Corriere della Sera - 02.08.2019

(Ron) #1


30 Venerdì2Agosto2019Corriere della Sera


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SEGUEDALLA PRIMA

E


si puòcapire,
anche, che la
Russia non
aspetti Trump
per metterea
puntoisuoi
nuovi missili
ipersonici, e
cheasuavolta Putin accusi
gliStatiUniti di violareiltrat-
tatomodificando gli equili-
bri nucleariconiloromissili
«soltantodifensivi» inRo-
maniaeinPolonia.
Ma quel che non si puòca-
pireenon si può accettareè
che l’Europa, prima benefi-
ciariaasuotempo del divieto
eoggi prima potenziale vitti-
ma dell’abolizione del divie-
to,mantengatenacementeil
suo profilo basso,resti alla fi-
nestra, eviti di sollevarela
questione negli incontri che
purecisono staticonDonald
Trumpecon Vladimir Putin.
Che si dichiari essa stessa, in-
somma, nonformata daStati
sovraniedunque non in gra-
do di badareaisuoi interessi.
Ediinteressi non trascurabili
si tratta.
Certo, un portavocedella
Commissione di Bruxelles ha
dichiaratoauncertopunto
che l’Europa «continuavaad
essereimpegnata per mante-
nerel’accordoInf sul nuclea-
re».FedericaMogherini,re-
sponsabile della politica

estera europea, hatentatodi
farelasua parte. La questione
èstata sollevata in sede Nato,
vale adirecon tutti gli euro-
pei allineati dietroWashin-
gton (che per prima avevadi-
chiaratodivoler usciredal
trattato).EtantodagliUsa
quantodalla Russia sono
giuntegeneriche assicura-
zionicontrol’eventualità di
unacorsa al riarmo missili-
stico-nucleareinEuropa. Ma
sappiamo tutti che se mai ci
sarà una «nuovaGuerra fred-

da» traUsaeRussia, essa avrà
luogo in Europa. Come la
vecchia.
L’irresponsabilità dei nostri
silenzi, allora, rimane. Ed è
una occasione preziosa (o lo
sarebbe, seinostri dirigenti
politici non dovesserooccu-
parsi delle lorodiatribe quo-
tidiane) quella che porta pro-
prio oggiaRomaUrsulavon
der Leyen, la nuovapresiden-
tedella Commissione euro-
pea.Vo gliamo sperareche a
lei il presidentedel Consiglio

RISPUNTAILRISCHIOMISSILI


EL’EUROPARESTAAGUARDARE


LavisitaLanuovapresidentedellaCommissioneoggi


èaRoma,un’occasioneperdiscuteresull’insostenibilità


dell’assenzadell’Unionesullascenainternazionale


diFrancoVenturini

Ursulavonder Leyenètede-
scaedèunaexministra della
Difesa.Aleiècertamente
chiarolosmantellamento
dell’ordine internazionale
natodopo la Seconda guerra
mondiale, per mano di Do-
nald Trump (e tra pocodiBo-
risJohnson?). Di sicurolei co-
nosceilsubdolo incunearsi
della Russia di Putin tra le di-
visioni che percorrono quel
cheresta dell’Occidente. La
difesa europea sottoforma,
inizialmente, di un pilastro
europeo nella Nato, l’attribu-
zione di maggiori poteri al-
l’Altorappresentanteper po-
liticaesteraedifesa, la crea-
zione di un Consiglio di sicu-
rezza europeo, una spinta
allacollaborazione tra indu-
strie della difesa, il raggiun-
gimentodiintese tra gruppi
avanzati diStati, sono obbiet-
tivi che l’Europa deveporsi
nel quinquennio checomin-
cia accantoalle priorità mi-
grantiecrescita.
L’alternativasarebbe una
Europaapezziconitre Gran-
di prontiabanchettaresulle
sue spoglie. Ne uscirebbero
male tutti, nelVe cchio Conti-
nente. Ma ben pochi quanto
noi, scossicome siamo già
da un perenne braccio difer-
rointerno e daconfusi sus-
sultiinternazionali che per-
fezionano il nostroisola-
mento.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Giuseppe Contefaccia pre-
sentel’insostenibilità dell’as-
senza europea dalla scena in-
ternazionale, oltreadiscute-
redoveandràasedersi il
commissario italiano.Vo glia-
mo sperareche tantoaConte
(e sicuramentealpresidente
Mattarella) quantoavon der
Leyen sia chiara l’urgenza di
dareall’Europa,oalmeno alle
capitali europee uniteincoo-
perazioni rafforzateoin
schemi di «diversevelocità»,
unacapacità, che oggi non

c’è, di interloquirecredibil-
menteconWashington,con
Moscaeinaltrequestioni
conPechino. In un mondo
dovecrescedicontinuo la
competizione strategico-tec-
nologicatra le grandi poten-
ze,ègiuntoilmomentodica-
piresel’Europa intende sol-
tantochinareilcapoeconti-
nuareadividersi, oppurese
si puòesideveconquistare
una credibilità che ci impedi-
scadisoggiaceresistematica-
mentealle ambizioni altrui.


