.
BRUNO RUFFILLI
E
ra il 1985, quando
uscì Moments in Lo-
ve. Durava quasi cin-
que minuti nella ver-
sione 45 giri, e più
del doppio su al-
bum. Who’s Afraid of the Art of
Noise? non finì in nessuna top
ten, ma influenzò la musica
che verrà dopo come pochi al-
bum: techno, chill out, trip
hop, ambient e molti altri gene-
ri. Era il debutto degli Art Of
Noise, improbabile collettivo
inglese senza volto, formato
da Anne Dudley, J. J. Jeczalik,
Gary Langan, Trevor Horn e
Paul Morley. In tre decenni la-
voreranno con Tom Jones,
Paul McCartney, Pet Shop
Boys, Kate Bush, Yes, Queen,
Spandau Ballet, Public Image
LTD, Frankie Goes To Holly-
wood, ABC, Prodigy e altri.
Nello spettacolo di domani
sera a Torino per ToDays ci sa-
ranno i loro successi, insieme
con quelli degli Art of Noise:
Art OfWhat?, ideato e realizza-
to da Gary Langan e JJ Jecza-
lik, sarà un Bignami del mi-
glior pop anni Ottanta. Ma co-
me si spiega il revival? «Il mer-
cato discografico ha spesso lan-
ciato band che duravano pochi
mesi, al massimo qualche an-
no, ma certe melodie hanno
avuto un impatto enorme, e
ora in tanti vogliono riascoltar-
le», spiega Jeczalik.
Gli Art Of Noise sono la terza
band più campionata della sto-
ria, dopo Kraftwerk e James
Brown, e sono stati tra i primi a
registrare suoni reali, alteran-
doli con l’elettronica: «C’era il
Fairlight, un computer musica-
le costruito in Australia, l’au-
dio era così scadente che ho ri-
nunciato a imitare gli strumen-
ti veri e ho cercato i suoni più
astrusi. Tutti pensavano fossi
un genio, in realtà giocavo con
i suoni per renderli unici».
Jeczalik è un programma-
tore prestato alla musica, e
ha insegnato informatica in
un istituto superiore fino a
qualche anno fa. Ed è un at-
tento osservatore dei progres-
si tecnologici: «Oggi c’è più
memoria per l’archiviazione
e l’elaborazione digitale è più
veloce: tutto è cambiato, ma
in sostanza è tutto uguale,
serve sempre un'idea musica-
le che abbia senso. Negli Ot-
tanta c’erano limiti molto rigi-
di, ora invece il problema è
che esistono troppe variabili
e possibilità quasi illimitate:
ho la sensazione che le nuove
tecnologie stiano ostacolan-
do l'espressione musicale».
Gli Art Of Noise hanno dedi-
cato un intero album a Debus-
sy, nel 1999: oggi cosa ascol-
ta? «Sono tornato al mio amo-
re per la musica classica, so-
prattutto Beethoven, di recen-
te ho sentito l’orchestra dell’Ea-
st West Divan di Barenboim,
fantastica». Cultura pop e cita-
zioni colte, avanguardia ma al-
la portata di tutti: «Siamo stati
fortunati, l'etichetta di musi-
ca di avanguardia è arrivata
quando eravamo già cono-
sciuti. Oggi le classifiche sono
molto diverse, ma ci sono tan-
ti modi di far sentire la tua mu-
sica». E la scintillante avventu-
ra degli Art Of Noise, tra alti
bassi, cambi di formazione e
di nome (si sono chiamati Art
Of Silence per un periodo),
non ha mai smesso di guarda-
re avanti, anche volgendosi in-
dietro al Futurismo: «Da quel
movimento artistico abbiamo
preso l’idea di combinare im-
probabili eventi musicali, i
miei ritmi nati da suoni casua-
li e le melodie sorprendenti di
Anne che suscitano sempre
nuove emozioni». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
- Woody Allen sul set con Timothée Chalamet, protagonista di
“Un giorno di pioggia a New York”; 2. Il regista con Liev Schreiber
e (foto 3) con Selena Gomez; 4. Una delle scene cruciali della com-
media con la coppia Timothée Chalamet e Elle Fanning, i fidanza-
tini in visita romantica a New York intorno ai quali ruota la storia
FULVIA CAPRARA
PARIGI
N
ella suite ovatta-
ta di un albergo
a due passi dall’E-
liseo, con addos-
so un pullover di
shetland verde,
identico a quelli che ha sem-
pre portato nella vita e sullo
schermo, Woody Allen svela
le sue grandi nostalgie, spie-
ga perché continua a fare
film, racconta com’era a 20
anni e come sta oggi, in un
momento complesso che, al-
meno in apparenza, non sem-
bra angosciarlo più di tanto:
«Sono sempre stato ansioso e
vulnerabile, lo ero a 5 anni, a
35, a 45, e lo sono anche ades-
so. Solo che ora la gente mi di-
ce “hai 83 anni, come vorre-
sti sentirti?”». Il suo ultimo
film Un giorno di pioggia a
New York, protagonisti Timo-
thée Chalamet, Elle Fanning,
Selena Gomez, Jude Law,
Diego Luna e Liev Schreiber,
uscirà il 10 ottobre in Italia
con Lucky Red, ma la causa
con Amazon, che ne ha bloc-
cato la distribuzione negli
Stati Uniti (in seguito all’ac-
cusa di molestie alla figlia Dy-
lan, adottata con Mia Far-
row, ritenute dai giudici pri-
ve di fondamento) è ancora
in corso e, per questo, su ri-
chiesta degli avvocati l’argo-
mento è tabù.
