Vogue Italy - 09.2019

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creare alcune delle immagini più d’impatto della storia della moda.
Quella di oggi è la prima collaborazione tra Claudia e Collier Schorr,
e mentre le due dialogano di luci e inquadrature appare chiaro che
l’attenzione che le riservano i fotografi è da lei puntualmente ricam-
biata. «La vecchia generazione di fotografi, con cui ho lavorato negli
anni Novanta, Herb Ritts e Richard Avedon, non faceva molti ritocchi.
Le loro immagini non ne avevano bisogno perché loro erano autentici
geni della luce: quando vedevi le foto erano già praticamente perfette.
La nuova generazione tende a essere diversa, dedica meno tempo alla
luce e molto di più al lavoro sulle immagini in post-produzione. È
uno stile completamente differente. Ma curiosamente Collier è esatta-
mente come Avedon: ha una luce immacolata. È una cosa fantastica».

La sintonia tra lei e Schorr è così a fuoco che alcune immagini vengo-
no prese dalla stessa Schiffer: «Sì, in alcune occasioni sono stata io a
scattare la foto, ovviamente dopo che era stata preparata da Collier.
Lei è prima di tutto un’artista, il suo punto di vista è acuto, parte da
una direzione completamente diversa, ha edge». Per  una di queste
immagini, racconta, «stavo cercando di ridere istericamente, come se
fossi folle, delirante, buffamente sopra le righe. Mi sono immaginata
di essere da sola, completamente libera, e ho provato ad aggiungere
quell’ingrediente chiave che rende il risultato finale qualcosa di più
di un semplice sguardo dritto all’obiettivo».  Un tale livello di coin-
volgimento ha fatto sì che alcune delle foto pubblicate in questo nu-
mero possano essere definite a tutti gli effetti autoritratti “curati da
Schorr”: Claudia by Claudia.

Quando Avedon  la ritrasse per la prima volta, il suo commento fu,
semplicemente: «Questa ragazza è un sogno». Il suo metodo consiste-
va nello scattare accanto a uno specchio rivolto al soggetto, cosa che
consentiva al soggetto stesso di  vedersi come lo vedeva il fotografo:
era un invito a partecipare alla creazione dell’immagine. Ora, attra-

verso l’equivalente digitale di uno  specchio, questo invito le è stato
fatto anche da Schorr: «Se  lo schermo è rivolto  verso di te, com’è
successo oggi, puoi avere una buona idea di cosa funziona e cosa no,
e di cosa cambiare per migliorare il risultato». 
E cosa fa Claudia Schiffer per rendere migliori le immagini? «Dipen-
de dal contesto e da quello che si vuole ottenere. In linea di massima,
direi che mentre lavoro cerco di intrattenermi da sola: passo dall’esse-
re perfettamente seria all’assolutamente ridicola. Un servizio fotogra-
fico sviluppa un intero ventaglio di emozioni... e forse il contegno va
lasciato fuori dalla porta. Si tratta di concentrarsi esattamente su ciò
che sta dicendo il fotografo e  seguire le sue indicazioni,  combinarle
con ciò che si prova in quel momento, ed esprimerlo. È la  cosa più
importante, ciò che ispira i fotografi e li spinge a voler lavorare ancora
con una modella: quello di cui hanno bisogno è pura concentrazione».
Per entrare in sintonia con il fotografo ed essere abbastanza plasma-
bile da  riuscire a dar forma all’immagine che questi ha in mente,
Schiffer si proietta in quello che definisce uno «stato di sciocchezza».
Spiega: «È una cosa che ho imparato con Ellen von Unwerth, lei era
una modella prima di diventare fotografa e quindi conosce bene en-
trambe le prospettive. Si deve tornare ragazzi: semplicemente sciocchi
e liberi,  senza preoccupazioni e senza troppa consapevolezza. Tutto
diventa gioioso, e se sei un adulto,  a seconda di quello che indossi,
puoi diventare  anche sexy.  Serietà e ilarità si mescolano, più e più
volte, fino a trovare quel punto di contatto che ci connette al fotogra-
fo, e crea un’immagine memorabile perché evoca un’emozione. Sono
convinta di questa cosa: che le fotografie possano suscitare un’emo-
zione solo se l’emozione c’è stata anche sul set».

Riconoscere il momento capace di generare l’emozione – quel singolo,
preciso momento d’incontro creativo tra modella e fotografo – secon-
do Claudia Schiffer è ciò che fa la  differenza tra un’immagine così
così e una indimenticabile:  «Ci sono foto  iconiche, e altre  che sono

Claudia by Claudia


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