Sembravo un clochard, e non potevo farci assolutamente niente. Oltretutto le buste nere di
spazzatura ultimavano il quadretto desolante del mio abbandono psico-fisico.
“Fortunatamente non c’è nessuno che può vedermi in queste condizioni becere”, pensai.
Anna arrivò dopo una decina di minuti soltanto, segno che la strada era totalmente libera.
Quando mi vide finalmente fuori dal carcere si commosse, ma non potemmo abbracciarci né
baciarci, come stabilito dalla distanza di sicurezza che regnava ovunque!
Eravamo entrambi molto emozionati ma stanchi, lei per la dura battaglia giuridica che intraprese per
farmi uscire, io per la detenzione che comunque mi aveva segnato nel fisico, infatti avevo perso
quasi una decina di chili.
Ci guardammo negli occhi a lungo, ancora increduli, poi Anna per sdrammatizzare mi disse:
“finalmente sei uscito amore mio, quanto ho penato senza di te, tutta sola a casa e con la paura del
coronavirus, menomale che c’erano i nostri amici sempre in video chat. La città è tutta un deserto,
adesso ti porto a casa facendo un giro largo così la vedi anche tu desolata com’è. Però adesso ci
sei tu con me e tutto è tornato bellissimo!”
Io le risposi: “grazie amore mio, adesso che ti vedo avverto tutta la fatica e la stanchezza di aver
vissuto quest’esperienza straordinaria che non dimenticherò mai più. Sono certo di essere uno dei
pochi detenuti al mondo ad avere vissuto esperienze così forti. Appena starò meglio ti racconterò
tutto, adesso andiamo a casa, finalmente.”.
Lungo la strada effettivamente c’era il deserto totale, ed era una situazione mai vissuta prima.
Non sapevo se era più desolante o più piacevole, ma io che ero un animalista ed ambientalista
convinto percepivo che alla natura quella fase di stop totale avrebbe fatto molto bene.
Infatti il cielo appariva chiaramente più turchese, il mare più limpido, le strade e l’aria più pulita.
Pensati infatti: “mamma mia e quanto è potente la natura, impiega pochi mesi per rinvigorire dopo
decenni di aggressioni chimiche e di inquinamento!”.
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