Internazionale - 19.07.2019

(やまだぃちぅ) #1
RDC
Un caso di ebola
in città

Il 16 luglio è stato registrato il
primo decesso per ebola a Go-
ma, una città di un milione di
abitanti vicino alla frontiera con
il Ruanda, scrive il sito congole-
se Actualité. La vittima, un re-
ligioso di 46 anni, era arrivato il
14 luglio da Butembo, uno degli
epicentri dell’epidemia in corso
ormai da un anno, e aveva viag-
giato a bordo di un minivan. Gli
altri passeggeri e l’autista del
mezzo sono stati identificati e
vaccinati. “La situazione conti-
nua a essere preoccupante e di
fatto l’epidemia non è sotto con-
trollo”, ha dichiarato un porta-
voce dell’ong Medici senza
frontiere, che gestisce i princi-
pali centri di cura nell’area. Il vi-
rus ebola ha già contagiato
2.400 persone, tra queste più di
1.600 sono morte.

IN BREVE
Ciad Il 13 luglio gli utenti ciadia-
ni hanno potuto accedere di
nuovo ai social network, che
erano oscurati dal marzo del
2018 per ragioni di sicurezza.
Iraq Un diplomatico turco è sta-
to ucciso il 17 luglio da uomini
armati che hanno fatto irruzione
in un ristorante di Erbil, la capi-
tale del Kurdistan iracheno.
L’attacco, in cui è rimasta uccisa
un’altra persona, non è stato im-
mediatamente rivendicato.
Uganda Il cantante e opposito-
re Bobi Wine ha annunciato la
sua candidatura alle presiden-
ziali del 2021 contro Yoweri Mu-
seveni, al potere dal 1986.

Sudan


Fratture regionali


Il 14 luglio, a quaranta giorni dalla strage
del 3 giugno a Khartoum, migliaia di
sudanesi sono scesi in piazza in varie città
per chiedere giustizia per le decine di
persone uccise dai militari dall’inizio delle
proteste nel dicembre del 2018. Lo stesso
giorno un manifestante è stato ucciso dai
paramilitari delle Forze di supporto rapido
(Fsr) ad Al Suki, a sudest di Khartoum. Il 17
luglio le forze dell’opposizione e il consiglio militare di
transizione hanno firmato un accordo politico che
stabilisce quali saranno le autorità incaricate di gestire il
passaggio di poteri a un governo civile nei prossimi tre
anni. A livello regionale, aggiunge Al Araby al Jadid, la
rivoluzione sudanese e la violenta repressione scatenata
dai militari stanno creando nuove divisioni: gli Emirati
Arabi Uniti e l’Egitto non sostengono più il vicepresidente
del consiglio militare di transizione e capo delle Fsr
Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, mentre
l’Arabia Saudita continua ad appoggiarlo perché spera
che invii altri soldati nello Yemen una volta che si saranno
ritirate le truppe emiratine. ◆

Al Araby al Jadid, Regno Unito


AFp/GEttY

Chisimaio, 13 luglio 2019

Somalia


Le nuove vittime di Al Shabaab


Il 12 luglio quattro attentatori hanno tenuto sotto assedio per 14 ore
un hotel (nella foto) della città portuale di Chisimaio uccidendo 26
persone e ferendone altre cinquanta. tra le vittime ci sono anche un
politico locale e due giornalisti, tra cui Hodan Naleyah, fondatrice
di Integration tv. L’attacco è stato rivendicato dal gruppo estremista
islamico Al Shabaab, che è stato allontanato dalla città nel 2012.

YEMEN


Colloqui


tra rivali


I rappresentanti del governo ye-
menita e dei ribelli sciiti huthi si
sono incontrati su una nave del-
le Nazioni Unite il 14 luglio, per
la prima volta in cinque mesi. Al
centro dell’incontro c’è stato il
ritiro delle forze ribelli dal porto
di Al Hodeida, un punto fonda-
mentale dell’accordo raggiunto
dalle parti in Svezia a dicembre.
Dopo mesi di stallo, a maggio
l’Onu ha annunciato che gli hu-
thi si erano ritirati da Al Hodei-
da e da altri due porti vicini, ma
il governo accusa i ribelli di aver
semplicemente affidato il con-
trollo della città a delle milizie
alleate. Al Jazeera scrive che,
secondo quanto riportato dalle
Nazioni Unite, le due parti han-
no concordato nuove misure per
rispettare la tregua e facilitare il
ritiro delle truppe. L’Onu spera
di poter monitorare l’ammini-
strazione di Al Hodeida, punto
d’ingresso per il cibo e gli aiuti
umanitari di cui ha bisogno il
paese, in guerra da quattro anni.


MALI


Gli ostacoli


alla pace


Il Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite ha aggiunto il 10
luglio cinque nomi alla lista dei
maliani colpiti da sanzioni. Si
tratta di persone legate a gruppi
armati del nord del paese, accu-
sate di aver ostacolato il proces-
so di pace sostenendo il terrori-
smo, trafficando in droga e armi
e rubando gli aiuti umanitari de-
stinati ai civili, scrive Jeune
Afrique. Nel maggio del 2015 le
più importanti milizie del paese
avevano firmato un accordo di
pace per mettere fine alla guerra
civile scoppiata nel 2012. Quat-
tro anni dopo il paese è ancora
instabile. La situazione è aggra-
vata dai numerosi massacri a
sfondo etnico, che l’esercito non
sembra in grado di fermare.


Africa e Medio Oriente

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