NEI SECOLI DEI SECOLI - Gianni Zito - Biografia

(Gianni Zito) #1

Giungemmo al deposito dove salutai per l’ultima volta Peppe, rinnovando amicizia e speranza di
rivederci un domani. Riconsegnai tutte le dotazioni ma mancava una ciotola che forse avevo
dimenticato in cella, per cui mi addebitarono il costo che avrei potuto pagare successivamente,
grazie ad un estratto delle spese complessive che mi avrebbero inviato a casa.
Andando verso l’ufficio ove poter ritirare il dispositivo di concessione degli arresti domiciliari
passai davanti alla piccolissima cella angusta - ove fui rinchiuso due volte, sia in occasione del
primo arrivo in carcere sia quando ritornai dall’ospedale - e risultava definitivamente svuotata della
drammaticità che aveva assunto la prima volta come entità davvero demoniaca, infatti sorrisi
maliziosamente per porgerle il mio sereno e trionfante addio.
Negli uffici invece il personale molto gentile mi riconsegnò il portafogli dove rividi finalmente
tutte le foto dei miei Santini e dei miei genitori; osservando il volto di papà e mamma pensai:
“avete visto? La mia vita ricomincia molto meglio di prima, e la Santificherò tutti i giorni!”.
Poi commosso firmai il dispositivo di scarcerazione, mi consegnarono una copia, ed un appuntato
mi accompagnò all’uscita.
Aprì la porticina dell’enorme portale in ferro pesantissimo, e mi disse: “andate al cancello la fuori,
aspettatemi lì, intanto io lo apro”, e così feci.
Camminai una trentina di metri e passai affianco ad una macchina di un appuntato che era in
procinto di uscire per cui il cancello si stava già aprendo, e mi fermai in attesa, rispettando quanto
mi aveva appena detto l’appuntato.
Il cancello si aprì completamente dopo che transitò la macchina, ma io non osai uscire perché
l’appuntato mi aveva detto di attenderlo lì. Trascorsero diversi minuti e la scenetta stava diventando
tragicomica perché il cancello era totalmente aperto ma io non osavo uscire temendo di commettere
un ennesimo reato! Ad un certo punto uscì dalla porticina l’appuntato e gridò: “ma dovete uscire,
che fate lì impalato!”. E finalmente riconquistai la libertà! Che Dio sia lodato!

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