Il Sole 24 Ore Martedì 20 Agosto 2019 5
Primo Piano
Conte in Aula, j’accuse a Salvini
e orgoglio per la linea su conti-Ue
Verso la crisi. L’ipotesi più probabile è che il premier salga oggi al Colle dopo l’intervento al Senato,
senza votazioni. Tentativo estremo di ricucitura tra Cinque Stelle e Lega sul taglio dei parlamentari
Manuela Perrone
ROMA
L’«operazione verità» di Giuseppe
Conte andrà in scena oggi alle nel-
l’Aula del Senato. Il premier ha limato
le sue comunicazioni fino alla tarda se-
rata di ieri, chiuso nel suo ufficio di Pa-
lazzo Chigi. Determinato a fare chia-
rezza, ovvero a rivendicare i risultati
dell’esperienza gialloverde e le respon-
sabilità. Da un lato quelle sue persona-
li, positive, a partire dall’aver messo in
sicurezza i conti pubblici e condotto le
trattative con Bruxelles per sventare la
procedura di infrazione per debito ec-
cessivo. Dall’altro lato quelle di Matteo
Salvini, negative, per aver voluto aprire
una crisi in piena estate e per aver iso-
lato l’Italia in Europa. Una professione
di fede europeista che potrebbe torna-
re utile a Conte nel caso si prospettasse
per lui la nomina a commissario Ue.
Fino all’ultimo il premier si vuole la-
sciare le mani libere per fare le sue va-
lutazioni e le sue mosse. La più papabi-
le resta quella di salire subito al Colle
per rassegnare le dimissioni, evitando
di chiedere un voto di fiducia. Meno
probabile, anche se vagliata, un’altra
possibilità, che lascerebbe aperto ogni
epilogo: mettere sul tavolo la richiesta
di un ultimo test per la maggioranza,
ossia il varo definitivo della legge costi-
tuzionale sul taglio di parlamenta-
ri, calendarizzata giovedì alla Camera.
Di certo, Conte sarà durissimo con Sal-
vini. «Non avrà problemi a far sì che il
leader della Lega si assuma la paternità
di questa crisi», trapela da Palazzo Chi-
gi. E ribalterà la narrazione leghista del
“Governo del no”, ricordando tra l’altro
il lavoro sul fronte investimenti: le ca-
bine di regia, i contratti istituzionali di
sviluppo, il piano anti-dissesto idroge-
ologico, lo sblocco di tante opere da
parte del Cipe. Quel «metodo» che ri-
marca come tratto distintivo del suo
operato.
Nei due partiti di maggioranza si
naviga a vista. I Cinque Stelle, riuniti
ieri in assemblea congiunta, hanno
rinviato a oggi (una capigruppo è con-
vocata alle .) la decisione se pre-
sentare o meno una risoluzione in fa-
vore del premier, verso il quale espri-
mono «piena fiducia e pieno appog-
gio». I ministri MS saranno al suo
fianco in Aula. I pontieri continuano le
trattative con il Pd, anche se si è reso
necessario un freno per evitare di mo-
strare di correre troppo. «Accordi con
Renzi e Boschi sono la bufala dell’esta-
te», hanno smentito Fraccaro e Bona-
fede. Luigi Di Maio ha esibito cautela:
«Non apriamo o chiudiamo a nessuno,
dobbiamo affidarci al presidente della
Repubblica e al percorso istituzionale
che vorrà delineare». Il capo politico
MS, consapevole del nodo manovra e
aumenti Iva, ha incontrato il ministro
dell’Economia Giovanni Tria a Palazzo
Chigi. E con i suoi parlamentari non ha
lesinato attacchi a Salvini: «È dispera-
to, ha compiuto un disastro in pochi
giorni e ha bisogno di parlare di noi per
fare notizia». La gran parte di deputati
e senatori, dopo il via libera di domeni-
ca a casa di Beppe Grillo alla rottura con
Salvini, è ormai favorevole all’apertura
di un confronto con i dem per un patto
di legislatura. La possibilità di rianno-
dare i rapporti con la Lega è «quasi ze-
ro», ammette un big pentastellato tra
i più ostili a un Governo col Pd. Il voto
anticipato terrorizza. E già ci si orga-
nizza per le consultazioni: in assem-
blea si è deciso che i capigruppo D’Uva
e Patuanelli saranno accompagnati dai
capigruppo nelle commissioni.