Scenario
UrsulavonderLeyen
èunaexministra
dellaDifesatedesca
Aleilasituazioneèchiara

ILPOPULISMODELPRESIDENTEMINAILMECCANISMODEMOCRATICO


USA,ILRAZZISMO«ISTITUZIONALE»


L


afenomenologia del
populismo al potere è
faziosa:consistenella
trasformazione della
politicapartitica, o
fatta medianteipartiti, in una
politicadiuna partesoltanto
control’altraolealtre.Elavi-
cenda delleoffese razzistea
rappresentanti del Congresso
americano che Trump ha pub-
blicizzatosuTwitter neèuna
esemplificazione. Difficile pre-
vederne l’impattosulla legitti-
mità simbolicadelle istituzioni
delloStatofederale. Larepub-
blicadegliStatiUnitiècome un
congegno pensatoper operare
neltempo senza subirediretta-
mentegli effetti delle maggio-
ranze. Di governi indigesti e
corrotti lafederazione america-
na ne ha avuti tanti. Eppure, la
politicaordinaria non ha avuto
alla fine il poteredi deturpare
quel meccanismo, di cui gli
americanivanno fieri daitempi

del secolo di Newton: ichecks
and balanceschetengono in
permanentemotole istituzioni
impedendo alla politicaordi-
naria di intaccarleoprenderne
possesso. Il giocodegli interes-
si contrappostiedei poteri di
vetorende la politicaconcreta
come un make-up, che muta
un pocol’esteticadel viso ma
svaniscenon appena il trucco è
lavatovia. Quel cheresta al di
sottodella superfetazione della
politica ordinaria è una Costi-
tuzioneforteeresistenteal-
l’uso.
Questo spiega ciò che agli eu-
ropei sembra impossibile da
ottenere: una società che ha
concrezioni di razzismo,xeno-
fobia,eanche fascismoeunre-
gime politicoche non deraglia.
Il primo partitopopulista,ovve-
rosorto«dal basso», ilPeople’s
Party (1892) affermavadivoler
purificare«la repubblica» dalla
corruzioneedal denaro(con-
trol’oligarchiael’establish-
ment)eperòanche dai nuovi

immigrati, perché non poteva
«tollerareentroipropriconfini
degli animali ignoranti»come
gli asiaticiegli immigrati del
Sud ed Est Europa, che detur-
pavanoivalori etici dellare-
pubblica, la sua ambizione di
costruire«la città sullacolli-
na». Democraticierepubblica-
ni hanno avutoehanno trailo-
roaffiliati ed elettori persone
checondividono ancora idee
simili. Edèunassurdo, visto
che gliStatiUniti sono unPaese
costruitodaimmigrati. Il fattoè
che gli immigrati ai quali si as-
segna una funzionefondativa
sono solo quelli dell’Europa cri-
stiana protestanteebianca. A
questa «razza perfetta» si deve
la Costituzione più anticadel
mondo moderno.
Il presidenteDonald Trump,
che si rivolge ad alcuni cittadini
americani gridando loro«tor-
nateveneacasavostra»,condi-
vide questa ideologia nativista.
Elascia interdetti, poiché tutti i
suoiconcittadini, luicompre-

so, hanno avuto«casa» altrove
prima di attraversarel’oceano.
Di checasa parla dunque? In ef-
fetti, Trump ha una visione
moltochiara: riconoscesolo
agli immigrati europei, bianchi
eprotestanti, la nobiltà di «im-
migrati» Doc. Gli altri sono e
restano intrusi.
Perintenderci, nulla di nuovo
in questonativismoxenofobo.
Quel che vièdinuovoemolto
inquietanteèche un presidente
si rivolgaarappresentanti eletti
al Congressocomefosserostra-
nieriequindi nemici della na-
zione. Trumphatwittatolasua
offesa razzista—«ritorna nel
tuoPaese»—alla newyorchese
Alexandria Ocasio-Cortez, a
Rashida Tlaib di Detroit,Ayan-
na Pressley di BostoneIlhan
Omar del Minnesota. Tutterap-
presentanti al loroprimo man-
dato, tuttedonne dicoloree
moltoattive, tuttevoci della si-
nistra delPartitodemocratico;
solo una, Omar,ènaturalizzata
statunitense nata in Somalia.

