Per dar vita al resoconto di un’esistenza occorre scavare nei ricordi, iniziare dall’infanzia, scrutare
nelle vecchie emozioni, e viverle di nuovo con la maturità di un adulto. E con la Fede nel cuore.
E’ necessario assumere di nuovo i panni di un bambino, riviverne timidezze e capricci, paure ed
esaltazioni, purezza e bugie.
Sembra una follia, a questo punto del libro, dopo aver assaporato grandi sapienze e grandi
emozioni, effettuare un volo pindarico nel tempo, tornare all’infanzia e dimenticarsi per un
momento i trofei dei nostri Amori Infiniti.
Ma è necessario per comprendere la Verità, la spiegazione di ogni cosa.
Con gli occhi della Sapienza, la sontuosità della Semplicità, la pazienza degli esploratori,
immergiamoci nell’infanzia di un bambino timido ma ambizioso, e soprattutto molto sensibile.
Il ricordo più emozionante della mia gioventù fu la Prima Comunione, sia per la grande apprensione
che vissi durante la lunga preparazione al Catechismo, durata quasi un anno, sia per la forte
emozione privata durante la celebrazione ed al momento di ricevere l’Ostia Santa.
Durante l’anno di formazione al Catechismo, ricordo bene ancora oggi, le lezioni si tenevano il
primo pomeriggio presso le Suore del complesso dei Salesiani, ed eravamo riuniti tanti bambini,
molto diversi per educazione e ceto sociale.
Oggettivamente ero uno di quelli meno attenti e più svogliati, anche perché mi innamorai
follemente di una ragazzina, una di due gemelline che sapevo riconoscere alla perfezione mentre
altri bambini non ne erano capaci.
Me la sognavo persino la notte quella ragazzina bellissima ed intrigante che mandò in esilio, per
sempre, la purezza di un innocente bambino e mi fece diventare un ometto.