National Geographic Italy - 08.2019

(nextflipdebug5) #1

BRUXELLES, BELGIO


L’artista circense Viola
Baroncelli durante
un allenamento all’Espace
Catastrophe. Da cinque
anni vive a Bruxelles,
dove ha messo in scena
di recente il suo
spettacolo Persona.

perché hanno ricevuto proprio lì la prima pro-
posta per un lavoro vero e proprio, che non fosse
uno stage non retribuito o un contratto a tempo
determinato.
Così è successo anche a molti altri loro colle-
ghi. «L’azienda per cui lavoro qui mi ha oferto
da subito straordinari pagati, l’assicurazione
sanitaria, un contratto a tempo indeterminato.
Per un ragazzo italiano queste sicurezze sono un
piccolo sogno», racconta Erminio Truncellitto,
che lavora con Valeria e Gianluca a Katowice.
Gran parte degli italiani emigrati nell’Eu-
ropa dell’Est lo hanno fatto più a causa delle
diicoltà riscontrate nel proprio paese che per
amore dell’estero. Molti dicono di non consi-
derarsi expat, come vengono di solito deiniti


i professionisti che fanno parte delle comunità
internazionali di Londra o Bruxelles, ma sem-
plicemente migranti. «In fondo, io sono uno che
ha lasciato la propria patria per un paese dove
ha visto un’opportunità migliore per la propria
vita e per la propria famiglia. Che cos’è questo,
se non essere un migrante?», conclude Erminio.

LA COMPOSIZIONE di questa migrazione è in ef-
fetti un po’ diferente rispetto alla percezione
che se ne ha in Italia, dove spesso il dibattito
politico e mediatico cita ragazzi laureati, par-
titi per scelta e non per necessità, una “fuga di
cervelli” molto diversa dalle storie di chi andava
in Germania o Belgio negli anni Cinquanta e
Sessanta del secolo scorso. Oggi la situazione è
decisamente più complessa.
Non tutti i migranti italiani di oggi sono lau-
reati, anzi: nel 2016 solo un terzo di chi è par-
tito aveva un diploma universitario, dato non
troppo distante dalla percentuale nazionale per
la fascia d’età tra i 25 e i 34 anni (26 per cento
del totale), la stessa che rappresenta la fetta più
grande della nuova mobilità.
Diicile poi pensare a una migrazione mossa
soprattutto dal desiderio di viaggiare piuttosto
che dalla necessità di lavorare: nel 2018 l’Italia
aveva il terzo tasso di disoccupazione più alto di
tutta l’Ue, quasi il triplo di quella della Polonia,
e una delle percentuali di contratti precari più
alte di tutta l’Unione. Non sono solo ricercatori
e medici a partire dal nostro paese, ma anche
operai, ragazzi che avevano un’attività in Italia
e che hanno dovuto chiudere a causa della crisi,
famiglie in fuga dalla disoccupazione che emi-
grano per poter mantenere i igli.
Almeno una parte di questo nuovo lusso mi-
gratorio ha molte analogie con quello dei primi
anni Cinquanta, che vide partire milioni di per-
sone che lasciavano un’Italia ancora povera e

Il fotografo Riccardo Venturi e il giornalista Lorenzo
Colantoni lavorano a questo progetto sugli italiani
in Europa da 4 anni. Su NG Italia hanno pubblicato
un servizio sulla Gran Bretagna nell’agosto 2016.

Molti italiani emigrati
nell’Europa dell’Est lo hanno
fatto a causa delle difficoltà
riscontrate nel proprio paese.

FUGA IN EUROPA 69

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