «giocato» col figlio Filippo, che tira fuori la testolina dal
lenzuolo mentre lei ripete: «È nato!». Quindi sarà lui a fare lo
stesso, incoraggiato a respirare e spingere per dare alla luce
una bambola di plastica: «Ecco la mia nipotina....», dice il suo
personaggio, Simona, mamma single che cerca di organizzare
una festa di compleanno indimenticabile a questo bimbo dal-
la spiccata sensibilità femminile. Genitori quasi perfetti, opera
prima di Laura Chiossone (dal 29 agosto al cinema), è un film
giocato in poche stanze, tra genitori imballati in una conce-
zione perfezionista e sempre inadatta del proprio ruolo, scen-
trati, insicuri o troppo sicuri, separati, schizzati, soli. «Finché
arriva il momento in cui Filippo canta Il cobra di Donatel-
la Rettore, e un amichetto lo chiama “frocio”. Lì la storia vira
con violenza», racconta Foglietta, che ha appena finito di gi-
rare il nuovo film di Carlo Verdone e si prepara a interpreta-
re Nilde Iotti in una docufiction per Raiuno. È stata lontana
dai suoi figli e dal marito per due mesi. Madre quasi perfetta.
Di certo, un’ultrà della famiglia.
Che strategie ha adottato per vincere il senso di colpa?
«Ho preso aerei e treni ogni volta che ho potuto. Ma è con la
psicoterapia, da tre anni, che sconfiggo il senso di colpa. Ho
detto: “Dottoressa, non voglio torturare i figli, mi guarisca”».
Suo marito è affidabile in sua assenza?
«È un compagno presente e un padre molto valido. Però non
sa cucinare: quando sono a casa, anche se non ne ho voglia, io
sto ai fornelli e lui sul divano, e litighiamo a bestia. Da fuori,
sembriamo una famiglia fascista degli anni Venti».
In Genitori quasi perfetti uomini e donne sono indistinguibi-
li: stessi atteggiamenti, insicurezze, ruoli. È un bene?
«No. La distinzione dei ruoli è importante, anche nelle coppie
omosessuali: un partner è giusto che sia più autorevole dell’al-
tro. Nel film non ci sono distinzioni perché è cambiata la so-
cietà: le donne hanno un lavoro, gli uomini magari lo perdono;
chi ha tempo, lo dedica ai figli. Il padre che torna a casa e dice:
“Io mangiare” picchiando i pugni sul tavolo, non esiste più».
È uno stravolgimento erotico o antierotico?
«Sono una donna moderna, ma questa rivoluzione all’interno
delle coppie mi stranisce un po’. Il gioco dei ruoli, se fatto con
ironia, mette pepe. Al contrario, quelle che mostrano i muscoli
sono devastanti per la libido, tanto da aver determinato l’im-
pennata nell’uso del Viagra da parte degli uomimi, che si con-
frontano quotidianamente con delle specie di cyborg».
Lei ha 40 anni e tre figli, un numero pazzesco al giorno d’og-
gi. Cosa è accaduto? Un’ideologia, una resa, un sogno...
«Sono venuti e basta. Poi abbiamo avuto la forza e il diverti-
mento di crescerli in un ambiente sereno. Noi ci crediamo».
Il divorzio per lei è il male peggiore?
«Sì. A mio marito dico sempre: “Se mi tradisci, t’ammazzo”.
E sto male, piango proprio a dirotto quando le coppie si se-
parano. Sono un po’ come Nanni Moretti in Bianca, che ucci-
deva gli amici che lo deludevano».
Un’intransigenza che potrebbe portare le persone a evitarla.
«Un’amica l’ho persa così, dicendole ciò che pensavo. In
compenso, ho conquistato l’amicizia di suo marito».
Lasciarsi non è legittimo mai?
«Se hai tentato di salvare le cose, rifarti una vita è doveroso.
Ma se non hai nemmeno provato, significa che le promesse
fatte non avevano senso. E allora non mi piaci più».
Si è spinta fino a mediare riconciliazioni?
«Sì, specie quando c’erano di mezzo i figli. Odio chi si lascia
e dice che i ragazzi stanno bene. Non è vero: è un trauma».
Nel suo «lavoro di psicoterapeuta di coppia» è diventata più
femminista o maschilista?
«Maschilista. Le donne si prendono troppo sul serio, e smet-
tono di essere giocose. Una delle amiche più care non mi par-
la più del marito: “Sei sempre dalla sua parte”, mi ripete».
La tipica cotterella da set le è preclusa o se la concede?
«Prima di conoscere Paolo, mi sono concessa tutti gli inna-
moramenti fugaci del caso. Poi mi sono ritrovata a 30 anni a
farmi le birrette da sola in giardino, con due cani, e a chieder-
mi: questo ti rende felice? E la risposta è stata no».
Se Nilde Iotti vedesse Genitori quasi perfetti, con la fine tra-
gica di certe battaglie egualitarie, si rivolterebbe nella tomba?
«Lo farebbe nel vedere la legge 194 messa in discussione da
un Family Day orrendo, nel quale si distribuivano feti di si-
licone mortificando il corpo delle donne. Dobbiamo gridare
assieme la nostra indignazione».
Peccato che le donne in politica siano scomparse.
«Fanno fatica a imporsi, così come nel cinema. Mi piace
Paola De Micheli, il vicesegretario del Pd: ha le idee, è tosta».
Forse le donne faticano perché si chiudono nel privato. Lei,
finito di girare, va a casa dai figli, non è che lancia start-up.
«Però organizzo una cena di raccolta fondi per la Onlus che
presiedo, Every Child Is My Child. Con me ha preso l’esem-
pio sbagliato. Io non mi fermo mai».
IN BUONA COMPAGNIA
Anna Foglietta in una scena di Genitori quasi perfetti
tra Marina Rocco, 40 anni, in versione
madre estetista e svampita, e Francesco Turbanti, 31.
È^ Tempo di lettura: 5 minuti
Pagina accanto: giacca e pantaloni, MARELLA. Pag. 71: body, INTI-
MISSIMI. Jeans, LEVI’S. Scarpe, SERGIO ROSSI. Ha collaborato
Mariangela Filippin. Make-up Nicoletta Pinna using Kiehl’s Glow
Formula. Hair Domenica Ricciardi@Simone Belli Agency. Per la location
si ringrazia il Teatro Sala Umberto di Roma. Producer on set For
Una produzione in esclusiva per Production.
Vanity Fair