La Stampa - 08.08.2019

(Barré) #1
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D

a risorsa economica ad attrazione
turistica: la Val Trompia racconta la
sua millenaria tradizione di
estrazione e lavorazione del ferro
portando i visitatori in un ambiente
lontano dagli stereotipi della periferia
armata e industriale di Brescia.
Nell’alta valle e nella confinante Valle
Sabbia, tra boschi a perdita d’occhio e scorci
leonardeschi, la via del ferro testimonia questa
storia antica ma ancora attuale ripercorrendo

l’antica filiera produttiva, dai siti minerari agli
impianti di fusione, dai corsi d’acqua fino alle
fucine dove il ferro si trasformava in vanghe,
picche, lame.

Cosa visitare
Tappa d’obbligo a Tavernole, lungo il fiume
Mella, il Forno fusorio, il più antico e
importante tra quelli conservati nell’area. Un
monumento di archeologia industriale, rara
testimonianza di un edificio del ’400 usato
ininterrottamente per la fusione dei minerali
ferrosi dal XV secolo fino agli inizi del ’900.
Noto per l’innovatività delle sue tecniche,
aveva attirato l’attenzione di Leonardo da
Vinci, che lo visitò e ne scrisse. La
testimonianza del suo passaggio è il fiore
all’occhiello del museo allestito nel complesso
che racconta il processo di trasformazione del
minerale in ghisa e l’universo sociale che ne
dipendeva, dando lavoro a un intera valle.
Le «fusine» a cui è dedicato un parco nella
vicina Valle Sabbia, i carbonili che servivano a
preparare il combustile per alimentare la

fornace, le ruote dei mulini, le gallerie di
estrazione punteggiano il paesaggio.
A Pezzaze, la miniera Marzoli ospita il
museo dedicato al mondo dei minatori e
all’arte del ferro e fa rivivere ai visitori la vita
rischiosa dei minatori. La miniera Sant’Aloisio
di Collio, fino al 1984 la più importante in Italia
per l’estrazione della siderite, ospita nelle
grandi sale dove si raccoglieva il minerale un
parco avventura con ponti tibetani, passerelle e
vertiginose scalette di corda sospese sul vuoto.
Nelle gallerie invece funziona da qualche
anno un centro di speleoterapia, il secondo in
Italia dopo quello pionieristico delle miniere
Pordoi della Valle Aurina, in Alto Adige. Si può
fare una passeggiata di due km nei tunnel di
escavazione che, grazie alla temperatura
sempre costante di 6° e alla purezza dell’aria,
allevia i sintomi di molte malattie respiratorie:
asma, enfisema, bronchite e sinusite. E non
solo. C’è chi nelle miniere sta provando a far
stagionare i famosi e ottimi formaggi della
valle, come il Bagòss. —
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Carla Reschia
Tavernole sul Mella (Brescia)

Via del ferro-

Alla scoperta della Val Trompia


Tra miniere che ospitano


parchi avventura e formaggi



  1. Grazie di Curtatone, il borgo in cui dal 1425 si tiene la Fiera delle Gra-
    zie sul sagrato del santuario nato per ringraziare la Madonna per la
    fine di un’epidemia di peste; 2. Il cotechino, protagonista della manife-
    stazione dal 14 al 18 agosto; 3. Il giorno di Ferragosto e la notte prece-
    dente 150 madonnari di tutto il mondo dipingono sull’asfalto


Gabriele De Stefani
Curtatone (Mantova)

I

l 3 settembre la Cena dei Mille trasformerà il
centro storico di Parma in un ristorante a
cielo aperto. Una tavolata di 500 metri si
snoderà tra piazza Garibaldi e strada della
Repubblica per ospitare i mille che
aderiranno all’iniziativa a scopo benefico
voluta dal Comune di Parma e dalla
Fondazione Parma Unesco City of
Gastronomy. L’evento gourmet, che si inserisce
nel contesto del Settembre gastronomico della
città ducale, contribuirà infatti a raccogliere
fondi a favore dell’Emporio Solidale di Parma.
Il via sarà con un aperitivo a base di
eccellenze emiliane: dal prosciutto di Parma
Dop al Parmigiano Reggiano Dop, dalle
conserve di pomodoro alle alici, dalla pasta al
latte e ai prodotti lattiero-caseari. A firmare
l’antipasto sarà Chef To Chef Emilia Romagna
Cuochi, l’associazione presieduta da Massimo
Spigaroli di cui fanno parte anche i piacentini
Isa Mazzocchi e Daniele Repetti e gli chef
reggiani Gianni D’Amato e Andrea Incerti
Vezzani: a loro il compito di preparare il
Millefoglie di Pisarei, Cremoso di Parmigiano
Reggiano Dop, Perle di Aceto Balsamico
Tradizionale di Reggio Emilia Dop. Primo e
secondo saranno invece realizzati
dall’Associazione Parma Quality Restaurants
di cui Enrico Bergonzi è presidente e a cui
aderisce anche lo chef Terry Giacomello.
Nel primo piatto, «Novecento», omaggio al
regista parmigiano Bernardo Bertolucci, si
useranno materie prime della cucina di
campagna come patate, grani antichi, pesci di
fiume, erbe dell’orto. «Tornando a Parma»
racconterà invece il territorio attraverso il
dialogo tra alcuni simboli della cucina
parmense: maiale, anolini e biete. Durante la
cena il mondo dell’alta pasticceria sarà
rappresentato dallo chef pâtissier Claudio
Gatti, mentre sarà il tre stelle Michelin Norbert
Niederkofler a firmare il dessert. Il costo della
cena è di 90 euro: prevendita aperta sul circuito
VivaTicket. —
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La cena dei mille-