Di ritorno da San Sebastian,
dove ha appena finito di gira-
re la nuova opera Rifkin’s Festi-
val («ma il titolo è provviso-
rio»), Allen si gode il suo gior-
no di sole a Parigi, nel cuore di
quell’Europa che per lui è di-
ventata una seconda patria, af-
fettuosa e disponibile.
Il cinema nelle sale attraver-
sa una fase di crisi, che effet-
to le fa?
«Provo una grande tristezza
nell’assistere alla lenta spari-
zione dell’abitudine di andare
al cinema. Un’abitudine che,
per me, è sempre stata uno dei
più grandi piaceri della vita,
quando ci andavo da ragazzo
saltando la scuola, oppure la
domenica con i miei genitori,
o il sabato sera con la fidanzati-
na del momento. Vedo i miei fi-
gli guardare film sul compu-
ter, ma non capisco come fac-
ciano a rinunciare a quella sen-
sazione speciale del ritrovarsi
in una grande sala buia, con
gente che non conosci, per se-
guire le vicende di attori pieni
di carisma».
Che cosa significa, oggi, per
lei, fare film?
«Continuerò a farne finché po-
trò permettermelo e finché
avrò chi me li finanzia, se un
giorno non mi dessero più i sol-
di necessari, sarei contento di
potermi dedicare ad altro, scri-
vere libri oppure testi teatrali.
Dirigere è la parte più facile
della realizzazione di un film,
niente in confronto alla ricer-
ca di finanziamenti».
Il suo cinema ha grande suc-
cesso in Europa, si sente un
po’ europeo?
«Qui in Europa sono stato mol-
to fortunato, mi hanno sem-
pre apprezzato e di questo so-
no grato. Ho anche pensato
che il merito fosse delle tradu-
zioni, forse in altre lingue i
miei film acquistano, diventa-
no migliori».
Con «Un giorno di pioggia a
New York» torna alla comme-
dia romantica. Lei si defini-
rebbe romantico?
«Mi sono sempre considerato
romantico, adoro fare e vede-
re film romantici. Il fatto è che
c’è una differenza tra come ti
vedono gli altri e come tu vedi
te stesso. E gli altri mi hanno
sempre visto comico, buffo, di-
vertente».
Il suo protagonista, Gatsby,
interpretato da Chalamet, ri-
chiama la sua immagine gio-
vanile, è un intellettuale, so-
gnatore, canta, suona il pia-
no, ma è anche un bravo gio-
catore di poker. Come lei?
«Lo sono stato, per esempio,
durante la lunghissima lavora-
zione diCasino Royal, in Gran
Bretagna, io e gli altri attori
non avevamo niente da fare e
passavamo un sacco di tempo
a giocare. Ero bravo, tutti la
prendevano alla leggera, ri-
dendo e facendo battute, io, in-
vece, ero serio e concentrato e
tutte le notti guadagnavo un
sacco di soldi».
Com’era a 20 anni?
«Molto meno informato e sofi-
sticato dei ventenni di oggi.
Venivo da un retroterra bor-
ghese, non sapevo niente di
niente. I ragazzi di adesso san-
no tutto di politica, di vita, di
droghe, di sesso».
Nella storia, la giovanissima
Ashleigh deve fare un’impor-
tante intervista e, in una del-
le battute, si dice che i giorna-
li sono diventati tutti tabloid.
Come vede la crisi mondiale
della carta stampata?
«Ho sempre avuto un’enorme
passione per il giornalismo,
mi piacevano i cronisti di ne-
ra, li consideravo degli eroi
che scovavano i colpevoli e li
mandavano in galera. E mi pia-
ceva tanto la varietà di giorna-
li nelle edicole, il fatto che ga-
rantisse tante opinioni, criti-
che, e punti di vista diversi. È
un peccato che tutto questo
stia venendo meno. Oggi, nel
disperato tentativo di resiste-
re alla sparizione, molti gior-
nali inseguono i lettori riem-
pendosi di pettegolezzi, come
i tabloid».