Salvini annaspa. Stamattina do-
vrebbe partecipare alla riunione dei se-
natori leghisti per concordare la linea
da tenere a Palazzo Madama. Ed è
pronto a intervenire in Aula. Ieri ha
concentrato i suoi attacchi sullo scena-
rio di un’intesa MS-Pd, gli «inciuci» e
«i giochi di potere e di palazzo». «Gli
unici disperati sono i parlamentari,
renziani su tutti, che non vogliono le
elezioni», ha replicato a Di Maio. «MS
ha scelto Renzi? Auguri». I segnali per
tentare di ricucire lo strappo con gli al-
leati si sprecano, le voci di divisioni in-
terne vengono smentite, la mozione di
sfiducia al Governo è congelata. E fonti
del Carroccio fanno sapere: «Taglio dei
parlamentari? La Lega è pronta al voto,
il Pd invece no». È il Ddl costituzionale
l’unico esile filo cui appendersi.
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ONLINE
«Politica 2.0 Economia
& Società»
di Lina Palmerini
su
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POLITICA 2.
di
Lina
Palmerini
D
imissioni di Conte e pas-
saggio al Colle. Almeno fi-
no alla tarda serata di ieri,
questo è il percorso della
crisi che si aspetta per oggi Sergio
Mattarella dopo i contatti avuti in
una giornata che è rimasta molto
confusa. Si sono rincorse voci su
possibili ripensamenti del premier
sia sulle sue dimissioni che sulla fi-
ne del Governo – con un trattativa
last minute tra Di Maio e Salvini –
ma anche se l’esito fosse diverso da
quello atteso, comunque Sergio
Mattarella si aspetta un gesto di
chiarezza dal presidente del Consi-
glio che in ogni caso dovrà andare
a riferire. Pure se non dovesse più
rimettere il mandato dovrà spie-
garlo. Quello che invece è più chiaro
è che lentamente sfumano alcune
ipotesi e la prima ad allontanarsi è
quella di un governo istituzionale
di legislatura. Un’opzione ben di-
versa da quell’Esecutivo di garanzia
che nel caso dovrebbe portare il Pa-
ese al voto e che sarebbe, quindi, di
brevissima durata. È invece la sire-
na di un governo di unità nazionale,
salute pubblica o del presidente –
che pure continua a tentare alcuni
- che viene visto con maggiore
scetticismo dal capo dello Stato. Le
dinamiche e i comportamenti as-
sunti dai vari leader hanno tolto
consistenza e solidità a questo ap-
prodo che avrebbe bisogno di una
rotta chiara e di scelte decise.
Sul tavolo del Quirinale restano
dunque due possibilità: un governo
politico oppure le urne. Chi pensa
che quest’ultima strada sia stata
sbarrata da Mattarella si sbaglia tan-
t’è che al Colle si continua a fare pres-
sione per tempi – rapidi – della crisi
proprio per non precludersi lo scio-
glimento delle Camere e il voto a fine
ottobre. Tra l’altro tecnici del Mef
hanno pure preparato una via d’usci-
ta per prorogare i tempi in cui scatte-
rebbe l'aumento dell’Iva (vedi artico-
lo in basso), che è uno dei passaggi
più stretti dell’opzione elettorale
d’autunno e che verrebbe aggirato.
C’è, insomma, tutta l’intenzione
di imprimere scadenze stringenti ai
leader su eventuali accordi politici
e di concedere poco tempo alla con-
clusione dei negoziati in corso. Ve-
rosimilmente è quello che il capo
dello Stato chiederà anche a Conte
che sembra sia il candidato per un
nuovo Esecutivo con il Pd. Almeno
questa sarebbe la condizione dei
Stelle a Zingaretti, insieme a un al-
tro paletto, quello di non avere Ren-
zi nella squadra. Un problema non
da poco, si tratterebbe di offrirgli
una destinazione a lui gradita senza
contare il potere negoziale che
avrebbe sul nuovo governo.
