NEI SECOLI DEI SECOLI - Gianni Zito - Biografia

(Gianni Zito) #1

Per sdrammatizzare Salvatore aggiunse: “e ricordati che le regole del carcere valgono anche fuori,
mi raccomando!”. E scherzando mi abbracciò intensamente e ci mettemmo tutti a ridere.


Tornai in cella ormai saturo d’amore, perché di amore si trattava, amore fraterno condiviso con
tutti; manco a farlo apposta proprio in quel momento, come se tutto si fosse finalmente compiuto, si
presentò l’appuntato che mi disse: “vieni, è ora di andare”.


Presi le buste chiedendo a Peppe di accompagnarmi fino al deposito delle dotazioni carcerarie ove
avrei dovuto riconsegnarle, e lui fu ben felice anche per l’inattesa passeggiata fuori dalla cella.


Scendemmo quelle scale osservati da tutti gli altri detenuti, quelli della sezione malvagia, che con
una punta d’invidia mi dissero: “o’ zi’, ce ne andiamo a casa, eh! Auguri. Buona vita!”


Io risposi sorridendo e semplicemente ringraziando. Non mi aspettavo il loro saluto ma fu gradito.


Nel percorso ripassai davanti alla Madonnina che incontrai la prima notte dell’arresto e, come se ci
fosse fra di noi una consuetudine particolare, la osservai accennando un sorriso di ringraziamento e
recitai un’Ave Maria.


Anche in quel caso, come la prima notte, allontanandomi da Lei mi voltai indietro per osservarla
attentamente, memorizzare fotograficamente ogni dettaglio, e ringraziarla dal profondo del mio
cuore e della mia Anima.
La Sua protezione, durante tutto il periodo della detenzione, fu lampante ed abbondante.
Andando via chiesi alla Madonna, però, di proteggere anche i detenuti, soprattutto i miei amici,
perché tutti volevamo amarla.
L’esperienza del carcere divenne una pietra miliare della mia rinascita, e giurai alla Madonna che
avrei dedicato il resto della mia esistenza alla Fede, finalmente matura e consapevole.


Il Miracolo della rinascita, infatti sembrava compiersi giorno per giorno.

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