Come vede l’America di
Trump?
«Frenetica. Sono democrati-
co, ho votato per Hillary Clin-
ton, pensando che vincesse, e
adesso, come tutti gli altri de-
mocratici, aspetto che arrivi-
no le prossime elezioni».
Ha diretto il presidente
Trump nel suo film «Celebri-
ty», che attore era?
«Molto bravo, imparava le bat-
tute, faceva quello che doveva
fare, ma la condizione di Presi-
dente degli Stati Uniti è molto
diversa».
In genere è soddisfatto dei
suoi film?
«No, per niente. Sono felice
quando scrivo e faccio il cast.
Poi, quando vedo il prodotto fi-
nito, provo sempre un certo di-
sappunto, noto gli errori, le co-
se che mancano. L’ideale con
cui parto è sempre diverso dal-
la realtà del risultato».
Suonare il clarinetto è fonte
di consolazione?
«Potrebbe esserlo se fossi un
bravo musicista, ma sono solo
un amatore che suona con
molto entusiasmo».
In «Manhattan», nel 1979, sti-
lava la lista delle dieci cose
per cui vale la pena di vivere.
Se dovesse rifarla adesso,
cambierebbe qualcosa?
«All’epoca non avevo vissuto
l’esperienza della paternità,
ora tutta la mia vita ruota in-
torno ai miei figli e a mia mo-
glie e quindi loro verrebbero
prima di tante cose». —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Morandi e Mannoia all’Aquila per la Perdonanza
IN ITALIA
Per il Re Leone
debutto record
con 3 milioni
d’incasso
Se un giorno non
finanziassero più
i miei lavori sarei
contento di scrivere
libri o testi teatrali
«È il primo giubileo della storia. Un dono straordinario lasciato in
eredità alla città dell'Aquila e alla comunità dei credenti nel mon-
do. Un rito che dal 1294 si rinnova ogni 28 e 29 di agosto, grazie
alla Bolla Papale emanata da Celestino V». Così il sindaco dell’A-
quila Pierluigi Biondi: i 5 giorni che scattano oggi, con l'accensio-
ne del fuoco sacro, celebrano la Perdonanza Celestiniana, even-
to che ogni anno richiama migliaia di pellegrini e turisti nella cit-
tà martoriata dal terremoto del 2009. «L'Aquila rinasce» so-
prattutto con l’energia dei giovani e si parte oggi con una serata
incentrata sui temi delle radici, dell'appartenenza alla terra, ma
anche della rinascita e del futuro e che per questo, accanto a
grandi nomi del mondo dello spettacolo, vede tra i protagonisti
75 giovani musicisti dell'Orchestra nazionale dei Conservatori,
quella costituita dai migliori studenti di tutta Italia. A loro la gran-
de responsabilità di aprire alle 21 nel «Teatro del Perdono», alle-
stito davanti alla basilica di Collemaggio, la settimana di eventi
e celebrazioni della 725ª Perdonanza Celestiniana. Sul palco ar-
riveranno Giancarlo Giannini, Gianni Morandi, Franco Nero e Va-
nessa Redgrave. «Molti grandi artisti subito dopo il terremoto
del 6 aprile 2009 si sono spesi per la città senza il faro acceso -
sottolinea il direttore d’orchestra De Amicis - Oggi saranno sul
palco accanto a compagini locali, alle corali aquilane, a Simona
Molinari, Stefano Di Battista, Amii Stewart, Paolo Vallesi, Piero
Mazzocchetti, Vittoriana De Amicis. «L’Aquila Rinasce» è solo il
primo dei numerosi appuntamenti che coinvolgeranno tutta la
città: dallo spettacolo «Il Volo per l’Aquila» creato per l’occasio-
ne da Gianluca Ginoble, Ignazio Boschetto e Piero Barone, che
compongono il trio di fama mondiale Il Volo, a Enrico Brignano
con il suo show, per giungere al finale con il concerto di Fiorella
Mannoia, Luca Barbarossa, Paola Turci e Noemi.
Debutto da record, con quasi
tre milioni di euro d’incasso,
per l’uscita nelle sale italiane
del film Disney in live-action Il
re Leone, a 25 anni dal cartoon
vincitore di due Oscar. Secon-
do Cinetel mercoledì ha incas-
sato 2 milioni 943 mila euro,
(oltre 432 mila biglietti). Il film
è al 2° posto nel mondo (dopo
Avengers: Endgame) tra quelli di
maggiore incasso del 2019.