È vero che nei Stelle alcuni con-
tinuano a non considerare chiusa
l’esperienza con la Lega. C’è chi vor-
rebbe trovare una via d’uscita pro-
ponendo il taglio dei parlamentari
da votare subito, tra un paio di gior-
ni, offrendo così a Salvini la possi-
bilità di rientrare e contemporane-
amente allontanare le urne. L’altro
punto certo è, infatti, che il Quirina-
le non consentirebbe lo scioglimen-
to delle Camere con una riforma co-
stituzionale approvata definitiva-
mente dal Parlamento. Solo oggi si
capirà se è un’ipotesi di lavoro con
cui Di Maio e Conte vogliono tenere
aperto il “forno” con la Lega ma an-
che in questo caso il premier dovrà
parlarne con il Colle. Ed è in questo
gioco di tatticismi che Mattarella
dovrà districarsi comportandosi –
sì – da arbitro ma con il calendario
in mano. Una regia non politica ma
comunque condizionante.
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IL QUIRINALE SI ATTENDE
LE DIMISSIONI DEL PREMIER
PER DECRETO
Ipotesi tecnica dell’Iva
sterilizzata a tempo
Per la Ragioneria è fattibile
un blocco dell’aumento fino
ad aprile con copertura ad hoc
Dino Pesole
L’aumento di tre punti dell’Iva
che, in mancanza di risorse alter-
native, scatterà dal prossimo °
gennaio continua a pesare come
un macigno sugli esiti della crisi
politica che ha mandato in frantu-
mi l’alleanza fra Lega e Movimen-
to Cinque stelle. Da qui le preoccu-
pazioni del Quirinale, che vigila
prima di tutto sulla salvaguardia
dei conti pubblici.
L’ipotesi che è stata già verifica-
ta in sede tecnica - e che potrebbe
tornare utile certamente in caso si
vada verso il voto anticipato ma
anche in caso di altri scenari non
«di legislatura» o addirittura come
«fase uno» anti-emergenza di un
governo Pd-MS - vede in prima
battuta la sterilizzazione parziale
delle cosiddette clausole di salva-
guardia, che per il sono già
iscritte nei saldi di finanza pubbli-
ca per , miliardi.
Sono diverse le simulazioni già
messe a punto dai tecnici della
Ragioneria e una delle più accre-
ditate vede la neutralizzazione
per quattro mesi dell’aumento
dell’Iva.
La copertura potrebbe essere
individuata aprendo una nuova
trattativa con la Commissione eu-
ropea che, a fronte di un quadro
politico con numerose incognite
quanto al suo sbocco finale (so-
prattutto se si andrà ad elezioni in
autunno), potrebbe non erigere
barricate. Soluzione, quella della
sterilizzazione parziale e tempo-
ranea – che potrebbe essere decisa
- è il ragionamento che si fa in sede
tecnica - anche laddove fosse ne-
cessario ricorrere all’esercizio
provvisorio. Sarebbe un decreto
legge ad hoc, da varare a fine anno,
ad autorizzare l’operazione, con
effetti finanziari da recepire suc-
cessivamente, oppure diretta-
mente in legge di Bilancio.
Ma il dispositivo del provvedi-
mento potrebbe anche essere anti-
cipato, laddove a gestire la partita
fosse un governo ponte o un go-
verno istituzionale che si inse-
diasse per condurre il Paese a nuo-
ve elezioni.
In tutti gli scenari che si pro-
spettano per la soluzione della cri-
si politica in atto, la sterilizzazione
parziale dell’aumento dell’Iva po-
trebbe essere un atout importante.
Poi, naturalmente, nel corso dei
primi mesi del prossimo anno, il
governo che verrà, dovrebbe prov-
vedere a integrare la copertura per
l’intero anno .
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Le comunicazioni
del premier.
Giuseppe Conte
sarà in aula al
Senato alle 15.
