la Repubblica - 30.07.2019

(ff) #1

La guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina


Investimenti sulle startup, miliardi di dollari
Stati Uniti

Stati Uniti Cina

13,9%

India

8,
Germania

4,
Regno Unito

3,

8,

ALTRI

Cina
120

100

80

60

40

20

0

I talenti impegnati nell’intelligenza artificiale Il bacino
dei super talenti

Usa

28 mila


Cina

18 mila


2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018

ghfj©RIPRODUZIONE RISERVATA

se con 1,4 miliardi di abitanti ha un
bacino di raccolta superiore. Secon-
do. La natura autoritaria del regime
è un vantaggio in quanto ignora re-
strizioni alla raccolta dati. Noi occi-
dentali tentiamo — con successi al-
terni — di proteggere la nostra priva-
cy. I cinesi sono rassegnati ad esse-
re spiati dal governo. Il Grande Fra-
tello cinese calpesta i diritti umani:

vedi la mappatura biometrica e ge-
netica di milioni di uiguri, i musul-
mani dello Xinjiang, che fa progredi-
re l’A.I. in settori chiave come il rico-
noscimento facciale, il riconosci-
mento della voce. Terzo. Il sistema
politico cinese è un misto di capitali-
smo e comunismo con una forte im-
pronta dirigista. Ai tempi di Kenne-
dy anche l’America era dirigista, i fi-
nanziamenti pubblici alla ricerca fu-
rono decisivi per la conquista dello
spazio. L’America di oggi è passata
attraverso la rivoluzione neoliberi-
sta di Ronald Reagan, poi abbraccia-
ta anche da leader democratici co-
me Bill Clinton e in parte Barack
Obama.
Le Amministrazioni Usa si sono
convinte che la Silicon Valley è auto-
sufficiente e garantisce da sola la
leadership americana nelle tecnolo-
gie avanzate. Il presidente Xi Jin-
ping teorizza che lo Stato deve so-
stenere i “campioni nazionali” del
digitale: i tre Bat, acronimo di Baidu

Alibaba Tencent. Una sola munici-
palità cinese come la città di Tianjin
stanzia più sussidi pubblici alle
aziende dell’intelligenza artificiale,
di quanto faccia l’Amministrazione
federale per tutti gli Stati Uniti. La
città di Pechino ha stanziato 2 mi-
liardi dollari per un parco tecnologi-
co riservato alle start-up dell’A.I.
Forte di questo massiccio aiuto sta-
tale la Cina ha già sorpassato Stati
Uniti, Unione europea e Giappone,
per il numero di ricerche scientifi-
che e brevetti nell’A.I. L’università
Tsinghua di Pechino stima a 18 mila
il bacino di super-talenti locali im-
pegnati nell’A.I. ed un mercato in
crescita del 75% all’anno. Una parte
del progresso sarà benefico per tut-
ti, ad esempio nella diagnosi del
cancro. Ma la ricercatrice Elsa Ka-
nia del Center for a New American
Security sostiene che «l’A.I. è parte
della gara militare, le forze armate
cinesi vedono l’opportunità di supe-
rare gli Stati Uniti».
Nelle trattative tra i due governi
un colpo di scena avvenne quando
Xi Jinping si rimangiò all’improvvi-
so la promessa di riformare le leggi
cinesi sulla proprietà intellettuale.
Quel voltafaccia spiazzò Trump che
credeva di avere già la vittoria in ta-
sca. Fu in seguito a quel ripensa-
mento cinese che Trump lanciò la
minaccia di nuovi dazi, che finireb-
bero col colpire la quasi totalità dei
prodotti made in China. Xi ha con-
fermato i timori americani, sul fatto
che per la Cina quel che conta non è
più invadere il mondo di prodotti,
bensì dominarlo attraverso la supre-
mazia tecnologica. Trump ha reagi-
to mettendo sotto embargo Hua-
wei, il colosso delle telecom cinesi
all’avanguardia nella quinta genera-
zione di telefonia mobile, la porta
d’accesso all’“Internet delle cose”.
L’America tenta, tardivamente,
di restituire il colpo alla Cina. Que-
st’ultima si è già dotata di una robu-
sta muraglia protezionista — la cen-
sura — dietro cui ha costruito un In-
ternet separato dal nostro. Uno dei
pochi settori in cui la Repubblica Po-
polare ancora dipende dalla Silicon
Valley sono i semiconduttori.
Trump ha tentato un embargo che
chiuda l’export di questi componen-
ti sofisticati: 300 miliardi di mi-
cro-chip made in Usa che vanno a fi-
nire dentro gli smartphone Huawei
oppure le grandi infrastrutture tele-
com che il gigante cinese riesporta
nel resto del mondo. Il capo di Hua-
wei, l’ex colonnello Ren Zhengfei,
ne trae questa conclusione: la Cina
deve diventare autonoma anche
nei semi-conduttori.
Dalla Silicon Valley si alza un gri-
do, in questa dichiarazione della US
Semiconductor Industry Associa-
tion: «Dobbiamo difendere la no-
stra leadership nell’A.I., nell’infor-
matica quantica, nelle telecom;
non però chiudendoci alla competi-
zione globale».
Pechino infatti ha già cominciato
a stilare l’elenco dei “fornitori inaffi-
dabili”: le aziende occidentali (o
giapponesi, coreane) che obbedi-
scono all’embargo di Trump e non
vendono più prodotti hi-tech a Hua-
wei. Le barriere della nuova guerra
fredda stanno cancellando decenni
di delocalizzazioni, le multinaziona-
li ri-trasferiscono le loro produzioni
da un lato o dall’altro della nuova
“cortina di ferro”. La globalizzazio-
ne scivola verso un’èra glaciale.

