mancare perché erano 40 anni che li assumevo e non avrei potuto farne a meno soprattutto in una
situazione difficile come la carcerazione. Infatti la sera prima Anna mi aveva portato in Questura
quelli disponibili a casa ma altri erano finiti ed avrei dovuto comprarli proprio quando invece fui
arrestato.
Il secondino mi disse che i miei farmaci ancora non erano arrivati nonostante la richiesta effettuata
dalla dottoressa alla direzione la sera prima, per cui avrei dovuto attendere qualche ora il loro
arrivo.
La cosa mi inquietò non poco perché gli altri detenuti mi dissero che secondo la loro esperienza i
miei farmaci non sarebbero affatto arrivati, non quel giorno sicuramente, e che se fossi stato
fortunato forse li avrei ricevuti nel giro di qualche settimana!!
Accidenti! Non poteva essere vero!
Io non ci volli credere perché sarebbe stato un atto troppo grave nei confronti di un detenuto malato
e bisognoso di cure, ed infatti lo spiegai chiaramente la sera prima alla collega - che mi permisi di
definire tale nonostante il mio stato detentivo - la quale mi promise per la mattina dopo l’arrivo dei
miei farmaci salvavita.
Per cui presi per buona la promessa del secondino ed attesi fiducioso l’arrivo dei farmaci.
Un barlume di normalità, in quella situazione che stava iniziando a preoccuparmi perché la
mancanza dei farmaci mi avrebbe arrecato serissimi danni di salute, lo forniva la televisione
piazzata in un angolo della cella accanto alla porta del bagno, e tutti seguivamo in particolare i
telegiornali perché il coronavirus iniziava ad imperversare anche in Italia ed il primo caso si era
verificato proprio il giorno prima del mio arresto.
Indice