Mezz’ora prima la
capigruppo per
defnire modalità e
tempi del
dibattito dopo
l’intervento
AGF
LA TRATTATIVA PER UN GOVERNO ALTERNATIVO
M5S-Pd, la cautela dei leader
Ma i pontieri tessono la tela
Tra i possibili premier
lo stesso Conte o Trenta
Ipotesi Cantone o Giovannini
Emilia Patta
ROMA
Da una parte il leader pentastellato
Luigi Di Maio che precisa che «il Ms
non apre e non chiude a nessuno» e
che ribadisce «dobbiamo affidarci al
presidente della Repubblica e al per-
corso istituzionale che vorrà delinea-
re». Dall’altra il segretario del Pd Nico-
la Zingaretti che frena sui possibili
scenari ricordando che occorre atten-
dere l’apertura della crisi: «Solo a quel
punto, nella direzione del agosto,
riaffermeremo una posizione chiara:
o nel corso delle consultazioni si veri-
ficano le condizioni per un governo
forte e di rinnovamento anche nei
contenuti o è meglio il voto».
Alla vigilia dello show down in Se-
nato che dovrebbe portare alle dimis-
sioni del premier Giuseppe Conte e al-
la fine del governo giallo-verde da lui
presieduto - ma mai come ora il condi-
zionale è d’obbligo, visto il forte pres-
sing di Matteo Salvini per una riconci-
liazione in corner - nelle case penta-
stellata e democratica prevale la pru-
denza. Ma più che una vera e propria
frenata sembra essere una compren-
sibile reticenza della vigilia, in attesa
che gli eventi si compiano. D’altra par-
te i due leader, Di Maio e Zingaretti, so-
no i più dubbiosi sulla strada che sem-
bra aprirsi di una trattativa per dare
vita a un governo politico giallo-rosso:
Di Maio perché la partenza del treno
del governo con il Pd finirebbe per ap-
pannare la sua leadership, essendo lui
l’uomo dell’accordo con la Lega di Sal-
vini; Zingaretti perché avrebbe prefe-
rito un ritorno davanti agli elettori e si
è trovato per così dire trascinato in al-
tra direzione dalla proposta a sorpresa
di un governo “istituzionale” anti-sal-
viniano dell’ex premier Matteo Renzi,
di cui non si fida affatto. Il timore è che,
una volta avviato il governo, l’ex pre-
mier possa staccare la spina in qualsi-
asi momento forte di un pugno di se-
natori fedeli. Tanto che alcuni degli
uomini più vicini a Zingaretti ieri face-
vano circolare la voce di un suo coin-
volgimento diretto nel governo, ma-
gari anche come premier, per rendere
politicamente più difficile l’eventuale
spallata di Renzi. Ma lui, il segretario,
respinge con forza l’ipotesi: «Farò il
segretario del Pd, punto».
Come che sia, accanto e quasi a
prescindere per ora dai leader, i pon-
tieri di Pd e Ms raccontano di un ca-
novaccio già in parte scritto. E para-
dossalmente i nodi più complicati da
sciogliere riguardano non tanto il
programma quanto i nomi (tra sala-
rio minimo, riduzione del cuneo fi-
scale, misure per la tutela ambientale
e in favore dell’economia circolare,
taglio del numero dei parlamentari,
a certe condizioni un programma mi-
nimo sembra esserci). Difficile per il
Pd digerire un ruolo di primo piano
nel governo di Di Maio, difficile dige-
rire anche un Conte bis nonostante la
svolta anti-salviniana degli ultimi
giorni. Non a caso da Renzi arriva
l’invito ad affrontare la possibile trat-
tativa «senza porre veti». «L’impor-
tante è che ci sia un governo – dice l’ex
premier, che assicura di volersene te-
nere fuori – e che non si vada a votare
per evitare l’aumentodell’Iva e mette-
re in sicurezza gli italiani».
Al di là delle resistenze nel Pd,
l’ipotesi di un Conte bis resta comun-
que in campo. I democratici spingono
tuttavia per Roberto Fico, soluzione
che avrebbe anche il vantaggio di la-
sciare libero il posto di presidente del-
la Camera per uno dei loro. Come so-
luzione “terza” - che sarebbe più sem-
plice ma renderebbe il governo più
fragile politicamente - i nomi che cir-
colano di più tra i pontieri sono quelli
del presidente uscente dell’Anac Raf-
faele Cantone e dell’ex presidente
dell’Istat Enrico Giovannini. C’è an-
che l’ipotesi di un premier donna, e
sarebbe la prima volta in Italia, avan-
zata dai pontieri del Ms (la loro pro-
posta è l’attuale ministra della Difesa
Elisabetta Trenta). Ma siamo solo ai
posizionamenti nelle caselle di par-
tenza, naturalmente. Le vere danze
cominceranno un minuto dopo le di-
missioni di Conte. Per questo gli occhi
di tutti gli attori politici sono puntati
su di lui, sul suo discorso in Aula e sul-
le decisioni che ne seguiranno.