T
occherà trovare un
nuovo antidoto, non
più contro il ragno ma-
lefico che sfiniva con il
suo morso le donne
possedute dal veleno
e «le trasformava per giorni in
pazze menadi danzanti per ore
e per giorni», come ha spiegato
su questo giornale l’ottimo San-
dro Cappelletto. Il morso con-
temporaneo da combattere nel-
la storica festa di popolo della
Notte della Taranta, sabato se-
ra 24 sull’immensa piazza della
piccola città salentina, è un’ar-
ma letale che si chiama kitsch e
si è insinuata finora indisturba-
ta nell’incubatore della kermes-
se. Kermesse conosciuta fra Eu-
ropa e Americhe grazie a una
accorta politica di direttori arti-
stici di spessore, dal 1998 in
poi. Italiani come Sparagna o
Pagani o Einaudi, personaggi
internazionali come Joe Zawi-
nul o Stewart Copeland o Phil
Manzanera dei Roxy Music
hanno vissuto da maestri l’e-
sperienza di contaminazione
fra la tradizione locale e il pro-
prio percorso artistico. Ne è na-
ta un’armonia che ha portato
nella grande piazza fino a 200
mila persone, senza mai un
problema.
Sabato sera su Rai 2 la Notte
della Taranta debutterà in una
diretta tv nazionalpopolare,
fuori dalla rete di amabile pro-
tezione di Rai 5. Fra gli appas-
sionati è stata accolta con qual-
che imbarazzo la scelta dei pre-
sentatori per la tv, Belen Rodri-
guez e il suo ex o forse ancora
marito, Stefano De Martino; si
pensa sia un peccato che un
mondo tanto replicato e dovun-
que consumato occupi una del-
le rare zone franche rimaste.
Nella catena inattesa di mar-
keting tarantolato, sconcerta-
no anche i biglietti venduti per
assistere dal retropalco allo
spettacolo, in una manifestazio-
ne da sempre gratuita. E sa di sa-
gra paesana l’annuncio di un
quadro ispirato naturalmente a
Belen e magnificato come «tri-
pudio di sfumature su cui si no-
ta una figura stilizzata: una piz-
zicata». Cadere nel burrone
del kitsch, come si vede, è un
attimo. Un virus, e non più un
ragno, ha attaccato la Fonda-
zione Notte della Taranta:
qualcuno in Puglia vorrà chia-
mare un esperto, o altri avran-
no già scritturato i Ferragnez
per il 2020? —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
WOODY ALLEN
REGISTA, 83 ANNI
Nel mondo al secondo posto dopo “Avengers”
Debutto record per “Il re Leone”: 3 milioni d’incasso
Stefano De Martino e Belen
Se la “Notte
della Taranta”
si piega alla tv
e arruola Belen
MARINELLA VENEGONI
IL COMMENTO
COLLOQUIO
IL REGISTA E LA NUOVA COMMEDIA “UN GIORNO DI PIOGGIA A NEW YORK”
Woody Allen, eppure sono romantico
“Grazie Europa, farò film finché potrò
Ora la mia vita ruota intorno ai miei figli”
1
Sono felice quando
creo e faccio il cast
Poi a prodotto finito
provo sempre
un certo disappunto
TM
TEMPI
MODERNI
CULTURA, SOCIETÀ
E SPETTACOLI
Debutto da record, con quasi tre
milioni di euro d’incasso, per l'u-
scita nelle sale italiane, 900 cir-
ca, del film Disney in live-action
“Il re Leone”, a 25 anni dal car-
toon amato da tutti i bambini e
vincitore di due Oscar. Il nuovo
Re Leone, secondo i dati Cinetel
del giorno di uscita, ovvero mer-
coledì, ha incassato 2 milioni
943 mila euro circa, con oltre
432 mila biglietti staccati. Il
film è attualmente al secondo
posto nel mondo (dopo “Aven-
gers: Endgame”) tra quelli di
maggiore incasso del 2019 con
1 miliardo 440 milioni 785 mila
dollari e al nono posto (secondo
i dati di Box Office Mojo) nella
classifica di tutti i tempi, guida-
ta dai supereroi dell'ultimo
Avengers.
Il film uscirà il 10 ottobre in Italia, mentre una
causa è ancora in corso con Amazon, che ne
ha bloccato la distribuzione negli Stati Uniti
2 3
Al Today Festival il nuovo progetto degli Art of Noise
The Art of What? Il Bignami
del miglior pop Anni Ottanta
4
Un momento dello spettacolo con i fondatori degli Art of Noise
26 LASTAMPAVENERDÌ 23 AGOSTO 2019
TM