L’impatto fu terribile perché odiavo il freddo, e quel gelo divenne lo stesso che provai anche in cuor
mio perché mi mancava da morire Giovanna! Ero appena arrivato a Firenze e già ero pentito di
essere andato via da lei.
Il freddo era davvero impressionante, ed ogni volta che uscivo per strada mantenevo il pigiama e
sovrapponevo anche una tuta da ginnastica, oltre al normale abbigliamento, cioè canottiera, camicia,
maglione di lana, cappotto e sciarpa!
Mi sentivo davvero ridicolo ed iniziai a ridere di me stesso, nel tentativo di stemperare la tensione.
Provai a ricostruirmi una vita, affrontando ogni nuovo giorno con un certo ottimismo perché
Firenze era splendida, ed è ancora oggi una delle mie città preferite in Italia.
Vissi il primo mese presso la casa di una vecchietta, che avevo scelto come appoggio iniziale in
quanto aveva affittato una stanza anche a mio fratello alcuni anni prima, dove capitarono situazioni
davvero inusuali e paradossali per me che ero un meridionale tipico, molto interessato al buon cibo
ed alle porzioni abbondanti. Era proprio questo lo spirito godereccio col quale decisi di vivere la
permanenza a Firenze: rifondarmi una vita ma possibilmente in allegria, senza drammi e senza
rancori, lasciandomi andare a qualche piacere della vita! Ma non andò proprio così, anzi.
Da premettere che la mia stanza era talmente piccola e stretta che se avessi aperto il letto non
sarebbe rimasto altro spazio ed ero costretto a chiudere la scrivania a muro, e viceversa! Non era
una stanza vera e propria, piuttosto sembrava uno sgabuzzino per puffi, e spesso mi chiedevo come
avesse fatto mio fratello a viverci abbastanza a lungo, credo qualche anno.
Un giorno vissi una scenetta paradossale che mi parve un vero e proprio affronto da parte della
vecchietta che, dopo avermi chiesto se gradissi una tazza di latte, invito che mi sorprese molto e che
accettai con entusiasmo, si presentò con una tazzina di caffè con due dita, due letteralmente, di latte
dentro! Non ci potevo credere!
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