Corriere della Sera La Lettura - 18.08.2019

(Tuis.) #1

12 LA LETTURA CORRIEREDELLASERA DOMENICA18AGOSTO2 019


OrizzontiCulture


di JESSICA CHIA

Ipadridel


Pime(Pon-


tificioistitu-


tomissioni


estere)ri-


portarono


daOriente


eAmerica


Latinaog-


gettirarie


preziosi.Un


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novatoa


Milanodà


lorounasi-


stemazione


chetiene


contodelle


indicazioni


piùrecenti


dellaChie-


sa.Conta


l’incontro


conl’altro


O


ggetti di usocomune, legati al culto o alla vi-
ta quotidiana, provenienti da cultureextra-
europee, raccontano la storia dell’incontro
con l’altro, il diverso, perfino l’«assurdo». Ha
109 anni il MuseoPopoli e Culture di Milano,
nato nel 1910come Museo etnografico indo-cinese per
volontà del Pime, ilPontificio istitutomissioni estere,
quando i padrifondatori (la prima missione è del 1850;
nel 2020compirà 170 anni) raccolsero qui oggetti di di-
versa provenienza riportati dai loroviaggi. Dopo una
chiusura di due mesi, il museo sposta ora la sua sede e si
ricolloca nell’edificio storico, la «casa madre»ottocen-
tesca, sede del Pime,restaurata, che si affaccia in via
MonteRosa 81, vicino al quartiere CityLife. Oltre al rial-
lestimento — sabato 14 settembre l’inaugurazione — è
previsto un nuovopercorso di visita, più inclusivo,con
unarevisione sutesti e didascalie e sezioni interattive.

«Il museoèdedicatoallaconoscenza delle culture.
Non ha un obiettivo enciclopedico — spiega a “la Lettu-
ra”Paola Rampoldi, curatrice, storica dell’arte e museo-
loga — ma racconta il sapere dei popolicon cui i padri
sono entrati incontatto». La storia del museotestimo-
nia la storia del Pime, una «società di vita apostolica»,
presente in tutti icontinenti e in 18Paesi, checonta circa
450 missionari, sia sacerdoti che laiciconsacrati, di 16
diverse nazionalità (ogni padre deve operare in unPaese
diverso dal proprio). «Ciò che facciamo oggi — aggiun-
ge padre Mario Ghezzi, direttore del museo e del Centro
Pime di Milano — è annunciare ilVa ngelo nel mondo e
servire lecomunità cristiane. Dal 1850 fino a qualche de-
cennio fa la nostra missione haconsistito nell’andare là
dovela Chiesa non era presente e annunciare la parola
di Dio in modo diretto ocon un approccio di vicinanza
sociale». Ormai la Chiesa esisteovunque (inclusiPaesi

MagisteroLalineadelPapain


unmondoinsidiosopericristiani


Lafrontiera


èilmartirio


masiamotutti


testimoni


di MARCO VENTURA


N


el 1986, i gesuiti del film Mission conquista-
no il mondo. NelParaguay del 1750Robert
De Niro,Jeremy Irons e Liam Neeson sono
solidalicon i guaraní, ne apprezzano lingua
e cultura, ne sostengono l’indipendenza e lo
sviluppo, si battonocontro l’avidità di spagnoli e porto-
ghesi, oppongono unafedevera al cinismo ecclesiasti-
co. Il film esprime l’autocritica occidentale, e la riconci-
liazionecon la missione, in nome dei missionari buoni
del passato e del presente. Avent’anni dal ConcilioVa ti-
cano II, Mission consacra un mutamento di paradigma.
I presupposti della storia narrata nel film risalgono a
poco più di un secolo prima. Nasce nel 1622 l’organi-
smo della curiaromana preposto acoordinare missioni
e missionari nel mondo.Èla congregazione dePropa-
gandafide
. Laconquista da parte delle potenze euro-
pee di nuoveterre e nuovi popoli ha aperto uno spazio
enorme. Come ieri laconversione dei pagani nell’impe-
ro romano, laconversione degli indigeni diventa deci-
siva. Propagando lafede, la Chiesa diRoma aumenta:
conquista a suavoltaterre e popoli. Si sposta interra di
missione lacompetizionecon alleati (irecristiani) e
concorrenti (protestanti e musulmani). Si rinvengono
già nelle indicazioni per i missionari in Cina e Indocina
del 1659 i due principi chiave: da un lato la promozione
del clero locale, dall’altro l’impegno per l’inculturazio-
ne,con la proibizione dicombattere icostumi e le tra-
dizioni delPaese, salvocontrastinocon fede e morale.


La propagazione dellafedecomporta lo sviluppo
all’interno della Chiesa di un settore autonomo. Pro-
dotto ultimo della specializzazione, il missionario: di
norma un prete appartenente a un ordinereligioso. Il
paradigma secentescoresiste tre secoli. In piena deco-
lonizzazione, il ConcilioVa ticano II avvia un profondo
cambiamento. Nel 1967, pervolontà diPaolo VI, Propa-
gandafide
diventacongregazione per l’evangelizzazio-
ne dei popoli. Ilcambiamentos’accentua mezzo secolo
più tardi,con unPapa nato a due passi dai guaraní,
gesuitacome il De Niro di Mission. La missione non è
una specializzazione dell’esser Chiesa. È l’esser Chiesa
stesso. Con le parole delPontefice argentino, due mesi
fa: «Io sono sempre una missione; tu sei sempre una
missione; ogni battezzata e battezzato è una missione».
Serve dunque «unaconversione missionariacostante e
permanente». Così aumentata, la missionarietà non
può più essere un settore devoluto a personale addetto,
limitato a maschiconsacrati,con tecniche e organizza-
zioni proprie. La «Chiesa in uscita» di Francesco è
compito di ognuno econcerne tutto; è «uscita geogra-
fica e culturale da sé e dalla propriacasa», e ancora
«dalla propria famiglia, dalla propria patria, dalla pro-
pria lingua, dalla propria Chiesa locale».
In untempo di nazionalismi identitari, il progetto è
controcorrente. IlPonteficereitera in proposito lacon-
danna di Benedetto XV, a inizio Novecento, «di ogni
chiusura nazionalistica ed etnocentrica, di ognicom-
mistione dell’annuncio delVa ngelocon le potenzeco-
loniali,con i loro interessi economici e militari» e pro-
spetta «l’uscita da un’appartenenza esclusivistica alla
propria patria e alla propria etnia». In un mondo in cui
il termine missione domina ormai il linguaggio delle
aziende, della ricercae dell’innovazione, il senso di
questa missione espansa riguarda infine lafede. «Noi
non facciamo proselitismo», ha detto lo scorso giugno
Francesco, perché lafede «non è un prodotto davende-
re, ma una ricchezza da donare, dacomunicare, da
annunciare». A inizio Novecento, 7 cristiani su 10 vive-
vano in Europa. Oggi i cristiani europei sono uno su 4.
Nel 1990, l’Italia esportava 24 mila missionari. Oggi ne
sono rimastiottomila, ma sono cresciuti i laici impe-
gnati in attività missionarie e ireligiosi del Sud globale
impegnati in Europa, tra cui molte donne. Le nuove
persecuzioni di cristiani hanno intanto mutato il qua-
dro. Significativamente, a 30 anni di distanza da Mis-
sion
, nel 2016, il film Silence di Scorsese ha raccontato
il martirio dei gesuiti nel Giappone del Seicento.Per
questa Chiesa missionaria, e meno europea,testimo-
niare ilVa ngelorestacontroverso. E pericoloso.
©RIPRODUZIONERISERVATA


Leformiche


delmissionario


ealtritesori

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