la Repubblica - 30.07.2019

(ff) #1
alla mostra del cinema

Horror e luci rosa


Venezia celebra


i maestri vintage


Spettacoli

di Arianna Finos

Il dio serpente e il Decamerone ne-
ro, Satanik. La maschera del terrore,
e Provocazione. Alla Mostra di Vene-
zia 76 s’affaccia un caleidoscopio di
B-movie anni Sessanta: horror rosso
sangue, documentari a luci rosa,
gialli metropolitani. Film sparsi nel-
le sezioni della rassegna che fotogra-
no un’epoca di allegria e creatività,
frutto di un lavoro registico accura-
to. La figura di Piero Vivarelli è al
centro di Life is a B-Movie (in onda in
autunno su Sky Arte): una vita piena
di provocazioni, ossessioni, film e
canzoni, quella del regista scompar-
so nel 2010. «Tarantino mi ha aiuta-
to a capire la potenza di un perso-
naggio che per me era solo uno zio
simpatico — racconta Nick Vivarelli,
giornalista di Variety che co-firma il
doc con Fabrizio Laurenti — è stato
importante nel mondo musicale, fir-
mando le parole di 24.000 baci, ha
attraversato da sceneggiatore, pen-
so a Django, e regista film di tutti i ge-
neri, dal musicarello ai cinefumetti,
agli erotici-esotici con protagoniste
bellissime donne, quasi sempre sue
amanti. Era il simbolo di quell’ener-
gia irripetibile dell’Italia nel primo
dopoguerra, un’antenna pop». «Rivi-
sitare i suoi film — aggiunge il nipote
— significa omaggiare un cinema ita-
liano che non ha vinto palme o leoni
ma ha influenzato un’intera genera-
zione che ha tifato, mescolandoli un
po’, Django e Che Guevara e si è im-
maginata in mondi più o meno esoti-
ci in cui liberarsi di panni e tabù del-
la società cosiddetta civile». Lucio
Fulci, amico e sodale di Vivarelli con
cui co-firmò 24.000 baci, è un mae-
stro del cinema di genere racconta-

to nel film Fake for Fulci di Simone
Scafidi. «Amava definirsi “il terrori-
sta dei generi”. Lo racconto attraver-
so la storia di un attore, Nicola No-
cella, che per prepararsi a un biopic
in cui deve interpetarlo incontra te-
stimoni e scopre i film. Quando è
scomparso, 23 anni fa, gli articoli ci-
tavano solo i musicarelli e Zanna
bianca, non gli horror che lo hanno
reso famoso nel mondo. In pochi
vantano una action figure in Ameri-

ca, e un padrino come Guillermo
Del Toro che ha presentato la versio-
ne in 4k di Zombie2». Sottolinea Sca-
fidi che Fulci, scomparso nel ‘96, è
riuscito a costruire in vita la leggen-
da di se stesso: «Inventava un passa-
to da chirurgo, incontri mai esistiti
con De Palma, Scorsese, Polanski.
La menzogna, che è nel dna del regi-
sta, in lui diventava creazione di
una vita che forse non era stata quel-
la desiderata». Nella sezione Vene-
zia Classici c’è anche Boia, maschere
e segreti: L’horror italiano degli anni
Sessanta di Steve Della Casa: «Un ge-
nere poverissimo che si impose nel
mondo con un’ inventiva straordina-
ria: era più duro degli horror coevi e
ospitava perversioni sessuali. La
star del genere era Barbara Steele,

bellezza inquietante che piaceva
molto anche a Fellini». Prima dei Ses-
santa l’Italia non produce film d’or-
rore, «non abbiamo esempi di lette-
ratura gotica, l’horror l’abbiamo im-
portato dopo il successo americano
dei film di Roger Corman. I nostri
erano film in costume, ambientati
in improbabili foreste tedesche con
i pini marittimi o in magioni inglesi
e tedesche che in realtà erano il Ca-
stello di Bracciano. Solo nei Settan-
ta, con Dario Argento, l’horror diven-
ta contemporaneo. Lo stesso Dario,
come Tim Burton e Guillermo Del
Toro, si dice debitore di Bava e degli
altri». Ospite delle Giornate degli au-
tori Mondo sexy di Mario Sesti: «Tra
il ‘60 e il ‘64, sull’onda di Europa di
notte di Blasetti, esplose il fuoco in-
tenso ma breve di “documentari”
che erano compilation di spogliarel-
li nelle capitali esotiche del mondo,
da Hong Kong a New York, in realtà
quasi tutti girati nella capitale fran-
cese o in studio, con pub ricostruiti
a Cinecittà. Si usavano anche finte
scene di altri film, c’è quella in cui
una donna, evadendo da un lager si
denudava strisciando sotto il filo spi-
nato». Costavano 30 milioni di lire e
ne incassavano 200, racconta Sesti:
«Se li guardi oggi, nell’era MeeToo,
sono raggelanti, riflesso della men-
talità maschilista e razzista dell’epo-
ca, con danzatrici in gabbia, i capez-
zoli scoperti solo delle ragazze di co-
lore. Prodotti per i maschi di una so-
cietà repressa che non avevano al-
tra possibilità di vedere donne nu-
de». D’altra parte «la distanza del
tempo mostra però anche una socie-
tà in cui la bellezza non era stereoti-
pata, corpi di donne privi di chirur-
gia e diversi l’uno dall’altro».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

jLe tentatrici
Una foto dal film
Tentazioni proibite
diretto da Osvaldo
Civirani nel 1963

kI maestri
Alcune locandine di film
dei maestri del cinema
di genere ricordati nei
documentari che saranno
presentati a Venezia

In programma al Lido


film e documentari


sulla grande stagione


dei B-movie italiani


pagina. 32 Martedì, 30 luglio 2019

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