Poi alzai lo sguardo per osservare Anna, che nel frattempo si commosse come me, e dissi ancora:
“Dio è grande! Davvero Dio è grande!”. E lei confermò accennando un sì col movimento del capo,
senza parlare. Ci guardammo a lungo piangendo felici, in devoto silenzio.
Ripreso dalla forte emozione avrei voluto abbracciarla ma non era consentito perché dovevamo
osservare strettamente la distanza di sicurezza, per cui aggiunsi: “lo vedi quanto è grande il
Signore? Mi fa pervenire una soddisfazione enorme in uno dei giorni più brutti della mia esistenza!
Grazie a Dio! Grazie a Dio! Madonna mia che ci hai tanto aiutato, che felicità che mi stai
donando! Dopo tanti anni di sacrifici finalmente l’enorme soddisfazione di sapere il mio primo
figlio laureato! Che gioia immensa!”.
Anna a quel punto mi disse: “ok Gianni, adesso lo hai saputo, basta così però, mettiti a letto e non
ti emozionare troppo, controllati perché ancora non stai bene”.
Poi aggiunse: “adesso devo andare, cosa vuoi che scriva a tuo figlio per fargli gli auguri?”.
Le dissi di scrivergli dal mio telefonino, come se fossi proprio io, alcune frasi che lei memorizzò
con attenzione, e di precisargli che lo avrei ricontattato con calma nei giorni successivi trovandomi
al momento in una zona non coperta per i cellulari.
A quel punto salutai Anna e subito ripensai, scioccato ed entusiasta, a mio figlio ed alla sua bravura
di laurearsi compiendo anche grandi sacrifici come studente lavoratore.
Accettai l’invito di Anna di riposarmi e mi sdraiai nel letto, osservando continuamente il soffitto
della cella, ed immaginandovi impresse tutte le scene più belle possibili: la gioia di mio figlio, la
festa che appena possibile avremmo organizzato, i complimenti di parenti ed amici!
Ad un certo punto osservai la finestra alla mia destra e notai luci e riflessi che non avevo mai
intravisto prima: si scorgevano i raggi del sole impressi sull’angolo della torre cardiologica
dell’ospedale, che la plastica semitrasparente incollata sui vetri trasformava in bagliori scintillanti!
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