Il 3 settembre a Parma

una maxi tavolata benefica

In menu prelibatezze emiliane

e un omaggio a Bertolucci

Sarah Scaparone

G


razie di Curtatone, borgo
appoggiato sull’ultimo tratto
del Mincio prima che il fiume
s’infili in città e diventi lago.
Epicentro di afa
bassopadana, piana avvolta
d’inverno dalla nebbia che
entra nelle ossa e d’estate dal
cosiddetto stófach, quel mix
di caldo e umido che se vuoi
respirare, semplicemente, te
ne vai, perché qui non c’è
verso. Ma se resti, o se arrivi per un Ferragosto
tra arte, cibo e natura, l’afa la superi affettando
cotechino. Sgrassato con il lambrusco, ché con
l’acqua sarebbe troppo facile.
Dal 1425 il borgo ospita la Fiera delle
Grazie, dal nome del santuario voluto da
Francesco Gonzaga per ringraziare la
Madonna che scacciò la peste da Mantova, che
da qui si raggiunge in barca. L’edizione 2019 è
attesa dal 14 al 18 agosto. Ad attirare ogni
anno 100mila persone è un intreccio di

tradizione religiosa (i pellegrinaggi nel giorno
dell’Assunta), folklore e arte effimera perché,
piegati sul sagrato bollente per una notte e
tutto il giorno di Ferragosto, 150 madonnari
dipingono a terra. Non sono più gli artisti
vagabondi e naif di un tempo. Quella è una
razza estinta. Può iscriversi chiunque, ma
molti hanno studiato nelle accademie,
arrivano da tutto il mondo, hanno mani
prodigiose e accettano regole dure come
l’asfalto: gessetti a secco senza aiuti acrilici,
obbligo di rappresentare temi religiosi e per
chi vince solo poche decine di euro. Il tutto per
realizzare opere che saranno spazzate via dal
primo temporale.
E chi glielo fa fare? La domanda vale per il
madonnaro carponi e per il visitatore che
sceglie l’insaccato.

Tre maiali per ogni persona
Eppure cotechino sia. A colazione (i primi alle
5), a pranzo, a cena, impiattato, dentro un
panino, lungo le strade, al bar, al ristorante,
dove e come vuoi tu. Fatto sta che non te ne vai
senza aver sudato insieme a lui, l’insaccato che
ora sarà più magro di un tempo, ma di certo non
rientra nei suggerimenti anti-calura.

Ma qui la partita da giocare è diversa: il caldo
e l’afa non vanno evitati, aggirati, temuti;
vanno accettati, vissuti, interpretati. Sudiamo
insieme e vediamo chi ci ammazza. Tutti
pellegrini, chi va dalla Madonna e chi no, chi
arriva in bici o a piedi, chi dipinge piegato sul
sagrato e chi semplicemente passeggia sotto il
sole per godersi l’atmosfera.
Dietro, c’è l’eco delle origini contadine e dei
pellegrinaggi della tradizione. I fedeli
partivano anche 24 ore prima: camminate o
pedalate infinite e a messa a stomaco vuoto per
poter fare la comunione. Erano agricoltori
abituati alle colazioni con polenta, salame e
grasso di maiale necessarie per corazzarsi in
vista delle lunghe giornate nei campi. Per
reggere alle fatiche del viaggio e resistere fino
alla benedizione, l’ultimo pasto, consumato
pedalando nella notte, doveva essere di
sostanza. Ecco allora il cotechino.
Oggi un rito laico, in una provincia che conta
400mila abitanti e più di un milione e 200 mila
suini: tre maiali per ogni anima. Sacro e
profano: se digeriremo il cotechino sotto lo
sguardo della Madonna, ci vorrà un’Ave Maria
nel santuario. Ora pro nobis. —
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In gita sul Mincio —

CHI NON TEME L’AFA DI FERRAGOSTO


MANGIA COTECHINO FRA I MADONNARI


La stagionatura dei Bagòss

32 LASTAMPAGIOVEDÌ 8 AGOSTO 2019
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