Per fortuna non conoscevo nessuno dei medici esecutori dei primi accertamenti diagnostici, e quindi
superai indenne anche quel grosso pericolo, quel rischio che mi angosciò non poco.
In realtà quella forma di rischio sussisteva anche nel reparto detenuti, nella mia cella, perché ogni
tanto veniva richiesta la presenza di specialisti per consulenze urgenti, in particolare cardiologi, ma
fortunatamente nessuno tra quelli intervenuti erano miei conoscenti.
Un giorno però venne in cella il primario di un altro reparto e purtroppo lo conoscevo bene,
eravamo amici da tanti anni, per cui quanto mi vide ricoverato in quel reparto detenuti mostrò
grande sorpresa ed imbarazzo!
Poiché si trattava di una persona davvero seria ed estremamente disponibile, però, gli dissi
semplicemente la verità, cioè che ero rimasto vittima di una banda di balordi massoni che, con una
marea di bugie e di accordi con giudici corrotti, mi avevano fatto condannare pur essendo
innocente! Pertanto ero costretto a subire una ingiusta detenzione, auspicando oltretutto di non
essere sopraffatto clinicamente dalle sofferenze della malattia.
Lui da persone eccellente, e da medico esemplare qual’era, mi disse: “collega non ti preoccupare, ti
capisco benissimo perché ogni tanto anche noi medici subiamo condanne ingiuste e qualcuno si
trova nella tua stessa situazione, quindi stai tranquillo che il tempo sanerà ogni cosa”.
Io gli precisai che in realtà non avevo mai commesso alcun reato di colpa medica, e che la condanna
era relativa ad un fallimento commerciale per il quale avevano fatto ricadere tutta la colpa su di me,
trattandomi come una “testa di legno”, come si dice in gergo quando si incolpa un soggetto
innocente che paga per tutti.
Lui rispose: “a maggior ragione Gianni, non ti devi vergognare, vedrai che tutto passerà col
tempo! Ti faccio i migliori auguri e riprenditi anche dalla malattia al più presto!”.
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