La Stampa - 08.08.2019

(Barré) #1
.

Il bello e il buono

Edoardo Raspelli

L’eleganza

della Calabria

in bottiglia

Sud America —

TRA I GHIACCIAI ALLA FINE DEL MOND0


Nell’estate australe ci si imbarca a Ushuaia o a Punta Arenas


Una crociera senza cellulari nella natura incontaminata,


da scoprire prima che i cambiamenti climatici la stravolgano


POSIZIONE

AMBIENTE
SERVIZIO

VINI

Tenuta Celimarro
Castrovillari (Cs)
Contrada
Celimarro
telefono
09811926111
Una bottiglia
di Terre di Cosen-
za Greco Bianco
2018:
euro 16

P


rima che sia troppo tardi,
bisogna partire per vedere
i ghiacciai della Terra del
Fuoco. Il viaggio è lungo,
ma niente affatto
complicato, caro, ma non
per forza proibitivo. Ci si
imbarca a Ushuaia, in
Argentina o a Punta
Arenas, in Cile, le città che
si contengono il primato
dei centri urbani più a sud
del mondo, ben collegate con le rispettive
capitali. Ma le città sono le eccezioni, la
norma qui è proprio l’assenza di ogni
traccia umana.
Imbarcandosi sulle «crociere colte» di
Australis per giorni e giorni scompaiono i
segni, persino quelli ormai considerati
basici: il cellulare non ha segnale, niente
telefonate, niente whatsapp. E allora
bisogna fare i conti con questo angolo di
terra dove i navigatori si sono persi e a
volte ritrovati, dove Darwin ha elaborato
le sue teorie e dove la natura concede gli
ultimi scampoli, almeno apparentemente
incontaminati. Il momento ideal per
partire è il nostro inverno, i viaggi
cominciano a ottobre e finiscono a marzo,
l’estate australe, ultimamente diventata
troppo calda anche quaggiù.

Il guardiano del faro e i naufragi
Tra Ushuaia e Punta Arenas si attraversano
punti mitici della navigazione, uno fra tutti
Capo Horn, Cabo de Hornos, in acque
cilene, dove, mare permettendo, si può
incontrare il guardiano del faro con la sua
famiglia, un sergente della Marina militare
cilena, custode del luogo e delle sue storie
antiche, i naufragi pare siano stati circa 800.
Il fascino di questa isola che segna la fine
della Terra del fuoco, e con essa del
continente americano è sconfinato e l’eco
delle sue avventure è ben simboleggiato
dalla scultura dell’artista cileno José
Balcells Eyquem, che per essere posta lì nel
1992 ha dovuto superare un collaudo
complicato, visto che i venti spirano fino ai
200 chilometri orari.
Continuando a navigare nel canale di
Murray si arriva poi alla baia Wulaia, dove
Darwin, imbarcatosi sul brigantino Beagle
nel 1832, incontrò non senza problemi, la
popolazione nativa degli Yamanas.
La passeggiata nel «bosco magellanico»

fino al punto panoramico è relativamente
agevole (un’ora scarsa) e di grande
soddisfazione paesaggistica. A Wulaia c’è
forse l’unico fabbricato umano che si
incontra nei giorni di navigazione, una casa
per coraggiosi coloni, immigrati dalmati
arrivati a metà del secolo scorso, oggi
convertita in una sorta di museo della
scoperta della zona, della popolazione
Yamanas (è rimasta una sola persona a
parlarne la lingua).
Il giorno dopo comincia lo spettacolo dei
ghiacciai. Attraverso il canale di Beagle si
arriva al fiordo Pía, dove si sbarca, con dei
gommoni, per osservare da vicino i
movimenti di questo ghiacciaio. Più
impegnativa l’escursione del pomeriggio:
nel ghiacciaio Garibaldi, attorno al quale
si sale per raggiungere con un sentiero una
cascata. Il terzo giorno è dedicato ai
ghiacciai che fanno parte della Cordigliera
Darwin intorno alla laguna formatasi con lo
scioglimento dell’Aguila. Per avvicinarsi
alla meta, la città di Punta Arenas, si prende
poi il canale di Magellano, il più importante
passaggio naturale tra Atlantico e Pacifico,
scoperto esattamente 500 anni fa dal
capitano portoghese che per primo riuscì a
circumnavigare il Pianeta. Se non fosse per
le temperature più alte, si direbbe che il
paesaggio è lo stesso che si trovò davanti
Magellano, con le stessi correnti (oggi
studiate nei dettagli) e gli stessi uccelli a
sorvolare le navi.
A bordo tutti si chiedono: «E gli
animali?». L’ultimo giorno si viene
accontentati: davanti a Punta Arenas c’è
l’isola Magdalena, dove gli unici abitanti
sono i pinguini. Si possono fare due passi in
questo regno solo se si rispetta una regola:
se attraversano la strada (e lo fanno spesso)
bisogna dare la precedenza. Manca poco
poi per lo sbarco: Punta Arenas è una città
ricca di leggende, una storia fatta dai suoi
immigrati, arrivati qui (anche dall’Italia)
per cercare fortuna nel posto più a sud del
globo. Qualcuno c'è riuscito, il cimitero
della città è il miglior modo per scoprirlo.
Molte storie affascinanti circondano
anche il passato di Ushuaia, in Argentina.
Per molti decenni gli unici abitanti furono i
galeotti del carcere, che, pena nella pena,
venivano inviati tra questi fiordi dai quali
sembra impossibile fuggire, solo uno ci
riuscì e la sua storia è raccontata nel bel
museo Marittimo. Quando la colonia
penale venne dismessa la città si svuotò, a
ripopolarla ci pensarono gli immigrati
italiani arrivati nel secondo Dopoguerra,
con l’incarico di renderla moderna.

