Io però di fronte a lui ero un privilegiato, avendo tutto ciò che gli mancava, e quindi mi riproposi,
una volta uscito dal carcere, di impegnarmi per trovargli una casa-famiglia che lo accogliesse e che
magari gli offrisse un lavoro serio e dignitoso.
Ogni tanto lo osservavo a sua insaputa, mentre lui guardava la tv, e pensavo a quanto sarebbe stato
difficile, per un ragazzo proveniente dall’Africa, divenire Cristiano.
Immaginavo la terra ove aveva abitato da piccolo quel ragazzo - che aveva lineamenti bellissimi ed
avrebbe potuto fare l’attore, infatti una volta glielo dissi e lui sorrise compiaciuto confessando che
ci aveva pensato perché altre persone glielo avevano già prospettato, ed aveva capito che non
sarebbe stato un lavoro adatto a lui essendo troppo timido - ed in quale occasione avrebbe potuto
conoscere il Cristianesimo.
Riflettevo anche sul cammino enorme che avevano compiuto gli Apostoli, e successivamente i
missionari di tutte le epoche, nel raggiungere tutti i confini della terra per portare la Parola di Dio.
Forse proprio grazie ai missionari scoprì la Fede Cattolica; o forse perché fu salvato dalla schiavitù
a cui i terroristi avevano messo a ferro e fuoco il suo paese, la Nigeria, il più crudele ti tutta
l’Africa.
A volte lo immaginavo essere tra i tanti ragazzi salvati in mare dalle associazioni umanitarie, per
cui mi venivano in mente le scene strazianti di quanti, invece, non ce l’avevano fatta.
Una cosa era certa, quel carcere per lui era come il Paradiso, evidentemente perché veniva da un
inferno vero e proprio.
Aveva un’espressione sempre felice, e quando le guardie chiudevano la cella a chiave lui, invece di
subire un disagio come capitava alla maggior parte dei detenuti, sorrideva e si metteva a letto
contento e soddisfatto. Evidentemente si sentiva protetto ed accudito.