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LA BUSSOLA PER ORIENTARE LA CRISI
ALLA RICERCA DEL SENSO DELLO STATO
Q
uella di questi giorni è
verosimilmente la crisi
politica più complicata
da quando il nostro Pae-
se è una democrazia. Crisi politica,
non ancora di governo, se mai lo
sarà. Se non lo diventasse,crisi di
Governo, dopo le dichiarazioni
che Giuseppe Conte renderà in Se-
nato, la situazione si compliche-
rebbe ulteriormente: avremmo un
governo praticamente morto, sen-
za la possibilità che gliene succeda
uno vivo.
Qualche decennio fa, Sandro
Pertini convocò inopinatamente al
Quirinale tre eminenti personalità
politiche, Andreotti, Saragat e La
Malfa, per dare soluzione a una cri-
si di governo ed evitare le elezioni
anticipate. Serviva l’assenso dei
leader dei due partiti minori a un
governo Andreotti, e fu raggiunto
in quella sede.
Bazzecole, rispetto a oggi: si sa-
peva in anticipo chi era destinato a
governare (la Democrazia cristiana
e i suoi satelliti)e chi all’opposizio-
ne, il partito comunista.
Tensioni vi furono negli anni, a
ogni cambio di formula di governo
e quindi di maggioranza: prima
con l’ingresso al governo del Parti-
to socialista nenniano, a cavallo tra
gli anni cinquanta e sessanta, poi
con inedite formule associative
dello stesso Pci all’area dell mag-
gioranza, o quasi, nel , con la
terribile aggiunta del rapimento di
Aldo Moro e della strage degli uo-
mini della scorta.
Non bazzecole, quella volta, una
svolta politica storica e insieme
una enorme tragedia: l’Italia ne
uscì salda grazie alla forza dei par-
titi politici, alla compattezza intor-
no alla Costituzione, al rispetto re-
ciproco delle forze politiche. A un
valore misterioso, che si chiama
“senso dello Stato” e che riunisce la
politica quando il pericolo aggredi-
sce la struttura dello stare insieme.
La differenza tra allora e oggi è
essenzialmente questa: il venire
meno del senso dello Stato, l’anti-
doto al disfacimento del quadro dei
valori costituzionali. Mai come in
questi tempi si straparla di interes-
se del popolo, di bene dei cittadini:
senza capire che il popolo, deso-
vranizzato perfino della scelta dei
propri rappresentanti, è uno, e il
solo frammentarlo e contrapporlo
è la più grande violenza all’interes-
se generale.
Per il capo dello Stato il compito
più difficile in questa crisi sarà non
tanto e non solo quello di formare
un governo, ma quello, ben più ar-
duo, di aiutare nelle forze politiche
la ricerca di qualche ragione dello
stare insieme in questo quadro
istituzionale.
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di Montesquieu
Segretario Pd.
«O nel corso delle
consultazioni si
verificano le
condizioni per un
governo forte e di
rinnovamento
anche nei
contenuti o è
meglio il voto» è
la posizione di
Nicola Zingaretti
Nei primi
mesi del
prossimo
anno, il go-
verno che
verrà dovrà
integrare la
copertura
per l’intero
2020
I NUMERI IN GIOCO
23,1 miliardi
Le clausole Iva 2020
Gli aumenti di imposta già iscritti
nei saldi di finanza pubblica per il
prossimo anno. Senza
sterilizzazione l’aliquota ridotta al
10% aumenterebbe al 13% quella
ordinaria (22%) al 25,2%
4 mesi
Ipotesi sterilizzazione parziale
L’ipotesi verificata dai tecnici
della Rgs neutralizzerebbe
l’aumento Iva per quattro mesi.
Con coperture da trovare aprendo
una nuova trattativa con
Bruxelles
Resta
sul tavolo
del Colle
l’ipotesi
del voto,
più lontana
l’opzione
del governo
istituzio-
nale