Senza casinò
Per prima cosa, arrivati fin qui, occorre
dimenticare il concetto classico di crociera,
a bordo delle navi Australis, la Ventus e
l’Australis, salgono al massimo duecento
passeggeri, c’è un comfort essenziale senza
le attrazioni e le distrazioni dei bestioni che
attraversano i mari, niente casinò, teatri, né
animazione. Qui l’intrattenimento unico
sono le visite ai ghiacciai e alle meraviglie
segrete dei canali della Terra del Fuoco e i
soli eventi collettivi sono le lezioni che gli
esperti tengono prima delle escursioni, con
video e fotografie che rendono lo sbarco
consapevole. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

VOTO 14/20

H H HH H
H H H H H

H H H H H
H H H H H


  • LA STAMPA


Cordillera
Darwin

Parco Nazionale
Alberto de Agostini

Ushuaia

Baia di Wulaia

Punta Arenas

Capo Horn

OCEANO
ATLANTICO

OCEANO
PACIFICO

Stretto
di Magellano

Canale
di Beagle
Passaggio di Drake

ARGENTINTINA

CILE

Cerro
Sombrero

Porvenir

Los Satélites

Rio Grande

Tolhuin

Isla Santa Inés

Isla de los
Estados

Isla Grande
de Tierra
del Fuego

La mappa

Saretina 152
Cervia ( Ravenna), lungomare Grazia Deledda 152
Tel. 0544.970255 328.3292000 335.6769998
Sempre aperto
Provato il 14-7-2019

In cantina

Paolo Massobrio

4

3


  1. Il ghiacciaio Pia e il suo fiordo , una parete di ghiaccio alta oltre cento metri in costante movimento
    verso l’acqua; 2. Capo Horn e il suo faro. L’unico abitante del posto è il militare cileno José Agayo, che
    con la sua famiglia custodisce il faro; 3. Il ghiacciaio Aguila, circondato da una laguna e dalle monta-
    gne della Cordigliera Darwin; 4. L’isola Magdalena ospita una colonia di pinguini


1

Per imbarcarsi nelle navi di Australis
occorre arrivare a Ushuaia (Argentina)
o a Punta Arenas (Cile) entrambe
collegate con voli giornalieri con le rispettive
capitali (Areolinas Argentinas e Latam).
Australis propone due itinerari da tre notti o da
quattro notti, che partono o dalla città
argentina o da quella cilena. Prezzi a partire da
1.960 dollari (Punta Arenas – Ushuaia 4 notti)
a persona in una cabina doppia. La stagione va
dal 21 settembre all’8 aprile (ultima partenza).
Per informazioni http://www.australis.com. A bordo
non c’è collegamento wifi e, per lunghi, tratti
manca il segnale telefonico.

C’