Ciò che hanno incomuneèil
non esserebianche, l’essere
donne,el’essereradicali.
Qualèilfattonuovoeinquie-
tantediquesta vicenda molto
grave? Il fattoche il razzismo da
opinione diventivocedell’auto-
rità istituzionale più rappre-
sentativadellaFederazione: il
tweet del presidentediceche ci
sono istituzionicome il Con-
gresso che non legittimano
l’eguaglianza, chevogliono
membri di uncertotipo,elacui
logicadovrebbe essereladise-
guaglianza. Qui sta la gravità
delle parole di Trump. Non si
tratta questavolta solo di
un’opinione (comunque da
condannare). Si tratta di
un’opinione profferita dal pre-
sidente, che razzializzacon
l’autorevolezza del suo ruolo
istituzionale l’organo legislati-
vo,ilCongresso.
Èprobabile che anche in que-
stocaso,come in altri non me-
no truci del passato, gliStati
Unitirestino identiciasestessi
nella struttura istituzionale.Pe-
ròil tenoredella politica, istitu-
zionaleenon,ècertamenteca-
pacedimutarelapercezione e

l’uso delle istituzioni.UnPaese
multirazzialeedavveroriccodi
diversitàcome gliStatiUniti ha
bisogno di credereche il Con-
gresso sia il Congresso rappre-
sentativoditutti. Laforza degli
StatiUnitièsemprestata que-
sta: quale chefosse lacomposi-
zione della societàelesue
ideologie, le istituzioni non do-
vevano ufficialmenterispec-
chiarealcun gruppo in partico-
lare. Che questafosse una fin-
zione pocoimporta, purché
fosse credutaeifatticonfer-
masseroquesta credenza (per
esempio imponendo ai presi-
denti l’uso di uno stileeunlin-
guaggioconsono alla lorofun-
zione). Il rischio di questa di-
chiarazione di esclusione fatta
da Trumpèche si squarci ilvelo
di quella finzione: che non solo
la società, ma anche la Costitu-
zionevenga identificatacome
concretamentediqualcuno,
non di tutti. Il populismo al po-
tereèunafenomenologia fa-
zionalista le cuiconseguenze
possono esseredestabilizzanti,
anche qualora l’ordine istitu-
zionale sembra immutato.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

diNadiaUrbinati


Inerzia
Nonsipuòaccettare
cherestiamoimmobili
evitandoperfino
disollevarelaquestione

diGiulianaFerraino

MACCHINECHEINVENTANO
ALTREMACCHINE
(MANONLEBREVETTANO)

E


se l’invenzione nonfosse più soltanto
frutto dell’estroedell’ingegno
dell’uomo, ma la macchina potesse
generareidee originali? Una squadra
di avvocati guidati daRyan Abbott, docente
all’Università del Surrey,hapresentato
richiesta di brevetto alle autorità per la tutela
della proprietà intellettuale negli Usa, in
Europa, nel Regno UnitoeaGinevra, per
brevettaredue oggetti ideati dall’intelligenza
artificiale. Il primoèuncontenitoreper cibo
in grado di cambiareforma, il secondoèuna
luce lampeggiante in situazioni di
emergenza.Ainventarlièstato Dabus, una
macchina,asua volta creata da Stephen
Thaler, uno scienziato delMissouri, pioniere
dell’Ai. Al di là delle idee stesse, il puntoèche
«la macchina ha inventato due oggetti in due
settori molto diversi, nei quali nessuno dei
suoi programmatori aveva alcun
background», ha spiegato Thaler alFinancial
Times.Finoralamacchina, per quanto
intelligente,èsemprestata uno strumento:
ha preso il posto dell’uomo, liberandolo dai
lavori più gravosi, pericolosiemonotoni, ma
lo ha anche aiutatoaraggiungererisultati
straordinari, ad esempio nella chirurgia.
Il «computer inventore» invece cambia
paradigmaeaprenuove frontierealla
creatività, mettendo in competizione uomini
erobot sul piano intellettuale. La prima
sfida, però,èlegale, perché la legislazione
attuale, sulle due coste dell’Atlantico,
riconosce come inventori solo gli individui.
Almeno finora. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

●Ilcorsivodelgiorno


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