dal nostro corrispondente Filippo Santelli

pechino — Dopo l’ottavo weekend di proteste e scontri,
quello di Hong Kong è stato un lunedì di parole. Le pri-
me le ha pronunciate il portavoce dell’ufficio di collega-
mento di Pechino, in una conferenza stampa inedita
nella storia post-coloniale della città. Parole attese, dal-
la condanna delle «azioni malvage e criminali compiu-
te da elementi radicali», al supporto per la contestata
Chief executive Carrie Lam. E interlocutorie, almeno ri-
spetto alle paure delle ore precedenti, spettri di un im-
minente intervento del Partito comunista per riportare
l’ordine. Inattesa era invece la voce di Edward Leung,
28 anni, leader indipendentista e simbolo delle prote-
ste. Dal carcere, dove sta scontando una condanna a sei
anni per aver assalito un poliziotto nel 2016, Leung ha
indirizzato un’accorata lettera ai manifestanti in cui li
elogia per aver «riscritto la storia di Hong Kong», ma li
invita anche a «non lasciarsi dominare dall’odio» e a
«prestare attenzione a ogni azione e parola».
Di fronte a una escalation che inizia a condizionare la
vita quotidiana dei cittadini, la posta in gioco è il sup-
porto della “maggioranza silenziosa”. Quella a cui la leg-
ge sull’estradizione non piaceva, ed è scesa in piazza
per gridarlo, ma a cui non piace neppure assistere a taf-
ferugli settimanali. Non a caso Yang Guang, portavoce
del governo di Pechino, ha sottolineato i ripensamenti
di Carrie Lam rispetto alle «inadeguatezze» della nor-
ma, ora sospesa, e dichiarato che le proteste stanno dan-
neggiando «la prosperità e la stabilità di Hong Kong».
La Cina invita a «punire i colpevoli» e ribadisce la linea
rossa da non scavalcare, il principio “un Paese, due siste-
mi” che le richieste di democrazia mettono in discussio-
ne. Ma alla domanda sul possibile intervento dell’eserci-
to Yang svicola, rimandando all’articolo dello statuto di
Hong Kong che lo prevede. Toni diversi rispetto a quelli
urticanti dei media di regime. Come se Pechino in real-
tà non avesse scorciatoie e stesse puntando sugli arresti
della polizia locale (decine, dopo le manifestazioni del
weekend) e sulla stanchezza dei cittadini. Diverso è sta-
to anche il tono di Edward Leung. Il suo slogan, “Libera-
re Hong Kong”, è stato adottato dai manifestanti, la sua
faccia sui cartelli del corteo. «Parole e azioni ci portano
più vicino all’obiettivo o più lontano?», chiede ai ragaz-
zi sulle barricate. Difficile lo ascoltino, visto che le mar-
ce pacifiche non hanno piegato Carrie Lam. Quasi im-
possibile che i cittadini ascoltino Pechino, di cui a Hong
Kong pochi si fidano.

Edward Leung,
attivista di 28
anni e simbolo
delle proteste,
dal carcere
dove sconta
una condanna a
6 anni, ha
rivolto ai
manifestanti
l’invito a “non
lasciarsi
dominare
dall’odio”

BLOOMBERG/BLOOMBERG VIA GETTY IMAGES

Il dissidente
“No all’odio”

©RIPRODUZIONE RISERVATA

le proteste a hong kong

La mossa inedita


di Pechino


“Azioni criminali”


A Shanghai
Decine di persone
stazionano sulle
panchine davanti
all’Apple Store di
Shangai, nel
quartiere di
Pudong. Nella
classifica dei
negozi Apple,
è considerato uno
dei più belli

Le amministrazioni


Usa si sono convinte


che la Silicon Valley


sia autosufficiente


Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento di Atlantia S.p.A.
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Importo complessivo dell’appalto: € 1.854.532,92.= di cui € 42.057,00 per oneri di sicurezza non soggetti a
ribasso. Gli interessati dovranno far pervenire le loro offerte entro le ore 12,00 del giorno 13/09/2019.
Non saranno ammesse offerte in aumento.
Le offerte dovranno pervenire telematicamente sul Portale “HighWay to Procurement” di Autostrade per l’Italia
S.p.A. all’indirizzo https://autostrade.bravosolution.com.
Il bando di gara in edizione integrale è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 88 del
29/07/2019 ed inviato alla Gazzetta della Unione Europea il 23/07/2019. Inoltre, il bando stesso è disponibile sui
siti internet: https://autostrade.bravosolution.com - http://www.serviziocontrattipubblici.it.
A U T O S T R A D E // PER L’ITALIA S.p.A.
Direzione 5° Tronco - Roma
Il Direttore: dott. Stefano Catellani
Internet: http://www.autostrade.it • http://www.serviziocontrattipubblici.it

  

 

 
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. Martedì, 30 luglio 2019 Mondo pagina^11

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