è un genere che mi mancava:
il Magliocco del Pollino, che
ben conosce Francesco
Saliceti, food scout alle prese
con la sua Degusteria
Magnatum di Longobardi
dove chiunque fosse in Calabria
dovrebbe passare. Dovrebbe passare per
conoscere e assaggiare un territorio, a
cominciare dalla melanzana violetta che
ha la De.Co. del proprio Comune.
La Tenuta Celimarro è invece alle
pendici del Pollino, lungo il corso del
fiume Coscile, nel territorio di
Castrovillari. In questa fascia
pianeggiante domina un antico
complesso rurale con una masseria
settecentesca, recuperata da un giovane
enologo, Valerio Cipolla, oggi
trentaduenne. Un investimento dedicato
ai grandi autoctoni del territorio, che ha
preso avvio 13 anni fa con il reimpianto
dei vigneti e il recupero di barbatelle
dell’uva principe del Cosentino: il
magliocco dolce, parente stretto, dal
punto di vista ampelografico, del
cabernet. Insieme col fratello Stefano,
responsabile agronomico dell’azienda,
hanno optato fin dagli esordi per il
regime biologico lungo i 20 ettari vitati
oggi di proprietà (30 mila le bottiglie).
In omaggio all’estate e con la «frittata
di patate» (detta «de ‘o scuru») della
Degustaria Magnatum sarà una goduria
il Terre di Cosenza Greco Bianco 2018. Il
suo aroma ricorda il mango, che emerge
da un giallo ambrato. In bocca ha
un’acidità profonda e incisiva che viaggia
su un corpo presente e suadente. È
piacevolmente fine e la sua chiusura
sapida ricorda i mari della Calabria.
Degno di nota è poi il raro Montonico
Bianco 2018, che ti coglie con note di
melone e mandarino: fresco e speziato,
secco e armonico, è un vino di
persistenza lunga che ti fa innamorare. Il
rosato da uve aglianico prende il nome di
Terre di Cosenza «Oltre Tempo», ed
esalta i piccoli frutti, mentre il glorioso
Magliocco 2016 vendemmiato a ottobre
e vinificato come gli altri esclusivamente
in acciaio, ha note erbacee profonde al
naso e poi tannini fini e un corpo
elegante. Sì, proprio quell’eleganza
calabrese che è un unicum: nelle
persone, nella cucina e nei vini. Merita di
essere scoperta: a Longobardi, a
Castrovillari.—
Un gruppo di ricercatori cileni del Conicyt c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
(la Commissione nazionale di scienza e
tecnologia) vivono quasi stabilmente a
bordo delle due navi che attraversano il
Canale di Beagle e lo Stretto di Magellano,
fermandosi a Capo Horn, portando i turisti
a esplorare gli spettacolari ghiacciai della
Terra del Fuoco.
Questo ente pubblico ha stipulato un
accordo con la compagnia cilena Australis:
gli studiosi del Conicyt vengono accolti a
bordo, con cabina e pasti garantiti, per
poter fare ricerca in luoghi altrimenti
troppo difficili e costosi da raggiungere. In
cambio, fanno corsi di aggiornamento per
le guide che portano i passeggeri nelle
spedizioni tra le meraviglie naturalistiche
della Patagonia meridionale. Il progetto di
collaborazione con i privati ha fatto scuola
in tutto il Cile meridionale e si va
ampliando ogni anno, allargandosi ad
alberghi e tour operator.

I RICERCATORI E IL RISCALDAMENTO GLOBALE

COME ARRIVARCI

Piatti tradizionali

da gustare

sulla spiaggia

I

nnanzi tutto la strada per arrivarci:
prendete il lungomare di Cervia
capoluogo in fondo, all’estremità più a
sud, verso Rimini. Poi risalite verso
Milano Marittima, tenendo sulla vostra
destra il mare, e ve lo ritrovate tra cabine e
ombrelloni. Il parcheggio è difficile
soprattutto in questa stagione, quando le
spiagge, gli alberghi e conseguentemente
pure gli spazi per le auto sono pieni: quando
telefonerete per prenotare, esponete il
vostro problema d’alta stagione (a meno che
non ci veniate a piedi).
Il locale («aperto sempre: ombrelloni
cabine doccia calda tutti i comforts», recita il
biglietto di visita) deve il suo nome al
comune di Sarezzo (saretini i suoi abitanti)
che qui di fronte avevano una colonia estiva,
da cui il nome dell’originario bagno, con
l’aggiunta del numero civico e
l’allargamento alla ristorazione (di qualità).
Siete proprio sulla spiaggia, in una bella,
accogliente e semplice struttura tipica del
sabbioso Adriatico romagnolo: ombrelloni,
sdraio, cabine, immacolati servizi, bar e, ora,
anche tavoli preparati in correttezza per
buoni classici piatti, fatti proprio come
vorreste che fossero: saporosi, strutturati ed
equilibrati.
Dopo la cortese offerta del pre antipasto
(alici marinate e patatine chips, purtroppo
eccessivamente aromatiche), ecco le
bottiglie del grande olio prodotto per
l’azienda agricola Gianluca Salcini dal
frantoio Gentili Farnese a condire ali di
razza, canocchie, scampi e mazzancolle a
vapore e la tartare di tonno. Poi riso
Acqurello (da Livorno Ferraris) alla
marinara, la zuppiera con l’irresistibile
minestra di «monfettini» in brodo di pesce, il
fritto misto, lo spiedino di seppioline e
mazzancolle, la terrina ghiacciata allo
yogurt. Cantina essenziale, piatti vegetariani
e pranzo medio completo con 60/70 euro. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

La nave Ventus Australis fra i ghiacci della Terra del Fuoco

2

Francesco Olivo
Punta Arenas (Cile)

L’AVVENTURA DELL’UOMO


NELLO SPAZIO.


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30 LASTAMPAGIOVEDÌ 8 AGOSTO 2019
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